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Autore: Master Chopper    25/11/2019    2 recensioni
Un'altra misteriosa Hope's Peak Academy sembra essere apparsa, a qualche anno dalla morte di Junko Enoshima e dalla vendetta della Future Foundation. I suoi studenti sembrano aver vissuto una vita normale, fino a quando circostanze misteriose li trascinano in una prigione nel cielo dove sembra non esserci via d'uscita.
L'unica strada è verso l'alto, non si può più toccare terra. Cosa li attende sopra le nuvole: la speranza o solo un'immensa disperazione?
Genere: Azione, Dark, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Makoto Naegi, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Danganronpa FF Project'
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Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 5: Through The Looking-Glass I Have Found a Loophole In Limbo

(Part 1)  Daily Life

 

“ Quindi alla fine ti sei dimenticato di tutti ?”

Quattro figure erano poste in direzione dei punti cardinali, mentre il resto dei palchetti bastava per intrappolare il ragazzo.

“ Forse è meglio così. D’altronde, è inevitabile prima o poi dimenticarsi di qualcosa o di qualcuno …” Disse un ragazzo molto alto, aggiustandosi gli occhiali sul naso.

“ Oh! Non essere così melodrammatico: devi avere più fiducia in Nashi !” Lo riprese un altro ragazzo, sorridendo poi verso il diretto interessato. “ Vero ?”

“ Certo! Dobbiamo avere tutti fiducia, altrimenti a cosa sarebbe servito ciò che abbiamo fatto? Merumei !” Esclamò una voce molto giovane, ed anche molto energica.

I tre a quel punto assunsero un sorriso carico di dolore. La sofferenza che sorreggevano sulle loro spalle non riusciva a schiacciarli solo grazie alla loro forte speranza.

“ Già.” Annuì allora una ragazza.

“ Non farti troppo carico dei tuoi ricordi, mi raccomando !” Disse l’occhialuto.

“ Continua a combattere! Non ti fermare mai !” Lo incoraggiò il buffone.

“ Merumei! Ancora una volta! Solo un’ultima volta !” Il ragazzino con i peluche saltellò entusiasta.

“ Io lo so… che non ci dimenticherai mai.” Terminò allora la ragazza, piangendo commossa.

“ Nashi …”

 

Giorno 16. Meno 10 giorni allo scadere dell'ultimatum.

 

“ Nashi !”

Una voce ugualmente familiare continuò a richiamarlo fin quando egli stesso non si rese conto di avere attorno a sé nient’altro che oscurità. Spalancò gli occhi, richiamato dal sonno della ragione nella realtà.

Qualsiasi cosa si parò davanti alla sua vista fu come veleno, strappandolo da un piacevole intorpidimento dei sensi e delle emozioni.

“ Nashi …” Quando vide che si era svegliato, Amari smise di richiamarlo. Era china su di lui, si trovavano entrambi per terra.

Avvertendo così i dolori provenienti dai suoi addominali e dal suo petto, schiacciati sul pavimento, il ragazzo mosse gli arti per rialzarsi. Non fu facile, ed anzi fu sorpreso di quanto fosse strano muoversi.

Attorno a sé, già in piedi, c’erano i restanti otto compagni che aveva visto per giorni e giorni.

Takejiro gli si era affiancato, aiutandolo ad alzarsi: “ Alzati! Sembra che i guai non siano finiti.”

Stordito da quell’avvertimento colmo di preoccupazione, Nashi balzò subito sull’attenti.

Sorvolò i dintorni con lo sguardo, accorgendosi di non aver mai visto il posto dove ora era rinsavito. Le pareti e la conformazione claustrofobica della stanza, poco più piccola del Salone, gli segnalò indirettamente ed ancora una volta la sua prigionia nella torre.

Non c’era nulla, se non quelle pareti di pietra e una semi oscurità rischiarata, per eufemismo, da un pannello sul soffitto sopra il quale era accesa una luce fredda, innaturale.

Si poteva vedere una porta e nient’altro.

 

“ Dove siamo ?” Domandò il ragazzo non appena ne fu in grado.

“ Non lo so! Ci siamo appena svegliati tutti qui.” Rispose Zetsu, già in preda al panico, mentre nervosamente si arruffava i capelli.

“ Eppure ricordo che ieri sera sono andato a dormire in camera mia! Come ci sono arrivato qui ?”

