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Autore: iron_spider    22/10/2019    2 recensioni
Non parla a Tony da una settimana. Non… dall'incidente. Ha parlato con Pepper, certo, e soprattutto con Happy, ma non ha nemmeno messo piede alla Tower dall'’accaduto. Non è tipo da serbare rancore, specialmente verso le persone che ama, ma… è successo e basta. Non voleva, ma l’ha fatto, e nessuno dei due ha ceduto. È tremendo. Tremendo. Non gli piace nemmeno pensarci. Vuole che finisca, ma è ancora, semplicemente… ferito. Quel tipo di ferita profonda che rende difficile formare frasi o pensieri coerenti.
Sospira, e Pepper gli rivolge un’occhiata da sopra la spalla.
“Stai bene, caro?” gli chiede, rallentando un poco il passo. “Te lo giuro, non è qui.”
Peter scuote la testa, corrugando le sopracciglia. “Sì, va… va tutto bene.”

[Traduzione // Slice of Life // Tony&Peter // whumptober: isolation]
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Pepper Potts, Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'whumptober'
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Sipario


 
 
[whumptober 2019: #7. isolation]
 



“Sì, ha continuato a malfunzionare per tutto il giorno,” dice Pepper, facendo strada a Peter nel retro dei laboratori. “Non so dove diavolo sia Tony, ma, uh, so che in ogni caso non vuoi vederlo.”

Peter si schiarisce la gola, liberando il respiro che ha continuato a trattenere da quando è arrivato lì.

Non parla a Tony da una settimana. Non… dall'incidente. Ha parlato con Pepper, certo, e soprattutto con Happy, ma non ha nemmeno messo piede alla Tower dall’accaduto. Non è tipo da serbare rancore, specialmente verso le persone che ama, ma… è successo e basta. Non voleva, ma l’ha fatto, e nessuno dei due ha ceduto. È tremendo. Tremendo. Non gli piace nemmeno pensarci. Vuole che finisca, ma è ancora, semplicemente… ferito. Quel tipo di ferita profonda che rende difficile formare frasi o pensieri coerenti.

Sospira, e Pepper gli rivolge un’occhiata da sopra la spalla.

“Stai bene, caro?” gli chiede, rallentando un poco il passo. “Te lo giuro, non è qui.”

Peter scuote la testa, corrugando le sopracciglia. “Sì, va… va tutto bene,” risponde.

“Avrei chiamato Rhodey, ma è… in Italia? In vacanza? Con una donna?

“Davvero?” ride Peter. “Ci nasconde una relazione? Gli ho, tipo, appena parlato.”

“Suppongo di sì,” dice Pepper, guidandolo lungo il corridoio. “E Happy mi ha solo detto di lasciare che questo surriscaldamento faccia il suo corso, ma credo che comincerà a emettere fumo se continua a scaldarsi ancora. E poi andrebbe tutto a fuoco.”

Non ha specificato con esattezza cosa si stia surriscaldando o cosa stia succedendo davvero, e Peter spera di risolvere il tutto prima di un imbarazzante incontro con Tony. Sa che prima o poi dovrà risolvere questo stupido litigio, ma una parte di lui teme che non ci sia modo per riparare le cose. Per risolvere ciò che sta alla base.

“Da questa parte,” dice Pepper. Si dirige verso una porta alla fine del corridoio che Peter non credeva fosse un laboratorio, e la tiene aperta per lui.

“È qui dentro?” le chiede, guardandola mentre la supera per entrare nella stanza. Lei annuisce, comprimendo le labbra, e non appena mette piede oltre la soglia chiude di scatto la porta. Lui rimane lì, fissandola oltre il vetro, e lei sostiene il suo sguardo. “Friday,” chiama, un po’ ovattata. “Sipario.”

Peter continua a fissarla, confuso. Il vetro della porta si oscura completamente, e solo allora realizza di essere stato ingannato. Ci è cascato in pieno. L’ha intrappolato in questa stanza e probabilmente sta andando a recuperare Tony per intrappolare anche lui. Perché Tony, e tutti coloro di cui si circonda, sono fuori di testa. Incluso Peter stesso.

“Dannazione,” esala, lasciando ricadere la testa ciondoloni. “Ma perché il mio cavolo di senso di ragno non percepisce queste cose?”

