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Autore: 1Beatris_    02/11/2019    0 recensioni
Scarlett e Victoria sono due agenti federali, come molti altri. Il loro lavoro è duro, pericoloso, ecetera eccetera. Ma se lo sono andate a cercare, dopotutto: il loro non è certo un tipo di lavoro che ti capita per caso, un "massì, perché non provarci?". No, quindi non stiamo a compatirle, piuttosto siamo fieri del loro successo.
In ogni caso, non sono sole, e questo le aiuta ad andare avanti.
E in fondo, si divertono un mondo; noi, sicuramente, ci divertiamo a scriverne. Chissà, forse voi potreste divertirvi a leggere.
「Una casa vera è fatta dalle persone con cui la riempi. E le persone possono spezzarsi, è vero, ma chiunque sa che quello che si è spezzato si può ricomporre. Una ferita può guarire. E non importa quanto sia buio fuori. Il sole sorgerà di nuovo.」
Genere: Azione, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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                                             ~ Capitolo 2~

Quel giorno Victoria si era svegliata di buon umore. Un po' stanca, forse, ma sentiva che sarebbe stata una bella giornata tranquilla.

Victoria era sempre stata molto intelligente, ma in quanto a sesto senso... beh, il suo faceva altamente schifo.

 

Era scesa a buttare la spazzatura, dopo una mattinata di dolce far nulla, e passando accanto alla busta delle lettere aveva notato un pacchettino giallo. Questo l'aveva scocciata non poco, avendo immaginato che fosse uno dei soliti regalini che puntualmente i suoi genitori le inviavano, e che puntualmente lei gettava nella spazzatura; spazzatura che, appunto, aveva appena portato nel cassonetto in fondo alla via.

Qualcosa però le diceva che quello era diverso; e no, non era il sesto senso, ma il fatto che non ci fosse alcun francobollo, timbro o indirizzo. C'erano solo le parole "Agente Victoria Clarke" scritte in stampatello con un pennarello verde.

Una volta aperto il pacchetto, aveva scoperto che conteneva una semplice chiavetta nera, come ce ne sono a migliaia negli uffici. Non riusciva proprio ad immaginare cosa potesse contenere, così aveva deciso di tagliare la testa al toro e infilarla nell'apertura USB del computer, pregando Allah che non contenesse nessun virus: aveva già commesso un errore accettando i soldi dei suoi per la macchina, non voleva doversi umiliare ulteriormente chiedendone per un nuovo computer.

La chiavetta conteneva semplicemente un video, che fece partire cliccando sul tasto Play.

 

È buio, lo schermo è completamente nero. Trascorrono alcuni istanti in cui lo scenario non cambia, poi, improvvisamente si accende una luce; si riesce a sentire lo scatto dell'interruttore, il volume del computer è al massimo.

Ora lo schermo è dominato dal grigio, ma non un grigio uniforme, un grigio sporco composto da più sfumature malaticce, che fanno intendere che si tratta di un muro colmo di umidità. In alto a destra c'è una piccola apertura rettangolare, da cui entra della luce: è giorno.

L'obbiettivo della videocamera si sposta, abbassandosi, e il protagonista della scena viene inquadrato: è chiaramente un uomo, legato ad una sedia. I vestiti sono sporchi, stracciati, il capo dell'individuo penzoloni sul petto nasconde il volto; l'unico tratto distintivo è la zazzera di ricci neri, spenti e incrostati di sporco e sudore.

Ancora qualche istante, e l'uomo viene investito da una secchiata d'acqua; si sente il rumore scrosciante, le basse risate di alcuni uomini alle spalle della videocamera. L'uomo alza la testa di scatto, e urla, geme, strizza gli occhi e ansima tossendo e sputando acqua.

La videocamera zoomma sulla sua figura, e adesso si possono notare i graffi e i lividi sul volto sporco, il naso sanguinante. I lineamenti sono belli, ma contratti dal dolore; gli occhi si spalancano, azzurrissimi.

Lascia cadere il capo all'indietro con un sospiro sofferente; ora l'inquadratura è sul suo petto coperto da una t-shirt che un tempo doveva essere stata bianca, ma che ora era piena di macchie e deturpata dalla scritta in pennarello verde "Venitemi a prendere".

