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Autore: Lady Aquaria    24/11/2019    1 recensioni
Questa storia partecipa alla Red Challenge indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp.
...a chi mai potrebbe rivolgersi un assassino? A Cristo? Alla Madonna? Direttamente a Dio? Chi, nelle alte sfere, accoglierebbe le suppliche di un uomo che ha le mani sporche di sangue?
Forse dovrebbe rivolgersi al Diavolo, ma in tal caso quel luogo sarebbe del tutto inappropriato.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Helen Wick, John Wick
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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John Wick - Red Challenge - 22 Patto con la morte Questa storia partecipa alla Red Challenge indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp, e non è stata scritta a scopo di lucro; tutti i personaggi citati sono proprietà di Chad Stahelski e David Leitch.
Prompt n°22 – Patto con la morte
 
'Cause you are not alone, i'm always there with you
And we'll get lost together, 'til the light comes pouring through
'Cause when you feel like you're done, and the darkness has won
Babe, you're not lost, when your world's crashing down
and you cannot bear the cross, i said, baby, you're not lost
[Lost – Michael Bublè]
 
Non è mai stato un praticante di Chiese e affini, anzi, a dirla tutta non è mai stato credente: del resto, tutto ciò che ha visto durante la sua vita l'ha sempre spinto a domandarsi sulla reale esistenza di Qualcuno al di sopra di tutto.
Se davvero ci fosse qualcuno, non permetterebbe tanta sofferenza, non permetterebbe l'esistenza di malattie atroci, non permetterebbe a un'innocente di espiare peccati di cui non ha colpa.

"Do svidanije. Auguri e figli maschi... è così che si dice, no?"
Viggo aveva alzato il bicchiere in una sorta di brindisi, prima di scolarsi d'un fiato la vodka.
"Addio." l'aveva corretto con una punta di acidità nella voce, vuotando il bicchierino a sua volta.
"Perché questo disprezzo? Ricordati che la merda che ti stai lasciando alle spalle non ti abbandonerà mai, e prima o poi dovrai farci i conti di nuovo. Questo mondo non ti lascia, John. Fattene una ragione. Ti si attacca addosso e infetta ogni singola persona che ti sta vicino."

 
Parole che all'epoca si era scrollato di dosso come polvere sul cappotto, ma che alla luce dei fatti, hanno il funesto sentore di una maledizione.
Ti si attacca addosso e infetta ogni singola persona che ti sta vicino.
La vede appassire piano piano, come una magnifica rosa che nonostante lo splendore, è costretta a cedere il passo all'ineluttabile declino verso la sfioritura.
"...qualcosa?"
La sua voce lo richiama dal marasma dei suoi pensieri, ma non abbastanza rapidamente da ascoltare tutta la frase.
"Perdonami, non stavo ascoltando. Dicevi?"
"Sei seduto qui da ore, John. Perché non vai a mangiare qualcosa? Non provare a protestare, il grugnito del tuo stomaco ha sovrastato perfino Vivaldi." gli risponde, mentre dalle cuffie che ha spostato dalle orecchie sente chiaramente l'assolo di violino del primo movimento dell'Inverno.

A dispetto dei danni devastanti del cancro e degli effetti collaterali della chemio, la sua voce è rimasta inalterata. In effetti vorrebbe protestare, ma sa che è difficile averla vinta, soprattutto quando Helen s'incaponisce.
Guarda l'ora e annuisce: magari, un tramezzino al volo, per non perdere troppo tempo.
"Cinque minuti." sospira, frugando nelle tasche alla ricerca del portafogli.
"Non avere fretta, io non andrò da nessuna parte." risponde Helen, indicando le flebo.
"Sciocca." sussurra, prendendole il volto tra le mani: gli occhi sono stanchi, le sopracciglia rade e i capelli una peluria accennata rispetto alla chioma folta d'un tempo, ma è sempre meravigliosa. Le sfiora appena le labbra in un bacio accennato: vorrebbe baciarla come faceva ogni giorno, fino a perdere il respiro e ogni inibizione, ma non può. "Sei così bella..."
"Parli da uomo innamorato, non sei obiettivo."