“ Effettivamente è un posto completamente nuovo, mai visto prima.” Le parole di Zayasu confermarono ciò che tutti avevano ormai notato.

“ Perché portarci qui ?” Lilith si strinse allo scrittore, guardandosi attorno con preoccupazione.

L’Ultimate Criminologist, Kigiri Yoko, preferì mantenere un freddo silenzio. Ciò nonostante, nei suoi occhi tremanti in cerca della verità si poteva percepire lo stesso evidente smarrimento di tutti.

“ Il Quinto Piano.” D’un tratto una voce si levò tra di loro.

“ Forse questo è… il Quinto Piano.” Ripeté Akagi con voce ferma, tuttavia esitante. Il ragazzone sollevò lo sguardo verso i suoi compagni, e riconobbe in loro la stessa terribile realizzazione che aveva appena avuto.

Nashi sussultò, non avendo idea di cosa dire.

- Una stanza nuova: non è impensabile considerare di trovarsi ad un piano ancora mai visto prima. D’altronde è usanza di Monokuma darci l’accesso ad un nuovo piano dopo il Class Trial …-

Quest’ultima frase nel suo pensiero gli fece comprendere in ritardo però quanto poco avesse capito della realtà che lo circondava.

“ Ma… perché ci siamo svegliati qui, ad un nuovo piano ?” Domandò, un po’ spaventato dalla possibilità di ricevere una risposta.

“ È inusuale, davvero.” Mormorò Ebisawa, esasperato. “ Di solito siamo noi a visitare il nuovo piano di nostra iniziativa.”

Nishizaka digrignò i denti, iniziando a tremare in disparte per la tensione.

 

“ Bi~iiingo !”

Saltando fuori dall’oscurità come un viscido ratto, Monokuma fece il suo ingresso trionfale.

“ Rise and ursine! Shine! Qui è Monobear, l’orso bear, kuma.” Ondeggiò come se fosse ubriaco.

“ Sto avendo un ictursine! Shine !”

“ Basta con le cazzate! Dove siamo adesso ?!” Ebisawa gli arrivò ad un palmo dal naso, più furente che mai.

L’animale di peluche sollevò lo sguardo verso di lui, guardandolo a distanza ravvicinatissima. Poi gli lasciò un bacino sulla punta del naso.

Il radio host si ritrasse schifato, e subito Amari procedette con il tirarlo a sé, squadrando inviperita Monokuma.

“ Avete indovinato: questo è il Quinto Piano! Benvenuti !”

“ Bella roba.” Sbottò Takejiro. “ Una sola stanza vuota …”

“ Una sola stanza? No, c’è anche un bagno.” Gli rispose raggiante l’animale, come se quell’annuncio fosse motivo di grande felicità.

“ Uno solo? E come possono esserci due ascensori in un solo bagno ?” Domandò Lilith, confusa.

A quel punto non ricevette risposta.

Una lenta, ma inesorabile risata crebbe nel petto dell’animale fino a prorompere dalla sua bocca ghignante.

“ Niente ascensori! Questa volta è giunta l’ora di farvi provare il vero terrore, la vera… disperazione! Upupupupuuuh !”

I presenti vennero attraversati da un brivido al sol sentire quelle parole, perché nonostante paressero insensate, senza dubbio nascondevano una perfida verità.

“ Una stanza e un bagno: fine della storia, non troverete altro qui! Non potrete lasciare questo piano fino a quando… non avverrà il prossimo omicidio !” L’occhio rosso del robot luccicò come un faro di malvagità.

 

I dieci studenti si guardarono l’un l’altro con incredulità, forse sperando di ritrovare la forza o un minimo appiglio alla realtà con un solo sguardo.

“ C-Cosa significa ?” La voce di Nishizaka era strozzata dalla paura. “ Non c’è una cucina e non possiamo andarcene? Moriremo di fame !”

“ O cielo! O cielo !” Zetsu iniziò a respirare sempre più incontrollatamente.

“ Questo è troppo! Non ha assolutamente senso trattarci così !” Kigiri fu l’unica capace di trovare il coraggio necessario per reagire, fronteggiando l’orso.

“ A questo punto ti conviene ucciderci direttamente: che senso ha guardarci morire lentamente di fame ?”

Monokuma non rispose, rimanendo pietrificato con il suo mezzo sorriso.

