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Autore: bethrandall    14/11/2019    2 recensioni
POSSIBILI SPOILER
In occasione del Tema Crack Pairing di A fanart's promise (evento instagram) racconto di un missing moment a cavallo tra secondo e terzo libro, inoltrando una coppia amata/odiata, quale la Thorn x Septima.
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Thorn è giunto da quasi un anno a Babel, mettendosi al servizio dei Genealogisti che gli hanno concesso una personalità da utilizzare all'interno dell'arca Cosmopolita. I Genealogisti, per testare la sua fedeltà, coinvolgono Lady Septima, che dovrà conquistare Thorn per ottenere la sua più totale sottomissione.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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... PERDONATE EVENTUALI ERRORI, E' STATA UNA COSA MOOOLTO CASUALE, SPERO APPREZZERETE, CIAU.



La sera era l’unico momento in cui la sua ricerca forsennata poteva allentarsi. Giusto il tempo di prendere fiato, bere qualcosa, prima di re-immergersi nella sua analisi disperata.
Inspirò profondamente, lasciando che l’aria asettica di quel posto si tuffasse dentro i suoi polmoni.
Come d’abitudine si passò le dita tra i capelli, riavviandoseli all’indietro. E chiuse gli occhi.
Lasciò i suoi pensieri a briglia sciolta.
La stanza attorno a lui prese a liquefarsi sotto lo scorrere inesorabile dei suoi ricordi.
Erano così tanti e così veloci che a stento riusciva a riconoscerli.
Numeri, visi, mani, luoghi, tipi di carte, gusti di caffè, inchiostri, puzza di cenere, calore…
Ofelia.
Quando il volto della ragazza gli apparve violentemente nitido, si riscosse dal suo torpore.
E tutto si fermò. Solo il nome della sua fidanzata… di sua moglie, sommerse la stanza di una densità viscosa, capace di rallentare ogni movimento.
Si stropicciò gli occhi, imponendo alla sua testa di pensare ad altro. I suoi ricordi lo punivano abbastanza, ma niente poteva torturarlo con la stessa crudeltà dei ricordi con Ofelia.
Quasi con bisogno riprese il suo lavoro, con uno zelo e una precisione ancora più affinati di quelli usati durante tutto il giorno.
E fu di nuovo carta, inchiostro, lingue, libri, estratti , pagine, traduzioni, numeri, date, conti…
Non si accorse dello scorrere del tempo. Fino a quando la porta del Secretarium fu aperta, e chiusa a chiave.
Non provò neppure ad alzare lo sguardo. Sapeva già chi poteva arrivare a quell’ora del giorno. E, aldilà della calma che lo contraddistingueva, qualcosa dentro di sé si smosse, e non era nulla di rassicurante.
- Sir Henry.-
Lady Septima.
- Ammetto di non essere stupita nel vedervi al lavoro anche a quest’ora della notte.-
- La mia posizione è critica, il mio dovere è trovare più risposte possibili alle infinità di domande che vengono poste.-
Percepì lo sguardo attento della donna scivolargli sul corpo con pressione concreta, quasi lo stesse toccando con mano.
- Avete qualcosa da dirmi?-
Lady Septima si avvicinò alla scrivania.
Thorn la osservò sotto le sopracciglia aggrottate.
- Nulla, in realtà. Volevo solo dirvi che meritate di riposare.-
Thorn avrebbe sorriso se la vita non gli avesse strappato la voglia di farlo.
- I Genealogisti non sembrano inclini al riposo, vogliono risposte, e io sto provando a dargliele.-
- Ma vogliono anche la vostra perfetta prestazione, e voi avete l’aria di non aver né mangiato né riposato, quindi non posso permettervi che vi consumiate senza aver adempiuto al vostro lavoro.-
Thorn alzò finalmente lo sguardo.
- Non… potete?-
Lady Septima continuò a fissarlo, i suoi occhi rossi contrastavano piacevolmente col bronzeo della sua pelle.
- Sir Henry, non ripeterò un’altra volta. Necessitate riposo.-
Thorn si raddrizzò sulla sedia, che cigolò sotto il suo peso.