“Perché di Pepper ti fidi,” risponde la voce di Tony, facendolo sussultare. “Non ti aspetteresti mai che possa tradirti. E invece. Guarda che ha fatto.”

Una stilettata d’allarme lo colpisce nel petto, un qualcosa che normalmente non è affatto associato a Tony, e si gira, vedendo che l’uomo è seduto in una poltrona accanto a una libreria. Questo non è un laboratorio: sembra più un ufficio mezzo abbandonato, e Peter… dovrebbe stare più attento. È così che finisce per farsi rapire. È così che i cattivi hanno la meglio su di lui.

Peter incrocia le braccia sul petto e si appoggia al muro, senza dire nulla.

Tony dondola su e giù sulla sua poltrona, scrutandolo da dietro gli occhiali. “Non pensare nemmeno a gridare aiuto,” dice. “Ci ho provato. Ha insonorizzato la stanza. Ha davvero detto a Friday di farlo. Proprio di fronte a me. Diabolica.”

Peter scuote la testa, mordendosi l’interno della guancia. Tira fuori il telefono, e sorprendentemente…

“Ha anche, non so come, reso questa stanza una zona morta,” dice Tony. Tira fuori il proprio telefono e lo lascia cadere sulla scrivania con uno svolazzo. “Già. Come stavo dicendo: ha davvero pianificato tutto. So che non l’ha fatto da sola. Rhodey in Italia, ma per piacere. Lo saprei, se Rhodey si vedesse con qualcuno. Non riesco a credere che mi abbia rifilato questa scusa. L’ha detto anche a te?”

Peter non dice nulla. È in bilico sul bordo di troppe emozioni, e continua a ripensare all’ultima volta che hanno parlato. E a tutta la settimana in cui non l’hanno fatto.

“Okay, non hai intenzione di parlarmi,” dice Tony. Sospira in modo drammatico, e si dondola ancor più forte sulla sedia, fino a farla cigolare. Avanti e indietro, avanti e indietro. Cigolio, cigolio, cigolio. “Va bene. Va bene. Ce ne staremo solo seduti qui finché non… beh, in realtà io me ne starò seduto qui. E tu te ne rimarrai là in piedi a tenere il muso.”

Peter alza gli occhi al cielo.

“Maturo,” commenta Tony. “Guarda che ti vedo.”

“Lo so, che mi vedi,” scatta Peter, infuriandosi subito con se stesso per aver ceduto. Attraversa la stanza, poggiandosi sul bordo del tavolo nel mezzo, così da dare le spalle a Tony.

“Com’è andata la tua settimana?” chiede Tony, e suona esitante. “Ho visto l’intervista sul quinto canale. Sei stato carino.”

“Non cercavo di essere carino,” ribatte Peter, pizzicando un piccolo strappo nei suoi jeans.

“Questo potrebbe essere il titolo della tua autobiografia,” replica Tony.

Peter non risponde. Ripensa a quella notte, all’orrore di quella missione andata male, a quello che avrebbe potuto perdere, a chi avrebbe potuto perdere, e cerca di scacciar via a colpi di palpebre le lacrime che offuscano quelle immagini. È arrabbiato per quello che è successo, arrabbiato perché Tony è così cocciuto, arrabbiato perché non hanno parlato, arrabbiato con se stesso e con Tony, a pari merito. È arrabbiato perché non riesce a rimanere calmo quando sono entrambi nella stessa stanza. È arrabbiato, è così arrabbiato. È arrabbiato perché vorrebbe chiudere quella faccenda. Detesta litigare con le persone che ama. Lo detesta. Il suo ultimo litigio con May è stato stupidissimo ed è durato circa tre giorni finché non vi ha messo fine comprandole dei nuovi canovacci. Non vuole essere sempre lui a porre fine ai litigi. Specialmente quando crede di aver ragione.

“Senti, ragazzino, siamo bloccati qui,” dice di nuovo Tony. Cigolio, cigolio, cigolio. “Ci hanno isolati completamente di proposito, perché Pepper è folle, e io immagino di essere stato… un disastro, questa settimana, e lei è stufa, quindi sarebbe meglio se…” cigolio cigolio cigolio “… sarebbe meglio se parlassimo.

“Ti prego, smettila con quella sedia,” sbotta Peter, coprendosi gli occhi con una mano.

