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Autore: ChrisAndreini    20/10/2019    1 recensioni
"Le prime cinque regole imposte alla società dei supereroi sono:
1) Ogni supereroe deve avere un localizzatore nel flusso sanguigno, che deve essere impiantato entro due anni dalla nascita del suddetto;
2) I supereroi non possono utilizzare i loro poteri se non in territorio da loro posseduto o con specifici permessi elargiti dalla DIS, pena la reclusione immediata;
3) Ogni supereroe deve indossare, non appena uscito di casa, uno speciale bracciale che elimina il potere, e non può essere rimosso per nessuna ragione fino al ritorno in casa o con il permesso elargito dalla DIS;
4) Non sono permesse relazioni romantiche e soprattutto procreazione tra supereroi e persone prive di poteri superumani, e ogni matrimonio tra supereroi deve essere approvato e supervisionato dalla DIS;
5) Se e solo se la DIS lo riterrà utile, un supereroe ha il dovere di servire la DIS con il suo potere e di lavorare in un ambito che possa sfruttarlo nel modo migliore"
Quando un'onda di energia magica si abbatte sulla città, creando il caos, Eryn Jefferson, supereoina nata senza poteri, cercherà di cambiare le cose.
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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L’Outlaw Team

 

Quella mattina, Eryn si svegliò in ritardo. Aveva lezione di mattina, ma la sua sveglia non funzionò.

Questo perché la sua sveglia era composta da Robin e sua madre.

E quella mattina, per la prima volta da anni, non litigarono, perciò quando Eryn si svegliò, aveva a malapena cinque minuti per lavarsi, vestirsi e fare colazione.

Inutile dire che li sprecò per capire cosa stesse succedendo, parecchio preoccupata dal non aver sentito urla e accuse provenire dalla cucina.

Si alzò in tutta fretta e corse lì, convinta che avrebbe trovato un cadavere. Invece sua madre preparava la colazione e Robin mangiava tranquillo e sereno guardando la TV.

-Mamma, posso prendere altro bacon?- chiese il ragazzo, in tono gentile.

-Certo tesoro, te lo preparo subito- rispose lei, sollevata e quasi commossa che finalmente suo figlio fosse un ragazzo normale.

Eryn era completamente scioccata, e fissava il fratello come se fosse un alieno.

Si avvicinò di soppiatto e gli sussurrò all’orecchio.

-Blaire, sei tu?- chiese, convinta della sua teoria. Era impossibile che Robin si rivolgesse in modo così cordiale alla loro madre, soprattutto di prima mattina, e così all’improvviso.

L’occhiataccia di Robin però era troppo nel personaggio per essere causata da Blaire.

-Ma certo che no! Che problemi hai, Eryn?!- esclamò Robin, infiammandosi, anche letteralmente, perché le sue guance si tinsero leggermente di rosso. Eryn non ne capì il motivo, ma era sempre più confusa.

Prima di poter indagare, sua madre si accorse della sua presenza.

-Buongiorno cara, ti sei svegliata tardi, oggi. Non hai lezioni spero- la accolse con un sorriso, avvicinandosi a Robin con il bacon.

Eryn si ricordò che era in ritardo mostruoso.

-In realtà ho lezione, ma la sveglia non mi ha suonato. Vado a preparami!- si affrettò a spiegare e correre via.

-La colazione?- la spronò sua madre, preoccupata.

Eryn però era già in bagno, e non la sentì.

Diede il bacon al figlio, e lanciò un’occhiata al nuovo anello che portava al dito.

Robin non era mai stato un tipo da gioielli. Sosteneva che il bracciale imposto dalla DIS bastasse, e li vedeva come manette.

-Che bell’anello. È nuovo?- chiese, sperando fosse un segno che la fase ribelle stesse passando.

Robin si irrigidì leggermente, ma cercò di apparire tranquillo, e iniziò a rigirarsi il gioiello intorno al dito.

-Sì, ieri sono passato nel negozio di Eryn e mi piaceva. Così l’ho comprato- spiegò, alzando le spalle.

Era rischioso parlare del negozio, ma non poteva fare altrimenti. Se qualcuno avesse deciso di controllare i suoi spostamenti del giorno prima l’avrebbero scoperto subito, e mentire sarebbe stato ancora più sospetto.

-Oh, interessante- dopo qualche secondo di silenzio, sua madre non indagò oltre, anche se Robin la conosceva abbastanza bene da sapere che la sua mente velocissima era piena di dubbi e confusione.

-Eryn mi aveva chiesto di farle una visita e poi ero davvero curioso di sapere come stesse il suo capo, e chiedergli se aveva visto il supereroe che l’ha salvato. La DIS dovrebbe davvero cominciare a…- per essere credibile e realistico, Robin iniziò ad infiammarsi come al solito sui diritti dei supereroi. Deborah sospirò, e cominciò a lavare i piatti, scuotendo la testa.

Robin tirò un mentale sospiro di sollievo. Non poteva rischiare che sua madre scoprisse tutto, ne sarebbe stata devastata.

E sperava davvero che non indagasse ulteriormente sull’anello, perché sarebbe stato davvero rischioso.

Dentro, infatti, nascosto alla perfezione e sistemato in modo che non fosse possibile perderlo o romperlo, c’era il rilevatore che Patrick gli aveva tolto il giorno prima.

Non era stata un’operazione complicata o dolorosa, ma anzi particolarmente liberatoria. Per la prima volta in vita sua, appena il congegno era stato tolto dal suo braccio, Robin si era sentito libero e normale.

Poi Patrick aveva preparato il gioiello e gli aveva imposto di indossarlo in ogni momento, ad eccezione di quando sarebbe scappato di casa per adempiere ai suoi doveri da supereroe. Robin non vedeva l’ora di cominciare, a partire da quel pomeriggio.

Sarebbe stato come suo padre: avrebbe lottato per il suo ideale, avrebbe portato la pace e sarebbe stato il supereroe migliore del mondo. Niente avrebbe potuto fermarlo!

 

-Ti ho fermato! Sei prevedibile, Bobi- ridacchiò Eryn dopo aver spedito il fratello dritto contro un muro imbottito tramite un campo di forza che gli aveva bloccato il cammino.

Il fratello sbuffò seccato, ma si rimise in fretta in piedi, senza darsi per vinto.

Quel pomeriggio, subito dopo pranzo e appena Robin aveva finito con la scuola, i quattro membri del team senza nome si erano ritrovati nel bunker di Pat, e i tre ragazzi dotati di poteri avevano iniziato ad esercitarsi al meglio ad utilizzarli, provando anche le tute per la prima volta.

Eryn indossava una calzamaglia di gomma isolante, per evitare che Robin rischiasse di farle del male con eventuali vasti attacchi di elettricità. La tuta era ancora nella fase iniziale, e per il momento era di un giallo pallido, con guanti e stivali rossi, dello stesso materiale. Patrick, sotto consiglio di Blaire, aveva scelto quei colori per dare l’idea di due poteri diversi, il giallo a protezione e il rosso per la forza. La maschera era verde, e rappresentava la sua telecinesi. 

Eryn si sentiva un po’ scoperta, dato che la tuta era parecchio aderente, ma per il momento andava bene, e poi non era tipa che si vergognava.

A vergognarsi, invece, era Blaire, almeno da quello che Eryn aveva capito conoscendola. Ma la ragazza insicura che si nascondeva dietro grossi giacconi e con il viso coperto dai capelli era risultata piena di sorprese.

