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Autore: Menade Danzante    19/10/2019    3 recensioni
"«Che gioventù bruciata!» esclamò Shadwell con disprezzo. Non c'era più l'educazione di una volta e a farne le spese sarebbero state le generazioni del futuro. «E lei la smetta di alimentare questa follia!» berciò contro Madame Tracy, la quale roteò gli occhi al cielo. «Vecchia bagascia che non è altro!»
La donna si voltò verso di lui con uno sguardo di falso rimprovero.
«Mr. Shadwell» sospirò tutta vibrante, una mano sul petto. «Non davanti ai bambini, la prego» [...]
«Volevo invitarla da me più tardi, alle diciotto» rivelò la diavolessa. «Ci sarà una seduta, ho organizzato tutto io»
Shadwell si voltò completamente verso di lei con una faccia stralunata. «Per chi mi ha preso? Per uno di quei suoi damerini da quattro soldi che frequentano la sua casa?»
Madame Tracy non dismise il suo sorriso affabile. «Ma no, cosa va a pensare! Mi sono solo detta che è un po' pregiudizievole da parte sua combattere il Male senza conoscerlo tutto fino in fondo»"
Genere: Comico, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Madame Tracy, Shadwell
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Trick or Treat?









Il Sergente si avvicinò alla finestra scostando appena la tenda per spiare il marciapiede. Sotto casa non c'era nessuno, non ancora, e l'uomo si decise ad aprire le imposte per ampliare il proprio campo visivo. Mosse la testa a destra e a sinistra con circospezione, assottigliando le palpebre per cercare di guardare meglio. Ripeté il gesto tre volte e quando anche all'ultima occhiata a destra non vide niente di straordinario, si arrischiò ad esibire un ghigno: aveva vinto lui, allora! La sua campagna di sensibilizzazione sull'incedere della stregoneria nel quartiere aveva davvero colpito nel segno! Ci era riuscito: aveva debellato Halloween! Certo, non poteva dire di essere stato persuasivo con i negozianti: quelle mammolette avevano comunque addobbato i loro esercizi commerciali con le solite sciocchezze immonde di quella festa blasfema. Ma i bambini, almeno, non erano stati traviati: nessun capannello all'orizzonte, nessun fantasma ululante per le strade, nessun vampiro e soprattutto nessun cappello stregonesco a punta. Come se le streghe si fossero mai preoccupate di indossarne veramente, poi! Shadwell lo sapeva: quelle megere tentatrici nei loro tempi d'oro lavoravano nude, con tutti i loro capezzoli al vento pronti per essere lappati da quello scellerato di Satana. Quella dei vestiti era una copertura moderna, una tecnica per mimetizzarsi tra la brava gente del mondo.

Ai giovani d'oggi dovrebbero far leggere queste cose, non Harry Potter, pensava sempre Shadwell quando la televisione trasmetteva l'ennesima replica di un film di quella saga fuorviante, oppure quando per Londra non si poteva girovagare in santa pace senza imbattersi in uno di quei colossali cartelli gialli con la pubblicità dell'ennesimo scempio teatrale1 su quel mago che veniva spacciato per un buon esempio per i ragazzi.

Lanciò uno sguardo all'orologio: erano le quindici e ancora non vi era stato nessun segno di bacchette magiche o pipistrelli. Con un largo sorriso di trionfo Shadwell richiuse la finestra: si sarebbe dato una pacca sulla spalla da solo per il contributo civile che aveva fornito alla comunità. Prima o poi lo avrebbero dovuto premiare, ne era convinto, la regina in persona avrebbe dovuto dargli una medaglia e nominarlo pari del Regno Unito.

Cullato da quei pensieri, il Sergente si sedette in poltrona, si munì di forbici e colla e cominciò a sfogliare i quotidiani per scovare il Male e per estirparlo del tutto. Matthew Hopkins sarebbe stato fiero di lui.



Quando sentì il campanello della dirimpettaia suonare non si preoccupò più di tanto. Un'altra vittima della dissoluzione dei costumi di quella Gezabele, pensò con un'espressione schifata sul volto. Fu quando il trillo si estese al suo appartamento che si sentì dapprima raggelare e poi invadere da una bruciante indignazione: aveva cantato vittoria troppo presto.

Scaraventò le forbici sul tavolino da tè e si diresse verso la porta, premendo l'orecchio sul legno per ascoltare. Udì distintamente la serratura di Madame Tracy scattare e la sua voce giuliva riempire l'ingresso.