“ Perché ci stai facendo questo ?” Insistette la criminologa. “ Perché proprio noi? Cosa speravi di ottenere rapendoci e guardandoci morire? Di certo non un riscatto …”

Riprendendo fiato dopo la sua serie di domande accanite, tuttavia senza alcun confronto, la ragazza assottigliò i suoi freddi occhi di ghiaccio.

“ Forse siamo… un’esca. Non è così ?”

“ Un’esca per chi ?” Le domandò Zayasu, trovandosi però davanti ad altro silenzio.

- Come mai pensa che siamo un’esca ?- Si domandò Nashi, guardando la ragazza dai capelli lilla rivolta verso Monokuma.

 

“ Non è tutto finito.” Una voce si sollevò in quel momento tanto disperato, richiamando a sé l’attenzione.

Akagi aveva gonfiato il petto, caricandosi di coraggio. Il suo sguardo era diverso da quello degli altri, ricordava però ben poco dell’atteggiamento mostrato durante l’ultimo Class Trial, la sua cosiddetta “vera natura”.

“ Siamo al Quinto Piano, no? Lilith ce l’ha fatta.”

Gli Ultimate Students allora guardarono la rossa, la quale sussultò per la sorpresa: “ Come, Akagi ?”

“ Ce l’hai fatta, Lilith.” Ripeté l’Ultimate Rhythm Game Player, ed un inaspettato sorriso nacque sulla sua bocca.

“ Ora puoi… anzi, possiamo tutti insieme smascherare il mastermind.”

Gli occhi di Nashi si sbarrarono:

 

“ A dirla tutta, non so chi sia davvero il mastermind tra di noi. Però mi ha dato un indizio, e se dovessi arrivare al Quinto Piano di questa torre potrei finalmente svelare la sua identità …”

 

“ Però al momento ho solo un indizio, che a quanto pare solo raggiungendo il Quinto Piano di questa torre potrò sfruttare per scoprire la sua identità !”

 

“ Non puoi ricordati di averlo detto, però ti è stata data la chiave per scovare il mastermind, il braccio destro di Tabata Bussho.” Mormorò allora il bruno, portandosi un indice davanti alla bocca.

“ Però io non ricordo nulla… !” Squittì Lilith, sentendosi impotente. Improvvisamente però, la mano di Akagi si posò sulla sua spalla.

“ Non significa niente: grazie a te sappiamo che, una volta arrivati qui, esiste il modo di smascherare il mastermind! È una certezza… forse l’unica che siamo mai riusciti a conquistare durante la nostra prigionia.” Il ragazzo dai capelli viola era raggiante e traboccante di positività.

Questo suo entusiasmo ed il suo ringraziamento, fecero colorare di rosso le gote di Lilith, mentre la ragazza ormai si guardava intorno. Riconobbe lo sguardo dei suoi compagni, e trovò in loro una nuova forza nascente.

“ Ha ragione! Troveremo qualcosa !” Amari strinse i pugni, come se volesse prepararsi a combattere.

“ Già… grazie a Lilith.” Lo scrittore di fanfiction sorrise compiaciuto, strizzando l’occhio all’Ultimate Majokko.

Monokuma rimase impassibile, assistendo a quella scena senza commentare fino alla fine.

“ Bene! Credo che il mio ruolo qui sia finito, dopo anni ed anni …” Disse infine quando tutti i presenti avevano assunto delle espressioni più fiduciose.

Nel momento in cui gli venne domandato cosa intendesse, il suo sorriso si allargò sul lato nero della faccia.

“La mia presenza qui non conta più, in uno spazio così ristretto non serve che io vi tenga d’occhio, bastano poche telecamere. Provate pure a risolvere il mistero di questa torre durante i giorni che vi separano da una morte lenta ed atroce! Oppure uccidevi per ritornare al resto della torre …”

Le sue ultime parole prima di sparire per sempre furono: “ E ora faccio come in Berserk e… mi eclisso !”

 

Senza più la sua presenza pareva quasi che l’aria nella stanza si fosse fatta meno malsana. Gli Ultimate Students tirarono un sospiro di sollievo.

“ Non ci resta che cercare il modo per smascherare il mastermind, allora.” Takejiro riprese il discorso, trovando l’approvazione di Kigiri.