Il suo potere le permetteva di cambiare aspetto a piacere, e ciò comprendeva anche i vestiti, quindi aveva bisogno di un materiale che le permettesse con grande facilità questo mutamento.

Pat aveva proposto una tuta come quella di Eryn, magari che cambiasse colore così da restare nascosta quando Blaire doveva simulare vestiti più corti o più grandi. Blaire però aveva obiettato che una tuta troppo coprente sarebbe potuta rivelarsi scomoda e controproducente. Pertanto, nel mentre che Pat cercava un modo di creare un tessuto che aderisse perfettamente al suo potere e glielo facilitasse, indossava il costume da bagno arcobaleno che finiva come un pantaloncino, dei guanti corti, stivaletti di gomma e la maschera.

E non sembrava affatto a disagio a mostrare gran parte del suo corpo.

Anche se Eryn sospettava che una parte di quella sicurezza veniva dal suo potere. Non aveva però avuto ancora occasioni di indagare al riguardo, e le sembrava anche una faccenda troppo personale per parlarne alla nuova amica.

La tuta di Robin era simile a quella di Eryn, ma il materiale usato era la lycra, in modo che potesse liberare l’elettricità da ogni parte del corpo. Inoltre si sposava alla perfezione con la sua enorme velocità. A differenza delle due ragazze, però, indossava scarpe da ginnastica con suola di cuoio, e non stivali, in modo che fosse più comodo per lui correre. I guanti erano più corti e le dita, sebbene coperte in modo che fosse impossibile lasciare le impronte digitali, erano circondate da una membrana più sottile rispetto al resto della mano, per permettergli di rilasciare con più facilità delle scariche elettriche.

I colori che aveva scelto erano il giallo e l’arancione.

Per il momento le tute andavano alla grande, ma i tre ragazzi sentivano che mancava qualcosa.

-Non sono prevedibile, è colpa dello spazio ristretto!- si lamentò Robin rimettendosi in piedi dopo la batosta subita dalla sorella.

Blaire si stava esercitando ad imitare i due compagni di squadra, e la sua imitazione di Robin, in quel momento, era talmente perfetta che Eryn non riuscì a trattenersi dal ridacchiare tra sé, facendo arrabbiare ulteriormente il fratello, che la prese alla sprovvista correndole alle spalle e dandole una scossa alla schiena.

I riflessi istintivi di Eryn si attivarono creando un campo di forza attorno a sé, ma il fratello riuscì ad evitarlo, stavolta, e si allontanò in fretta, cercando altre occasioni per colpire.

L’arrivo di Pat li interruppe.

-State ancora lavorando? Siete instancabili, ragazzi- commentò, con un grande sorriso incoraggiante.

-Qualche criminale in vista?- chiese Robin, eccitato, arrivandogli in un secondo a pochi centimetri di distanza e facendolo sobbalzare leggermente.

-No, niente del genere. Ho chiuso il negozio e speravo che potessimo parlare di alcune formalità che arrivano inevitabilmente con la creazione di un team di supereroi- Patrick si avvicinò anche alle ragazze, che si sedettero e lo ascoltarono, interessate.

Eryn prese un sorso dalla bottiglietta d’acqua e Blaire la imitò, continuando con il suo allenamento, ma tornando sé stessa subito dopo, per non distrarre Pat e Robin.

-Fammi indovinare. Nomi da supereroi, nome del team e tratto distintivo!- suppose Robin, con una luce eccitata negli occhi.

-Esattamente. E poi volevo aggiungere dei nuovi comandi alle vostre maschere. Mi sono arrivati oggi i materiali che ho richiesto al mercato nero- Pat sollevò una mano i direzione dei tre ragazzi, che porsero le rispettive maschere. 

-Che genere di comandi?- chiese Eryn, curiosa dagli upgrade che un genio come Pat avrebbe potuto inventare.

-Effetto camaleontico, comando vocale e qualcosa che confonda le voci- rispose Pat, tra sé.

-Che intendi con “effetto camaleontico”?- chiese Eryn, confusa.

-Mi ci ha fatto pensare Blaire. Hai corso un rischio enorme togliendo la maschera fuori dal negozio di antiquariato, l’altra volta. Avrebbero potuto riconoscerti dai vestiti, o farti una marea di domande. Perciò con una parola d’ordine che ognuno di voi sceglierà per sé stesso, la maschera si confonderà con il vostro viso, dando l’idea che siate senza maschera quando mantiene la sua capacità di cammuffarvi alla perfezione. Ovviamente funzionerà a comando vocale. Così come potrà essere tolta con un comando vocale, sempre a vostra scelta. Sarà ideale nell’eventualità che veniate catturati- spiegò l’inventore, iniziando ad armeggiare con la maschera di Eryn.

-Come può un genio come te aver assunto una persona come mia sorella a lavorare per lui?- chiese Robin, guadagnandosi una gomitata offesa da parte della sorella e una risatina da parte di Blaire, che gli fece fare una capriola nel petto.

-Eryn ha molte qualità- rispose solo Pat, con un sorrisino e lanciando un’occhiata alla sottoposta e amica.

-Certo che pensi proprio a tutto- commentò Blaire, ammirata.

-Ma tornando alle formalità, dovete scegliere i nomi da supereroi, il nome del Team e il tratto distintivo. Vi lascio carta bianca- Pat incoraggiò il gruppo a concentrarsi e tornò al suo lavoro, concentrato.

I due fratelli interruppero il litigio per riflettere sulle parole di Pat.

-Bolt Boy- Robin fu il primo a parlare, senza esitazioni.

-Come?- chiese Eryn, senza capire.

-Il mio nome da supereroe. Il ragazzo fulmine. Mostra sia il mio potere elettrico che quello di velocità. Inoltre BB suona molto bene- si spiegò lui, con un certo orgoglio.

Eryn lo guardò sorpresa.

-Stranamente… è vero. È davvero un ottimo nome- ammise.

-Concordo. Potresti mettere le iniziali sul petto! Un fulmine che ti attraversa lo sterno con BB all’inizio e alla fine!- propose Blaire, eccitata, tracciando l’immagine sul petto di Robin, che si irrigidì e arrossì parecchio, iniziando a borbottare frasi sconnesse e finendo per annuire e basta.

Blaire sembrò rendersi conto del disagio del ragazzo, perché fece un balzo indietro, arrossendo leggermente a sua volta.

-Oh, scusa, mi sono lasciata prendere. Ho pensato tutta la notte a possibili design per le nostre tutte. Purtroppo Eryn è sfuggente, ma i tuoi poteri sono pieni di potenzialità grafiche!- cercò di giustificarsi, rigirandosi una ciocca di capelli ricci tra le dita.

-Oh… beh… grazie… ecco… sei davvero incredibile- si complimentò Robin, senza riuscire a guardarla negli occhi.

Blaire sorrise riconoscente.

Eryn interruppe la coppia, un po’ irritata per essere tagliata fuori e allo stesso tempo desiderosa di tagliare l’imbarazzo nell’aria.

-Concentrati, ragazzi. Blaire, avresti delle idee per il tuo nome?- chiese poi alla ragazza, che si riscosse e le si avvicinò, piena di energia.

-Non è bello come Bolt Boy, ma pensavo di chiamarmi Ladysguise, un misto tra Lady e Disguise, in riferimento ai miei poteri di travestimento. Non mi è venuto in mente altro- ammise, un po’ incerta.

-È stupendo!- esclamò subito Robin, quasi senza lasciarla finire di parlare, e facendola illuminare.

