Serie TV > Stranger Things
Segui la storia  |       
Autore: AllenGyo    19/10/2019    0 recensioni
!Per chi non avesse visto o finito la terza stagione, vi avverto che all'interno della storia ci saranno vari spoiler.!
---
Il 4 luglio 1985, Billy Hargrove sopravvive.
Ricorda poco.
Niente è più come prima.
Non lui, né la sua vita.
Con l'aiuto di due persone e non solo, proverà a lottare.
Max Mayfield lo sosterrà.
Steve Harrington lo aiuterà.
Scoprite la nuova vita di Billy Hargrove dopo la scampata morte.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Billy Hargrove, Maxine Mayfield, Steve Harrington
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il cielo limpido parve rinchiuso in una minuscola finestra, come un quadro scadente regalato da qualche parente lontano riposto sul muro, nel momento in cui Billy aprì gli occhi. La luce sottile evidenziava i particolari di quella stanza, dando modo al ragazzo di capire dove si trovasse. 
Ogni arto era immobilizzato, lo capì quando con grave difficoltà tentò di innalzare il busto e alzarsi da quel dannato letto d'ospedale. Un dolore acuto lo colpì sul petto, trascinandolo all'indietro come una fionda. 
Gemette di dolore poco dopo, strizzando d'istinto gli occhi. 
Billy credette di avere la lingua attaccata al palato, poiché ogni parola (giuste o no da dire) venivano inghiottite dall'incapacità di aprir bocca. 
Le fitte attutirono man mano che i minuti passavano, lasciando il ragazzo spaesato e in completa confusione. Quando le lacrime lo raggiunsero, si pentì di essersi svegliato. Si sentiva debole, e quelle sensazioni erano frammenti familiari per Billy.
Quello strano silenzio, sia all'interno che all'esterno della sua camera, aumentò l'intensità dei suoi pensieri, una strana conversazione creatasi all'interno della sua testa. 
"Sei sveglio," una figura minuta apparì, entrando nella stanza con in mano una coca cola, "Felice di vederti." 
Billy decise di non obiettare, non che ne fosse capace, alla sua affermazione. Sì, era sveglio, ma avrebbe voluto dormire per altro lungo tempo. La persona si sedette sulla poltrona accanto al letto, sorseggiando la sua bevanda guardando in basso. Dopo interminabili minuti, la figura parlò:
"Sai," la voce fu incerta, "Ho avuto paura di averti perso lì dentro." 
Billy non rispose, distolse invece lo sguardo, voltandosi verso la minuscola finestra, anziché concentrarsi sullo sguardo ferito di Max. Aveva poco coraggio nell'affrontare colei che aveva ferito per la maggior parte dei suoi anni.
Si maledì nuovamente, scacciando via le misere lacrime che avevano tanto desiderio di uscire.
"Non solo io.." smettila, avrebbe detto. Si limitò ad annuire e posare la sua testa stanca sul cuscino dietro di lui.
La ragazzina respirò, avvicinando la poltrona al letto e prendendo la sua mano. Un gesto che colpì Billy più di quanto pensasse, dato che era un comportamento nuovo per entrambi. Max si accorse del timore del fratello, ma ciò nonostante non gli lasciò la mano.
"Grazie di aver salvato la mia amica, Billy, ti devo molto." 
Non mi devi proprio niente, ragazzina. 
Per quanto fosse difficile per Billy sorridere, si costrinse nell'accennare un miserabile sorriso buffo, che scaturì una risata a Max. "Sei buffo." Dopo che lo sbeffeggio della sorella terminò, anche Max ricambiò il sorriso, stringendo un po' di più la presa.
La rossiccia non fece domanda alcuna sul fatto che Billy non parlasse, e il ragazzo apprezzò la sua discrezione. 
L'immobilità fu una tortura per il biondo, che provò a muoversi solo per sgranchire le gambe che non sentiva, "Non muoverti, Billy, o-" quest'ultimo non trattenne un lamento rumoroso, "o potresti farti male..." 
Ricordava vagamente dell'accaduto che gli era successo, e con esso pure le ferite gravi suoi fianchi che l'obbligavano a letto. 
"Il medico ha detto che devi muoverti il meno possibile." lo informò Max, rimproverandolo. Le sopracciglia erano corrucciate e l'espressione gli ricordò il viso di Susan, la sua matrigna. A volte si arrabbiava con la propria figlia per qualche marachella. 
"Cercano di rendere le cose più tollerabili possibili, cerca di non strafare." continuò. 
Billy sbuffò rumorosamente.