«Mr. Shadwell, venga!» disse, ma si diresse verso il portone senza aspettarlo.

Ben presto la voce della donnaccia venne sommersa dalle urla di ragazzini.

«Dolcetto o scherzetto?»

Quello era troppo: si stavano forse prendendo gioco di lui? Stavano organizzando una rivolta? Non avevano capito un bel niente della stregoneria, per l'amor di Dio! Ah, ma avrebbe dato loro una bella lezione, sissignore.

Il Sergente uscì con foga dall'appartamento e si diresse a passo di carica verso l'ingresso.

«Via!» urlò ancora prima di aver sceso l'ultimo gradino. «Ingrati ragazzini!»

Si bloccò sul posto poco prima di giungere di fronte al portone. Non bastavano i bambini veneratori del Male: ci mancava solo quella poco di buono di Madame Tracy, che di Madame al momento aveva solo il titolo. La sua vicina di casa aveva deciso di accogliere dei minorenni in quella che per lei era sicuramente una divisa da lavoro: Shadwell visualizzò il suo corpo femmineo molto poco fasciato da un completino rosso fuoco, con sopra una vestaglia dello stesso colore, prima che il suo cervello potesse obbligarlo a guardare altrove. Quando voltò la testa nel suo campo visivo entrarono le corna da diavolo svettanti sulla capigliatura bionda e il tridente con cui la donna aveva deciso di accessoriarsi. Se non era una prova quella, Shadwell non sapeva proprio come dimostrare altrimenti di condividere il pianerottolo con una mangiatrice di uomini.

«Via, via!» ribadì, facendosi coraggio e avanzando sul campo di battaglia con aria vagamente schifata. Dio lo stava mettendo alla prova, ne era più che certo, ma il Sergente non si era mai fatto trovare impreparato e di certo non avrebbe cominciato adesso.

«Oh, Mr. Shadwell!» trillò Madame Tracy con voce di miele. «È uscito dal tugurio! Ma, tesoro, non ha portato nessun dolce?»

Il Sergente la fulminò con lo sguardo, cercando il più possibile di non cedere alla tentazione di guardare più in basso del naso della donna. «Dolci?» inveì. «Dolci?! Serve disciplina ai ragazzi, non dolci! Vuole che vengano su dei soldati o dei rammolliti?»

Madame Tracy rise indulgente. «Suvvia, Mr. Shadwell! Non c'è bisogno di far tutto questo baccano solo perché ha dimenticato le caramelle!». Il Sergente fu sul punto di specificare di aver inteso esattamente ogni singola parola che era uscita dalla sua bocca, ma la donna lo interruppe con una mano sul braccio. «Avevo immaginato che non sarebbe stato pronto, così mi sono occupata io di tutto!», e mostrò un cestino a forma di zucca ricolmo di cioccolate e leccornie di vario tipo. Ne prese una manciata e cominciò a distribuirle tra i bambini. Almeno due ragazzine del gruppo sfoggiavano con fierezza i cappelli a punta e le scope da strega, e un bambino era ricoperto di pelo irsuto, probabilmente un lupo mannaro.

«Che gioventù bruciata!» esclamò Shadwell con disprezzo. Non c'era più l'educazione di una volta e a farne le spese sarebbero state le generazioni del futuro. «E lei la smetta di alimentare questa follia!» berciò contro Madame Tracy, la quale roteò gli occhi al cielo. «Vecchia bagascia che non è altro!»

La donna si voltò verso di lui con uno sguardo di falso rimprovero. «Mr. Shadwell» sospirò tutta vibrante, una mano sul petto. «Non davanti ai bambini, la prego»

Il Sergente sgranò gli occhi, ma trovò la forza di non dire niente e tornare indietro. Sentì la donna scusarlo per il suo comportamento di fronte ai ragazzi. «È un uomo solo, comprenderete».

Shadwell avrebbe voluto urlare di non aver bisogno di nessuno, ma era ormai a metà della scalinata e non gli sembrò il caso di continuare a sprecare fiato con persone che non erano disposte a capire i pericoli di una propaganda come quella. Bah! Con un po' di fortuna sarebbe morto prima di vedere quei ragazzini salire al governo per non ostacolare più quella decadenza morale che dagli anni Settanta non aveva smesso di ingigantirsi.

Era arrivato davanti alla porta del suo appartamento quando sentì la leziosa voce di Madame Tracy rincorrerlo per le scale.