-Trovo anche io sia un bel nome. E mi sento stupida per non avere in mente assolutamente nulla- Eryn si autocommiserò. Sospettava che Blaire avesse qualcosa di geniale in mente, ma sperava che almeno Robin sarebbe stato impreparato quanto lei. 

Certo, ci aveva pensato, e anche parecchio, ma aveva tre poteri, e non aveva la più pallida idea di come condensarli in un unico nome.

-Tu sei stupida- la prese in giro Robin, guadagnandosi un foglio di carta dritto in faccia da parte dei poteri telecinetici della sorella.

Blaire le tirò qualche pacca sulla spalla.

-Hai ancora un po’ di tempo per pensarci. Se vuoi provo a pensare a qualcosa anche io- si propose, incoraggiante.

-Ci penserò. Per il momento dovremmo pensare al nome e simbolo del Team- cercò di cambiare argomento la ragazza, pensierosa.

-Per il simbolo avevo un’idea- esordì Blaire. 

I due ragazzi la incoraggiarono a continuare.

-Pensavo che potremmo indossare due fasce verdi sulle braccia- indicò la parte superiore del braccio, come se dovesse mostrare i bicipiti.

-Fasce verdi?- indagò Robin.

-Perché questa scelta?- gli diede man forte Eryn. Non se n’erano resi conto, ma avevano la stessa espressione confusa e riflessiva.

-Le fasce sono un simbolo che si nota facilmente. Spicca e da a vedere a tutti la nostra appartenenza al team. E poi quando diventeremo più conosciuti, e più gente inizierà ad essere dalla nostra parte, sarà un simbolo semplice che potranno indossare tutti, e non qualcosa di elaborato per pochi adepti. Il verde è il colore dei vostri occhi. I membri più importanti del Team, l’eredità di un passato da grandi e potenti supereroi. Inoltre è il colore della speranza, della vita, di un nuovo inizio- si spiegò, sempre più eccitata man mano che spiegava la sua proposta.

Quando finì, però, il suo sorriso si spense, perché i due colleghi erano rimasti congelati nella stessa espressione indecifrabile.

-Ecco… è solo una proposta. Posso pensare a qualcos’altro- provò a tirarsi indietro, insicura.

-Assolutamente no!- esclamò Robin, alzandosi in piedi.

Blaire si fece piccola piccola, letteralmente.

-Scusa, era solo una proposta- cercò di tirarsi fuori dai guai.

-No! Intendo dire… è un’idea geniale! La adoro, non voglio che tu ne faccia un’altra- si riprese il ragazzo, con un grande sorriso incoraggiante.

Blaire tirò un sospiro di sollievo.

-Sono perfettamente d’accordo con il mio fratellino. La tua idea è fantastica. Sei davvero straordinaria nel design- si complimentò Eryn, dandole una pacca sulla spalla.

Blaire si coprì il viso con le mani, imbarazzata.

-Beh, il mio sogno era quello di essere una costumista. E ho sempre adorato i supereroi. Vostro padre era il mio preferito- ammise, senza sapere di aver appena gettato una bomba nella stanza.

-Davvero?! Eri una sua fan?! Cosa ti piace di più di lui? Era fantastico il modo in cui si trasformava, vero? Avete poteri simili, infatti! Cosa…- Robin, con occhi che brillavano, iniziò a fare domande su domande alla povera ragazza, dimenticando del tutto l’imbarazzo che provava a parlare con lei.

Blaire accettò con piacere l’argomento, e iniziarono a parlare fitto fitto del supereroe, lasciando del tutto fuori Eryn, che decise di lasciarli fare e si avvicinò a Patrick, che sorrideva tra sé, dando a vedere che aveva ascoltato tutto, nonostante stesse lavorando.

-Non mi aspettavo che quei due sarebbero andati tanto d’accordo- ammise, appoggiandosi al muro accanto alla scrivania dove il suo capo lavorava.

Lui lanciò un’occhiata ai due ragazzi prima di tornare a lavorare sulla maschera di Robin. 

-Dovevi vederli ieri. Credo che tirino fuori il meglio l’uno dall’altro. Anche se…- si interruppe pensieroso.

-Cosa?- indagò Eryn, posando lo sguardo su di lui.

-Forse tre eroi non sono abbastanza. Blaire non può tenersi nel cuore dell’azione e Robin è una testa calda. E sono un po’ preoccupato per i tuoi poteri. Non riesci ancora ad utilizzarli insieme?- chiese, sollevando la testa dalla maschera e guardando fisso la ragazza, che scosse leggermente la testa, abbassando lo sguardo.

-Inizio a padroneggiare meglio le tre abilità, ma appena provo a usare la superforza mentre un oggetto è per aria quello cade- ammise.

-Spero che le previsioni ottimiste di Blaire si rivelino realtà e che qualche altro eroe si unisca a noi. Iniziano ad apparire articoli di supereroi indipendenti, ma per il momento l’unico che mi sembra attendibile è quello che ho letto su…- la riflessione di Pat venne interrotta da un allarme che fece sobbalzare tutti quanti.

Pat lo aveva installato per captare anche la più piccola scossa sismica, dato che la Lega del Male sembrava sempre essere annunciata da un terremoto.

Ci fu qualche secondo di puro sbigottimento, poi i quattro iniziarono a muoversi.

Pat lanciò ad ognuno le proprie maschere. Robin fu il più rapido a prepararsi, seguito da Eryn e poi da Blaire.

-La scossa viene dalle parti del museo delle armi e dei supereroi. Non promette bene- commentò Pat, controllando in tempo reale dal suo computer.

-È dall’altra parte della città, pensi che la Lega del Male voglia evitarci?- commentò Blaire, pensierosa.

-Ci metterò qualche minuto se vado a tutta potenza- esclamò Robin, già pronto a correre verso il museo e controllando dove fosse.

-Ehi, aspetta, non puoi andare da so…- provò a fermarlo Eryn, ma Robin la interruppe con un rapido:

-Ci vediamo lì- e corse in tutta fretta fuori dal laboratorio, prima che Eryn potesse fermarlo con un campo di forza.

-Lo sapevo che sarebbe partito in quarta! Come lo raggiungo il più in fretta possibile?- chiese Eryn, mettendo un auricolare per tenersi in contatto con Pat. Robin ovviamente lo aveva dimenticato.

-Credo che abbiamo una moto usata in garage. Dovremo davvero pensare a come muoverci. Ci rifletterò- commentò Pat, cercando di non dare a vedere la tensione che iniziava a provare.

Eryn si precipitò fuori, seguita incerta da Blaire, che mise l’auricolare a sua volta.

-Se prendete il percorso più veloce dovreste metterci massimo venti minuti- spiegò Pat dall’auricolare, mentre Eryn cercava una moto in garage.

Trovò quella che faceva al caso suo quasi subito, e ringraziò di avere avuto una fase ribelle che necessitava di patente di moto, a sedici anni.

-In venti minuti mio fratello è morto già dieci volte!- esclamò preoccupata, montando in sella e facendo cenno a Blaire di mettersi dietro.

La ragazza eseguì, senza commentare, ma capendo la sua urgenza e aggrappandosi con forza in modo da non cadere giù.

-Dobbiamo comunque seguire le regole stradali. Non possiamo cominciare già a…- provò ad obiettare Pat, ma Eryn non voleva sentire ragioni.

Aveva un buon senso dell’orientamento, ed era andata al museo delle armi e dei supereroi parecchie volte, soprattutto da piccola ma anche recentemente, dato che era molto più piacevole osservare la statua ormai vandalizzata di suo padre ai tempi d’oro piuttosto che andare a trovare il padre in persona.