Il video termina.

 

-Gesù Santissimo! Ma è Matt!-

Victoria le rivolse uno sguardo storto, gli occhi lucidi per le lacrime

- Ma va'? Non l'avrei mai detto, ma ora che me lo fai notare c'è una certa somiglianza-

Scarlett le lanciò in testa un pacchetto di fazzoletti invitandola a soffiarsi il naso, ma lei non ci fece caso: era troppo impegnata a singhiozzare.

- Comunque stai brava tu, lasciami gioire in pace-

- Gioire? Ma mi pare che Victoria stia piangendo. E poi chi è questo Matt?-

- Matt è l'ex di Vic.-

-Non è vero.-

Dopodiché Victoria sussultò e fu scossa da una nuova ondata di singhiozzi e lacrime. Se solo pensava al ragazzo e a tutto ciò che avevano avuto assieme, all'affetto che avevano condiviso sin da bambini, quando lui era solo un esserino dagli occhini azzurri spalancati sul mondo e lei una palla di pelo bionda, non ce la faceva proprio, sentiva dal profondo questo disperato bisogno di piangere. Aveva imparato negli anni che questo era il suo modo di sfogarsi, e sapeva che piangere le era utile ad affrontare le difficoltà che sarebbero venute con maggior fermezza e lucidità, perciò non se ne vergognava affatto; ciò però non toglieva che la presenza di un estraneo nella sua cucina ad assistere al suo sfogo la infastidisse alquanto.

- E comunque cosa ci fa questo tizio in casa mia?-

Scarlett le spiegò che si trattava di suo fratello Dylan- sì, proprio quel Dylan- che aveva incontrato prima per caso e che l'aveva accompagnata da lei.

Lui si presentò e si disse onorato di fare la sua conoscenza.

Dopodiché ci fu silenzio. Victoria fissava la piccola pennetta nera che spiccava sul bianco immacolato della tovaglia, tirando su col naso regolarmente, assorta nei suoi pensieri, mentre Scarlett osservava suo fratello che a sua volta poggiava lo sguardo, adorante, sulla nuca bionda dell'amica. La ragazza non sapeva a cosa stessero pensando gli altri due- anzi sì, lo sapeva bene: Vic stava pensando a come riportare a casa Matt, e Dyl a come portarsi lei a letto-, ma comunque Scarlett era certa di una cosa: non avrebbe speso un attimo di più per quella situazione: le spiaceva molto per l'amica, sapeva quanto affetto provasse per quel ragazzo, ma sapeva anche che non era esattamente una brava persona, e che se era finito in quella situazione la colpa probabilmente era completamente sua. Come ci era affondato, così ne sarebbe uscito; e se non ce l'avesse fatta... beh, pace, se ne sarebbe fatta una ragione. Il momento del giudizio arriva per tutti prima o poi.

Andò ad abbracciare Victoria, dandole qualche pacca di conforto sulle spalle. Tremava tutta. Dopo qualche istante sciolse la stretta e si diresse verso la porta.

- Bene gente, io vado a casa se non avete più bisogno di me. Ehi anzi, vi va una pizza?-

Victoria si riscosse e spostò l'attenzione sulla figura della sua bassa amica. Improvvisamente, sembrava arrabbiata. Almeno non aveva più l'aria di una a cui era crollato il mondo addosso. Era positivo, si disse Scarly: le aveva risollevato l'umore.

La ragazza non aprì bocca, però: fu Dylan a dare voce al suo disappunto:

- Come sarebbe a dire che vai a casa? Non dovresti aiutare Vic a trovare questo tizio?-

- No, non devo. Se proprio ci tiene può consegnare la chiavetta alla polizia.-

Victoria sbuffò. Credeva che avessero già sistemato quella faccenda, ma evidentemente non era così. Improvvisamente la rabbia sovrastò il dolore.