- E lasciatemi indovinare, il riposo sarà agevolato da voi?-
Lady Septima trasalì, senza abbassare lo sguardo.
Thorn osservò la sua figura con attenzione.
La pelle era liscia, bronzea, senza un’imperfezione. Gli occhi avevano un intrigante trucco dorato che esaltavano il rosso delle iridi. La sua uniforme non aveva una piega, e i capelli erano lucidi e setosi. Ad esaltare ancora di più la sua presenza era il profumo che aveva riempito la stanza.
Non poté far altro che congratularsi con la sua perspicacia.
I Genealogisti avevano mandato Septima da lui.
E quella visita andava oltre la semplice cortesia.
- Non posso fare a meno di sottolineare certi appunti. Avete chiuso la porta a chiave, il vostro aspetto è particolarmente curato e piacevole… sinceramente parlando, a cosa devo la vostra visita?-
Lady Septima strinse gli occhi. Sembrava patire una sofferenza interna. Thorn immaginò che stesse lottando contro la soddisfazione professionale di compiacere i Genalogisti, e la ripugnanza per l’atto che avrebbe dovuto compiere.
- I Genealogisti pretendo che voi gli siate fedele.-
Poi con passo felpato e lento raggiunse il retro della scrivania. Thorn non si mosse. Continuava a tenergli testa, i loro sguardi dardeggiavano tensione.
Sentiva la pelle formicolare, l’aria diventare ancora più densa.
Septima era bassa, ma abbastanza alta da sovrastarlo con lo sguardo.
- Ho già prestato fedeltà. Cosa pretendono ancora?-
Septima si avvicinò al suo orecchio. – La vostra totale sottomissione. - sussurrò, solleticandogli il collo con le labbra.
Thorn non era mai stato avvezzo al piacere.
Ma non avrebbe dovuto sottovalutare quanto fossero importanti i sensi a Babel.
E  in quel momento li sentiva, febbricitanti, rimbombare nel suo sangue.
Si maledisse per quella debolezza, per quella fisicità che, nonostante i divieti che si era imposto, continuava a tormentarlo.
Septima notò quel cambio repentino, e sfruttò la breccia che si era creata per far leva sul suo scopo.
- Voi…- continuò. – Avete piegato la vostra mente…- le sue parole risultavano umide, schioccando appiccicose. Thorn disprezzava quel tipo di suono, lo facevano rabbrividire per il disgusto. Ma in quel momento i suoi brividi sembravano di tutt’altra natura. – La vostra volontà…- Sentì le mani di Lady Septima scivolargli lungo la gamba.
- Ma la massima fiducia non si ottiene solo con la mente…- Thorn trasalì quando sentì le mani di Septima soffermarsi sul cavallo dei suoi pantaloni. – ma piegando anche il vostro corpo.-
Le parole della donna si spensero sulle sue labbra.
Thorn si ostinava di rimanere impassibile, ma si stava tradendo, e questo permetteva a Septima di continuare quella danza di dita e parole.
Non poteva negare il suo apprezzamento, la sua eccitazione.
Septima era una donna accattivante, capace di sfiorare corde che  nessuno aveva mai raggiunto. I suoi pensieri lo punirono, facendogli prendere coscienza del modo in cui aveva guardato le sue capacità, la sua eleganza felina, la sua precisione.
Septima era una donna infinitamente piacevole, nessun uomo avrebbe potuto resisterle. E trovò doloroso ammettere che anche lui non stava facendo nulla per fermarla.
 Si rese conto di essere stanco, infinitamente stanco.
E aveva bisogno di cedere. Di mollare la presa, di lasciare che l’istinto, che la natura, prendessero il sopravvento.
I pensieri si intervallarono confusamente nella sua testa, e una profonda rabbia gli strinse lo stomaco e gli contorse le viscere.
Lady Septima si mise cavalcioni su di lui, facendo aderire i loro corpi.
Thorn rispose al bacio.
Affondò le dita tra i capelli della donna, e lei ricambiò aggrappandosi alla sua camicia.
Era crudele quello che stava facendo. Ma era frutto della rabbia.
Una rabbia imperiosa, grande e in continua crescita.
