Libri > His Dark Materials
Segui la storia  |       
Autore: LordLunaPuff    21/10/2019    0 recensioni
Balthamos e Baruch forse non sono così differenti, anche se uno è un angelo candido e gelido e l'altro è un uomo dai capelli neri con la pelle infuocata da Rah. Una piccola pedina in una guerra cosmica e il figlio reietto di uno dei primi sovrani del mondo umano, sono entrambi sulle sponde del Nilo una notte: alle spalle una fuga, negli occhi la curiosità e nel cuore il coraggio che cambierà per sempre l'esistenza di entrambi.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Balthamos, Baruch, Nuovo Personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

L'immagine non è mia, l'ho trovata come wallpaper è non ho a chi dare crediti, scusate. Balthamos lo immagino proprio così. 

 

 

Enoch si era informato e aveva scoperto che i sacerdoti del Dio degli eserciti scendevano dal loro santuario sui monti una volta ogni luna e così quattro settimane dopo fece in modo di essere di nuovo nella piazza del mercato, di buon ora... Si mise a bighellonare, aspettando che arrivasse qualcuno. Proprio nel momento in cui c'era più gente ad affaccendarsi tra i venditori di stuoie intrecciate e di mele, ecco che l'uomo dell'altra volta salì su un vecchio tronco che era lì e iniziò a parlare. Qualcuno si fermò ad ascoltarlo, molti altri lo ignoravano, il ragazzo gli si avvicinò in silenzio e rimase lì durante tutto il suo sermone. Quando infine il vecchio barbuto scese dal ceppo alcuni di quelli che erano ancora lì intorno gli fecero qualche domanda, ma Enoch rimase ancora in silenzio e in disparte, fino a quando quello non fece per andarsene.
-Aspetti!- Fece un passo in avanti.
L'uomo anziano si voltò nuovamente, vedendo quel ragazzino, un ragazzino che non aveva ancora la barba, con dei bei vestiti, i capelli nerissimi folti e forti.
-Dimmi pure.
-Io... l'avevo sentita anche l'altra volta, sa?- iniziò, un poco imbarazzato.
-Mi fa piacere. Tu sei il figlio del faraone, vero?-
Enoch annuì e basta. L'uomo sembrò capire che il ragazzo, che lo stava fissando senza dire null'altro, avesse bisogno di più tempo, quindi si sedette sul ceppo, non più svettando sulla folla che nel frattempo aveva ripreso i propri affari, ma creando un'isola lì in mezzo, nella quale il ragazzo si sentì subito accolto. Accolto e capito. Era così che si sentiva Baruch quando gli insegnanti rispondevano alle sue domande? Era piacevole, ma anche spaventoso perché in realtà Enoch non sapeva bene cosa si potesse chiedere, non era mai stato molto spigliato in questo genere di cose.
-Io la ho sentita dire delle cose su cosa si può o non può fare...
-Non sono io a dirlo, ragazzo, ho riferito quanto ci ha raccontato Dio.
-Sì be'... comunque- continuò il ragazzo -pensavo, quelle cose sono necessarie per compiacere il Dio degli Eserciti, giusto?
Il vecchio annuì.
Enoch tirò il fiato: -Ma se uno non le segue?
-Ragazzo- l'uomo gli mise una mano sulla spalla -senti di avere un qualche desiderio immondo e contrario al volere di Dio forse? Non temere, se pregherai lui ti salverà dalla tentazione.
-No, no!- Enoch annuì... -Cioè... a volte ho guardato delle ragazze senza sapere se fossero sposate, ma... è stato solo un pensiero... e non lo farei mai se poi lo fossero davvero!
Il vecchio sollevò gli occhi al cielo e parlò con voce piena di ispirazione -che Adonai possa aiutarti a mantenere sempre saldo questo proposito.
-Grazie!- Enoch chinò il capo per ricevere la benedizione e l'uomo gli toccò la fronte un attimo per dare maggior enfasi alle proprie parole.