Mancava mezz'ora al termine delle visite e Max quasi si addormentò sulla sua scomodissima poltrona. Susan si presentò poco più tardi, sorpresa di vedere il figliastro sveglio (ma sempre malandato). Ma si allontanò successivamente per fare la spesa, disse. Suo padre, a differenza di coloro che erano diventate pian piano la sua famiglia, evitò di regalare la sua presenza. Non si sorprese affatto della sua scelta, capendo di essere una delusione per colui che lo aveva cresciuto. 
"Neil è un vero bastardo." una voce borbottante riecheggiò in quella stanza silenziosa, lasciandolo di stucco per quell'affermazione. Fu furba, la ragazzina, consapevole dell'assenza di sua madre nella camera. Sapeva che frasi del genere erano suscettibili per la donna che, purtroppo ma per sua scelta, aveva sposato suo padre. 
"Ma son felice che lui non sia qui, al momento." 
Anch'io, Max, anch'io.
Il tempo passava lento, anche in compagnia della sorella che provava a far conversazione con Billy, i minuti sembravano ore e le ore sembravano anni... L'unico desiderio di Billy era di andarsene da quel luogo il più presto possibile.
E anche di una dannata sigaretta, ma quello cadeva in secondo piano.
Un'infermiera bussò alla porta prima di entrare, "Le ore di visita son terminate." avvertendo la ragazzina amante dello skateboard, uscendo subito dopo. Max fissò il fratellastro a lungo prima di sussurrargli un: "Ci vediamo domani, Billy." portandosi con sé la lattina di coca cola vuota. Più che un saluto parve una promessa. E Billy, in cuor suo, sapeva che l'avrebbe mantenuta.


Billy si risvegliò nel letto d'ospedale cosparso di sudore e paura, dopo un terribile incubo. Per quanto volesse urlare e precipitarsi al di fuori di quell'ospedale, il dolore e la stanchezza costante lo bloccarono prima che potesse solo pensarci. L'aria parve gelida, nel momento in cui i brividi percorsero il corpo immobilizzato del ragazzo. 
Ringraziò mentalmente l'infermiera qualsiasi che aveva lasciato l'acqua sul comodino a fianco al suo letto ore prima, dandogli modo di riprendersi un po' dallo shock notturno. 
Si accorse di star tremando.
Sorseggiò quei pochi sorsi d'acqua e rimise il bicchiere al suo posto, sdraiandosi nuovamente a peso morto.
Era stanco, impaurito e solo. 
Le luci dell'ospedale erano ancora accese, ma la finestra in vetro chiusa presentava la notte.
Sarebbe stata una lunga notte, se lo sentiva.

 