Partì ignorando del tutto le indicazioni di Pat, superò parecchio i limiti di velocità e passò nonostante i semafori rossi.

Pat si appuntò di modificare i registri in modo che sembrasse che la moto era stata acquistata qualche giorno prima, così da evitare multe e riconoscimento, ma per il resto non fece troppi commenti, e Eryn arrivò al museo dodici minuti dopo, smontando come una professionista.

Blaire non fu così fortunata, e rimase a terra qualche minuto, commentando un timido -Ti raggiungo dopo- sussurrato come se stesse per morire d’infarto, o vomitare, o entrambe le cose.

Eryn le fece un cenno e corse davanti l’edificio, affannata.

Era già circondato di giornalisti e persone che erano scappate per un pelo. Appena le guardie di sicurezza la videro, le corsero contro cercando di fermarla, ma Eryn sollevò intorno a sé un campo di forza e cercò un altro luogo dove intrufolarsi.

Riuscì a vedere Robin da una finestra del terzo piano, e Shadow che tentava di tenerlo fermo senza successo e senza molta voglia di farlo.

Non vide il capo, ma doveva essere lì vicino. Sezione delle armi per grandi assalti. Ovvio!

-Eryn, mi senti?- le arrivò all’orecchio la voce di Blaire, che sembrava essersi appena ripresa dalla folle corsa in moto.

-Sto cercando un’entrata, ma le finestre sono bloccate e le entrate secondarie controllate. Le guardie cercano di fermarmi- fece il punto della situazione Eryn, informando Pat e Blaire e allo stesso tempo evitando due guardie di sicurezza grazie a riflessi allenati e campi di forza.

-Ci sono degli ostaggi all’interno, la DIS non può intervenire e sembra che siano arrivati dal tetto. Sono certa che usciranno da lì. Mi sono amalgamata alla folla e ho ottenuto informazioni- informò Blaire, sottovoce.

-Eryn, vai all’entrata est dell’edificio. C’è la fuoriuscita dell’impianto dell’aria, e non è controllato perché impossibile da abbattere, in teoria- le rivelò invece Pat.

Eryn si sentiva molto più organizzata e ottimista rispetto all’altra volta, anche se il museo era un luogo molto più serio da rapinare, e da soccorrere.

-La superforza torna utile con questo tipo di cose- commentò, correndo all’entrata est e tirando via la grata con facilità.

Una guardia la notò, ma Eryn entrò prima che potesse essere fermata.

-Ok, sono dentro- aggiornò i due interlocutori.

-Io mi travesto da guardia così ti potrò dare una mano almeno da fuori- disse Blaire.

-Mi dirigo al terzo piano- annunciò poi la supereroina ancora senza nome, correndo per le scale. Ricordava tutto di quel museo, ogni singola scorciatoia, mostra e percorso.

Quando arrivò nella stanza, Robin era a terra, e si teneva le orecchie, stremato.

Shadow lo teneva fermo e allo stesso tempo sembrava quasi proteggerlo da Shockwave, che aveva la pistola puntata contro di lui e guardava il capo, Disaster King, in attesa di ordini.

-È solo un ragazzino!- si stava lamentando Shadow, fissando il capo con astio.

-Non sono un ragazzino!- si lamentò Robin, cercando di rialzarsi o fulminare Shadow ma venendo ributtato a terra.

-Certo che per essere un ragazzino è davvero forte. In effetti sono indeciso se reclutarlo o ucciderlo- commentò il capo, squadrandolo con un sorrisetto.

-Disaster King!- si lamentò Shadow, poco convinto da entrambe le possibilità.

Non sembrava essere cambiato molto dall’ultima volta, nella Lega del Male.

Poco in sintonia, stesso piano di attacco.

Anche se questa volta gli ostaggi erano stati rinchiusi in una prigione di quelle in esposizione, e…

-Oggi c’è una scolaresca in visita. La scuola più prestigiosa della città. C’è anche la giovane De Marco. Non possiamo fare un casino, Eryn!- la informò Blaire, con una nota di panico.

In effetti Eryn riconobbe gli occhi castani tratto distintivo della famiglia più potente della città in una ragazzina che osservava la scena con un sorriso smagliante, e sembrava quasi divertirsi.

-Sta alla grande- commentò solo, tornando a concentrarsi sul fratello.

Con un gesto della mano, disarmò Shockwave, e attirò l’attenzione dei tre supercattivi.

-Tre contro uno, non vi vergognate?- chiese, sollevando un campo di forza attorno a Robin che lo liberò dalla presa di Shadow.

-Alla buonora!- l’accolse Robin, rimettendosi in piedi e cercando di recuperare le forze.

Faceva lo sbruffone, ma dal suo sguardo Eryn capì che era davvero grato per il suo arrivo.

-La prossima volta aspettami, invece di correre come un forsennato!- lo rimproverò lei, facendogli cenno di raggiungerla.

Lui eseguì, sollevando un polverone che per un attimo prese alla sprovvista i supercattivi.

-Metti questo. Lo hai dimenticato- sussurrò Eryn al fratello, porgendogli l’auricolare, che lui indossò in tutta fretta.

-La prossima volta che fai di testa tua ti rimetto il localizzatore, capito?!- lo sgridò immediatamente Pat, facendo ridacchiare Eryn e mortificando Robin, che alzò gli occhi al cielo.

-Dovremmo liberare gli ostaggi. Pensaci tu mentre io li tengo occupati- suggerì Eryn, tenendo su un campo di forza che separava loro dai criminali.

-Se state pensando di scappare o liberare gli ostaggi vi avverto che abbiamo messo una bomba presa dal reparto qui sopra su Drusilla De Marco, e se vi avvicinate alla gabbia la faremo esplodere senza riserve- li informò Disaster King, con tranquillità.

Eryn vide Shadow stringere i denti, ma non commentò nulla. Il suo fastidio non fece che confermare alla ragazza che non era un bluff.

-Confermo, bomba sperimentale molto potente sequestrata a Nabeel Belabed dopo la rivolta. È stata creata da lui, perciò è distruttiva senza ombra di dubbio- li informò Drusilla, appoggiandosi alla gabbia e parlando come se fosse al bar a conversare con i compagni di scuola.

Eryn non capì se fosse semplicemente troppo viziata per rendersi conto del pericolo in cui si trovava, o completamente psicopatica, ma sentendo nominare Nabeel, le si strinse il cuore. Era il braccio destro di suo padre, e non aveva sue notizie da quando lo avevano rinchiuso nel laboratorio.

Vide Robin stringere i pugni, e poteva sentire gli ingranaggi del suo cervello lavorare in cerca di una soluzione.

Lei, a dire il vero, non aveva molte idee.

-Non potresti circondarla in un campo di forza e lasciar esplodere solo lei?- le sussurrò Robin all’orecchio.

Eryn gli diede una gomitata.

-Solo perché è una De Marco non puoi valutarla meno come ostaggio- gli fece notare.

-Sapete adesso che facciamo? Noi prendiamo tutte queste belle armi e tagliamo la corda, mentre voi aspettati buoni buoni e ci date della copertura per uscire. Quando saremo al sicuro potrete liberare tutti quanti. Sarà una vittoria per tutti, non pensate?- propose Disaster King, con un sorrisino beffardo.

-Eryn, puoi sollevare un campo di forza sull’arco alle spalle dei cattivi?- sentì la voce determinata di Blaire alle sue orecchie, e vide una guardia del museo con una pistola blocca-poteri in mano avvicinarsi a loro, cautamente.