“ Forse possiamo iniziare con capire cosa ci sia dietro quella porta.”

A tutti gli effetti la stanza in cui si trovavano era totalmente priva di qualsiasi cosa, e l’unico elemento di rilievo era senza dubbio la porta d’acciaio in lontananza.

“ Dovrebbe essere il bagno di questo piano, ma è privo di ascensori. Però è molto strano …” Disse d’un tratto Zetsu.

“ Se davvero non c’è un ascensore… noi come siamo stati portati qui? Non ci sono altre porte in giro.”

“ Ti ricordo che questa torre è una gigantesca trappola.” Gli rispose allora Ebisawa.

“ All’inizio l’ascensore per la stanza del Class Trial era nascosto da una parete che poi si è spostata all’occorrenza. Non troverei strano se ci fosse un simile passaggio qui nei muri, o addirittura nel pavimento o nel soffitto dal quale ci hanno fatto entrare mentre dormivamo.”

“ Quindi ci basta buttare già tutti i muri, il soffitto ed il pavimento? Mi sembra facile, tanto il Regolamento non ce lo proibisce !” Amari fu felice di aver trovato, secondo lei, la soluzione migliore.

“ Dubito sia facile, a meno che non ti chiami Broly.” Mormorò l’occhialuto.

“ No! Sono El Grande Padre Forma Verdadera !”

Raggiunta la misteriosa porta, tutti poterono notare come ci fosse un monitor montato lì sopra attraverso un sistema di cavi elettrici.

Nel momento in cui tutti si furono avvicinati, si accese. Il volto che si mostrò fu inaspettato quanto agghiacciante: Tabata Bussho, adesso intento ad accarezzare un peluche di Monokuma sulle sue ginocchia, li squadrava intensamente come se fossero le sue cavie da laboratorio predilette.

“ Attenzione.” Disse con la sua voce inespressiva. “ Il primo ad aprire questa porta riceverà un premio più unico che raro.”

Il messaggio terminò, lasciando un senso di curiosità ma anche di vuotezza nei ragazzi.

“ Una trappola.” Nishizaka sussurrò a denti stretti ciò che le sembrava ovvio.

 

L’Ultimate Memory rimase a fissare il display nero, immaginandosi ancora di star confrontando lo sguardo del loro aguzzino, uno dei mastermind di quel gioco.

- Tabata Bussho… ormai esci sempre di più allo scoperto. All’inizio non avevamo idea di chi potesse dirigere tutto ciò, ma ora ci sei tu: la causa del nostro dolore sulla quale focalizzeremo tutta la rabbia accumulata.-

Stava stringendo i pugni, lasciandosi trascinare da quel sentimento tanto forte quanto pericoloso, lo sapeva bene. Dopo poco rilassò i muscoli, e decise di focalizzarsi sulla porta.

Era d’acciaio, con la scritta “W.C” in evidenza ed una maniglia all’apparenza normalissima per poterla aprire.

“ Stavolta niente enigmi.” Kigiri ricordò la stanza segreta presente al Terzo Piano, forse volendo evidenziare quanto fosse sospetta quella situazione.

“ Appurato che sia una trappola… chi la aprirà ?” Domandò l’Ultimate Web Personality, guardando i suoi compagni in attesa che qualcuno rispondesse.

Akagi era sul punto di aprire la bocca, quando un’altra voce lo anticipò.

“ Lo farò io.” Lilith mosse un passo in avanti, ponendosi tra la porta ed il resto della compagnia.

“ Lilih, e se fosse pericoloso ?” Zayasu provò a farla ragionare, ma la rossa non batté ciglio.

“ Il premio a cui ha accennato Tabata Bussho… potrebbe avere a che fare con l’opportunità che ho io di smascherare il suo braccio destro. Forse è qualcosa che posso capire solo io, e se l’occasione capitasse a voi magari non sapreste che farcene.” Tremava appena per la tensione, ma intrecciò le dita per fermarsi.

“ Poi voi mi guarderete le spalle nel caso fosse pericoloso, no ?” Si voltò solo per mostrare un sorriso dolce, e stavolta nessuno osò più fiatare.

Con determinazione strinse la maniglia, e di conseguenza i suoi occhi si spalancarono all’inverosimile.

