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Autore: _Lightning_    27/10/2019    4 recensioni
Due risate, una profonda e vibrante e una alta e argentina, ruppero il silenzio notturno del lago, accompagnate dal tintinnio insistente di un mazzo di chiavi e da passi che strusciavano concitati sul portico di legno.
«Ero sicuro fosse questa.»
«E ti fai chiamare genio?»
«Non ho sbagliato chiavi! Suvvia, chi sarebbe così idiota da sbagliare chiavi?»
«Certamente non tu, proprio no… E smettila di ridere! Non c’è nulla da ridere, se rimaniamo chiusi qua fuori proprio oggi!»

[Pepperony // post-Infinity War // Missing Moment // Romantico]
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pepper Potts, Tony Stark/Iron Man
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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~ When the lights go out
 


 
“When the lights go out, don't you ever doubt
The light that we can really be
When the lights go out Blackout, it's clear, who you are will appear
Blackout, no fear, so glad that we are all still here”
 
 
 
Due risate, una profonda e vibrante e una alta e argentina, ruppero il silenzio notturno del lago, accompagnate dal tintinnio insistente di un mazzo di chiavi e da passi che strusciavano concitati sul portico di legno.

«Ero sicuro fosse questa.»

«E ti fai chiamare genio?»

«Non ho sbagliato chiavi! Suvvia, chi sarebbe così idiota da sbagliare chiavi?»

«Certamente non tu, proprio no… E smettila di ridere! Non c’è nulla da ridere, se rimaniamo chiusi qua fuori proprio oggi!»

«Qual è il problema? Ti disturba fare l’amore sul prato e sotto le stelle? Sarebbe romantico.»

«Mi disturbano i quindici gradi con annessa umidità.»

Tony rise di nuovo, continuando a trafficare con le otto chiavi appese al mazzo, affiancate a un ciondolo di Iron Man, uno di Spider-Man e il modellino di una Shelby che non rendevano più facile l’impresa di individuare quella giusta. Si era incaponito con quella che riteneva fosse la migliore candidata, se non per il fatto che non voleva saperne di entrare del tutto nella serratura. Gettò un’occhiata a Pepper, ferma dietro di lui sul portico con un sorriso pieno nonostante quell’abito, per quanto voluminoso e lungo, offrisse ben poca protezione dal freddo. Tony fermò i suoi armeggi giusto il tempo per togliersi la giacca del completo e mettergliela sulle spalle, e Pepper alzò appena le sopracciglia, mordendosi le labbra a trattenere un sorriso.

«È un cliché necessario: stai diventando blu, e quello ti dona solo coi vestiti,» puntualizzò subito, e il suo tentativo di noncuranza fu irrimediabilmente minato dai propri occhi, accesi e luminosi da quella mattina.

«Molto romantico,» commentò lei, schioccandogli un bacio sulla guancia e infilandosi le maniche con un piccolo brivido. «Progressi?»

«Costanti, per vent’anni fino ad oggi, Peps,» si vantò lui con un sogghigno, tornando poi ad accanirsi sulla chiave prescelta.

La sentì avvicinarsi e posare la tempia sulla sua spalla, un braccio a circondargli la vita.

«Tony, non mi sembra il caso di rompere la porta per…»

«Sono sicuro al 97% che sia questa, se solo… ah!» esultò, quando si udì uno scatto di metallo contro metallo, seguito dallo schiocco dei cilindri della serratura che si aprivano. «Visto? Era solo inceppata, elementare,» concluse, alzando un sopracciglio con aria saputa e lanciando vittoriosamente in aria le chiavi, per poi riacchiapparle al volo con un tintinnio assordante che le fece scuotere la testa.

Aprì la porta, spingendola con la punta delle dita e stando attento a non varcare la soglia, e poi rivolse a Pepper uno sguardo più intenso che le strappò un risolino.

«Davvero?» chiese lei, arrossendo appena in un modo che Tony si affrettò a stamparsi a vita nella memoria.

«Davvero,» confermò, avvicinandosi a lei per prenderla elegantemente in braccio. «Concedimi qualche altro cliché, stasera,» sogghignò poi.