“Oh, uhm, scusa,” replica Tony, e i cigolii si interrompono. “Magari lo stavo facendo, inconsciamente, per darti fastidio. Come con la sedia rossa in camera tua. A proposito, l’ho aggiustata. Mh… mercoledì.”

Peter sospira, e il suo cervello è sul punto di esplodere.

Anche Tony sospira. “Non vuoi parlare. Okay. Va bene, non fa niente. Ti capisco. Insomma, chi mai vorrebbe parlare, se si è costretti a farlo venendo chiusi a chiave insieme in una dannata stanza? Perché Pepper è folle.”

Peter ricorda quella notte. Ricorda la disarmante facilità con cui Tony ha preso la sua decisione. Ricorda come gli sia… semplicemente passato accanto. Come se non avesse affatto preso una decisione.

“Magari possiamo evadere,” propone Tony. Peter lo sente alzarsi, e lo aggira per posizionarsi di fronte alla porta. Riserva a Peter un’occhiata impacciata, poi sembra raddrizzarsi come se stesse cercando di dimostrare qualcosa a se stesso. “Ci lascerà qua dentro per giorni, ragazzo. Ci nutrirà dai condotti di areazione, o qualcosa del genere. Sono sicuro che anche May ne sia al corrente. Sei forte, andiamo. Le porte sono rinforzate, ma tu… hai la super-forza, Spider-Man, e all’epoca non l’avevo prevista.”

“Perché le porte del tuo ufficio sono rinforzate?” chiede Peter, a bassa voce. Gli batte troppo forte il cuore, perché il suo cervello lo sta tradendo.

Tony scrolla le spalle. “Insomma, tutto qua dentro deriva dalla mente di un uomo iperprotettivo e paranoico. Non si sa mai che diavolo potrebbe accadere. Mi paro solo il culo. E lo paro a tutti gli altri.”

Peter si strofina gli occhi, ma non si alza.

“E va bene,” conclude Tony. Si volta verso la porta e prende a tirare la maniglia.

“Ti farai male,” dice Peter, ascoltando i suoi sforzi.

“Non fa niente,” replica lui, con un lamento.

Peter assottiglia gli occhi. “No,” dice, lentamente. “Non… non è ‘niente’.”

“Ragazzo, non mi romperò certo un braccio per aprire la porta,” dice Tony, e non smette di provarci. “Insomma, magari mi spezzerò un’unghia, ma quello…”

“È proprio questo, il problema,” sbotta Peter, con la voce che gli si incrina stupidamente. Si sfrega di nuovo gli occhi. “È tipo… il punto di tutta la questione.”

Tony la smette, e si volta a guardarlo.

Peter si sente un idiota. “Non hai provato a parlarmi per tutta la settimana,” continua. “Non… non una singola telefonata, o un messaggio, o una visita di sfuggita.”

Tony serra la mandibola, piantandosi le mani sui fianchi. “Perché sapevo che eri incazzato con me,” replica. “E avevi detto… che non volevi sentirmi.”

Peter distoglie lo sguardo. “Lo sai perché sono arrabbiato,” dice.

“Lo so.”

C’è una pausa, dopo quello scambio di battute, e Peter lo guarda fisso. “Quindi?” chiede, scuotendo teatralmente la testa. “‘Lo so?’ E ti chiedi perché Pepper ci chiuda in una stanza? Perché non è colpa mia. Sei tu, quello testardo.”

Tony emette uno sbuffo incredulo. “Sì, certo. E tu non sei testardo.”

“No,” ribatte Peter.

Tony lo sta fissando con quella sua stupida espressione e Peter sa che sta per esplodere. Per davvero. Le sue orecchie diventano sempre rosse e bollenti quando si arrabbia, o quando si agita, e sta succedendo anche ora, come se si stesse per trasformare in un cartone animato vecchio stampo che sbuffa nuvole di fumo.

“Sono stufo di te che ti comporti come se la tua vita non contasse nulla,” dice poi. “Sono stufo.”