Ad una velocità così elevata da essere appena visto dagli occhi dei suoi compagni, Akagi sollevò una gamba per poi abbattere un pesante calcio ad ascia sul punto in cui la maniglia si collegava con la porta. Così facendo la staccò di netto, lasciando il moncone di ferro reciso come da una affilatissima lama.

 

Lilith si ritrovò così la maniglia stretta nella mano, ma la lasciò scivolare per terra all’istante. Allo stesso tempo cadde in ginocchio.

“ Lilith !” Esclamò lo scrittore, preoccupato. Tutti i presenti si strinsero attorno a lei, cercando di capire cosa fosse successo.

“ La maniglia era elettrificata.” Disse istantaneamente Akagi, scalciando il suddetto oggetto lontano da loro.

“ Mi sono accorto del momento in cui Lilith ha iniziato a ricevere una scarica elettrica  ed ho reagito con un ritardo di una decina di millisecondi. Se fosse rimasta attaccata più tempo a causa della contrazione dei muscoli avrebbe subito dei danni irreparabili al sistema respiratorio e al cervello.”

L’ultima frase, per quanto suonasse poco rassicurante, fu confermata quando la magical girl sollevò lo sguardo verso i suoi compagni, mostrandosi del tutto illesa.

“ Sto bene.” Rivelò dopo una breve esitazione, come se non se ne rendesse conto a pieno neanche lei.

“ G-Grazie… Akagi.”

L’Ultimate Rhythm Game Player si voltò verso un punto imprecisato, evitando i suoi occhi pieni di riconoscenza, o di stupore da parte degli altri.

“ Sì, bhe, ecco… non mi capita spesso di usare i miei riflessi per aiutare qualcuno. Considerala pure un’esclusiva.”

Fu impossibile definire se ci fosse imbarazzo, inadeguatezza o fierezza sul volto nascosto nella penombra del ragazzone, eppure come prima una cosa fu ben chiara a tutti: era diverso dall’Akagi che aveva voluto spacciare come l’unico e il vero durante il processo.

- Questo vuol dire che il vero Akagi è cambiato… oppure che questo è il vero Akagi, in fondo ?- Rifletté Nashi, riconoscendo però di essere felice lo stesso di avere un amico del genere ora più unito che mai a tutti loro.

Una volta accertato che Lilith riuscisse a camminare, bastò spingere la porta priva di maniglia per verificare come in realtà non fosse affatto bloccata da nessun cardine.

- Un inganno astuto per mettere uno di noi in serio pericolo di vita. Tabata Bussho… cerchi sempre più di farci sprofondare nella disperazione.- Sempre più in allerta, il ragazzo guardò verso l’ignoto.

 

Il bagno che si presentò agli occhi dei ragazzi non soddisfò proprio alcuna sete di ricerca. Largo poco più di due metri, sembrava impossibile muovere anche solo un passo completo senza venir bloccati da qualcosa: c’era un lavandino, un water super-accessoriato, una doccia ed un alto armadio che arrivava fino al soffitto.

Gli studenti non potevano fisicamente entrare tutti dentro quel buco di stanza, così quelli che erano davanti mossero i primi passi incespicando e cercando di rimanere attaccati alle pareti.

Kigiri si fermò davanti al lavandino, guardando il suo riflesso nello specchio: il bagno era immerso dal buio, ma quando tirò una cordicella lì di parte una singola lampadina sopra di lei illuminò lo spazio circostante.

Il box doccia venne aperto da Takejiro, mentre Zayasu aprì l’anta dell’armadietto: un assortimento di prodotti da bagno come creme, deodoranti, rasoi e spazzolini era posto in alto, mentre in basso erano accatastati degli oggetti molto più morbidi.

Quando l’autore ne estrasse uno, rivelando la sua lunghezza, disse ad alta voce: “ Sacchi a pelo.”

“ Si dorme in tenda ?” Amari sembrava davvero elettrizzata all’idea.

“ In effetti fino ad ora credevo che avremmo dormito per terra.” Nashi fu sollevato da quella scoperta, ed aiutò Zayasu a tirar fuori tutti i sacchi a pelo. In men che non si dica li aveva posizionati nella stanza “principale”.

Intanto l’esplorazione, per così dire, si era conclusa.

“ Ignorando i rasoi, non c’è niente di pericoloso qui dentro: né armi, né veleni… o tantomeno qualcosa per sfondare le pareti.” Comunicò Takejiro, accompagnando le ultime parole con un borbottio stizzito.

