Anime & Manga > Saint Seiya
Ricorda la storia  |      
Autore: Cdegel    05/11/2019    6 recensioni
Non poteva continuare a sfuggire a sé stesso, a ciò che provava, aveva ragione Manigoldo. Non aveva senso nasconderselo. Tanto più che quel bigliettino, lasciato sugli scalini, senza troppi fronzoli e nessuna spiegazione, lo aveva reso nervoso e gli aveva impedito di riposare per l'intera notte.
Questo capitolo partecipa alla Ottobre Challenge: Trick or Treat? Indetta sul gruppo facebook il Giardino di Efp.
Prompt 107 “cosa hai visto?" "Qualcosa che avrei preferito non vedere"
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Agasha, Aries Shion, Cancer Manigoldo, Pisces Albafica
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questo capitolo partecipa alla Ottobre Challenge: Trick or Treat? Indetta sul gruppo facebook il Giardino di Efp.
Prompt 107 “cosa hai visto?" "Qualcosa che avrei preferito non vedere"
 
 
I personaggi di Saint Seiya appartengono al loro autore, M. Kurumada, questa ff è scritta senza scopo di lucro. 
In questa One shot,  Agasha è reincarnazione dell'Agasha di LC, che all'epoca dei fatti di LC era coetanea di Shion. Adesso è all'incirca coetanea dei Gold Saint.
Questa one shot si può inserire nella long  “Fino in fondo”,  all'interno del capitolo quattro, tra l'uscita di Agasha dalla biblioteca, la sera, e l'arrivo di Albafica a casa della stessa, la mattina seguente. Esprime i dubbi di Albafica in seguito al biglietto lasciato da lei.
Buona lettura!
 