Raccolse il vestito bianco sotto le sue ginocchia, radunando il breve e vaporoso strascico, mentre lei gli assicurò le braccia al collo e posò la fronte contro di lui, il naso nascosto tra i suoi capelli. Tony prese un breve respiro e oltrepassò la soglia, inclinandosi un poco di lato per far passare entrambi senza urtare gli stipiti, e infine la depositò delicatamente sul tappeto del salotto. Rimasero abbracciati per qualche istante, fronte contro fronte, godendosi semplicemente il calore reciproco e l’emozione che quel gesto aveva portato con sé.

«Quindi adesso è definitivamente definitivo,» constatò Tony, fissandola negli occhi e arcuando un sopracciglio.

«Già, niente ripensamenti,» confermò Pepper, ravviandogli con dolcezza i capelli.

Tony finse un’espressione orripilata.

«Buon Dio, chi mai ci ripenserebbe?» chiosò, scostandosi appena per squadrarla teatralmente da capo a piedi e rimediandosi un lieve colpetto sul braccio a mo’ di rimprovero. «Sei bellissima,» si corresse poi, senza poter evitare che il suo sorriso si allargasse, in modo probabilmente molto ebete.

«Anche tu,» replicò lei, guardandolo negli occhi nel raddrizzargli il papillon, e Tony ebbe uno specchio quasi esatto della propria espressione in quella completamente persa di Pepper, che lo fece sorridere sotto i baffi.

Le prese una mano, portandosela alle labbra e sfiorandole le nocche in un bacio che racchiuse anche l’anello che ora le cingeva l’anulare. Colse però una sua occhiata fugace verso il telefono, con quel modo unico e particolare di contrarre le sopracciglia che dopo tre anni aveva imparato a interpretare correttamente.

«Sta bene, Pep,» la rassicurò, con una carezza lieve alla base della schiena. «È solo per una notte, e poi Happy e May sono ottimi baby-sitter. Conoscendola, sarei più preoccupato per loro,» aggiunse, guadagnandosi un cenno d’assenso più rilassato.

«Lo so, mi fido,» disse rapida, alzando le spalle esili e ancora adornate dai ricami del raso semitrasparente. «È solo…»

«… istinto materno,» completò Tony, con un sorriso comprensivo. «Sì, credo di avere una certa esperienza in proposito, parli con una mamma chioccia d’eccezione,» ridacchiò, con una sola punta di rammarico a macchiare la sua voce e uno sguardo che durò un battito di ciglia verso la cornice sul lavello che si scorgeva da lì.

Vide i suoi occhi limpidi addolcirsi e farsi appena più lucidi, in contrasto col suo sorriso intenerito. Si sporse a lasciargli un lungo bacio sulla guancia, che servì a scacciare quel fugace velo di mestizia dal suo cuore, ricordandogli che aveva ancora il diritto di essere felice, soprattutto oggi, soprattutto quella notte. La guidò quindi verso il divano, facendola accomodare con galanteria e sedendosi poi accanto a lei, vicino, entrambi inclini a godersi qualche attimo di quiete dopo quella giornata così intensa.

Aveva ancora nelle orecchie gli echi della festa e della cerimonia, e si sentiva ondeggiare in un limbo sospeso tra sogno e realtà. Aveva chiesto più di una volta a Happy e Rhodey di confermargli che tutto ciò stesse realmente accadendo, scatenando prima le loro rassicurazioni più sentite e accorate, e poi, dopo qualche bicchiere di troppo, le risa più sfrenate unite a vigorosi pizzicotti sulle braccia e sul sedere, con sua enorme e divertita indignazione.

E gli veniva ancora da piangere come un bambino nel ripensare a Rhodey, suo testimone, e al suo discorso, perfetto nel pianto collettivo inframezzato da sorrisi e risate che aveva scatenato. Morgan, accoccolata sulle sue ginocchia nel suo vestitino color fiordaliso, gli aveva chiesto perplessa perché stessero tutti piangendo a una festa, e lui aveva risposto senza pensare che erano lacrime di gioia.

Quelle che si versano dopo una lunga prigionia, quando si vede di nuovo per la prima volta l’azzurro del cielo e di occhi amati e si capisce che la vita può ancora andare avanti. Gioia, sollievo, e non solo. Non solo, ma questo Morgan non doveva ancora saperlo, perché per lei il mondo era ancora un posto abbastanza bello da poter essere guardato con meraviglia, e non con nostalgia o timore. Un mondo dove il cielo era sempre azzurro o trapunto di stelle da ammirare, dove anche a luci spente c’era una lucciola o una cometa da inseguire.