-Comunque, ecco...- Ricominciò il dodicenne -Sono più preoccupato per mio fratello. E perché poi penso che se lui dovesse dimostrarsi empio anche tutto il nostro regno potrebbe risentirne, se un giorno dovessimo andare in guerra.
L'anziano uomo lo guardò con gravità.
-Capisco- disse solo.
Enoch si stava torturato il labbro con nervosismo -Quindi, appunto, volevo chiedere cosa potrebbe succedere se uno dovesse compiere atti abominevoli- Abbassò la testa nel dirlo, sfuggendo lo sguardo dell'altro. Si sentiva un poco in colpa perché stava praticamente spettegolando sulla sua stessa famiglia, ma dopotutto mantenere benevoli gli Dei verso l'Alto Egitto non era più importante di tutto?
-Non è bene per la propria anima- disse il vecchio.
-Ah- Enoch annuì -e basta?
L'uomo lo guardò per un attimo, con estrema serietà, quasi lo stesse soppesando e il ragazzo non disse nulla, aspettando di sapere cosa sarebbe successo. Poi quello gli sorrise con dolcezza:
-Perché non lo chiedi direttamente a Lui?
-A lui? Lui chi?
-A Dio, figliolo.
Enoch lo guardò con gli occhi vacui, senza capire: -E come potrebbe essere possibile?
L'anziano sorrise: -Seguimi- disse solo.
Si alzò in piedi e senza più parlare si avviò tra la folla. Enoch rimase un attimo immobile, ancora perplesso da quelle ultime parole, ma poi si affrettò dietro di lui prima che sparisse.
Non si dissero più una sola parola, ma camminarono a lungo. Uscirono dalla città e si avviarono sul terreno sabbioso e asciutto. Enoch non seppe per quanto proseguirono e perse il conto delle volte che stava quasi per risolversi a tornare indietro. Era stato uno stupido a seguirlo? Non era poi pericoloso stare con quel vecchio lì dove non c'era nessuno? Certo, era un uomo religioso e a logica non avrebbe dovuto fargli nulla di male, tuttavia...
Infine il sacerdote si fermò davanti ad una parete di roccia.
Enoch lo guardò interrogativo, ma quello guardava dritto davanti a sé, gli occhi fissi, aperti.
Poi parlò con voce spiritata e stentorea: -Oh Yahve Adonai, mio unico Padrone, ti prego di accogliere questo ragazzo al tuo cospetto! Rivelati, noi ti supplichiamo!
-Cosa?- Chiese Enoch, stupito, continuando a guardarlo senza essere ricambiato. Provò a osservare dove stava fissando il sacerdote, ma c'era solo roccia...
E poi apparve.
Era... Era lì?
Un Dio?
Il ragazzo cadde in ginocchio, sgomento.
Era...
Sembrava simile ad un uomo, ma era fatto di luce. Sfavillava. Aveva i capelli color della Luna e la barba, il volto segnato dalle rughe e due grandi ali che gli partivano dalla schiena.
-Mio Signore...- sospirò Enoch chinando il capo fino a terra umilmente.
-Chi è?- Chiese. La voce era strana, non sembrava come le altre voci, vibrava nell'anima invece che nelle orecchie.
-Adonai, questo è il figlio del Faraone, ha delle domande per te e ho pensato...
-Guardami, ragazzo- Disse la voce.
Enoch tentennò un attimo, poi sollevò il volto verso quell'essere sovrannaturale.
Faceva quasi male agli occhi guardarlo tanto era luminoso... Ma cercò di sostenerne la vista come ordinato.
-Adonai- disse, ripetendo quanto aveva udito -Io sono onoratissimo che hai voluto parlarmi. Io volevo...
-So cosa vuoi- disse la voce zittendolo. Veniva dal Dio ma non aveva mosso la bocca per parlare.
Si stava avvicinando. I suoi occhi lo scavavano in modo quasi doloroso, come se potesse leggere tutto di lui. Enoch tremò, ma non si mosse, lì in ginocchio, mentre l'essere divino si avvicinava ancora. Gli prese il volto tra due dita.
Era stranamente freddo. Il ragazzo avrebbe pensato che scottasse come il fuoco visto che emetteva luce, invece la sua pelle era fresca come un torrente.
