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Autore: bluebb    12/11/2019    0 recensioni
“Eravamo giovani, molto giovani.” disse, e la vide tormentare le cuciture dei suoi guanti con i denti.
Mentre la osservava anche così, di spalle e testardamente intenzionata a non guardarlo negli occhi, non poteva fare a meno di pensare a quanto fosse stato stupido. Quel pensiero puramente egoistico di un tempo gli aveva tolto qualcosa di immensamente prezioso: la possibilità di averla accanto.
Le parole di Toshinori su quale fosse il vero ruolo dell’eroe acquistavano tutt'altro significato.
[Aizawa x OC] [Ambientata in parte nel passato]
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hitoshi Shinso, Nuovo personaggio, Present Mic, Shōta Aizawa
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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A volte ritornano.
 
 
“Sono pronti i fascicoli della 2-A?” il preside Neko era entrato nella sala professori con un sorriso smagliante.

“Sì, preside, sono qui sulla mia scrivania.” Aizawa lo aveva osservato un secondo, da dietro lo schermo del suo potatile, per capire che il preside non stava più nella pelle per l’inizio del nuovo anno scolastico, come sempre d’altronde. “Vuole che glieli porti nel suo ufficio?”

“Oh, no, no non ce ne è bisogno Aizawa, ero solo passato per vedere se andasse tutto bene e per informarti che abbiamo trovato chi rimpiazzerà All Might per Fondamenti di Eroismo.” c’era una nota di amarezza nel tono di voce del preside, nonostante avesse mantenuto il suo sorriso. Dopo il ritiro di All Might era cambiato tutto e alla fine dell’anno quest’ultimo aveva deciso di lasciare l’insegnamento, spinto anche da tutti i suoi cari che continuavano a ripetergli quanto avesse bisogno di riposo. La pensione a quanto sembrava, arrivava anche per gli eroi del calibro di All Might.

“Bene, e chi sarebbe?” rispose lievemente incuriosito, mentre continuava a battere meccanicamente le parole sulla tastiera del laptop.

“È stato strano rivederla dopo tutti questi anni, d’altra parte è stata in questa scuola solo per un anno, ma lo ricordo come uno dei miei preferiti. Dovresti ricordartela anche tu Aizawa, ha passato l’anno di scambio culturale proprio nella tua classe.”

Shota smise di battere le dita sulla tastiera. Si era congelato, in meno di mezzo secondo. Forse aveva capito male, magari si stava riferendo ad un’altra persona, magari il preside aveva confuso gli anni scolastici. “Oh, non ricordo bene.” finse “Come si chiama?”

“Ma sicuro che la ricordi! Eravate così affiatati. Comunque si chiama Karina Incantalupo.”
 
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Aspettare Mic davanti all’uscita dei dormitori non gli era mai piaciuto: mentre Aizawa preferiva entrare in classe con calma per sistemare le proprie cose e riposarsi, l’amico invece amava più lo stile dell’arrivare poco prima della campanella.
Anche quel giorno, il primo giorno del loro ultimo anno, l’aspirante eroe dalla voce altisonante non voleva proprio decidersi a farsi vivo. Mentre scrollava annoiato la home del suo profilo social, tra foto di gatti e articoli sulle notizie più importanti riguardo il mondo degli eroi, Aizawa venne attirato dalla voce di Mic che, come sempre, correva verso di lui agitando vistosamente il braccio e urlando “ECCOMIIII”.

La campanella suonò pochi secondi dopo il suo arrivo “Puntuale come sempre, vedo.”

“Tu scherzi,” iniziò affannato dalla corsa “ma stavolta ho rischiato davvero di non svegliarmi, menomale che fisso una sveglia ogni 10 minuti.”

“Come ti pare, ma adesso muoviamoci, non voglio beccarmi un ammonimento il primo giorno perché tu hai deciso di alzarti tardi.”

“Oh, c’mon! That’s not my fault!” ribadì l’altro poco dietro di lui, ma Aizawa era già concentrato sul resto della giornata e a passo svelto si stava dirigendo verso la sua classe.