«Mr. Shadwell!»

«Che vuole, ancora?» ringhiò bruscamente.

«La vedo agitato, tesoro. Vuole del tè?»

Agitato era dire poco. Era furibondo! Ma come poteva sperare di ricevere comprensione dalla donnaccia che aveva di fronte?

«Se ne torni nel suo antro di strega e mi lasci in pace»

Madame Tracy sorrise. «Oh, a lei piace sempre scherzare!»

Shadwell era disperato: doveva proprio star lì a parlare con quella dissoluta?

«Ha qualcosa da dire o è qui solo a farmi perdere tempo? Il Male non sta lì ad attendere che lei la finisca di blaterare»

La donna annuì. «Volevo invitarla da me più tardi, alle diciotto» rivelò la diavolessa. «Ci sarà una seduta, ho organizzato tutto io»

Shadwell si voltò completamente verso di lei con una faccia stralunata. «Per chi mi ha preso? Per uno di quei suoi damerini da quattro soldi che frequentano la sua casa?»

Madame Tracy non dismise il suo sorriso affabile. «Ma no, cosa va a pensare! Mi sono solo detta che è un po' pregiudizievole da parte sua combattere il Male senza conoscerlo tutto fino in fondo»

Shadwell fece un passo avanti. «Come si permette?»

«Oh, d'accordo, d'accordo». Madame Tracy alzò le mani in segno di pace. «Mi ha fatto piacere avvisarla, tutto qui» continuò, leziosa. «Se vorrà unirsi a noi sarà delizioso, ma se non vuole... Beh, buon Halloween!»

«Se ne vada al Diavolo!» berciò il Sergente rientrando e sbattendo la porta dell'appartamento. «Tsk» rincarò ormai solo. «“È un po' pregiudizievole da parte sua”...» le rifece il verso con alterigia. Con chi credeva di parlare? Lui era l'ultimo baluardo contro il Male e tra tutti proprio lei, lei, voleva insegnargli il suo mestiere? Quello era ridicolo!

Si lasciò sprofondare di nuovo contro la poltrona. «Seduta spiritica» mormorò nel riprendere le forbici. «Che sciocchezze»

Scosse la testa e afferrò di nuovo il giornale che aveva mollato sul tavolo prima di cacciare i ragazzini: meglio tornare a lavoro.



«Oh! Mr. Shadwell! Sono così contenta di vederla qui!»

Il Sergente la fulminò con lo sguardo, stavolta senza preoccuparsi troppo di non dover guardare lembi di pelle che avrebbero dovuto rimanere coperti alla vista altrui: la donna aveva indossato abiti più consoni ad occasioni sociali, anche se probabilmente fuori moda da vent'anni.

«Sapevo che sarebbe venuto» commentò serafica Madame Tracy, facendogli strada verso il tavolino allestito per l'occasione. «Solo perché è la prima volta che viene qui, per lei la seduta sarà completamente gratuita»

Shadwell aggrottò la fronte: i frequentatori delle sedute pagavano per essere lì? Buon Cielo.

«Non si faccia strane idee» ribatté brusco, cercando di porre un freno all'entusiasmo dell'altra. «Se devo essere sincero, io non sono convinto delle sue presunte abilità e l'unico motivo per cui sono qui, in questo... antro del peccato, è per confermarlo»

Madame Tracy si accigliò. «Davvero? Eppure è convinto che io sia una strega... O sbaglio?»

Il Sergente soppesò la domanda e la persona, decidendo infine che quella megera non meritasse più di tanto le sue confidenze: non doveva sapere niente di più di qualcosa di strettamente generico.

«Lei non sa un bel niente delle cose che credo io» specificò, piccato. «Non deve riguardarle quello che credo o non credo»

«Oh, capisco» assentì giuliva lei, per poi sfoderare un sorriso a metà tra il malizioso e il divertito. «Sa, potremmo risolvere la questione se solo lei ponesse quella sua domanda particolare»

Shadwell sgranò gli occhi, totalmente incredulo: mai e poi mai avrebbe chiesto alla sua dirimpettaia il numero dei capezzoli che aveva sul corpo! Quello era troppo persino per lui. Se quella maledetta meretrice di Babilonia avesse ammesso di avere almeno tre capezzoli, come si sarebbe dovuto comportare? Avrebbe dovuto pungerla con lo spillo e marchiarla, o magari gettarla nel Tamigi e verificare il galleggiamento del suo corpo, tutte procedure che il buon vecchio Hopkins avrebbe approvato e raccomandato. Ma quella era la sua vicina, che diamine! Come avrebbe potuto rischiare di uccidere la signora della porta accanto per verificarne il coinvolgimento con le Forze del Male? Per quanto fosse votato alla causa, sentiva di non poter spingere i limiti della sua morale oltre quel confine fisico che era il loro pianerottolo condiviso. L'importante era mantenere le distanze, evitare contatti prolungati e restituire i vassoi del pranzo della domenica per tempo prima di trovarsela fuori dalla porta a bussare per riaverli, irradiando il Male anche nel suo appartamento.