-Uhm... sì... sangue caldo, cuore tormentato- Disse il Dio -Vuoi distruggere tuo fratello.
-No!- Esclamò il ragazzo -no, non voglio distruggerlo, solo...
-Non mentirmi- la voce era suonata più dura, quasi irata -Io posso vedere il tuo cuore. Tu vuoi il potere, vuoi l'attenzione di tutti, vuoi che chiunque ti veda dica “ecco, è Lui, il famoso Enoch che tutti amiamo”. E per questo hai solo un ostacolo. O almeno credi tu.
Il Dio gli lasciò andare il volto e si allontanò di un paio di passi prima di parlare ancora:
-Mi piaci, umano, hai un buon temperamento e sei determinato e spietato. Io posso aiutarti a liberarti da qualunque ostacolo. Donami la tua vita e la renderò grandiosa. Non solo realizzerò i tuoi sogni più arditi, ma posso portarti ben oltre, dove non puoi neanche immaginare. In vita e dopo la vita. Posso renderti immortale. Posso farti regnare su pianeti interi...
Gli occhi del ragazzo brillavano di quella luce ultraterrena che si rifletteva dal Dio.
-Come? Perché?- sospirò, stralunato, esaltato da quelle parole inebrianti.
-Perché io posso- Il Dio aveva allargato le braccia e le ali, enormi e bianchissime, mostrandosi in tutta la sua imponenza -E perché voglio che la tua razza combatta per me e tu mi aiuterai in questo.
-Certo! Farò qualunque cosa, sono un vostro umile servitore.
-No- il Dio rise -Non mentirmi ti ho detto, tu non sei umile. Ma va bene, sei un re, è normale.
Enoch arrossì -Io non sono un re.
-Oh, sì, lo sei- il Dio sorrise -o lo sarai molto molto presto, devi solo giurare...
Il ragazzo spalancò gli occhi, tremava, ma non di paura, di esaltazione: -Cosa devo giurare?
Le ali vibrarono e la voce suonò forte e potente: -Di appartenermi. Di dedicarmi la tua esistenza e la tua anima. Di non avere altro Dio all'infuori di me.
-Lo giuro! Lo giuro! Lo giuro!- disse Enoch, con voce piena di gioia.
Una mano fredda gli si era posata di nuovo sul capo, in una carezza gentile tra i capelli.
-Oggi, adesso, tu rinasci come mio servitore devoto con il nome di Metatron.
Un attimo dopo il Dio era sparito.
Il ragazzo sbatté le palpebre. Si guardò intorno.
Il vecchio sacerdote era ancora lì e lo guardava. Intorno a loro l'aria era immobile, il sole stava calando e la roccia e la sabbia sembravano infuocate.
-Io...- iniziò il ragazzo senza sapere cosa dire, ancora frastornato da quella apparizione.
-Tu...- disse l'uomo -ragazzo, il dono che ti ha fatto... Spero che tu ne sia degno.
-Già...- Balbettò -Ma cosa...
-Vai ora!- Disse il vecchio -Vai, prima che faccia buio!
Metatron si girò e iniziò a correre.
Corse a perdifiato fino alla città e quando arrivò al palazzo il Sole era già calato. Entrò e si accasciò contro il muro, cercando di riprendere a respirare regolarmente.
Aveva davvero parlato con... O aveva sognato? Poi lo sentì: suono di pianti.
Un brivido gli attraversò la spina dorsale. Si portò una mano alla bocca, sgomento, immaginando già cosa potesse essere successo.
Non era... non era quello che aveva voluto, non era quello! Pensò, spaventato. Era stata colpa sua, vero? Eppure glielo aveva detto al Dio che non voleva distruggere suo fratello, ma solo...
Baruch comparve in cima al corridoio. Allora non era... morto?!
Per un attimo si sentì sollevato ma quei pianti... Che stava succedendo?
Anche Baruch aveva il volto rigato di lacrime.
-Sei qui!- gli disse fissandolo, l'espressione stravolta -Oh Enoch...- Gli corse incontro, e lo abbracciò.
Iniziò a singhiozzare sulla sua spalla. Metatron era rimasto immobile, rigido, senza sapere cosa dire o pensare.
-E' morto!- Stava mormorando il fratello tra i singhiozzi -papà è morto!