L'indomani, dopo che la notte aveva lasciato il posto al sole e al cielo celeste, per Billy ci furono parecchi controlli. Alcuni dolorosi e altri noiosi, quasi da farlo riaddormentare. 
Le infermiere erano una diversa dall'altra: chi parlava parecchio e chi non parlava per nulla, limitandosi al suo lavoro e poi dileguarsi da un altro paziente. Billy apprezzava quelle che chiacchieravano un po', intrattenendolo e facendolo sentire al suo agio, nonostante avesse dolori continui.
Qualcuno accennò un miglioramento fisico del ragazzo, rincuorando quest'ultimo di una possibile dimissione nei giorni seguenti... ma la realtà sembrava così lontana. 
Non aveva bisogno di false promesse, né di speranza. 
Aveva bisogno di fatti, per potersene finalmente andare.
Dopo che i controlli furono lasciati alle spalle e l'inizio delle visite cominciò, Billy attese l'arrivo della sorellastra. 
Si sorprese di non vederla da sola.
"Buon pomeriggio, Hargrove." lo salutò Steve con un sorriso beffardo, entrando insieme alla sorella e alla sua amica (che aveva salvato quella notte, si ricordò) di nome Undici. 
"S-Sto sognando o sei tu, Harrington?" rise, affaticandosi ma senza evidenziarlo, ricordandosi la loro strana conversazione avvenuta un anno prima. Finalmente aveva riacquistato la forza di parlare, seppur con difficoltà, potendo ribattere a quel ragazzo dinanzi a lui.
Max roteò gli occhi nel sentire le risate del suo fratellastro e del suo amico Steve, al contrario di Undici che rimase in silenzio perplessa. 
"Adesso parli, quindi?" gli chiese la rossa, "Ieri eri muto come un pesce." il suo tono irritato fece ridacchiare il ragazzo. 
"Sentivi la mancanza della mia voce?" 
"Stupido." sospirò incrociando le braccia. 
Billy fissò i presenti, sorpreso di vedere qualcun altro che non fosse Max o Susan.
Si accorse poco dopo del ragazzo capellone in piedi col viso sfigurato:"Sei piuttosto mal ridotto, ragazzo carino." 
"Parla per te" e sì, era a conoscenza che tra i due quello ridotto male era proprio lui. 
Undici lo scrutava con quegli occhi grandi e castani, come se si sentisse in parte in colpa di vederlo così malandato. La tentazione di dirle: "Tranquilla" fu ardua, ma per Billy era meglio che assimilasse il tutto.
"Grazie." la voce non era né dura né spenta, semplicemente pacata, solo una voce di una ragazzina lieta di essere stata salvata. 
Billy provò ad obiettare qualsiasi cosa, anche un "ma" o un "non", ma un sorriso ebbe la vinta, accettando quel suo timido ringraziamento.
Si guardarono per minuti interi, e Billy giurò di aver visto uno strato lucido nei suoi occhi, il ragazzo però preferì non dir nulla, lasciando che Undici lo guardasse con tutta l'ammirazione che possedeva nei suoi confronti. 
Steve e Max restarono a guardare, profondamente colpiti di quel momento, in silenzio. 
La delicatezza negli occhi di Billy sorprese Steve, a tal punto da fargli sentire una sensazione strana allo stomaco. Sorrise con loro, non badando a quella percezione e lasciandosi ammaliare da quei due ragazzi che avevano sofferto fin troppo nella loro vita. 
"Bene," fu Max ad interrompere quel momento, a malincuore, sedendosi sulla familiare poltrona e iniziando una conversazione col fratello. "Ti hanno detto quando uscirai?"
"A dire il vero no." la ragazza annui, "Ma hanno detto che ci son dei miglioramenti." 
"Spero presto, la casa non è la stessa senza di te." 
Tutti i presenti fissarono Maxine, inconsapevole di aver detto una cosa che alle orecchie degli altri suonò un po' troppo smielata. 
"Che c'è? E' ovvio che volevo dire che la casa è più pulita in sua assenza..." provò a salvarsi in flagrante, facendo ridere sia Steve che Undici.
Billy rimase in silenzio, colpito da quanto Max fosse dolce. Era una visione strana, ma stava finalmente percependo il suo bene. 

Le chiacchiere riempirono la stanza d'ospedale che occupava Billy Hargrove, qualsiasi argomento bizzarro o strano che fosse, non fuoriuscì da quelle mura.
Brevi intermezzi dati da varie infermiere che controllavano il ragazzo, non fecero perdere il filo ai ragazzi che discutevano animatamente.
"Ed io allora l'ho piantato in asso!" rise nel mentre Undici, parlando di come aveva lasciato il suo attuale fidanzato Mike tempo addietro, grazie al consiglio di Max. 
"Non mi aspettavo che tu fossi così cattiva, Undici." disse Steve, seduto sul bordo del letto. Sembrava scomodo ma non se ne lamentava affatto.
"Cattiva?" chiese, guardando poi l'amica che scrollò le spalle sorridendo: "Non guardare me, eh!" 
"Ma alla fine vi siete rimessi insieme, no? Si è fatto perdonare?" Billy non si accorse di essere tanto coinvolto nella discussione. 
"Sì, si è fatto perdonare." concluse Undici, toccandosi la collana regalata da Mike. 
La rossa sbadigliò, "Sai quante volte ho piantato in asso Lucas... e quante volte si è fatto perdonare..." si vantò la ragazzina, spingendo scherzosamente l'amica con la spalla.
Al suon di quel nome, Billy trasalì. 
Se ne accorsero tutti, pure Max.
Il biondo abbassò lo sguardo, ricordando gli accaduti avvenuti. Un senso di colpa colpì con forza il suo petto, costringendolo a piangere la sua prima lacrima. 
Perché... perché son sempre stato così stronzo...