“ R.I.P.” Disse inizialmente la video maker, per poi mostrare un sorriso a trentadue denti: “ Sono sicura che più tardi ci verrà qualche idea, e allora ricominceremo ad esplorare con occhi nuovi.”

Nessuno volle contrastare la sua positività, per quanto l’insoddisfazione generale fosse evidente.

 

“ Almeno ci resta l’igiene.” Zetsu volle continuare sulla stessa linea di ottimismo. “ Ci potremo comunque fare una doccia a settimana e lavare i denti massimo due volte al giorno.”

“ Che schifo?! Ma che razza di routine selvaggia segui ?” Commentò inorridita Nishizaka, tappandosi preventivamente il naso nei pressi del verde.

Riunendosi infine dove c’era più spazio per tutti, i ragazzi si guardarono l’un l’altro con un evidente nervosismo. L’assenza di stimoli e l’assenza di un qualsivoglia passatempo faceva rimpiangere ormai stanze di quella torre come la Piscina, il Salone e la Sala Giochi.

Parlarono dunque di come avessero cercato di ingannare il tempo nei giorni precedenti con tutto ciò che quel luogo aveva da offrirgli.

“ La serata in cosplay che ha organizzato la sottoscritta, ad esempio, è stata molto divertente.” Amari si lasciò scivolare su di un sacco a pelo, con un sorriso perso nei ricordi.

“ Già. Anche Masuku, che fino ad allora era stata molto schiva, si è unita a noi.” Confermò Zetsu, per poi venir colto da un dubbio.

“ Scusa Akagi… ma tu non hai detto di avere una vista stratosferica ?”

“ Ehm, non è esattamente il termine che ho usato io, però… sì.” Rispose il viola, insospettito.

“ E allora come hai fatto a non accorgerti che Yonamine, un presunto maschio, fosse in realtà Masuku, una donna ?!”

Il videgiocatore, sorpreso da quella domanda, diventò paonazzo in volto, gonfiando le guance.

“ Bhe, sarà che per me… non fa alcuna differenza. E poi i miei occhi non sono fatti per scovare le curve delle ragazze come qualche stereotipo di pervertito da manga !”

“ Vuol dire che forse può individuare le misure degli uomini ?” Domandò Amari, speranzosa.

La discussione si spostò sorprendentemente sul tempo trascorso dal loro arrivo in quella prigione. Il passare dei giorni, ormai sedici, si faceva senza dubbio sentire. La prima testimonianza era senza dubbio nel numero di persone sopravvissute.

“ Qualche giorno fa Tabata Bussho non ha forse parlato di un ultimatum ?” Disse Ebisawa, riportando i presenti al risveglio di appena due giorni prima.

Nashi arricciò il naso, rivedendo nel momento in cui chiuse gli occhi proprio il monitor della sua stanza nel dormitorio, con sopra il volto del loro peggior nemico.

“ Ha detto che al sedicesimo giorno della nostra prigionia tutti gli esplosivi presenti alla base della torre sarebbero esplosi.” Rimembrò Takejiro, per poi asserire con tono gravoso: “ Mancano dieci giorni ormai.”

La video maker annuì: “ Sono trentaquattro ore. Potrebbe morire ciascuno di noi ogni giorno.”

“ Trentaquattro? Hai fatto ventiquattro più dieci? E poi, che razza di matematica sarebbe ?!” Ribatté l’Ultimate Memory, più confuso che mai.

“ Sono poco matematica… ma molto bella.” La compagna sollevò le spalle, e per quanto fu buffa la sua reazione Ebisawa scoppiò a ridere incontrollatamente.

L’Ultimate Liar sospirò seccato, ma per quanto la sua frustrazione fosse visibile, non gli parve il caso di riportare l’argomento della discussione su qualcosa di così drammatico.

Anche Kigiri fu dello stesso avviso, infatti rimase in silenzio ad ascoltare qualsiasi altra piega nonsense venisse presa da Amari.

 

Quando ormai sembrava che ogni opzione di dialogo fosse finita, Zayasu notò come Lilith si fosse fatta improvvisamente più silenziosa.

“ Stai bene ?” Le chiese, preoccupato per la scossa di prima, tuttavia la ragazza annuì con un sorriso tirato.