 

-unununununununununun-

 

Balthamos stava cadendo.
Certo, avrebbe potuto rifiutare l'abbraccio della gravità, se davvero avesse voluto, dopotutto aveva le ali, o una qualche loro versione metaforica, però non voleva, o non ci riusciva, o non ne aveva le forze. Continuò a cadere.
L'aria era tagliente. Faceva male... Ma che importanza aveva oramai?
Nulla aveva importanza oramai.
Eccomi, eccomi, aria... trafiggimi pure. A che serve vivere da schiavo? A che serve vivere nell'ignoranza e nella falsità? Meglio svanire, dunque. Meglio svanire che stare senza di lui.
Perché pensarci ancora? Quelli come lui hanno portato la rovina della nostra specie e forse degli universi tutti... E' il nemico!
...Ma come sono stati dolci i suoi baci.
Le stelle erano lontane nel cielo, l'aria scura e fredda. Dura contro il suo corpo, fischiava mentre vi cadeva in mezzo.
E poi l'impatto con la terra. No, non con la terra, con l'acqua.
C'era dell'acqua.
Balthamos si sentì affondare un po', e poi la corrente lo spinse in superficie. Sputò. Aveva ingoiato.
Sputò solo l'indispensabile, poi ritornò immobile.
Non stava più cadendo ma galleggiando. La corrente lo stava portando via.
Era un'acqua in movimento tra due sponde verdi di canne. Balthamos la lasciò fare.
Dove mi vuoi condurre acqua? Portami nell'oblio...
Un fruscio. Un...
Balthamos gridò.
Un mostro!
-Ahhhh!!- aveva gridato di paura.
C'era un grosso mostro verde, con una lunga bocca piena di denti, che stava tentando di azzannarlo. Non lo aveva visto, confuso tra le canne, e...
-Aha!- Il mostro gli aveva addentato un'ala. Balthamos si era dimenato, cercando di liberarsi, ma il mostro aveva stretto i denti fino a spezzargliela.
-Ahhhhiii!- Aveva gridato ancora, questa volta di dolore.
L'essere aveva aperto di nuovo le sue enormi fauci e...
Balthamos chiuse gli occhi, preparandosi ad essere dilaniato da quei denti. Va bene, non mi interessa vivere...
Ma non successe. Sentì un rumore di un colpo e...
Aprì gli occhi.
Un altro essere aveva attaccato il mostro verde. Lo aveva colpito in mezzo agli occhi con un grosso palo.
Balthamos lo fissò.
Il suo salvatore era una di quelle creature strane, fatte di due materie. Aveva due braccia, con cui teneva ancora il palo di legno, il petto largo pieno d'aria e due gambe, coperte in gran parte da uno strato sottile di qualcosa di inanimato. Il suo corpo era color della terra e sembrava altrettanto solido, i capelli neri, lunghi fino alle spalle, e dello stesso colore un piccolo ciuffo al centro del mento, ma i suoi occhi erano... Neri anch'essi a ben guardare, eppure sembravano risplendere nel buio come due stelle.
-Posso...- gli allungò un braccio e dopo un momento Balthamos capì e lo afferrò. La sua pelle era calda sotto le dita. L'entità si strinse a lui e fu trascinato in un attimo fuori dall'acqua, sul terreno fangoso. La mani si separarono subito.