Gli pulsava nelle vene, gli stritolava i polmoni.
Rabbia per come la sua vita procedeva.
Rabbia per come tutto il mondo sembrava prendersi gioco di lui.
Rabbia per sè stesso.
Rabbia per gli altri, e il modo in cui lo giostravano.
Rabbia per il destino che gli era toccato.
Rabbia per quel corpo che reagiva come una belva affamata.
Rabbia.
Rabbia perché in tutto quel calore e in tutto quel pulsare frenetico, l’unica certezza era Ofelia, e il torto che le stava facendo.
Quelle mani che lo toccavano erano smaliziate, audaci, certe. Le paragonò a quelle di Ofelia, insicure, prudenti. Ripensò a quella dolcezza da bambina, a quella genuinità che mai era stata presente nella sua vita.
Ricordò il bacio che le aveva dato a Sabbie D’opale, ricordò le sue lacrime disperate nell’ Immaginatoio, lo sguardo carico di speranza nella cella…
Stava sacrificando la sua esistenza per lei. Stava continuando a vivere per lei.
Quel corpo che a stento governava apparteneva a lei.
La sua umanità apparteneva a lei.
E non ci sarebbe stato nessun altro a poter permettersi di pretendere altro da lui.
Con le labbra ancora ancorate a quelle di Lady Septima giurò che l’unica persona a cui avrebbe concesso tutta la sua fedeltà era la piccola animista goffa, che con la sua forza aveva fatto ripartire un cuore che Thorn credeva fermo.
E in quell’istante, Thorn aveva la perfetta percezione di quanto le labbra di Lady Septima non gli avessero strappato neppure un battito.
Septima si staccò dolorante, cercando di mantenersi in equilibrio.
- Cosa state facendo?- Chiese premendosi le tempie.
- Vi sto invitando ad andarvene.-
- Non potete…-
- Ho detto ai Genealogisti che hanno la mia totale dedizione, non serve possedere questo corpo.-
Lady Septima lo guardò con odio profondo.
- Era per un bene superiore. Voi mi ripugnate.-
Thorn si raddrizzò sulla sedia, asciugandosi con il dorso della mano le labbra ancora umide.
- So quanto possa essere sconcertante la mia persona, soprattutto per una figlia di Polluce come voi… vi sto solo risparmiando questa messinscena meschina.-
- E’ un ordine dei Genealogisti!-
- Perfetto, riferite che quello che avete fatto è stato fatto.-
Lady Septima lasciò la presa sulle tempie.
- Non posso mentire.-
- Allora direte che sono impotente. Che i vostri corteggiamenti non mi hanno sortito alcun effetto…-
Punta sull’orgoglio Lady Septima si ricompose, alzando la testa.
- La vostra reazione sembrava tutt’altro che impotente, Sir Henry…-
- I commenti sulla mia virilità penso che non importino né ai Genealogisti né tanto meno a voi.-
Lady Septima si riavviò i capelli, senza smettere di guardarlo.
- Rispetto solo i numeri e gli ordini…-
- Siete un automa…- sibilò velenosamente lei.
Thorn si compiacque per quell’appellativo.
- Se fossi un automa a quest’ora non mi sarebbe importato dei vostri sentimenti e del disgusto profondo che provate nei miei confronti. Sono stato clemente, vi sto risparmiando un’azione che vi avrebbe solo fatto vergogna…-
Ma Lady Septima sembrava tutt’altro che vergognata. Sembrava sinceramente frustrata. Avvilita.
- Ma a quanto pare il vostro orgoglio è più forte, vi dispiacete più per la missione fallita che per l’importanza che avete del vostro corpo.-
- Non mentirò ai Genealogisti. Sapete che da questo momento in poi saremo scettici verso di voi.-
- Secondo le leggi, ho rispettato i codici di comportamento babeliani, non so di cosa dovreste dubitare.-
Lady Septima non gli rispose. Continuò a fissarlo con cattiveria.
Thorn la vide uscire dal Secretarium.
Attese che la porta fosse chiusa.
Poi crollò sulla sedia, come se gli fosse caduto addosso tutto il peso del mondo. 



 
  
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