Tony abbassa lo sguardo. “Ragazzo…”

“Quel tizio mi aveva chiuso in un palazzo pronto a saltare in aria,” sbotta Peter, rivivendo di nuovo quei momenti. “E ti ha offerto quel patto. Tu al posto mio. E tu l’hai semplicemente accettato. Come se niente fosse, l’hai accettato. Non avevi l’armatura, nulla, niente orologi Stark, niente di niente e sei entrato là dentro a passo di marcia, mi sei passato accanto come se nulla fosse, come se a me stesse bene–”

“Sapevo che me la sarei cavata,” dice Tony, guardandolo con occhi preoccupati. “Sapevo che–”

Peter balza via dal tavolo, iniziando a camminare avanti e indietro. “Lascia a me il compito di cavarmela, per una volta,” dice, fulminandolo con lo sguardo. “Per una volta, fammi essere quello in pericolo.”

“No,” ribatte Tony, contraendo la mascella. “Sai che non posso farlo, se ho modo di cambiare le cose. E anche se quello stronzo non me l’avesse offerta, sarei stato lì per te in ogni caso.”

A Peter fa male la testa, e si gira verso il muro. Vuole distruggerlo, si sente fuori di cervello. “Io ho dei superpoteri,” dice poi. “Tu no.”

“Sei indelicato…”

“Dico la verità,” lo corregge Peter, girandosi di scatto per guardarlo.

“Ho le armature–”

“Non ce le avevi,” replica Peter, allargando di scatto le braccia. “E sì, va bene, hai avuto la meglio su di lui–”

“Certo che sì–”

“Ma un giorno non ci riuscirai,” quasi grida Peter, con le lacrime che minacciano di nuovo di straripare. “Un giorno ti offrirai al posto mio, come fai ogni cazzo di volta, che io lo voglia o no, e non tornerai indietro. E poi sarà colpa mia.”

“No, non è vero,” dice Tony, avvicinandosi a lui. “Sarebbe colpa mia. È una mia decisione. Mia.”

Peter si asciuga di nuovo gli occhi. “Non mi importa,” dice, con la voce che si spezza. “Poi saresti morto. I miei genitori, morti. Zio Ben, morto. Poi tu, morto. Un’altra… un’altra figura paterna andata. Urrà per me.” La sua gola è così contratta che riesce a malapena a continuare a parlare, ma lo fa comunque. “E hai avuto il coraggio di comportarti come se una situazione in cui saresti morto fosse, tipo, assolutamente a posto, e che quindi ora io non dovrei essere furioso con te per aver preso quella scelta e avermi impedito di cavarmela da solo.” Due lacrime gli scorrono lungo le guance e se le asciuga rabbiosamente. “A me non– non sta bene. E so che tu non cambierai mai. Non smetterai mai di pararti davanti a me quando sono in pericolo di vita, e io–” Inspira bruscamente, scuotendo la testa. “So cosa stai pensando,” dice poi, aggirando Tony come se fosse pronto ad attaccarlo. Sta perdendo terreno, sta perdendo la discussione. Sta perdendo la testa.

“Ragazzo,” lo chiama Tony, e ha di nuovo in volto quell’espressione intenerita.

“No, voglio che tu lo sappia, e basta,” dice Peter, indietreggiando. “Devi sapere che a me non sta bene. No, non mi sta bene perderti, per niente, e tu continui– continui a fare così e io non riesco a sopportare– che tu non dia valore– alla tua vita.” Si asciuga ancora gli occhi, ma le lacrime continuano ad arrivare. “O a quanto conti per me. O per chiunque altro.”

“Peter,” dice Tony. “Mi dispiace, va bene, ragazzino? Mi dispiace di averti turbato così tanto. Lo sai che non vorrei mai farti sentire così, lo sai.”

“Già, beh, ora mi ci sento, perché tu fai schifo,” sputa fuori Peter, senza guardarlo.

Tony ride appena e si avvicina ancora.

“Non è divertente,” dice Peter, sempre evitando i suoi occhi.

Tony lo aggira, posizionandosi di fronte a lui. “Stammi a sentire,” dice poi. “Mi dispiace davvero di averti fatto agitare. È l’ultima cosa che voglio. Lo capisco, lo capisco e mi dispiace molto. Mi dispiace di averti fatto sentire così, di aver… tirato fuori tutti quei pensieri. Ma ragionando a mente fredda, onestamente, puoi biasimarmi?”

“Io–”

Tony lo interrompe prendendolo per la spalla. “Non ti lascerò mai, mai morire se ho la possibilità di salvarti,” dichiara. “E tu mi hai detto la stessa identica cosa. In più di un’occasione. Non importa che io lo voglia o meno.”