Premette le labbra sulla tempia di Pepper, che si strinse di più al suo petto, e inspirò a fondo il suo profumo delicato di gigli misto a quello di legno e pino della casa – che da quel giorno sarebbe diventata la loro casa a tutti gli effetti. Un angolo di quiete ritagliato nei boschi, una fiaba a lieto fine in un mondo che non l’aveva concesso a tutti, uno spicchio di sole in riva a un lago che avevano deciso di donare a Morgan, alla sua infanzia che meritava di essere spensierata.

«Bene, signorina… Stark-Potts,» esordì a bassa voce dopo qualche minuto, con una pausa studiata e calcando il nuovo cognome con affetto. «Non pensa che sarebbe ora di dare inizio alla nostra prima notte di nozze?» chiese poi, inclinandosi di lato con un sorrisetto malizioso e un bacio che le rubò a tradimento.

La spinse giocoso di lato, portandosi sopra di lei, col mento premuto nel lieve scollo del vestito e le braccia a stringerle la vita; la fissò dal basso coi suoi migliori occhi dolci, che quel giorno gli riuscivano particolarmente bene. Pepper rise, un suono che gli riempì le orecchie e il cuore, e lo baciò sulla fronte districandosi poi delicatamente dal suo abbraccio e riguadagnando una posizione seduta.

«Con piacere, signor Stark… ma prima devo liberarmi di questo, se non vogliamo passare la prima notte di nozze a farci infilzare dalle forcine,» disse, con un gesto vago verso i suoi capelli ancora intrecciati in un’elaborata acconciatura adorna di piccoli fiori.

«Potrebbe essere una pratica erotica intrigante,» ribatté Tony, sogghignando e rimediando in risposta un’alzata d’occhi al cielo che conosceva fin troppo bene. Fece poi per alzarsi, probabilmente diretta in bagno, ma Tony la trattenne per un polso, con una stretta impercettibile.

«Ci penso io,» disse poi, facendola di nuovo sedere accanto a lui e strappandole uno di quegli sguardi che faceva fare le capriole al proprio stomaco. «Non abbiamo fretta, no?» aggiunse poi, con dolcezza.

«No, anzi. Dopotutto esiste una sola prima notte di nozze,» sorrise Pepper, avvicinandosi col capo leggermente inclinato per permettergli di studiare il modo migliore per scioglierle i capelli.

Lui si distrasse però a seguire le costellazioni di efelidi che si rincorrevano lungo le sue spalle, lasciate scoperte dall’abito la cui scollatura proseguiva fino alle fossette di Venere. Lei si accorse del suo tentennamento, perché alzò appena il capo a guardarlo con un’espressione a metà tra l’imbarazzato e il lusingato, le ciglia ramate a schermarle appena gli occhi socchiusi. Tony sbuffò, colto sul fatto, e si accostò a lei senza ulteriore indugio.

Prese a districare con calma le trecce, mentre lei gli stringeva dolcemente la vita, disegnandogli il profilo dei fianchi con tocchi leggeri. Le sfilò le roselline fissate sulla nuca, approfittandone per lasciarle un bacio sotto l’orecchio, e tolse poi ad una ad una le forcine, accarezzando ogni ciocca con metodica devozione. La sentiva trattenere il fiato di tanto in tanto, a fior di labbra, e anche lui stava respirando appena, sentendo un calore trepidante che gli risaliva il collo e le guance. Le liberò per ultima la frangia, pettinandola con la punta delle dita e facendola poi scendere a seguire la linea del suo viso. Con un ultimo gesto le fece ricadere sulle spalle il resto della lunga chioma rossa, rimasta ancora leggermente ondulata.

«Così sei ancora più bella,» le sussurrò senza pensare, e un velo color pesca coprì le sue lentiggini a quel complimento, anche dopo tutti quegli anni.

«Il parrucchiere non sarebbe d’accordo,» gli fece notare con un tenue sorriso, sciogliendo poi quasi con noncuranza il suo papillon.

Quel gesto, in contrasto con tutte le migliaia di volte in cui gliel’aveva annodato, ebbe il potere di bloccargli il fiato in gola e inviargli una scossa formicolante nello stomaco, calda e avvolgente, un turbinio di sensazioni che scoppiettavano come petardi festivi e fuochi artificiali.

«Io non sono il parrucchiere,» replicò con un filo di voce, con lo scherzo che sfumò nell’emozione e il sorrisetto ironico che perdeva consistenza nelle labbra ora leggermente schiuse in un moto d’estasi di fronte a lei.