Riconobbe gli occhi ambrati di Blaire, e annuì, per farle capire che aveva intuito il suo piano.

Sollevò il campo di forza davanti alla guardia, lasciando uno spiraglio per renderle più semplice sparare.

E un istante dopo, la guardia fece fuoco, attirando l’attenzione di tutta la sala.

Blaire fece in tempo a colpire al braccio il capo, facendolo cadere a terra e privandolo, si sperava, dei suoi poteri.

Puntò la pistola verso Shadow, ma lui si riprese in fretta, sparì velocemente.

Eryn si aspettava andasse verso il capo, ma approfittò del buco nel campo di forza per avvicinarsi a Blaire, e prima che Eryn potesse avvertirla, tornò visibile e cercò di prenderle la pistola tra le mani.

Sorpresa dalla vicinanza del nemico, Blaire tornò normale. Provò a sparare, o a difendersi, ma Shadow era parecchio forte rispetto al vero corpo della ragazza, e la disarmò senza problemi.

Puntò poi un coltello al collo di Blaire, e la pistola blocca-poteri verso Robin, che sembrava già pronto a correre da lei.

Probabilmente sarebbe corso comunque, ma Eryn lo fermò, attivando senza rendersene conto la sua superforza, e buttando giù ogni campo di forza.

Lo sguardo di Shadow, dietro la maschera nera, era il più determinato e furioso che Eryn avesse visto fino a quel momento. In un certo modo, la spaventò più del suo capo chiaramente fuori di testa.

Il capo in questione, aiutato da Shockwave, si era rimesso in piedi, e si teneva il braccio con sguardo molto sorpreso anche se non sofferente.

I proiettili blocca-poteri non andavano molto in profondità, quindi le ferite da loro causate erano superficiali e non facevano neanche uscire sangue, ma rilasciavano una sostanza che eliminava i poteri del soggetto per due o tre ore. Erano come un bracciale per supereroi, solo che a effetto ridotto e immediato.

-Andiamo via. Abbiamo preso abbastanza- disse ai due colleghi, iniziando a dirigersi verso la scala che portava sul tetto.

Shadow si avviò verso la porta con Blaire presa in ostaggio e la pistola puntata.

Arrivato a destinazione, lanciò Blaire verso Robin, e fece un cenno a Shockwave, che aprì la bocca.

Eryn vide Robin sgranare gli occhi e portare le mani alle orecchie, e d’istinto, sebbene ancora non conoscesse il potere del terzo membro della Lega del Male, fece lo stesso.

Solo che il suo istinto lavorò meglio di lei, perché inconsciamente creò anche un campo di forza, leggermente diverso da quelli che aveva creato fino ad allora, che isolò completamente il suono.

Purtroppo la protezione fu solo per lei, e vide tutte le persone nella stanza piegarsi con le mani alle orecchie, sofferenti e quasi sbalzati via da un’onda sonora.

Le arrivò a malapena il suono dall’auricolare che la collegava agli altri membri del team ancora senza nome, e si affrettò a toglierlo per non esserne affetta.

Una cosa era certa, non era Shockwave a causare i terremoti, ma evidentemente emetteva suoni tali da mettere KO gli avversari.

La distrazione diede tempo ai suoi colleghi di scappare via. Eryn non sapeva cosa avevano rubato, ma non aveva la minima intenzione di lasciarli andare così facilmente. Voleva catturarli, a ogni costo.

Tolse il campo di forza e controllò velocemente le condizioni di Robin, che era a terra e tremava ad occhi chiusi, stremato.

-Va a prenderli!- le sussurrò, con forza.

-Noi ti raggiungiamo- gli diede man forte Blaire, tenendosi la testa e cercando di mettersi seduta.

-Proteggete gli ostaggi e liberate De Marco- suggerì Eryn, prima di correre in direzione del tetto, sperando davvero di non perderli e cercando di elaborare un piano d’azione.

Poteva prendere l’elicottero e tenerlo giù con la sola forza fisica, ma sicuramente l’avrebbero attaccata e non riusciva ancora a creare campi di forza quando usava altri poteri. Poteva provare a creare un campo di forza attorno all’elicottero, ma non era certa di fermarlo, e poi sarebbe stato davvero troppo grande per lei.

Magari poteva semplicemente distruggere l’elicottero e appiedare così i supercattivi. Ma come distruggerlo abbastanza in fretta? Non era esperta di velivoli e meccanica.

Una cosa era certa, doveva tenerli fermi il più possibile, e doveva approfittare che Disaster King era senza poteri. Se avesse creato un uragano da qualche parte sarebbe stato un bel problema.

Quando raggiunse il tetto, però, Shadow aveva intuito quello che voleva fare, e le comparve da dietro, per fermarla e prendere tempo in modo che gli altri due entrassero sani e salvi nell’elicottero e iniziassero il decollo.

Eryn fu abbastanza rapida a difendersi prima che lui la immobilizzasse, e cercò di spingerlo di lato in modo da raggiungere l’elicottero.

Ogni volta, però, lui le compariva davanti, dimostrando che come ombra era molto più veloce, e capace di prendere scorciatoie davvero convenienti.

Certo che, se non fosse stato cattivo, sarebbe stato davvero un ottimo alleato.

-Lasciaci andare via!- esclamò Shadow, quasi supplicante, comparendole davanti per l’ennesima volta, e difendendosi molto più abilmente dagli attacchi di Eryn, che iniziava a stancarsi e a trovare molto difficile cambiare da un potere all’altro per difendersi.

Alla fine, Shadow ebbe la meglio, e la costrinse sul bordo del tetto, tenendola per la supertuta in modo che non cadesse.

Eryn valutò la situazione. Se si fosse liberata con la superforza sarebbe caduta. L’energia del campo di forza l’avrebbe fatta cadere a sua volta. Non aveva modo di utilizzare la telecinesi per liberarsi, e se anche l’avesse usata per fermare i due supercattivi, ormai pronti al decollo, era probabile che Shadow l’avrebbe buttata di sotto o l’avrebbe distratta. Non sembrava disposto ad uccidere, cosa che una caduta da quell’altezza avrebbe provocato senza ombra di dubbio. Gli occhi del ragazzo, azzurri come il mare, erano concentrati, e tentavano di apparire impassibili, ma Eryn notò che aveva paura, e non per sé stesso, questo era certo. Aveva paura per il suo capo, aveva paura di farle troppo male. Stava solo prendendo tempo, senza temere di essere lasciato indietro.

Davanti a quello spirito di sacrificio, quasi eroico, Eryn fu tentata di rinunciare e attendere.

Ma non poteva permetterlo. Con le armi che avevano preso avrebbero potuto mietere ancora più vittime.

Doveva trovare una soluzione, e in fretta.

Con la coda dell’occhio vide che gli ostaggi stavano uscendo, segno che probabilmente Robin aveva disattivato la bomba con la sua elettricità e che lui e Blaire stavano venendo da lei.

La DIS e le guardie del museo stavano entrando cautamente nell’edificio.

Sia lei che Shadow avevano poco tempo. E la situazione era in pieno stallo.

Se solo Eryn avesse potuto utilizzare due poteri insieme. Ma per quanto ci provasse, sembrava del tutto impossibile.

“Non puoi avere più di un potere per volta, Eryn!” alla mente le arrivò una voce che suonava stranamente simile a Madison, e dallo stesso tono saccente.

E alla ragazza vennero una serie di illuminazioni, una dietro l’altra, che la lasciarono quasi senza fiato.

Non poteva utilizzare più di un potere per volta

I poteri che aveva derivavano dall’infanzia.