- Sai benissimo che non posso consegnarlo alle autorità, preferirebbe morire piuttosto.-

-Bene, che muoia allora!-

Due paia di occhi la fissarano, gli uni scandalizzati, gli altri furenti. Si sentì tradita, da entrambi: da suo fratello perché, come sempre, si era schierato dalla parte di una mezza sconosciuta solo perché aveva un bel faccino, e non dalla sua, e da Victoria perché, comunque, anche dopo anni, dimostrava di provare più affetto per un mezzo criminale che non per lei, la sua migliore amica.

- Sai benissimo anche perché non possiamo consegnarlo alle autorità, eppure pretendi che lo aiuti lo stesso. Beh, non lo farò. E nemmeno tu dovresti farlo, dal momento che è palesemente un trappola: è ovvio che stanno cercando di attirarci in quel maledetto posto per farci chissà cosa.-

- Beh questo credo l'abbia capito pure quel piccione che ci sta fissando dalla finestra, non sono scema. E neppure codarda, a differenza di qualcuno.-

-Come, scusa?-

Questo aveva fatto male a Scarlett. Accettava il fatto che Victoria, delle due, fosse quella più intelligente e ragionevole, ma che le desse della codarda no, quello feriva nel profondo il suo orgoglio Grifondoro.

- Esattamente, sei una codarda. Non vuoi rischiare di cadere in una trappola quindi decidi di non far niente, ben sapendo che così la vita di un innocente andrebbe perduta. E se permetti, non mi pare un comportamento degno di un'agente federale.-

Scarlett rise. Il fatto che Victoria ritenesse Matt innocente faceva ridere. E rendeva ben chiaro da che parte stesse la sua amica. Rise perché lei non era Victoria, e non riusciva a piangere.

D'altro canto, Vic sapeva di aver esagerato, ma il dolore per Matt, la rabbia e la delusione causate dal rifiuto di Scarly non le permettevano più di misurarsi. Si sentì tanto stanca.

- Okay, fatti pure ammazzare per uno che non ti vuole manco più bene. Io non ti fermerò. Anzi, ti consiglio di farti aiutare da mio fratello, così prima di morire vi farete anche una bella scopata. Addio.-

E Scarlett se ne andò sbattendo la porta.

Così Dylan e Victoria rimasero soli nella cucina di quest'ultima. Vic avvertì nuovamente il bisogno di piangere, così riprese a singhiozzare, non prima di aver scagliato la chiavetta maledetta contro la porta da cui la sua amica era appena uscita di scena.

Il ragazzo si sentiva in dovere di scusarsi per la sorella, quindi lo fece:

- Perdonala, prima o poi le passerà. La convincerò ad aiutarti, tanto non sa rimanere arrabbiata molto a lungo.-

La ragazza gli sorrise tra le lacrime, con amarezza.

- Tranquillo, la conosco anche io. Ma temo che questa volta sia un po' diverso. Vedi, la fedina penale di Matt non è esattamente immacolata, e tra le varie macchie c'è anche il sangue di Scarly. Ma non molto eh.-

Dylan le rivolse uno sguardo interrogativo.

- Una volta lui ha provato ad ucciderla. Ma non ce l'ha fatta, alla fine, e questo è l'importante. Un giorno se ne farà una ragione, cose del genere ci capitano spesso, sai, al lavoro.-

Lui la guardava parlare e gesticolare, e non riusciva a capire come avesse potuto sua sorella negare l'aiuto a quella meravigliosa creatura dai capelli d'oro.

Lei sospirò.

- In realtà ne avevamo già parlato molte volte, e pensavo che avesse ormai accettato il fatto che volessi molto bene sia all'uno che all'altra, ma a quanto pare ora che lui è ritornato non è più così facile per lei conviverci.-

Dylan in quel momento stabilì di avere la sorella più stupida del mondo. E che Victoria aveva bisogno di un James al suo fianco, non poteva affrontare da sola quella situazione.

- Bah, Scarly è la solita esagerata. Mi piace quel tipo, se ne avessi avuto l'occasione l'avrei uccisa direttamente io. Ha fegato. Ti aiuterò a trovare il tuo ex.-

Lei gli rivolse l'ennesimo sorriso triste.