Stranamente il loro prof responsabile non era ancora arrivato e Shota poté tirare un sospiro di sollievo. Si sedette al solito posto, in seconda fila a sinistra, mentre Nemuri lo salutava allegramente. “Buongiorno Shota! Come è andata l’estate?” la ragazza era comodamente seduta sul banco accanto al suo e non era affatto cambiata: le sue forme, se era possibile, si erano fatte ancora più provocanti. A Shota venne spontaneo pensare che anche quell’anno si sarebbe lasciata alle spalle decine e decine di cuori infranti.

“Bene Nemuri, a te?” si sedette e iniziò a sistemare le sue cose sul banco.

“Benissimo! Sono stata due settimane su una bellissima isola in Grecia. Ho preso il sole, ho fatto shopping e ovviamente, prima che tu me lo chieda, mi sono allenata a dovere. Ho conosciuto anche un sacco di gente interessante.”

“Quanti ragazzi?” chiese Mic, intromettendosi.

“Un po’.” ridacchiò lei per tutta risposta “Ma mi hanno aiutato tutti ad allenarmi, davvero, infatti mi sento più forte e in forma che mai.”

Aizawa davvero non capiva come facessero Nemuri e Mic ad essere sempre così pieni di vitalità di prima mattina, quando invece lui avrebbe di gran lunga preferito dormire.
Mentre Kayama continuava a raccontare a Mic delle sue scorribande greche, il loro responsabile, il professor Okada fece il suo ingresso in aula. Chiese a tutti di sedersi e di fare silenzio, poi diede una rapida occhiata ai documenti che teneva in mano.

“Buongiorno ragazzi, spero abbiate passato delle buone vacanze, perché adesso che siete di nuovo qui mi aspetto che voi lavoriate duramente e con costanza. È il vostro ultimo anno e spero sappiate tutti che non sarà per niente una passeggiata anzi, vi dico già da adesso che vi metterò i bastoni tra le ruote ogni volta che ne avrò l’occasione per mettervi alla prova.” fece una piccola pausa, per poi schiarirsi la voce “Come sapete Matsuda passerà il suo ultimo anno scolastico in America, visto che ha aderito al programma di scambio culturale come altri studenti della scuola. Per questo motivo il preside ha accolto diversi studenti, aderenti allo scambio, provenienti da tutto il mondo e li ha smistati nelle classi. Bene, direi che posso presentarvi la vostra nuova compagna di classe, che occuperà il banco di Matsuda per il resto dell’anno.”

Dalla porta d’ingresso entrò una ragazza minuta che con passo docile si era fermata accanto al professore e aveva goffamente abbozzato un inchino. Era esile, la pelle bianca come il latte, il viso tondo ma dai tratti dolci e fini. Le labbra erano piccole ma carnose, leggermente rosate, il naso un po’ più largo alla base, gli occhi grandi e azzurri e i capelli castani corti che superavano di poco il mento. Non aveva nessun tratto tipico orientale e il suo aspetto così normale non lasciava intendere il suo paese d’origine. Veniva sicuramente da un paese occidentale, ma soltanto osservandola a Shota veniva difficile cucirle una nazione addosso.

“Su, presentati.” la spronò il professore.

“Mi chiamo Karina Incantalupo, piacere di conoscervi.” aveva uno strano accento, aveva marcato la r e la s e le vocali erano pronunciate in modo più aperto rispetto a come le avrebbe pronunciate un giapponese. Nonostante questa analisi, Shota non era ancora riuscito a identificare la nazione di nascita della ragazza.

“Incantalupo viene dall’Italia, ma non fatevi prendere sottogamba: capisce e parla perfettamente il giapponese, quindi cercate di non fare brutte figure con lei, va bene?”

Detto questo, la ragazza si sedette nell’unico posto libero della classe: quello accanto a Nemuri. Mentre Aizawa era ancora intento ad osservarla, sentì qualcosa toccargli la schiena. “Psst, hai visto quanto è carina?” Mic, nel banco dietro al suo, si era piegato verso l’amico e lo stava debolmente scuotendo con il braccio.