Si alzò in piedi e la prese tra le braccia in un solo, fluido movimento che la colse di sorpresa. La sollevò per la vita e alzò il volto per continuare a guardarla, splendida sopra di lui, con gli occhi chiari che ridevano e quel leggero rossore che le accendeva le guance mentre gli cingeva il collo.

Si sentì innamorato come un ragazzino, più di quanto si fosse mai sentito in tutti quegli anni, o come se l’amore di quei vent’anni si fosse condensato in quel singolo istante cristallizzato, nascosto a tutti. Apparteneva a loro, e solo a loro, era racchiuso e custodito nelle mura di quella casa e celato al mondo, protetto dalle brutture che potevano cessare di esistere per una notte.

Fu lei a chinarsi per incontrare le sue labbra, riscuotendolo, e la fece scivolare piano a terra perdendosi in quel bacio, ora passionale e profondo, ora più delicato e quasi in punta di labbra, a ripercorrere mille altri baci passati e ancora mille a venire. Si sospinsero a vicenda verso la porta della camera da letto, lui che la teneva per i fianchi e lei aggrappata alle sue spalle, in una sorta di ballo cadenzato dagli incontri delle loro labbra, che si facevano sempre più decisi ed esigenti.

Quando furono oltre la soglia, Tony fece risalire le mani a slacciarle il gancetto sulla schiena, sfiorandole la pelle sensibile e sentendola incresparsi sotto al suo tocco; percepì le sue dita delicate che gli sbottonavano al contempo il gilet, vagando poi sul suo petto fino a raggiungere la prima asola della camicia.

Tony si liberò lentamente dell’indumento, lasciandolo cadere a terra e destinando la camicia alla stessa sorte non appena Pepper l’ebbe completamente aperta. Gli posò come sempre un bacio al centro del petto, sulla pelle sensibile sopra lo sterno, poi sfiorò la spessa cicatrice sul fianco in una carezza appena accennata che sembrò cancellarla, inviandogli dei brividi piacevoli lungo la schiena. Col fiato corto, Tony si dedicò a far scivolare via il suo abito finemente ricamato, scoprendo un lembo di pelle alla volta sotto al raso e alla trina e trattenendo involontariamente il respiro quando la vide subito nuda di fronte a lui, con solo delle delicate mutandine di pizzo a nasconderla ai suoi occhi incantati.

Deglutì a vuoto, ammirandola come se fosse la prima volta in ogni sua curva delicata e immobilizzandosi con le mani strette sui suoi fianchi mentre lei gli slacciava i pantaloni, spogliandolo con gesti misurati che tradivano però la sua trepidazione. Lui scalzò via le scarpe, cautamente, cercando di non rovinare tutto con una caduta molto probabile, visto che si sentiva le gambe molli, in netto contrasto col desiderio che gli premeva contro i boxer troppo stretti e che Pepper aveva preso a stuzzicare tra un bacio sul collo e l’altro.

Prese un respiro tremante e la attirò infine a sé, facendo combaciare le loro curve e catturandola in un bacio. Tracciò il profilo del suo corpo snello con mani che la conoscevano a memoria, e che eppure continuavano a scoprirla, un centimetro alla volta, fino ad insinuarsi oltre la stoffa dell’intimo strappandole un sospiro. Si tese contro di lui, le labbra premute contro la sua clavicola e le mani che scesero a stringergli i glutei oltre l’elastico. La guidò verso il letto, cercandola più a fondo mentre lei lo cercava a sua volta, con movimenti familiari che sapeva benissimo quanto lo facessero impazzire.

Si liberarono a vicenda delle ultime barriere di stoffa che li separavano, intensificando ancora un poco l’incastro di corpi e sfioramenti in cui erano avviluppati. Esitarono in quel limbo di piacere, indecisi se prolungarlo ancora; ma una nuova, dolce urgenza guidava ogni loro gesto, desiderosi solo di unirsi per suggellare il voto pronunciato quella mattina, di fare l’amore per l’ennesima volta come se fosse la prima.