- Apprezzo molto, ma non voglio invischiarti in queste faccende. Potrebbe essere pericoloso. E poi non è il mio ex.-

- E io apprezzo molto che lei si preoccupi a tal punto per me, ma si da il caso che io abbia ormai deciso che non accetterò un no come risposta, anche perché veramente non era nemmeno una domanda. Sarò lieto di offrirle i miei servigi, mia bella signora, sarò il vostro cavaliere senza macchia e senza paura, costi quel che costi.-

Si fermò per osservare la risata della sua nuova Bella Signora che, suo malgrado, iniziava a sentirsi affascinata da quell'individuo così diverso dalla sorella, eppure così simile.

Quando calò il silenzio, Dylan si avviò verso la porta d'ingresso, e per un attimo Victoria temette che l'avrebbe abbandonata proprio come Scarlett. Un attimo dopo, invece, era di ritorno con in mano la chiavetta, intatta nonostante la botta.

- Suvvia, ora mi faccia rivedere l'abominevole filmato.-

Così riguardarono il video, e quando fu terminato, Dylan esclamò con animo:

- Ohibò, credo proprio di sapere dov'è imprigionato il nostro bel principe in difficoltà!-

Victoria scattò in piedi. Non riusciva a capire se il ragazzo facesse sul serio oppure fosse solo scena, ma era certa che se il secondo caso si fosse rivelato veritiero gli avrebbe direttamente staccato la testa. Non aveva tempo per scherzare, chissà cosa doveva star passando Matt in quel preciso istante...

-Dove?!-

Dylan iniziò a spiegare, esaltato al pensiero di esser stato d'aiuto a Victoria. Era una delle poche volte nella sua vita in cui sentiva di star facendo qualcosa di veramente buono per qualcuno.

- Si chiama "La Casa della Madre e del Bambino". Una volta veniva usato per ospitare le ragazze madri che venivano magari abbandonate dalle famiglie o le adultere ripudiate dai mariti, ma sono decenni ormai che non ci abita più nessuno, è diventata una casa abbandonata in piena regola.-

Durante la sua spiegazione Vic continuava a camminare avanti e indietro, riflettendo e sperando che le informazioni fossero esatte.

- Okay ma dove si trova? E come fai a conoscere questo posto?-

- Si trova nella periferia di Bath, e la conosco molto bene perché ci sono stato migliaia di volte da bambino. Io e Scarly nascondevamo lì le nostre scorte di cibo o i nostri bottini, alle volte ci accampavamo pure per qualche giorno, quando non volevamo farci trovare. E riconoscerei tra mille la sedia a cui Matt è legato: non hai idea di quante volte abbiamo legato lì nostro fratello Ian fino a fargli giurare che non avrebbe denunciato i nostri casini a mamma e papà.- Dylan sbuffò, con un mezzo sorriso- alla fine i nostri metodi non erano molto efficaci, Ian faceva la spia e mamma si arrabbiava da morire, mentre papà sghignazzava sotto i baffi. Quel piccolo bastardello...-

Victoria gli credeva, era palese che le sue memorie fossero sincere. Ed era invidiosa. Lei aveva trascorso l' infanzia tra casa sua, case di altri ricchi e Central Park, in compagnia di tate. Avrebbe dato qualsiasi cosa per un fratello con cui cacciarsi nei guai e una madre che le rivolgesse l'attenzione abbastanza a lungo da sgridarla.

Comunque non era quello il momento adatto a lasciarsi prendere dall'amarezza.

- Bene, allora andiamo a Bath. Se ti scappa vai in bagno, non credo avrai molte occasioni per farla una volta partiti.-

Dylan la afferrò per un braccio, costringendola a fermarsi.

- Suvvia, Lady Vic, ormai è tardi per andare in missione, senza contare che Bath è, ehm, nel Regno Unito. Aspettiamo almeno domani mattina.-

Lei protestò, ma alla fine dovette riconoscere che ormai era buio, le ricerche avrebbero dovuto aspettare la mattina dopo quando sarebbe stata ben riposata. In quel momento fu felice di avere Dylan lì con lei, a farla ragionare. Doveva ormai molto a quel ragazzo

- Va bene, ma domani mattina si inizia sul serio.

- Naturalmente, naturalmente. Ora che ne direbbe di quella scopata a cui accennava la mia ingrata sorella?-

 

   
 
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