Aveva fatto del male nella sua vita, più del bene che aveva compiuto. 
A Max,
A Steve,
A Lucas,
E perché? Perché era un maledetto e lurido bastardo, ecco cosa.

"Billy, cosa..." la sua sorellastra lo raggiunse in un istante, poggiando la sua mano minuta sulla spalla. Billy non alzò lo sguardo per guardarla, non ne aveva il coraggio.

"Guardami, Billy, che ti prende?" 
Un'altra dannata lacrima varcò il suo viso, bagnando le lenzuola bianche. 
"Sta piangendo..." sussurrò Undici, avvicinandosi anche lei al ragazzo.
Era umiliante, solo e soltanto umiliante, e Billy non desiderava altro che scomparire da lì in un baleno.
"M-Mi... mi dispiace." mormorò, le labbra tremarono più volte nel dirlo.
"Per cosa?" per Max fu come parlare con un bambino triste e difficile da consolare, aveva paura di spezzarlo con la sua vicinanza. 
"Per tutto." 
"Di cosa stai parlando, Billy?" fu Steve a parlare stavolta, sempre seduto sul letto ma più vicino. Aveva paura che potesse sentirsi male se tre persone gli si avvicinavano troppo. 
Impossibile che vi siate dimenticati del tutto male che ho fatto! Urlava nella sua mente, stringendo un pugno, rendendo le nocche incredibilmente bianche. Le unghie parvero entrare dentro la carne.
"Billy, ti prego, guardami..." 
La voce supplichevole della sorella, sorella, lo convinse ad alzare lo sguardo. I suoi occhi erano lucidi e preoccupati, quasi come i suoi, e lo supplicavano a parlare.
"Ho fatto del male a così tante persone... io..." 
Sei un mostro, sei un mostro, sei un mostro, sei un mostro...
"Non sei un mostro." disse Undici.
Lo disse stringendo la sua mano nel mentre, come se avesse percepito i suoi pensieri... 
"Hai fatto del male a persone, è vero," parlò Max, allontanandosi di poco da Billy. "Ma non sei un mostro. Il mostro è colui che chiami "Sir", a casa nostra, colui che ha sposato mia madre." 
"Hai fatto degli errori, Billy, come li facciamo tutti, ma sei pentito e per questo ti perdoniamo."
Steve era in piedi dinanzi al suo letto, guardandolo con uno sguardo indecifrabile. Il "Ti perdono per il piatto spaccato in testa" era naturalmente sotto inteso.
Billy rimase senza parole.
Il petto ancora gli doleva.
Le lacrime varcavano veloci dai suoi occhi, bagnando le sue guance macchiate di cicatrici evidenti.
Non si aspettava tutto ciò, non di certo. 
"Spero che tu abbia capito, Billy." Max aveva uno sguardo autoritario sul volto, voleva con tutto il cuore che il fratello capisse chi fosse il vero mostro.
"Gr-Grazie..."

 