Non ne aveva tre, ma quattro.

I quattro poteri che sceglieva sempre da piccola, quando lei e sua sorella giocavano insieme.

E il quarto era perfetto per quella situazione.

Senza neanche pensare, senza farsi due domande e senza mettere in conto le possibili conseguenze se si fosse sbagliata, Eryn si buttò.

Letteralmente.

Tirò un calcio a Shadow, liberandosi dalla sua presa, e cadde dall’edificio.

Si aspettava di ricevere qualche illuminazione divina, o elaborare un pensiero filosofico di un certo livello. O anche semplicemente raggiungere la consapevolezza piena dei propri poteri e dei propri limiti, in tutta calma. Ma il suo unico pensiero, mentre prendeva velocità, fu un immenso urlo pieno di panico, e qualche imprecazione che si lasciò sfuggire a voce alta.

Ma prima di sfracellarsi al suolo e diventare un macinato di carne di supereroe, le intuizioni della ragazza si rivelarono giuste, perché si ritrovò a librare a mezz’aria senza troppo controllo, a metà edificio, trovandosi oltretutto faccia a faccia con Robin, che si fermò di scatto e la guardò a bocca aperta dalla finestra.

Eryn fece cenno a lui e Blaire di raggiungerla sul tetto, e provò a riprendere quota, proprio mentre l’elicottero iniziava a spiccare il volo.

Riuscì a regolarsi abbastanza in fretta, ma per il momento il volo sembrava il potere più difficile da controllare, e si sentiva sbalzare via.

Quando arrivò a portata di vista dei ragazzi in elicottero, poté giurare di vedere Shadow tirare un sospiro di sollievo, ma non ebbe tempo di pensarci, perché senza esitazioni, Disaster King le puntò una pistola contro e iniziò a sparare.

Eryn riuscì ad evitare ogni proiettile, e cercò di aggrapparsi al carrello.

Quando stava per riuscirci, però, sentì un dolore acuto al polpaccio, e una tremenda sensazione di impotenza improvvisa, e vertigini.

Cadde prima di riuscire ad afferrare l’elicottero, e i criminali divennero in fretta dei puntini all’orizzonte, mentre la ragazza atterrava priva di poteri dritta tra le braccia di Robin, che la afferrò al volo, accorso nel tetto proprio in quel momento.

Guardandosi intorno, Eryn scorse in fretta l’origine del proiettile blocca poteri che le aveva appena colpito la gamba.

Un cecchino della DIS, appena accorso sul posto, l’aveva presa di mira e colpita in pieno dal terreno, e ora cercava un luogo migliore per prendere anche Robin e Blaire.

-Ti sei persa questo- Robin le porse con cautela l’auricolare. Era leggermente tremante, e non faceva il gradasso. Era per caso successo qualcosa?

Eryn si affrettò ad infilarlo all’orecchio.

-Cosa diavolo ti è saltato in mente?! Come hai potuto buttarti così?! Giuro che la prossima volta che tu o tuo fratello vi dimenticate degli auricolari ve li impianto sui timpani!- la rimproverò immediatamente Pat, il tono velato di panico e rabbia.

Eryn non credeva che lo avrebbe mai sentito parlare così.

-Scusa, non mi sono resa conto. Volevo fermarli- cercò di giustificarsi, in un sussurro.

-Questo non giustifica…!- cominciò ad obiettare Patrick, ma venne interrotto da Robin, che stringeva la sorella con fare protettivo, mentre si guardava intorno.

-Possiamo parlarne dopo? Pat, come usciamo? La zona è piena di guardie!- fece notare a tutti, in tono concitato e sbrigativo.

Eryn apprezzò che la salvasse dalla predica, anche se sapeva che era solo rimandata.

-Non è finita qui. Eryn, non riesci ad usare i poteri, giusto?- chiese Pat, dopo essersi schiarito la voce che tornò professionale e concentrata.

Eryn provò a creare un campo di forza intorno a loro tre, ma non ci riuscì.

-Un proiettile blocca poteri mi ha preso la gamba. Li avevo in pugno, accidenti!- esclamò, stringendo i pugni.

-La DIS ti ha preso per una di loro. Sono così stupidi!- esclamò Robin, furioso, calciando una bottiglietta di plastica che raggiunse delle attrezzature che probabilmente erano cadute ai malviventi. Corse a controllarne il contenuto.

-Se solo sapessero che vogliamo solo aiutare. Forse ci lascerebbero andare- rifletté Blaire, un po’ tra sé, controllando la gamba di Eryn.

-Stanno arrivando, e dubito ci andranno leggeri. Abbiamo bisogno di una distrazione- commentò Pat, all’orecchio dei tre ragazzi.

-Come lo sai?- chiese Eryn, che non aveva la più pallida idea di come Pat, dal suo ufficio dall’altra parte della città, potesse avere così chiara la situazione.

-I Fontaine stanno riprendendo tutto. Siete in diretta su Super News, anche se non so per quanto ancora. La DIS non approva fughe di notizi simili- le mise al corrente Pat.

Eryn alzò lo sguardo e notò che parecchie telecamere erano puntate su di lei, e un elicottero dello studio televisivo li sorvolava, un po’ distante ma chiaramente visibile.

-Non hanno lasciato molto. C’è un megafono, qualche maschera e delle pistole scariche- Robin portò il materiale rimasto indietro a Eryn, e lo annunciò a Pat.

-Blaire potrebbe mimetizzarsi, e Robin potrebbe correre, ma Eryn è ferita e indietro, non so quanto potrebbe rallentarti se la portassi appresso- cominciò ad osservare Pat, preoccupato.

-Non ho mai provato a portare qualcuno, ma posso provarci. Ma non possiamo lasciare Ladysguise da sola! Se hanno accesso a tutti i piani e alle telecamere la beccheranno di sicuro!- si infiammò Robin, protettivo verso la nuova amica. 

-Posso farcela. Potrei diventare una bambina e infilarmi nel condotto. Tu pensa a portare fuori Er… lei, la ferita non è profonda ma il proiettile ha colpito in pieno ed è fuori gioco per parecchio tempo- obiettò Blaire, un po’ incerta ma determinata a fare il suo lavoro.

Eryn, mentre tutti parlavano, proponevano e andavano da una parte all’altra del tetto, agì e basta.

Prese il megafono, si alzò in piedi con qualche difficoltà, e si avvicinò il più possibile all’elicottero di Super News e alle telecamere.

-Non so cosa stiate dicendo di noi in questo momento, e non mi interessa! Oggi, in questo museo, un gruppo conosciuto come la Lega del Male ha attaccato l’edificio e preso ostaggi. Io e il mio gruppo siamo venuti ad impedirlo!- iniziò a dire, o meglio, a urlare nel megafono, cercando di essere più chiara e più esplicativa possibile. Non credeva che la DIS avrebbe accettato di buon grado quello che aveva da dire, ma non le importava. Non era alla DIS che si stava rivolgendo, né ai giornalisti.

Blaire e Robin le si avvicinarono, confusi e un po’ preoccupati per lei.

-Cosa stai…?- le sussurrò Pat all’orecchio, temendo di venire sentito dal megafono.

-Mi rivolgo a tutti quelli che osservano le notizie terrorizzati dalla fuga di poteri, tutti i piccoli cittadini, con poteri e senza, che temono la Lega del Male e gli attacchi isolati. Noi vi salveremo. La DIS non lo impedirà, la Lega del Male non ci fermerà. Noi siamo i nuovi protettori della città. I nuovi supereroi. E proteggeremo ognuno di voi, senza distinzioni, senza guadagno e senza aiuto, perché è giusto, e perché tutti voi ne avete bisogno. Ladysguise, Bolt Boy e Quadriforce- si diede il nome di getto, senza neanche pensarci. Le sembrava semplicemente perfetto.