“ È solo che …” Pareva essere molto stanca, per quanto non avesse fatto molto da quando si era svegliata lì, e la sua voce era a stento udibile.

“ Davvero io dovrei essere capace di smascherare il mastermind? Perché… perché proprio io ?”

“ Perché eri coalizzata con lui, te l’abbiamo detto.” Le rispose Nishizaka, con tono stranamente freddo nonostante l’evidente malessere della rossa.

Takejiro volle subito correggerla: “ O meglio, all’epoca ci dicesti che era stato il mastermind a voler stringere questo patto con te.”

L’Ultimate Majokko chinò il capo, stringendosi nelle spalle fino a sembrare molto più piccola e minuta di quanto già non fosse. Quella riposta non l’aveva soddisfatta per niente, tantomeno l’aveva aiutata a sentirsi meglio.

Il pensiero di Nashi andò subito a tutti quei momenti in cui l’amica, dopo aver ri-perso la memoria, aveva scoperto del suo comportamento fino al termine del terzo Processo di Classe. Non doveva essere per niente bello sapere di essere colpevole di qualcosa che non si può neanche ricordare.

Inevitabilmente provò ad entrare nei suoi panni, e solo allora poté per lo meno immaginare quale angoscia la opprimesse ormai da giorni.

- E se anche io potessi dimenticare… di aver commesso qualcosa di orribile ?-

“ Però ora ho perso l’unico indizio di cui ero a conoscenza …” Riprese a parlare la rossa, per poi interpellare proprio l’Ultimate Memory con uno sguardo supplicante.

“ Non avete proprio idea di cosa potesse essere ?”

Il ragazzo sussultò, sentendosi responsabile di esaudire quel disperato, quanto speranzoso desiderio della sua compagna. Tornò indietro di qualche giorno, ricercando qualsiasi cosa alla quale lei avesse accennato.

“ Ah !” Si batté il pugno sulla mano, riemergendo come sempre dalla sua trance di ricordi.

“ Il motivo per cui ti hanno cancellato la memoria era proprio perché Zayasu ti aveva costretto a rivelare l’indizio tramite il suo Monokuma Bangle. In quell’occasione stavi dicendo …”

 

Lilith tremò mentre schiuse le labbra per parlare.

“ WA- …” Fu tutto ciò che si poté udire.

 

“ Wa… ?” Ripeté Zetsu, trovando strana quella sillaba.

“ Come per Wakuri? Forse voleva dire che il mastermind è Masuku o Fujima ?”

“ Ne dubito.” Il presentatore radiofonico scosse la testa, amareggiato. “ Tabata Bussho ha detto chiaramente che uccidendo il suo infiltrato, ovvero il secondo mastermind, anche lui sarebbe morto ed il gioco si sarebbe concluso. Insomma, tutti noi saremmo stati liberi …”

“ Quindi il mastermind è ancora tra …” Lilith non riuscì a terminare la frase, siccome le parole rifiutavano di uscire dalla sua bocca.

Non era in grado di accettare quella realtà: convincersi che le uniche persone che l’avevano aiutata da quando si era risvegliata in quel luogo, addirittura perdonandola per dei crimini spaventosi, potessero essere la causa di tutta quella sofferenza.

Senza accorgersene aveva stretto la mano di Zayasu con forza, cercando di resistere alla paura. Lo scrittore rimase fermo a guardarla intristito, tuttavia non volle interrompere quello sforzo: il suo sguardo di rispetto venne presto adottato anche da tutti gli altri studenti.

Scelsero così di riaffrontare l’argomento in seguito per non addolorarsi ulteriormente.

 

Poco dopo Akagi estrasse l’e-Handbook, unico possedimento rimasto con lui, e realizzò che si fosse avvicinato l’orario notturno.

“ Abbiamo passato tutto il giorno a parlare. Questo non accadeva da un po’.” Ebisawa emise un fischio per lo stupore.

Gli studenti iniziarono a disporre i sacchi a pelo in cerchio, in modo da avere anche poca distanza l’uno dall’altro. Il freddo tra quelle quattro mura di cemento armato era opprimente, ma volenti o nolenti l’avrebbero dovuto affrontare per chissà quante altre notti a venire.