Bastò uno sguardo, nocciola contro azzurro, l’intrecciarsi saldo e bramoso delle loro mani ora decorate da linee dorate, e Pepper lo accolse morbidamente, aggrappandosi poi alla sua schiena tesa e ai suoi fianchi infiammati per approfondire quel primo contatto. Sentirlo suo, e al contempo appartenergli, e così lui, che ora rincorreva ad ogni affondo i suoi occhi estatici e brillanti nella penombra della loro alcova nascosta; e correva, correva cercando di raggiungerli e farli brillare di più, colmarli d’amore e colmarsi a sua volta, finché la sua corsa a perdifiato non terminò sulle sue labbra, già pronte a donargli aria.


 
*

 
«Non dovevamo fare senza fretta?» lo prese in giro Pepper, mentre lui era intento a disegnarle arabeschi sulla schiena, steso sul fianco accanto a lei.

«Mh,» mugugnò vago, pizzicandole dispettoso una scapola. «È stata l’emozione, e poi io la definirei una velocità di crociera,» si difese, trattenendo un sorriso nel sentirla immediatamente vendicarsi con pizzicotto sulle costole, soffocando poi una risatina.

«Non mi stavo lamentando, Tony,» lo redarguì, sollevandosi sui gomiti per baciarlo sulla guancia. «E poi, è ancora presto,» lo provocò, facendo casualmente scivolare via l’orlo del lenzuolo che le copriva il seno nell’accennare all’orologio che segnava la mezzanotte appena passata.

Tony cedette fin troppo facilmente alla sua esca e inseguì le sue labbra, portandosi più vicino a lei per stringerla a sé e farla aderire al proprio corpo.

«È un invito, signorina Potts?» sussurrò poi, a un soffio da lei, con le dita che seguivano pigre la curva di un seno.

«Per tutti i giorni della mia vita, signor Stark,» replicò pronta lei, intrecciandosi a lui con un sorriso.

Tony ricambiò e la avvolse nel suo calore, trascinandola di nuovo a perdersi con sé in quel buio accogliente in cui sapevano di potersi sempre trovare.


 
 
 
“When the lights go out, throw yourself about
In the darkness where we learn to see
When the lights go out, don't you ever doubt
The light that we can really be”

[The Blackout – U2]


 


Note dell'Autrice:

Cari Lettori,
ultimamente ho un po' trascurato i miei fiori di zucca preferiti, ovvero questi due deficienti che adoro da più o meno dieci anni e che mi hanno fatto penare altrettanti per colpa di quei bagarozzi dei vari registi Marvel.
Questa scena un po' gliela dovevo. Avevo intenzione di scriverla sin da Endgame e si è finalmente tramutata in realtà nel giro di una mezza nottata di scrittura. Prendetela per quello che è: un momento dolce e fluff, spontaneo, senza troppo impegno, un piccolo regalo a una coppia che amo e che avrei voluto vedere insieme molto più di quanto effettivamente ci hanno mostrato.

Il tutto segue il canon, se non per May che non è scomparsa (perdonatemi, ma detesto la versione che ci hanno rifilato in FFH). Morgan ha circa tre anni e mezzo e siamo quindi a ridosso della fine dei cinque anni di buco. Tutto ciò fa parte ovviamente dei miei headcanon, perché non ci sono informazioni precise al riguardo, ma trovo plausibile che si sposino dopo la nascita di Morgan, in un momento di serenità effettiva e non forzata.

La smetto di blaterare e mando un bacione ad _Atlas_, alla quale dedico (di nuovo <3) la shot. E sì, è anche un modo per placare le tue ire e quelle di chi mi segue, visto il bislacco progettino IronWidow [qui] attualmente in corso. Per una volta non devo allegare un reattore arc alla storia, almeno spero, ma distribuisco cicuta gratuita per attenuare gli effetti del miele:')
Spero che abbiate apprezzato e che, in tal caso, lascerete un commento per farmi sapere che ne pensate!
A presto, su uno dei millemila progetti che puntualmente trascuro,

-Light-

P.S. La canzone che accompagna e dà il titolo, The Blackout degli U2, non c'entra effettivamente molto con la storia (anche se in effetti i riferimenti apocalittici si potrebbero ricollegare allo schiocco), ma l'ho ascoltata a loop in fase di stesura e alla fine è diventata parte integrante del testo :')

   
Disclaimer:
Non concedo, in nessuna circostanza, né l'autorizzazione a ripubblicare le mie storie altrove, anche se creditate e anche con link all'originale su EFP, né quella a rielaborarne passaggi, concetti o trarne ispirazione in qualsivoglia modo senza mio consenso esplicito.

©_Lightning_

©Marvel
   
 
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