 
Non poteva continuare a sfuggire a sé stesso, a ciò che provava, aveva ragione Manigoldo. Non aveva senso nasconderselo. Tanto più che quel bigliettino, lasciato sugli scalini, senza troppi fronzoli e nessuna spiegazione, lo aveva reso nervoso e gli aveva impedito di riposare per l'intera notte. 
Si era girato e rigirato nel letto fino al mattino.
La sera precedente era rientrato alla dodicesima casa dopo essere rimasto lì ad attenderla inutilmente, fuori dalla biblioteca, come ogni sera, ben sapendo che non sarebbe arrivata, ma sperando di sbagliarsi.
Quando era scesa la notte si era deciso ad alzarsi.
Aveva accartocciato il bigliettino. Poi lo aveva nuovamente disteso.
Non gli aveva mai scritto nulla, prima di allora. Era la prima volta che gli scriveva delle parole. Ed erano parole fredde. Distaccate. Vergate velocemente.
Sul vetro gli aveva disegnato un sorriso, lassù, al rifugio. La sera prima, invece, non aveva avuto il tempo nemmeno per quello. Un'emergenza. Di che tipo? Perché gli sembrava una menzogna? Perché sembrava che fosse una semplice scusa per nascondergli qualcosa?
Aveva immaginato mille situazioni. Tutte, immancabilmente, conducevano alla stessa domanda. Era andata via sola? Con chi si era vista? Che cosa aveva fatto?
Ha fatto ciò che fanno tutte le persone normali, quando sono attratte da qualcuno. O innamorate. Gli diceva la sua mente.
Lui non avrebbe mai potuto ambire a tanto con lei. Amarla. Anche solo poter baciare le sue labbra. 
Lui non avrebbe potuto.
Lui era veleno. Era solo questo e non avrebbe potuto avere altro scopo nella vita, che quello di proteggere il Grande Tempio e Atena. Con tutto sé stesso. Chiunque fosse, Atena.
Rientrato non era riuscito a ingoiare nulla. Solo acqua. Fredda. Ancora più nervoso si era imposto di non pensare a ciò che aveva provato da quando l'aveva rincontrata al rifugio, a tutto ciò che era successo, fino alla sera precedente. Né a quel desiderio che si era fatto strada in lui con tale prepotenza. Che era desiderio di sentire la sua pelle sotto le mani. Che era desiderio di sentire ancora il suo tocco su di lui. Come quando erano sul terrazzo, le sue dita sul viso. Ma non solo quello. Non era solo un bisogno fisico, era bisogno della sua compagnia "Perché mi fa stare bene... Nonostante tutto quello che è mi è successo... se c'è lei sto bene... Anche se lo so che non potro' mai..."
Era questo, tra le altre cose, che aveva detto a Manigoldo la mattina, prestissimo.
Dopo la notte insonne infatti si era alzato prestissimo, aveva sentito bussare alla porta della parte privata della dodicesima casa e quando aveva aperto si era ritrovato Manigoldo sulla soglia.
L'amico sembrava quantomeno sconvolto, ed era evidente che doveva avere lottato.
Si erano seduti fuori, sulla scala che portava all'undicesina casa
"Due specter... solo esploratori"
"Si stanno muovendo dunque"
"è già capitato Albuccio... in passato... qualcuno che si muove dall'Ade c'è sempre... ma ciò non significa che la guerra sia alle porte..."
"Quell'onda di energia pura che ha attraversato il cielo stanotte"
"Di sicuro non apparteneva a loro... Fidati"
"E allora a..."
"Fidati. Non erano loro... La guerra non è ancora cominciata... Solo una scaramuccia... Non pensarci ..."
"È difficile non pensarci... non pensare che..."
"Invece pensa ad altro... anzi cambiamo discorso" ed aveva iniziato ad incalzarlo con una domanda dietro l'altra su un argomento che Albafica conosceva appena per sé stesso, il suo rapporto con Agasha, figurarsi se poteva essere in grado di rispondere a quel treno di domande, che avevano finito col metterlo a disagio e aumentare la sua apprensione. 
La guerra incombeva e quella che era la sua unica certezza gli si stava sgretolando davanti agli occhi.
Alle sue solite rimostranze sulle difficoltà a farsi finalmente avanti con lei, Manigoldo aveva risposto tagliando corto
"Non farla tanto lunga Albuccio! Tu parli troppo... devi FARE non PENSARE... Niente seghe mentali buttati"
"La fai facile tu... Perché tu non sei..."
"La conosco già la storia Albuccio... Ne abbiamo parlato fino adesso... Ma liberati di questa ossessione. Mica ti devi squartare un braccio con lei vicino e imbrattarla di sangue... Devi solo prenderla così... e... darle un bacettino... Guarda devi fare così... e poi così"
E, preso il mantello appallottolato tra le braccia, aveva mimato un abbraccio ed un bacio mozzafiato. Lo stava baciando davvero il mantello?
"..." Aveva scosso la testa sconsolato. Davvero gli stava dando retta?
Poi con fare serio, l’amico gli porse il tutto
"Dai prova tu" disse con un ghigno
"Non ti aspetterai davvero che faccia una cosa simile?"
Si erano fissati per un momento. Poi Manigoldo gli aveva allungato più vicino il mantello. Lo fissò. Sul suo viso si stava dipingendo un'espressione che Manigoldo non riusciva a decifrare. Poi rise. Rise Albafica. Rise Manigoldo.
"Scordatelo"
"Per un attimo ho creduto che lo avresti fatto sul serio" disse una voce conosciuta
"Che cosa hai visto?" Chiese interdetto Albafica vedendo l'amico
"Qualcosa che avrei preferito non vedere... Saint di Atena" rideva anche Shion, mentre saliva gli ultimi scalini
"Non interrompere le mie lezioni, caprone" fu la risposta allegra di Manigoldo
Albafica approfittò per allontanare da sé le mani dell'amico che ancora gli porgevano il mantello.
Poteva solo sperare che Shion 'dimenticasse' ciò che aveva visto:  due Saint di Atena che si comportavano come idioti. 
"Io vado" disse Albafica alzandosi
"Dove?" chiese Manigoldo
"Sai dove"
"Allora datti da fare!"
Non gli rispose. 
Shion e Manigoldo si guardarono. Il Saint di Cancer ce la stava davvero mettendo tutta per spingere Albafica a liberarsi della sua ossessione, davvero eccessiva, specialmente nei confronti di Agasha.
Shion sapeva che quella paura era del tutto infondata in quanto Agasha, a causa del suo contatto con gli Arcani, era del tutto immune ai veleni, ma gli era stato ordinato di tenerlo nascosto a chiunque. Ordine di Atena stessa, per evitare che il loro legame potesse distrarre lei dalla ricerca di Ofiuco e degli Arcani.
Tuttavia Shion sperava che in qualche modo lui ci arrivasse da solo. Sicuramente sarebbe stato meglio per Albafica fare forza su sè stesso e vincersi, per liberarsi delle sue ossessioni senza che fosse lui a dirglielo.
Comunque, a giudicare dalla scena dai consigli che a modo suo gli dava, Manigoldo doveva essersi reso conto che Agasha non doveva correre alcun rischio, dopo ciò che aveva visto la notte precedente. 
E probabilmente stava spingendo Albafica a muoversi in quella direzione in seguito a questa certezza.
 
Meentre scendeva le scale, Albafica ripensava a ciò che si erano detti lui e Manigoldo quella mattina:
"Albuccio hai mai chiesto a lei cosa vorrebbe?"
"Mh?" No. Non glielo aveva mai chiesto.
"Eh Albuccio? Glielo hai mai chiesto?"
"No"
"E perché no?
Già, perché no? Perché forse sapere quello che voleva lei avrebbe sparigliato le carte in tavola. 
Avrebbe fatto vacillare le sue certezze. Quelle che gli restavano. 
Perché lui era certo,  lo aveva capito, che provavano gli stessi sentimenti. E chiederle quello che avrebbe voluto, avrebbe significato dare a lei la possibilità di accorciare ancora di più quelle distanze. Di rischiare. E lui di rischiare di fare del male a lei non lo poteva, non lo volevo, accettare.
"Albuccio ... "
Lo aveva richiamato mentre scendeva le scale, lo sentì urlare
"Non avere paura di quello che sei Albafica... Rambo non ne ha... Fidati.."
Si era voltato. Sarebbe stato bello se fosse stato così. Ma lui teneva che Manigoldo si sbagliasse e che la notte passata lei l'avesse passata con qualcun altro. 
Non aveva avuto il coraggio di confessare all'amico questo dubbio. Non glielo aveva nemmeno accennato. Gli toglieva il fiato, quella possibilità.
Si fermò. Chiuse gli occhi. Respirò a fondo. Doveva sapere. Corse verso casa di Agasha, per la prima. Forse per l'ultima volta. Ed era triste. 
   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: Cdegel