Passarono giorni da quell'intensa conversazione avuta con Steve, Max ed Undici. 
Billy non si scordò neppure una sillaba, poiché quelle frasi d'incoraggiamento erano impresse nella sua mente. Il suo cuore danneggiato dagli anni si era cucito quel poco, facendolo sentire per una buona volta vivo. Fu una bella sensazione.
I giorni di visita arricchirono le giornate del ragazzo, arrivarono più persone a fargli visita: la stramba ma intelligente Robin, amica di Steve, Lucas (che fu difficile chiedergli direttamente scusa), Dustin, Mike, la signora Byers -Joyce!- e colui che aveva vissuto quello che aveva vissuto lui, Will. 
Fu felice di passare del tempo con loro, far parte di un gruppo ricco di persone diverse tra loro.
I miglioramenti di Billy aumentarono di giorno in giorno, arrivando a un sviluppo tale da non fargli sentire dolore ad un movimento qualsiasi. 
Ma sapeva che prima o poi quell'uomo di nome Neil Hargrove sarebbe venuto a fargli visita. 
"Stai molto meglio, Billy." la figura spaventosa di suo padre varcò la soglia di quella stanza, accomodandosi all'interno e sedendosi sulla poltrona. 
La sua voce era distaccata, Billy non si sorprese di ciò, e con la possibilità di muoversi il ragazzo innalzò il busto dal letto. Aveva ancora timore, nonostante fossero dentro un luogo pubblico.
"Sì, signore." 
L'uomo annuì in silenzio, guardandosi intorno con fare autoritario. Ispezionava la stanza per non degnare il figlio. Probabilmente aveva ricevuto più pressioni dalla moglie: "Vai a far visita a tuo figlio, Neil, per favore!" 
"Quindi... cosa è successo in quel centro commerciale?" 
Billy non si sorprese neppure di quella domanda. 
Se solo lo sapesse pure lui, era così confuso...
"Non ne ho idea, signore." deglutì il ragazzo.
"Sei finito in ospedale senza saperne il motivo?" 
"Esatto, signore." 
La sua mano cominciò a tremare, e provò a nasconderla sotto le coperte bianche.
"Non me la racconti giusta, ma ci passerò sopra." 
Susan arrivò e Billy non fu così felice di vederla in vita sua. Non cambiava una persona in più, soprattutto se la persona in questione era Susan, ma averla lì a scrutare la situazione lo calmava. Non aveva mai combattuto contro suo padre in circostanze normali, ma ritrovandosi in un ospedale e indifeso soprattutto... gli faceva paura.
"Ciao, Billy" disse la donna, notando la tensione tra suo marito e il figliastro.
Il ragazzo ricambiò con un cenno, cosa che faceva sempre in presenza del padre. 
Max non tardò ad arrivare, Billy notò il suo sguardo colmo di senso di colpa. Avrebbe domandato il perché, ma lo capì poco dopo. Neil lo osservava in silenzio.
"Hanno detto quando ti dimetteranno?" chiese l'uomo.
"La prossima settimana, così hanno detto." Neil annuì. "Mi lasceranno andare a casa, vogliono solo che io faccia meno movimenti possibili. Le ferite son guarite del tutto, dovrò cambiare qualche benda e dovrò tornare ogni settimana per far dei controlli." 
Max si sedette accanto a Billy, ignorando l'uomo che la scrutava perplesso. Non aveva mai visto suo figlio e la sua figliastra così vicini prima d'ora. 
"Son felice che torni a casa, Billy."
"Anch'io, Max." 

 

 

"Quindi domani ti dimettono, eh?" 
Max era da poco andata via, per degli impegni con la sua amica Undici e l'intero gruppetto. La ragazza disse al fratellastro che sarebbe voluta rimanere ma non poteva minimamente mancare a quell'incontro, per chissà quale motivo, lasciando così entrare Steve.
Fu un dispiacere non vederlo nella sua divisa da marinaio, sapendo che aveva perso il lavoro da quel quattro luglio. 
"A quanto pare sì." 
Erano diventati stranamente amici, e Billy non si aspettava di avere King Steve come amico, e soprattutto avere un amico vero e proprio. 
Non aveva mai avuto un confidente prima d'ora, dovuto al suo carattere scorbutico e brusco. Aveva sempre allontanato tutti per paura di essere ferito, ferendo a sua volta. 
"Son contento di ciò." Steve era stranamente di poche parole, timido come non mai e se ne stava a chilometri di distanza da lui. 
"Anch'io..." disse, provando a combattere la sua di timidezza. Non era facile parlare con qualcuno al di fuori di Max.
E ammetterlo era difficile.
"Un giorno di questi, allora, ti va di uscire?" se solo potessi, ragazzo carino, se solo potessi... avrebbe voluto dire.
"I medici, purtroppo, son stati chiari. Devo sforzarmi il meno possibile." 
Lo sguardo deluso del ragazzo lo colpì in faccia come un camion. Non voleva ferirlo, dannata salute...
"Certo, è giusto che tu guarisca... ti va di vedere un film con me e i ragazzi? Ti passo a prendere io, promesso." 
"Se è così che la metti..." ridacchiò, apprezzando lo sforzo di farlo svagare. Steve sorrise a trentadue denti, contento del sì ricevuto.
"Le ore di visita son terminate." disse un'infermiera rivolgendosi al ragazzo piuttosto contento, prima di dileguarsi fuori poco dopo.
"Ci vediamo domani, Hargrove.
"Ci vediamo domani, Harrington."

 

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Stranger Things / Vai alla pagina dell'autore: AllenGyo