-E siamo l’Outlaw Team!- annunciò poi, ottenendo una discreta approvazione dei suoi due compagni, soprattutto Blaire che le diede una pacca sulla spalla, e annuì con vigore.

Fu davvero felice di essere riuscita a concludere con effetto, perché cinque secondi dopo le porte del tetto vennero sfondate, e la DIS e le guardie iniziarono a circondarli, con le pistole puntate, pronti a sparare.

In effetti fare un discorso di speranza senza un piano non era proprio l’idea migliore del mondo. Dire al mondo che nulla poteva fermarli e venire fermati cinque secondi dopo non era esattamente una buona pubblicità, ma Eryn sperava che il suo discorso avrebbe attirato qualche nuovo supereroe desideroso di giustizia, o fatto indietreggiare la DIS.

Non si aspettava che avrebbe ispirato anche Robin, che prese Eryn e Blaire per le braccia, e corse velocemente oltre le guardie, prima che potessero rendersi conto di qualsiasi cosa.

Quando si fermò, Eryn era completamente scombussolata, e la coda alta si era sfatta quasi del tutto.

-Cosa… come… che…?- iniziò a balbettare. Il suo cervello non sembrava volersi collegare alla sua bocca.

Il mondo intorno a lei vorticava.

-Era meglio la moto- commentò Blaire, crollando in ginocchio, provata.

Erano in una stanza buia e molto piccola, ma nessuno sembrava averli scovati.

-Scusate, mi ha preso il panico. Vi ho detto che non avevo mai provato a portare qualcuno prima. State bene? Qualche colpo di frusta?- chiese Robin, controllando entrambe le ragazze.

-Dove siete, ragazzi?- chiese Pat, confuso.

-Stanzino del penultimo piano, zona est… spero- rispose Robin, riprendendo fiato -Non riesco a portarle entrambe via- aggiunse poi, quasi tra sé.

-Blaire, mimetizzati. Appena arrivano le guardie esci di soppiatto e unisciti a loro. Stanno correndo da una parte all’altra per sigillare le uscite. Resta con loro per un po’, poi appena sei fuori corri via e mimetizzati con i curiosi, ma non essere te stessa. Non ti troveranno mai in mezzo alla folla- suggerì Pat a Blaire, che annuì.

-Okay- la ragazza si avvicinò alla porta e si mise in ascolto.

Robin non sembrava molto convinto del piano, ma rimase in silenzio.

-Robin, tu prendi Eryn e corri all’uscita est. Più veloce che puoi. Devi allontanarti dall’edificio, e dovete farlo immediatamente, prima che blocchino le uscite con troppe guardie. Cerca di non farti colpire- incoraggiò poi Pat.

-Farò del mio meglio- Robin prese la sorella di peso, con un po’ di difficoltà, dato che sebbene abbastanza forte, era pur sempre un ragazzino.

-Buona fortuna, ragazzi. Ci vediamo al quartier generale- Blaire sorrise, con le lacrime agli occhi, ma cercando di restare ottimista.

-Sii prudente!- si premurò Robin, preoccupato, prima di correre via.

Inizialmente si mantenne abbastanza lento, almeno rispetto ai suoi standard e rispetto allo scatto di prima, ma quando incontrarono il primo gruppetto della DIS, ritornò a sfrecciare. Eryn si aggrappò stretta, sperando che finisse presto, come se stesse in un sogno senza riuscire a svegliarsi del tutto.

Poi, quando finalmente vide la luce del giorno, cadde a terra, e il mondo smise di vorticare.

Sentì Robin lamentarsi e cadere oltre di lei, e si rese conto che era stato colpito, e che erano completamente finiti.

Entrambi senza poteri, circondati da almeno cinque guardie che si fecero sempre più a fuoco davanti a lei, e sempre più minacciose.

Eryn sperò che almeno Blaire si salvasse. Se lo meritava.

Almeno dopo il fiasco dell’Outlaw Team si sarebbe potuta fare una vita e non finire a marcire.

Quando però sembrava Game Over, ed Eryn stava già iniziando ad alzare le mani per arrendersi, sotto tiro di pistole che non facevano solo un graffietto, le guardie iniziarono ad indietreggiare, spaventate da qualcosa alle spalle dei ragazzi.

I fratelli si girarono, per trovarsi davanti una decina di cani, grandi, piccoli, grassi, magri, ma soprattutto minacciosi che digrignavano i denti e non sembravano avere istinti amichevoli.

Il più piccolo e carino dei cani, colore bianco panna, si avvicinò a Eryn e le leccò la faccia, per poi superarla e mettersi a protezione dei due ragazzi, contro le guardie che non sapevano esattamente come comportarsi, e chiedevano rinforzi, all’erta.

Eryn era talmente stordita dalla velocità che pensò di avere le allucinazioni, anche se la bava sulla sua guancia dimostrava il contrario.

Robin, però, era del tutto lucido.

-Vieni, Quadriforce, approfittiamo della distrazione. Dove hai messo la moto?- le chiese, prendendola per un polso e trascinandola appresso a sé.

-Verso l’entrata principale- rispose Eryn, frastornata.

-La puoi guidare?- chiese Robin, molto più in sé.

Eryn annuì, anche se non ne era convinta. Robin però non aveva la patente.

-Non farci andare a sbattere- si fece assicurare Robin, mentre arrivavano davanti alla moto, che era stata sollevata e parcheggiata da una davvero premurosa Blaire.

Eryn si sentiva più sveglia, e si mise su in fretta, seguita dal fratellino. I cani continuavano a scortarli, ma si fermarono quando li videro sfrecciare via.

Prima di sparire nel traffico, però, mentre controllava che nessuno la seguisse, Eryn notò un ragazzo sui venticinque o ventisei anni, che la guardava con un sorrisino ammirato, e le fece un discreto occhiolino. Accarezzava il cagnolino adorabile che le aveva leccato la guancia.

Quadriforce si segnò l’informazione, e con il pericolo alle spalle, iniziò a riflettere su quello che era successo.

Non aveva catturato i criminali, ma non aveva neanche permesso loro di rubare tutto quello che volevano. E non si era fatta catturare.

E ora le persone sapevano della loro esistenza.

Certo, non era una vittoria, ma non era neanche una sconfitta. 

Un pareggio con la Lega del Male, che però sarebbe stato l’ultimo.

Dopotutto, aveva scoperto un nuovo potere. E aveva intenzione di utilizzarlo al meglio.

 

Shadow era appoggiato sulla balaustra del terrazzo posizionato in cima all’edificio abbandonato che da settimane lui e il resto della lega del male usavano come quartier generale.

E fissava l’orizzonte con sguardo assorto e triste. Il freddo della notte non gli impediva di restare lì da ore, ormai, cercando di dimenticare il terrore che lo aveva investito quando si era ritrovato a fissare una ragazza buttarsi dal tetto del museo delle armi e dei supereroi.

Se non avesse scoperto di saper volare sarebbe morta, e sarebbe stata tutta colpa sua. Non riusciva neanche a immaginare di vivere con una consapevolezza simile.