Fu sul punto di ribattere indignato, ma venne interrotto dal campanello. Con un sorriso di scuse la donna si precipitò ad aprire per far entrare il resto della comitiva. Mano a mano che gli altri si facevano strada nel salotto di Madame Tracy, Shadwell si disse di aver fatto un errore tremendo a presentarsi alla seduta: si ritrovò circondato da gente ai limiti della stravaganza, tutte persone che avevano scritto in faccia di credere ciecamente alle doti da sensitiva della padrona di casa. Erano tre, uno più strano dell'altro: una donna bassa, mora, indisponente nell'aspetto e nei modi; un tizio giovane con gli occhiali che gli rendevano lo sguardo fatalmente allampanato; un'altra signora, tarchiata e con un quantitativo così esorbitante di gioielli addosso che al solo muoversi riusciva a catturare tutte le luci della stanza e a rifletterle fastidiosamente contro ogni parete disponibile. Se non altro, nessuno dei tre sembrava il tipo che Satana avrebbe scelto per portare a compimento i suoi loschi scopi sulla Terra.

Madame Tracy fece gli onori di casa presentando Shadwell al gruppo di affezionati come un nuovo avventore delle sedute.

«Prego, prendiamo posto» istruì la donna una volta che tutti ebbero sbrigato i convenevoli sul tempo e la salute. Si prodigò subito ad abbassare le luci del salotto per creare la giusta atmosfera occulta all'ambiente.

«Mr. Shadwell, accanto a me, prego» ordinò premurosa. «È una cortesia che riservo ai nuovi membri del cerchio magico, si capisce»

Il Sergente scosse la testa in segno di protesta, ma quella era davvero la sistemazione migliore per lui: se si fosse ritrovato tra due sconosciuti invasati in cerca di spiriti che non avevano attraversato il Velo o qualsiasi cosa fosse, sarebbe scappato via a gambe levate. Almeno Madame Tracy, per quanto oscena, non era una sconosciuta.

«Un momento» avvisò l'uomo prima di tirar fuori dalla giacca un libro, una candela e una campanella, tutti oggetti che posizionò sul tavolo accanto a sé.

«Mi perdoni, tesoro» iniziò Madame Tracy in tono pratico. «Che cosa sta facendo?»

Shadwell ghignò con l'aria di chi sa il fatto suo: «Questo servirà se per sbaglio lei evocherà un demone»

«Oh» annuì la donna, comprensiva. «Pensavo che fosse scettico a proposito del mio talento»

Il punto era proprio quello: «Non ci vuole talento per evocarne uno»

«Capisco»

Si sedettero e Madame Tracy invitò tutti a prendersi per mano sulla tovaglia lilla. Shadwell la guardò con disgusto, ma dovette obbedire, consapevole più che mai di essere stato l'ultimo ad eseguire quel semplice comando.

«Vi prego di fare silenzio, adesso» ammonì la donna prima di chiudere gli occhi. Shadwell non pensò neanche per un attimo di concentrarsi come gli altri avventori del salotto, tutti tesi a intravedere i cambiamenti nell'espressione della laida megera vicino a lui.

«Sta rintracciando il suo Spirito Guida» spiegò la donna dall'aria indisponente – Mrs. Ormerod – sporgendosi verso il Sergente, che impiegò un istante di troppo per capire di essere stato in qualche modo interpellato.

«Come?»

«Lo Spirito Guida» ribatté quella con tanta impazienza da riuscire a far sentire Shadwell uno stupido. «Quello che l'accompagna oltre il Velo per rintracciare gli Spiriti»

«Aye» disse solo il Sergente, non sapendo proprio cos'altro aggiungere per manifestare tutto il suo stupore di fronte a quella dichiarazione così sentita.