Peter si fa silenzioso. Si asciuga un’altra lacrima.

“Siamo due idioti con troppo spirito di sacrificio, e siamo una famiglia, ed è così che… che funziona il tutto, credo,” continua Tony, strizzandogli la spalla.

“Devi fidarti di più di me,” dice poi Peter, cercando di suonare fermo.

“Va bene.”

“Non ti credo,” replica Peter.

Tony alza gli occhi al cielo.

“Wow, e hai dato a me dell’immaturo,” osserva ancora Peter.

Tony ride, scuotendo la testa. “Tu sei… ancora giovane.”

“Con superpoteri,” insiste Peter. “E devi fidarti di me. Devi. Sarei uscito di lì. Non c’era bisogno di un patto.” Sospira, abbassando lo sguardo. “Lo capirei, se fosse… l’unica opzione. Ma voglio che tu… creda in me.”

“Sai che lo faccio già,” dice Tony, e stavolta suona davvero ferito.

“So che pensi di farlo,” ribatte Peter. “Ma basta che accada la minima cosa brutta e tu sei pronto a fiondarti sul ceppo d’esecuzione. Sapevi cosa stavo facendo, prima che mi trovassi.”

Tony rilascia un respiro, lasciando andare la sua spalla con uno sguardo rivolto verso la porta.

“Non voglio che tu muoia,” continua Peter, con voce tremante. “E tu non vuoi che io muoia. E dobbiamo… trovare una via di mezzo. Perché stavolta… ho avuto davvero paura, e tu eri… così… tranquillo. E mi hai fatto davvero infuriare, Tony, non riesco nemmeno a spiegartelo. Davvero, non ci riesco.”

“Oh, ci sei riuscito,” replica Tony. “Ho parlato con May ogni singolo giorno, ragazzo, cercando di capire se volessi sentirmi.”

“Volevo,” dice Peter, guardandolo. “Ma volevo che mi dicessi ciò che volevo che mi dicessi.”

Tony annuisce, e Peter sospira.

“Senti, detesto non parlarti,” dice Tony, allargando le braccia e lasciandole ricadere contro le proprie cosce. “Sei una presenza fissa e molto importante nella mia vita. È… noiosa, è in bianco e nero, se non ci sei tu.”

Peter si asciuga gli occhi e, Dio, vorrebbe smetterla di piangere.

“Mi dispiace di averti turbato,” ripete Tony. “Va bene? Sinceramente. E ti– ti prometto nel modo più assoluto che proverò a… fidarmi di più. Mi farò venire i capelli bianchi, ma… supererò i miei limiti, ecco.”

“E se è una questione di vita o di morte, cerchi di salvare entrambi,” dice Peter, con voce tremante. “Di’ di sì e basta. Di’ di sì.”

Tony muove rigidamente avanti e indietro la mandibola. “Sì,” dice infine, fra i denti.

Peter non è del tutto convinto. “È che detesto vedere quanto ti sia difficile… scegliere te stesso, credo,” dice. “Insomma, anche ora, è come se… se qualcuno ti stesse puntando una pistola alla testa. E credo che in quel caso saresti anche più tranquillo che nel fare questa discussione.”

“Pete, io non– non voglio morire. Lo sai, vero? Non voglio morire. Voglio essere quel vecchietto irritante che se ne va in giro qua dentro, barcollando con un deambulatore mentre abbaia ordini alla gioventù.”

Peter sbuffa divertito, cercando di immaginarselo.

Tony si accosta appena a lui, come fa sempre quando vuole dire qualcosa d’importante. “E non me la vado a cercare, anche se sono un Vendicatore; non sto sempre a– non mi butto sempre in braccio alla morte, almeno credo, se ci sono opzioni migliori. Ma ho delle priorità. Pepper, tu, Happy, Rhodey… siete la mia famiglia. Tu, in particolare, tu sei mio figlio.[1] Se ho la possibilità di tenerti in vita, la sfrutto, in qualunque modo.”

Peter sente gli occhi bruciare, e il suo stomaco si contorce. Tony è semplicemente… impossibile.