“Hizashi ti prego, è appena arrivata.” l’inizio della lezione stroncò di detto la loro conversazione, ma Shota sapeva che il migliore amico avrebbe riattaccato a parlare alla prima occasione.

Appena suonata la campanella che segnava l’inizio della pausa pranzo, tutti si fiondarono verso il banco della ragazza per presentarsi, proprio mentre lei si stava alzando e mettendo a posto le proprie cose. Hizashi quindi non aveva nemmeno avuto il tempo di fare un passo, che aveva visto la sua possibilità di presentarsi per primo sfumare di netto. Sbuffò, rivolgendo uno sguardo triste all’amico.

“Non preoccuparti, ti presenterai più tardi, intanto andiamo a pranzo.” lo rassicurò Shota e insieme si diressero verso la mensa. Si sedettero al primo tavolo disponibile, mentre Mic continuava a lamentarsi di come fossero tutti saltati addosso a quella nuova e a dire quanto questa fosse carina. Ma, proprio mentre Yamada aveva ripreso a dire quando fossero profondi gli occhi dell’italiana, paragonabili solo al mare più cristallino, Nemuri fece la sua comparsa, trascinando a braccetto proprio quella ragazza.

“Heeey amici, possiamo unirci a voi?”

“For sure girls, sedetevi pure!” rispose subito Hizashi, tamburellando sul posto accanto al suo.

“Benissimo! Karina siediti pure.” per sfortuna di Mic, la ragazza si sedette accanto ad Aizawa, anche se all’impatto non sembrò badarci molto.

“Woa! Incantalupo ti ha già permesso di chiamarla per nome?”

“Ehm…” si intromise Karina “In realtà sono stata io a chiederle di chiamarmi per nome. Sapete, in Italia non si usa e sono abituata a sentirmi chiamare di cognome solo dai professori, quindi… potete chiamarmi per nome anche voi ragazzi.”

I due tentennarono qualche secondo, poi Hizashi ritornò all’attacco “Oh boy, che sbadati, non ci siamo nemmeno presentati. Io sono Yamada Hizashi, per gli amici Mic, e lui è il mio migliore amico Aizawa Shota.”

“Piacere mio.”

“Beh, le presentazioni sono fatte, direi che possiamo cominciare a mangiare, no?”

A quel punto Karina era rimasta un attimo a fissare il suo piatto, per poi allungare timidamente la mano verso le bacchette in legno. Provò a sollevare un semplice pezzo di pollo, ma questo ricadde nel piatto dopo pochi secondi. Sbuffò, con la testa china sul piatto e il broncio.

“Oh, non dovresti tenerle in quel modo le bacchette.” le fece notare Nemuri “Aizawa, perché non l’aiuti?”

Shota alzò lo sguardo di scatto su di lei e la fissò in tralice, mentre Hizashi accanto a lei la guardava come se volesse ucciderla da un momento all’altro. Ma d’altra parte, era logico la correggesse lui, visto che era quello seduto accanto a lei. Le lanciò un’ultima occhiataccia, mentre Nemuri si stampava in faccia il solito sorrisetto malizioso e irriverente.

“Dai qua.” disse a Karina togliendole le bacchette di mano “Vedi, devi tenerle così.” le fece vedere, sbattendo un paio di volte gli utensili per poi restituirgliele. Ma, visto che Karina stava di nuovo sbagliando, sospirò e la corresse spostando direttamente la posizione delle sue dita. La pelle della ragazza era fredda e morbida e solo dopo aver interrotto quel contatto, Aizawa si rese pienamente conto di quello che aveva fatto. Magari la ragazza si era offesa per quel gesto, forse aveva esagerato. Si irrigidì e tornò a fissare il suo piatto, imbarazzato.

Karina però non sembrava per niente turbata da quel contatto “Oh, grazie mille, adesso sì che si ragiona!” disse, tutta contenta, mentre addentava finalmente il suo cibo.