Non passarono che un paio di minuti prima che Madame Tracy manifestasse qualche stravolgimento. Si agitò sulla sedia, scosse la testa a destra e a sinistra, la adagiò prima su una spalla poi sull'altra e infine rimase ferma, serafica, gli occhi chiusi.

«Lo Spirito Guida è in contatto con lei» esclamò di nuovo la signora in direzione di Shadwell, che stavolta si limitò a inarcare un sopracciglio e a chiedersi se non fosse il caso di chiamare uno strizzacervelli per quella pazza che continuava a spiegargli i passaggi tecnici della seduta spiritica.

«Sei tu, Colleen O'Leary2?» chiese Madame Tracy, quasi timorosa. Si rispose due ottave più in alto del normale, la voce da bambina: «Ehilà, sono io»

«Colleen, cara, il mio Ron è con te?»

Il Sergente si risparmiò la fatica di chiedersi chi diavolo fosse Ron perché gli fu prontamente spiegato dalla stessa signora impaziente: il marito morto.

«Sì, tesoro, un momento» rispose Madame Tracy, inspirando a fondo, come se quello fosse il segnale dell'immersione nel mondo degli Spiriti. Riaprì gli occhi poco dopo: «Sarà con noi tra un attimo, dice Colleen. Sembra, però, che ci sia una comunicazione più urgente per Mrs. Johnson da un certo Richard»

«Mio nonno si chiamava Richard!» esclamò la signora tarchiata al tavolo, aprendo bocca per la prima volta da quando si era presentata al Sergente.

«Proprio lui, sì» confermò Madame Tracy con un sorrisone. «Dice che sta benissimo oltre il Velo e le augura una buona settimana. Vuole sapere qualcosa di più?»

Shadwell roteò gli occhi al cielo: per fortuna non aveva dovuto sborsare nemmeno un penny per assistere a quella truffa. Si straniò quasi subito dalla conversazione che seguì, preferendo dedicare la sua attenzione alle candele nelle bottiglie di vetro e all'odore di biscotti proveniente dalla cucina. Se non altro, aveva confermato la sua ipotesi: quella donnaccia non aveva niente a che fare con Satana, non sotto quell'aspetto, almeno. Certo, non aveva potuto vedere la camera da letto di Madame Tracy, e di sicuro era stato meglio così: non osava neanche immaginare tutta la perdizione che vi avrebbe scorto immediatamente, ma quello non avrebbe comunque provato alcun collegamento con il Demonio.

Fu solo quando il tavolo tremò con uno scossone violento che Shadwell venne ricondotto alla situazione presente. Notò subito che gli altri tre era spaesati quanto lui e, contro le aspettative, anche la padrona di casa non sembrava tranquilla.

«Cos'è stato?» chiese il tizio con gli occhiali.

«Non Ron» giurò Mrs. Ormerod. «Non ha mai fatto così prima d'ora»

Mrs. Johnson sembrava pensare la stessa cosa di suo nonno, anche se non l'aveva mai effettivamente avvertito prima di quel pomeriggio.

«Terremoto» suggerì allora Shadwell, pratico. Ricevette una triplice occhiataccia alla quale evitò di ribattere sia a parole che con i gesti: ovviamente quella era una spiegazione troppo razionale perché un branco di stupidi idioti come quelli potesse accettarla durante una seduta spiritica. Doveva ammettere, però, che Londra non era propriamente famosa per i terremoti, ma soprattutto che il resto della mobilia del salotto non sembrava essere stato affetto dalla scossa. Che fosse stata colpa della metropolitana?

«Sento che sta succedendo qualcosa» avvertì Madame Tracy d'un tratto, preoccupata. La donna strinse le dita intorno alla mancina di Shadwell e alla destra di Mrs. Ormerod, gesto che fece alzare gli occhi al cielo al Sergente: si appuntò nella mente che alla prossima effusione di quel genere le avrebbe tirato il libro in fronte.

«Un altro Spirito?» provò il giovane del gruppo. Madame Tracy annuì con urgenza, il respiro affaticato. Il tavolo si mosse di nuovo e la sfera di cristallo su di esso tremò, così come la campanella di Shadwell che spanse un'indesiderata nota acuta per la stanza.

«È potente» fornì la sensitiva, sempre più sconvolta da quello che le stava succedendo. Per un folle momento il Sergente contemplò la possibilità che fosse tutto vero e che Madame Tracy non stesse bluffando come aveva fatto fino a quel punto. Ogni congettura fu spezzata quando la donna aprì nuovamente bocca.