“Ma te lo giuro: do valore alla mia vita. Voglio rimanere vivo e vedere tutti i casini assurdi in cui ti andrai a ficcare. Vedere se Rhodey avrà mai davvero un appuntamento in Italia. Sto costruendo a Happy un’armatura, devo pur vedere la sua reazione. E Pep e io stiamo cercando di avere il nostro batuffolo di felicità, quindi… ho dei progetti, ragazzino. Non è– non è come pensi. Non lo faccio tanto per fare. Lo faccio nel peggiore dei casi, perché tu non hai, in nessun caso, il permesso di morire. Mi rifiuto di lasciarlo accadere. Soprattutto se posso evitarlo. Mi fido di te, credo in te, so che puoi fare di tutto, non è questo il punto. Il solo fatto che tu sia in pericolo… non lo sopporto, voglio impedirlo in ogni modo possibile.”

“Ma cercherai di salvare entrambi, se si arriva a quel punto,” insiste ancora Peter, altamente interessato alle altre informazioni che Tony si è appena lasciato sfuggire, ma alla disperata ricerca di una vera conferma che non sia stata estorta sotto tortura. “Farai in modo di portare a termine tutti quei progetti. Anche per me. Perché non– non posso perderti.”

“Sì,” ripete Tony, stavolta più piano e con più decisione. “Sì. Lo prometto.”

Peter si rilassa di colpo, annuendo, e si appunta mentalmente di fargli tener fede a quelle parole.

“Dai un abbraccio al tuo vecchio, mh?” dice Tony. “Nessuno mi ha abbracciato per tutta la settimana perché erano tutti incazzati con me per averti fatto arrabbiare.”

Peter soffoca una risata e si avvicina a lui strusciando i piedi, lasciandosi avvolgere dalle sue braccia. Lo stringe forte, e cerca di mettere a tacere le emozioni derivate da quella notte, cerca di chiudere quella porta. Tony non è morto. Sta bene. È proprio qui.

“Ti voglio bene, ragazzo, lo sai,” dice Tony. “Odio quando sei infuriato con me, razza di testardo.”

“Ti voglio bene anch’io,” risponde Peter, contro la sua spalla. “E non succede quasi mai.”

“Non così a lungo, almeno,” replica Tony.

Peter si stacca da lui, guardandolo minaccioso. “Okay, siediti, perché adesso voglio sapere tutto riguardo a ciò che hai detto prima, e devo raccontarti circa ottocento cose che ti sei perso, inclusa quella che pensavo fosse un’epidemia zombie.”

“Bello,” replica Tony, mentre si siedono entrambi sul bordo del tavolo dove prima era poggiato Peter. “So che Pepper ci mollerà qui per almeno un’altra ora o due, quindi dimmi tutti i dettagli.”

Anche se hanno dovuto chiuderli insieme in una stanza per risolvere il loro problema, Peter è immensamente sollevato per il fatto che stiano di nuovo parlando. Sa che c’è stato un lungo periodo della propria vita in cui non ha nemmeno mai pensato di poter incontrare Tony Stark, ma adesso… le sue giornate non sarebbero semplicemente le stesse, senza di lui.





 
– Fine –





Tradotto da lights out di iron_spider da _Lightning_


Note:

La traduzione del titolo "lights out" è un po' libera, ma "luci spente" mi stonava nel contesto in cui lo pronuncia Pepper, quindi mi sono presa questa licenza poetica che spero abbiate apprezzato :)

[1] Di nuovo licenza poetica: tradurre "il mio ragazzo" credo avrebbe reso innaturale la frase in italiano, e chiaramente qui "my kid" è inteso come "mio figlio", quindi ho tradotto così.


Note della traduttrice:

Cari Lettori, rieccoci con un altro prompt del writober, o meglio, whumptober! 
Iron_spider sta scegliendo solo alcuni dei prompt di quest'anno, e sto traducendo in ordine quelli pubblicati finora, raccogliendoli in questa serie (sono rimasta un po' indietro avendo cominciato in ritardo, ma se masticate l'inglese andate a recuperarli qui e lasciate tanti kudos all'autrice, che se li merita tutti!)

Grazie a tutti voi che seguite assiduamente le traduzioni, mi rendete davvero felicissima e mi motivate a portare avanti questo lavoro che svolgo già con piacere <3
Un saluto e a prestissimo col prossimo prompt,

-Light-



Disclaimer:
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare queste traduzioni altrove, anche se creditate e anche con link all'originale su EFP.

©iron_spider 
©_Lightning_

©Marvel
 
   
 
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