“Oh, ehm, bene… Allora Karina, come ti stai trovando in Giappone?” le chiese Nemuri, vedendo Aizawa ancora sbigottito dalla naturalissima reazione della ragazza.

“Molto bene, ero già stata qui un paio di volte con la mia famiglia, ma ero sempre stata una semplice turista. Poi è tutto molto più facile se conosci la lingua.” sistemò dietro l’orecchio una ciocca di capelli ribelle che ogni tanto le si piazzava davanti alla bocca, impedendole di mangiare.

“Hai studiato giapponese in Italia?” Hizashi la osservava affascinato, con la mano poggiata sulla faccia e un’espressione sognante in viso.

“Sì, so parlare tre lingue oltre all’italiano: inglese, francese e giapponese.”

Mic e Nemuri continuarono a farle domande per un po’: così Shota scoprì che era figlia unica, come lui, che proveniva da una delle migliori accademie italiane, la Bianchi Military School ed era per questo che aveva un’ottima conoscenza del combattimento corpo a corpo. Aizawa non era intervenuto nemmeno un secondo nella conversazione, era rimasto ad ascoltare le risposte della ragazza, in quel giapponese dalla cadenza stranamente melodiosa.

“Shota, invece di fare l’asociale come al tuo solito, perché non partecipi un po’ alla discussione?” Nemuri lo aveva richiamato di punto in bianco, con ancora quel sorrisetto impertinente sulla faccia. Stronza, pensò il ragazzo, sperando che potesse percepire i suoi pensieri.

“Uhm, il tuo quirk?” fu la prima cosa che gli venne in mente da chiedere. Non era proprio una domanda simpatica e da conversazione amichevole come quelle di Hizashi e Nemuri, ma almeno era qualcosa.

“Preferirei non dirlo in realtà, così almeno non avrete vantaggi su di me durante le prove fisiche.”

“Pensi che abbiamo bisogno di qualche aiutino per batterti?” si ritrovò a rispondere, leggermente pizzicato nell’orgoglio.

“Penso solo che sarebbe più difficile elaborare una strategia sul momento, piuttosto che conoscere già i punti di forza e di debolezza dell’avversario. Che avete bisogno di qualche aiutino lo hai pensato tu, mica io.” rispose Karina. A quanto sembrava aveva una lingua parecchio tagliente e tanta voglia di mettersi in gioco.

“Questa mi suona tanto come una sfida.” intervenne Hizashi, con la motivazione vivida negli occhi “Facciamo così, se alla prossima prova vi troverete l’uno contro l’altro, dovrete scegliere una penitenza per il vostro avversario, nel caso questo perda ovviamente.”

“Che tipo di penitenza?” chiese Karina, già entusiasta all’idea. Aizawa invece, stava inutilmente cercando di fulminare il migliore amico con lo sguardo, ma Mic ormai era partito in quarta e niente lo avrebbe potuto fermare.

“Quella che vuoi tu, non ci sono limiti alla fantasia!”

“Sembra divertente.” rispose lei, porgendo la mano ad Aizawa, il suo ipotetico avversario “Io ci sto e tu?”

Shota osservò per qualche secondo la mano della sua avversaria, poi il suo viso e lo sguardo di sfida che gli stava lanciando. Strinse la mano con vigore “Ci sto.”
 
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“Oh, sì preside, adesso ricordo.” solo in quel momento si rese conto che stava ancora premendo i tasti del laptop e sullo schermo adesso vi era una interminabile sequenza di parole indecifrabili. Cancellò tutto e si concentrò sul preside.

“Vorrei che dessi la notizia agli studenti oggi e inoltre dovresti illustrarle anche il programma, in quanto responsabile della 2-A.” una morsa allo stomaco lo colse all’improvviso e, nonostante all’apparenza sembrasse calmo e distaccato come sempre, il suo cuore cominciò a battere incessantemente contro la cassa toracica. Non gli succedeva da veramente troppo tempo.

Deglutì “Certo preside, sarà fatto.”
   
 
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