«Sergente Shadwell!»

L'uomo si sentì gelare. La voce era uscita più profonda, molto diversa da quella di Colleen O'Leary. Madame Tracy aveva chiuso gli occhi, le lunghe ciglia che gettavano un'ombra scura sulla guancia3. Sembrava un'invasata a tutti gli effetti, completamente dissociata dal mondo circostante, posseduta, forse, da qualcosa di maligno. Il tavolo, intanto, non accennava a smettere di muoversi: sussultava, si scuoteva, tutti ne erano terrorizzati.

«Risponda, per l'amor di Dio!» lo incitò Mrs. Johnson con la chiara convinzione di avere a che fare con il responsabile di quel fenomeno così strano alle riunioni di Madame Tracy.

Shadwell fece per ribattere e inveire contro tutti loro che quello era un trucco della padrona di casa, ma fu di nuovo la voce profonda della veggente a distoglierlo dal proposito.

«Sono fiero di lei»

Il Sergente guardò Madame Tracy, a suo modo suggestionato da quello che vedeva. «Chi è?» chiese, e la domanda suonò particolarmente sciocca alle sue orecchie. Se non altro, Mrs. Johnson aveva smesso di agitarsi sulla sedia.

«Matthew Hopkins»

Shadwell impallidì all'istante, sentendo piano piano la lucidità abbandonarlo. Non era possibile, no. Non poteva essere. No, no. No.

E se...?

«L'Inquisitore?» mormorò, guardando in alto come se fosse stato in grado di vedere lo spirito del valoroso Hopkins sovrastare il corpo di Madame Tracy.

«L'unico e il solo. Il grande oppositore di Cromwell» ribatté la voce, solenne. La parte di Shadwell che gli suggeriva prudenza nel cedere alla fascinazione della seduta veniva lentamente oscurata mano a mano che la sua immaginazione prendeva il sopravvento. Adesso gli sembrava davvero di vedere una versione olografica del suo mito fluttuare su quel tavolo che non accennava a placare le sue scosse.

Pensò di dover chiedere qualcosa che solo Matthew Hopkins avrebbe potuto sapere, ma la voce parlò ancora e tutti i suoi propositi si spensero in un lampo.

«Sono fiero di lei, Sergente Shadwell» disse e l'uomo non si rese conto di aver già sentito quella frase poco prima: avvertì solo una scarica di orgoglio gonfiargli il petto. «Lei è il degno erede dell'Esercito dei Cacciatori di Streghe»

Il Sergente avvertì gli occhi pungere dalla commozione: quella era la cosa più bella che qualcuno gli avesse mai detto, il complimento tanto agognato e mai ricevuto. Sorrise, felice, cercando anche di apparire modesto: insomma, sapeva di essere un grande combattente, ma di fronte a Hopkins non poteva fare altro che giocare la carta dell'umiltà. Mai l'avrebbe eguagliato, era ovvio.

«Oh, grazie» disse, timido, sentendo un'ondata di calore travolgergli il petto. Ma all'improvviso fu un'altra sensazione ad avere la meglio, una sensazione fisica, corporea: sentì distintamente un colpo contro il ginocchio che gli fece subito abbassare lo sguardo sul tavolo. Lo vide fermo. Lanciò uno sguardo agli altri, tutti positivamente colpiti da quel ritorno alla normalità. Colto da uno spiacevole presagio, l'uomo si azzardò a guardare Madame Tracy: stava disperatamente trattenendo una risata. Spostò leggermente il piede sotto il tavolo e con grande rammarico l'uomo incontrò quello della presunta sensitiva troppo vicino al suo.

Impiegò appena un secondo per realizzare di essere stato preso in giro in un modo così irrispettoso. Era stata Madame Tracy a muovere il tavolo per tutto il tempo fino a quando non aveva perso la presa, scivolandogli addosso con la gamba. L'aveva illuso di proposito, lo aveva invitato in casa sua solo per umiliarlo e per deriderlo nelle sue più intime credenze. Shadwell si sentì tradito e ferocemente offeso: non se lo sarebbe mai aspettato da lei.

Strattonò via la mano dalla presa di Madame Tracy, che aprì gli occhi e lo lasciò andare con un misto di stupore e arrendevolezza: la magia era finita per entrambi.

«Il cerchio!» esclamò Mrs. Ormerod, ma a Shadwell non interessava: si alzò con foga, facendo traballare la sfera di cristallo che non cadde solo per un soffio.