-Eccoti, finalmente. Ti ho cercato ovunque. Abbiamo una nuova recluta piena di informazioni davvero interessanti e non indovinerai mai chi è- una voce che avrebbe riconosciuto tra mille, stranamente gioviale nonostante la sconfitta di quel giorno, lo distolse dai suoi pensieri, e lo fece irrigidire inconsapevolmente.

-Chi?- chiese, distrattamente, continuando a fissare l’orizzonte ma non vedendo altro che lo sguardo di Quadriforce quando si era buttata. Terrorizzato ma pieno di speranza nonostante la possibilità che sarebbe morta. Quanto coraggio si poteva avere per fare una cosa del genere? Shadow lo considerava impossibile.

-Sei ancora imbronciato per questo pomeriggio? Suvvia, siamo comunque riusciti a scappare, e abbiamo rubato qualche bomba di Belabed. Se sapessi i piani che ho in mente al riguardo- Disaster King, il ragazzo al quale apparteneva la voce, gli si avvicinò e si sedette sulla balaustra. Era molto più basso di Shadow, quindi doveva compensare come poteva. E poi voleva guardarlo in faccia.

Anche se lui non sembrava averne la minima intenzione, e tenne lo sguardo basso.

-Si può sapere che ti prende? Stai diventando sempre più spaventato da quando abbiamo i poteri. Dovrebbero dare l’effetto opposto. Siamo invincibili!- il capo gli prese il mento e lo sollevò verso di lui, per obbligarlo a guardarlo negli occhi.

Shadow sostenne il suo sguardo, e accennò un triste e sofferto sorriso.

-Non sono i poteri a spaventarmi- obiettò, in un sussurro.

Disaster King piegò la testa.

-E allora cosa? È perché ti do meno attenzioni? O forse hai paura per me perché abbiamo iniziato la caccia ai pesci grandi? Sei carino a preoccuparti, ma con i nostri poteri non ci prenderanno mai- provò a rassicurarlo, mostrando un’espressione che solo Shadow conosceva. I suoi occhi verdi preservavano ancora una traccia di calore, ma solo ed esclusivamente quando guardavano lui, ormai, e in momenti sempre più sporadici.

Shadow non sapeva come rispondere, non sapeva come mettere a parole i centinaia di dubbi e paure che iniziava ad avere. Sapeva che se avesse commentato qualsiasi cosa su Quadriforce, Disaster King si sarebbe infastidito, e probabilmente le avrebbe dato la caccia ancora di più. E allo stesso tempo avrebbe voluto aggrapparsi alla speranza che fosse ancora in grado di far ragionare il suo più vecchio amico.

Alla fine scosse la testa, e ampliò il sorriso, che non riuscì comunque a raggiungere gli occhi.

-Hai ragione, mi preoccupo troppo. Lo scontro di oggi mi ha frastornato, probabilmente. Potremmo tenere un basso profilo per un paio di giorni?- chiese, in tono casuale, scansando il mento ma prendendo la mano dell’amico tra le sue, speranzoso.

Disaster King storse il naso, leggermente infastidito, poi alzò gli occhi al cielo, e annuì. 

-Va bene. Abbiamo quello che ci serve, per il momento. E poi ho in mente una sorpresa per il tuo compleanno. Sono sicuro che ti piacerà- Disaster King scese dal muretto, e gli prese il polso per provare a trascinarlo dentro, tornando sorridente.

Erano rari i suoi momenti di allegria, e Shadow cercava di preservarli il più a lungo possibile, come pietre preziose.

Lo seguì.

-Allora, chi è la nuova recluta?- chiese, iniziando ad incuriosirsi.

-Blady!- disse per tutta risposta una ragazzina mascherata, spuntando dal nulla e dando prova che li aspettava appena dentro e probabilmente aveva ascoltato sprazzi della loro conversazione. 

Aveva una tuta da ginnastica nera e attillata, codini biondi, e due lame in mano, che roteava tra le dita con maestria.

-Un nome come Bloody non dovrebbe avere una tuta rossa?- osservò Shadow, prendendola subito in antipatia, e scansando il braccio dalla presa di Disaster King, che gli lanciò un’occhiata ma non diede segno di esserne infastidito.

-Blady! Blade, lama! Non Blood, sangue! Stupido!- si lamentò lei, facendo comparire dal nulla diverse lame, e trasformando la punta del naso in un coltellino svizzero.

-Come possiamo fidarci di te?- chiese Shadow, per niente convinto. Soprattutto visto che la ragazzina sembrava andare al liceo, ed aveva qualcosa di familiare.

-Semplice. Sono Drusilla De Marco…- la ragazzina si tolse la maschera, rivelando il giovane volto della sedicenne -… e poi ho portato un regalo al mitico Disaster King- fece un occhiolino al ragazzo, con fare flirtante. Shadow si spiegò il buonumore improvviso del capo.

-Che regalo?- chiese, ancora molto poco convinto.

-Shockwave!- chiamò Blady, per tutta risposta. 

Il terzo membro originale della lega del male arrivò in tutta fretta trascinando una figura coperta da un mantello nero, che venne fatta inginocchiare di peso davanti a Shadow.

-Ti presento The Giver! Dona i superpoteri, e ci ha resi così. Mio padre voleva…- fece il gesto di una pistola contro la tempia -… ma ho pensato che avrei potuto farvi un regalo per farmi ammettere nel team. Ho sempre voluto avere poteri e portare il caos in questa cittadina noiosa- spiegò, allegra. Una bambina che non capiva assolutamente cosa significasse entrare in un’associazione. O una psicopatica con manie di grandezza che voleva sempre e sempre di più, nonostante fosse cresciuta avendo tutto quanto.

-Allora, che dici?- chiese Disaster King, mettendogli una mano sulla spalla con fare incoraggiante.

Shadow avrebbe volentieri obiettato che la sua opinione non contava un fico secco, dato che l’amico avrebbe sempre fatto quello che voleva, ma non ne aveva il coraggio.

Annuì.

-Ottimo. Se il gruppo si espande sarà più facile ottenere tutto quello che vogliamo- rispose, indifferente, senza alterazioni vocali evidenti.

Disaster King non si rese conto del suo sconforto.

-Avremo tutto quello che abbiamo sempre voluto!- esclamò, stringendogli la spalla e sorridendo freddo e malefico. 

Shadow sentiva un fastidio alla bocca dello stomaco, ma seppellì tutto in profondità. Seppellì i dubbi, le incertezze, le paure. E si aggrappò all’affetto, alla lealtà, alle promesse che aveva fatto al ragazzo accanto a lui.

Non l’avrebbe mai abbandonato. Sotto quella cattiveria c’era ancora il bambino sorridente che gli aveva salvato la vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Okay… questo capitolo è stato tosto. Non so proprio scrivere le scene di combattimento.

Ma… ma… ma… ne vado anche abbastanza orgogliosa.

E poi compaiono meglio Shadow e Disaster King. La loro dinamica è una di quelle che trovo più interessanti da scrivere.

Vorrei dire qualcosa del tipo “scusate se ho pubblicato in ritardo” ma è passato poco più di un mese perciò sono soddisfatta di aver pubblicato così in fretta.

Also, ho progettato fino al capitolo 30, circa, e credo che la storia potrebbe arrivare a una cinquantina di capitoli. Ma non so.

Spero che il capitolo vi piaccia, sono davvero curiosa di sapere le vostre opinioni sui personaggi, le situazioni, i nomi, la storia in generale, l’odio che avete tutti per Madison (sebbene non sia comparsa neanche di striscio in questo capitolo) eccetera.

Spero di avere degli aggiornamenti più rapidi, anche se dipende anche da voi.

Un bacione e alla prossima :-*

   
 
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