L'altro restò fermo, Balthamos percepì che lo osservava pieno di curiosità, stupore e ammirazione, ma anche una certa diffidenza. Ricambiò il suo sguardo senza sapere cosa dire. Quegli esseri... Aveva avuto modo di incontrarne qualcuno, qualcuno lo aveva affrontato in battaglia: erano forti come un tornado, ma stolti come una pietra e morivano prima di aver anche solo il tempo di guardarsi intorno, figuriamoci imparare qualcosa. Tuttavia meritava almeno un ringraziamento.
-Credo di doverti la vita, umano.
-Sì be', devi fare attenzione ai coccodrilli, non sono amichevoli.
Balthamos intanto provò a ripulirsi almeno un po' dal fango, ma una fitta di dolore lo fece gridare.
-Ahhh.
-Ma sei ferito!
L'essere gli era venuto vicino e Balthamos non aveva saputo che fare. Si era tastato delicatamente l'ala, cercando di capire cosa fosse successo.
-Temo si sia spezzata.
L'altro fu pieno di una compassione e preoccupazione che quasi lo investirono per la loro pura potenza.
-Ti fa male?
Perché era ancora lì quell'umano? Perché gli importava?
-Chi sei?
-Il mio nome è Baruch, sono un mercante. Voglio aiutarti.
-Sì, lo vedo, ma perché?
L'essere si strinse nelle spalle -ho sentito qualcuno gridare e sono subito accorso... e ho trovato un Dio...- si guardò intorno -Un Dio ferito... sulla mia strada. Ha dell'incredibile!
-Un Dio? E' così che ci chiamate?
Baruch sembrò farsi più diffidente: -Perché, come vuoi essere appellato?
-Il mio nome è Balthamos- aveva risposto l'entità. Non che fosse molto importante come lo chiamasse quell'essere.
-Balthamos e basta? Niente signore di tutte le cose? Terrore dei mondi o cose così?
-Mi chiamo solo Balthamos.
L'altro sorrise: -Be' meglio così.
Non c'era più molto da dirsi. Balthamos aveva ringraziato l'essere e provò ad andarsene, ma mentre si muoveva, anche se era solo un passo, non riuscì a trattenere un lamento sommesso. Faceva male, accidenti!
-Ehi, ehi, se stai male...- Era ancora lì quell'essere? -Forse è meglio che stai attento. Se... ecco, se posso fare qualcosa...
-Che cosa mai potresti fare per me?- Chiese, orgogliosamente.
Va be', gli aveva appena salvato la vita in effetti... ma era stato solo un momento. Era pur sempre una creatura senza senno.
-Vuoi venire al nostro accampamento? Abbiamo cibo e acqua pulita e del fuoco. Posso lasciarti il mio letto finché non sei guarito.
Balthamos lo fissò, stupito dalla proposta. Certo, l'ala era rotta, non poteva volare ed effettivamente se restava lì rischiava di incontrare un altro di quei mostri. Ma perché l'umano stava facendo tutto quello per lui?
Lo scrutò di nuovo, cercando di valutarlo. Gentilezza, solidarietà. Davvero non aveva scopi reconditi? O era Balthamos che non riusciva a vederli?
-Conosci un'entità che si fa chiamare Yhavh, Adonai o El Elyon?- chiese bruscamente.
L'umano spalancò gli occhi a quel nome e si ritrasse.
-Ne ho sentito parlare- rispose dopo un attimo, in tono cauto.
-Tu e la tua gente... siete suoi servi?- Lo incalzò.
L'essere lo guardò, sembrò farsi più dritto, il capo fiero, le spalle imponenti: -No- disse solo, secco.
Balthamos sorrise:
-D'accordo allora.

 

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > His Dark Materials / Vai alla pagina dell'autore: LordLunaPuff