«Bugiarda!» accusò, puntando il dito contro Madame Tracy. La donna smise subito di sorridere per assumere un'espressione vagamente sorpresa.

«Mr. Shadwell» bisbigliò, completamente sé stessa, cercando di coprire il volto con i boccoli rossi della parrucca. «Si sieda, avanti, non faccia una scenata adesso»

In tutta risposta, il Sergente afferrò libro, campanella e candela. «Lei mi ha ingannato» disse, sistemando gli oggetti nella giacca con frenesia.

«Suvvia, si calmi» suggerì Madame Tracy, indicandogli la sedia con gli occhi. «Una tazza di tè e-»

«Non lo voglio il suo tè, donna!» inveì Shadwell, crudele. «Me ne vado»

«Oh, mi sembra esagerato» provò la padrona di casa per l'ultima volta, stupita, ma il Sergente si fece strada da solo verso l'uscita.

«Finalmente. Senta, riesce a portare in linea Ron adesso che se n'è andato il pazzo?» fu l'ultima cosa che l'uomo sentì prima di sbattere la porta e rientrare nel suo appartamento.



Il Sergente sentì bussare alla parta, ma decise di ignorare i colpi. Ah, se quella lurida bagascia aveva intenzione anche solo di parlargli dopo quello che aveva osato fare, si sbagliava di grosso!

«Mr. Shadwell, lo so che è lì dentro»

Be', quello era ovvio. «Se ne vada!»

«Oh, suvvia, non faccia il sostenuto»

Il sostenuto? Madame Tracy doveva solo ringraziare che non avesse deciso di sfoderare il suo Schioppo ad avancarica contro di lei. Fece per dirglielo a gran voce, ma fu preceduto da una risatina.

«Non avrà mica pensato di essere l'unico a conoscere Witchfinder General4, vero? Era solo uno scherzo!»

Scherzo? Quella era la sua vita, e di certo, con tutto il dovuto rispetto per Vincent Price, non era basata su un film! Quella era una vocazione e Madame Tracy si era permessa di calpestarla in un infantile scherzo di Halloween.

«Sparisca, ho detto!»

«Le ho preparato una cena veloce»

«Me la so preparare da solo, la cena! Lontana dalla mia porta!»

Shadwell fu piuttosto certo che il sonoro sospiro che captò al di là del legno fosse stato ben studiato dalla donna. «E va bene, come vuole. Le lascio qui il vassoio»

«Se lo porti via, il suo maledetto vassoio!» urlò il Sergente, ma ne sentì comunque il clangore metallico contro il pavimento, seguito dai tacchi di Madame Tracy diretti verso il suo appartamento, che tornò chiuso con uno scatto delicato.

Shadwell attese qualche minuto prima di avviarsi verso la porta: era arrabbiato, furibondo per quello che era accaduto, ma tra il non rivolgere la parola a Madame Tracy e lasciar raffreddare i suoi manicaretti sulla soglia di casa, il Sergente riusciva a scorgere una miriade di differenze. Sapeva badare a sé stesso, certo, ma rifiutare una cena pronta non rientrava nelle sue priorità, nemmeno se l'aveva cucinata l'infida inquilina delle stanze di fronte. Si disse che, per onorare la sua collera, avrebbe mangiato tutto con estremo rancore.

Quando aprì la porta, tuttavia, rimase a bocca aperta: Madame Tracy non era rientrata in casa, aveva solo fatto finta, e ora, appoggiata al muro opposto, lo guardava con occhi inteneriti.

«Mi dispiace di averla ferita, tesoro» dichiarò con sincerità. «Mi creda, era solo un gioco, un modo come un altro per coinvolgerla nella festa». Shadwell fece per dire qualcosa di pungente riguardo alla dubbia liceità morale di Halloween, ma la donna bloccò qualsiasi protesta sul nascere allargando le braccia per indicarlo. «È sempre qui tutto solo! Ho pensato che un po' di compagnia le avrebbe fatto piacere»

«Non ho bisogno di compagnia» sputò fuori il Sergente con aria schifata. L'unica compagnia che desiderasse era quella di giovani e forti reclute in grado di aiutarlo a contrastare il degrado della modernità, ma i suoi annunci e le sue campagne in giro per Londra non sembravano dare i frutti sperati.

«Tutti ne hanno, Mr. Shadwell» considerò Madame Tracy, dolce ma ferma. «Anche i cinici come lei»

«Sciocchezze!»