Appoggia la fronte alla sua, facendo appello a tutto il suo autocontrollo: non può permettersi di cedere davanti a lei, dev'essere la sua roccia, non una gelatina tremolante.
"Forse." le concede. "Ma resti comunque la donna più bella che abbia mai visto."

Soprapensiero, finisce col perdersi nel dedalo di corridoi, imboccando quello sbagliato.
"Dannazione." borbotta tra sé e sé. Di tanti posti, quello è l'ultimo che avrebbe voluto vedere.
La cappella dell'ospedale è piccola e intima, quasi spartana a confronto con le Chiese disseminate a New York: un altare modesto, una serie di panche e le pareti tinte di un azzurrino tenue che nelle intenzioni del progettista avrebbe dovuto trasmettere tranquillità.
Quanto si può essere tranquilli quando la persona che ami di più al mondo è ricoverata in oncologia?
Ignora le panche per dirigersi di lato, preferendo la tranquillità di un anfratto parzialmente nascosto da una colonna, e ripete meccanicamente i gesti che nella Ruska Roma gli hanno inculcato fino allo sfinimento, ma senza sentirli davvero.
Non sa da dove iniziare, però, perché tutte le preghiere apprese anni prima sembrano sparite dalla sua memoria: a chi mai potrebbe rivolgersi un assassino? A Cristo? Alla Madonna? Direttamente a Dio? Chi, nelle alte sfere, accoglierebbe le suppliche di un uomo che ha le mani sporche di sangue?

Forse dovrebbe rivolgersi al Diavolo, ma in tal caso quel luogo sarebbe del tutto inappropriato.
"Sai che non è colpa sua." mormora, rivolto al Cristo sulla croce. "Non è giusto che sia lei a pagare al posto mio, non ha mai fatto nulla di male."
È una persona buona, la sua Helen: non merita di morire divorata da un male che non lascia scampo. È la sua parte buona, quella migliore, quella che l'ha spinto a lasciarsi tutto alle spalle: la sua unica colpa, se così vuole definirla, è stata quella di innamorarsi di lui, di un bastardo dal passato così torbido da aver insudiciato anche lei.
Serra gli occhi nel vano tentativo di non piangere, mentre si appoggia all'inginocchiatoio lì vicino, la voce che inizia a tremare come le fiammelle delle candele sull'altare.

"Ti offro la mia vita in cambio di quella di Helen, tanto per te una vale l'altra, giusto? Allora prendi me." sibila, a metà tra ira e disperazione. Pianta gli occhi in quelli del Cristo, e quasi sembra leggervi derisione, come se godesse nel prendersi gioco di un uomo avvilito. "Prendi me al suo posto!"
Sente la sua voce echeggiare, e il suo tono patetico lo induce a rialzarsi di scatto, inferocito.
Idiota
, si rimprovera. Dio non scende a patti con le beghe umane.

***

 

Lady Aquaria's corner
Iniziamo con le citazioni: la canzone citata in apertura (e che dà titolo alla one shot) è Lost di Michael Bublè e le parole di Viggo " Questo mondo non ti lascia, John. Fattene una ragione. Ti si attacca addosso e infetta ogni singola persona che ti sta vicino." è una citazione dal primo film. L'ultima frase l'ho presa in prestito da un blog.
Il primo movimento "Allegro non molto" dell'Inverno di Vivaldi, è un chiaro richiamo a Parabellum, nella scena al Continental. Non è scelta a caso.

La Ruska Roma fa riferimento al gruppo romani della Russia e della Bielorussia, e in Parabellum John fa chiaramente capire di appartenervi. Parlo della scena a teatro, in cui chiede aiuto alla Direttrice, personaggio interpretato da Anjelica Houston, a capo della Ruska Roma, appunto.
Essendo appartenuto a questo gruppo romani, John (o Jardani) dovrebbe essere cresciuto nella fede verso la Chiesa Ortodossa, che ha molti punti in comune con la Chiesa Cattolica.
Spero di non aver scritto errori di natura religiosa o medica, in tal caso correggetemi pure.

Alla prossima,
 
Lady Aquaria



   
 
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