La donna alzò le mani in segno di resa. «In ogni caso, mi dispiace»

A Shadwell sembrò di vederla sincera e senza alcuna malizia per la prima volta da... da sempre. Che avesse davvero capito di aver esagerato? Quel pasto fuori programma doveva servire come prova tangibile delle sue scuse più oneste? Forse sì. La consapevolezza di ciò gli fece distogliere lo sguardo corrucciato dalla donna per spostarlo sul vassoio con un vago imbarazzo. Per un attimo, uno solo, le rughe sulla fronte del Sergente si rilassarono, donandogli un'espressione molto meno burbera del solito, più comprensiva e pacifica. L'uomo si concesse anche di rilasciare un sospiro, in risposta al quale Madame Tracy ridacchiò.

«È stata una seduta intensa per tutti, sa?»

Cos'era, quello? Un tentativo di fare conversazione?

«Davvero?» si costrinse a dire, sentendosi infinitamente poco tagliato per una chiacchierata di qualsiasi genere.

Madame Tracy annuì. «Mi hanno chiesto di non invitarla più: Mrs. Ormerod ha minacciato di non presentarsi più se-»

Forse il Sergente aveva sbagliato a perdonarla così in fretta. «Sono io che scelgo di non presentarmi più!» precisò, di nuovo infervorato. «Non è lei che decide di non invitarmi più, sia ben chiaro!»

La donna annuì con un sorriso inequivocabilmente derisorio. «Ma certo, Mr. Shadwell»

«Razza di truffatrice che non è altro» continuò il Sergente sull'onda dell'indignazione. «Non metterò mai più piede nel suo antro, se lo può scordare!»

«Va bene» concesse Madame Tracy, staccandosi dal muro. «Quelli può lasciarmeli davanti alla porta più tardi, allora» disse, indicando i piatti sul vassoio.

«Lei non mi dà ordini, Gezabele!»

La donna emise un sospiro tremulo. «Oh, Mr. Shadwell» esalò. «Non è il mio nome, sa?»

Il Sergente aggrottò la fronte, ma non ebbe il tempo di replicare.

«Marjorie Potts» proseguì Madame Tracy, lasciando di stucco l'uomo, che non trovò niente di intelligente da dire di fronte al vero nome della donna. Si chiese per un attimo perché glielo avesse voluto dire, ma anche in quel caso non trovò niente di sensato su cui ragionare. «Ma va bene anche Gezabele» aggiunse la donna, il tono soffice e graffiante allo stesso tempo.

Detto questo Madame Tracy si dileguò oltre la porta del suo appartamento, stavolta per davvero. Shadwell rimase sulla soglia, la bocca spalancata e quel nuovo nome a frullargli per la testa. Scosse la testa dopo qualche secondo, incredulo e improvvisamente provato dalla giornata appena vissuta. Stava finendo, questa era la sua unica consolazione.

Si abbassò, prese il vassoio e rientrò in casa, richiudendo la porta con il proprio peso.

Marjorie Potts. Indugiò per un momento su quelle due parole prima di prendere un grosso respiro e dirigersi al tavolo ingombro di pezzi di giornale.

«“Ma va bene anche Gezabele”» le rifece il verso, non riuscendo però a trattenere una risatina sommessa.

Mangiò tutta la cena, ma solo alla fine si rese conto di non averlo fatto con rancore.










Note:
[1]: Riferimento a “Harry Potter and the Cursed Child”.
[2]: Ho preferito lasciare lo Spirito Guida della serie TV piuttosto che quello del libro, Geronimo.
[3]: L'immagine delle ciglia che proiettano la loro ombra sugli zigomi non è mia, ma di A. Dumas ed è riferita a Milady ne “I tre moschettieri”.
[4]: “Witchfinder General” (in italiano è: “Il grande inquisitore”) è un film del 1968, citato in due occasioni diverse nella serie TV, una delle quali è proprio la riproduzione di una scena del film nel bar in cui Shadwell e Crowley si incontrano. Parla della figura storicamente esistita di Matthew Hopkins, Inquisitore che ha operato durante la rivoluzione inglese, citato da Shadwell più volte sia nella serie che nel libro. Vincent Price è l'attore protagonista. Consigliatissimo!

Ho inserito l'avvertimento “What if?” perché nel libro si dice esplicitamente che Shadwell non ha mai messo piede nell'appartamento di Madame Tracy, perciò ho immaginato una direzione diversa degli eventi.

   
 
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