D’un tratto Nashi si accorse con grande sorpresa che Takejiro aveva scelto di posizionarsi accanto a lui. Guardò il corvino senza trovare le parole giuste per iniziare una conversazione, ma questo prese l’iniziativa con il suo solito fare apparentemente disinteressato.

“ Durante la festa volevi parlarmi, no? E poi, te lo devo per avermi aiutato durante il processo.”

A quel punto il bruno capì che l’altro gli stava dando l’occasione giusta per aprirsi finalmente, e scelse di non tirarsi più indietro in preda alla paura.

“ Kigiri ti potrà anche considerare l’infiltrato, però io non lo credo affatto …”

“ Ah, no? E chi credi che sia allora? Qualcuno dovrà pur essere.” L’ultimate Liar inarcò un sopracciglio, aspettando con molta curiosità la risposta.

Il bruno si ritrovò a mordersi il labbro senza sapere perché, ed intuì che il suo stesso corpo voleva trattenerlo dal parlare. Si sentiva fisicamente debilitato dal rispondere a quel quesito.

Nemmeno il suo cervello era intenzionato a formulare una risposta, perché altrimenti lui stesso l’avrebbe saputa.

“ Non ne ho idea.” Fu infatti ciò che rispose.

“ E non ci voglio pensare.”

Il Takejiro che conosceva a quel punto l’avrebbe provocato, deriso o addirittura incalzato per ricavare una risposta vera e propria, però sorprendentemente nulla di tutto ciò accadde.

“ Neanche io lo so, se per questo.” Ammise, e dall’espressione sul suo viso sembrò più sollevato, come se si fosse tolto un macigno dal petto con quella dichiarazione.

“ Forse dovrei scendere un po’ dal piedistallo, come diceva Umezawa. Dopotutto sono nei guai come voi… e con voi. Nemmeno io voglio pensare a dovermi guardare la schiena ogni tre per due: è molto meno faticoso preoccuparsi degli altri e cercare di aiutare tutti.”

Quella risposta così inaspettata, quanto innaturale da parte sua, lasciò Nashi visibilmente sorpreso.

Incredulo, non poté far altro che annuire.

- Grazie Takejiro …- Un inspiegabile orgoglio gli fiorì in petto.

 

Arrivò il momento di discutere di una questione importante:

“ Il bagno è uno solo.” Decretò ad alta voce Nishizaka, stringendo il cuscino sottobraccio. “ Siccome non ho intenzione di entrare e ritrovarmi davanti uno di voi con le braghe calate, o nel bel mezzo di strane pratiche, credo dovremmo darci degli orari.”

“ Strane pratiche?! C-Come fa a sapere …” Zetsu non terminò mai la frase, tuttavia gli altri lo guardarono allibiti.

“ Sì. Dopotutto abbiamo la cognizione del tempo grazie agli e-Handbook.” Kigiri riprese il discorso mostrando il dispositivo con l’orario corrente: le undici passate.

“ A quanto dice il Regolamento, durante la nostra permanenza qui la regola che ci impone di rimanere nelle nostre camere durante l’orario notturno è ovviamente sospesa. Ciò significa che si può andare al bagno anche dopo la mezzanotte.”

Dopo un veloce dibattito, si riuscì a stilare un elenco degli orari durante i quali ciascuno studente sarebbe potuto andare in bagno dopo la mezzanotte.
 


 

Nonostante Nashi avesse ottenuto l’ultima posizione ebbe poco da ridire.

- Dopotutto basta andare in bagno prima di andare a dormire.- Pensò, e si accoccolò all’interno del sacco a pelo.

 

Non aveva idea di quanto avesse dormito quando si svegliò, infastidito da qualcosa. Realizzò presto che si trattasse dei morsi della fame.

Per tutto il giorni si era distratto parlando e pensando, però alla prima occasione il suo corpo gli aveva fatto presente di necessitare almeno un pasto al giorno, cosa che lui ovviamente non poteva permettersi. Cercando di non pensarci troppo, gli venne in mente che almeno avrebbe potuto soddisfare la sua gola secca con l’acqua del rubinetto in bagno.

Sollevò la schiena da terra, scrutando nella semi-oscurità i corpi distesi dei suoi compagni. A stento poteva distinguerne i volti, eppure aveva ben presente la disposizione di ciascuno di loro grazie alla sua memoria. Trovandoli tutti dormienti, volle controllare l’e-Handbook.

- È passata da un pezzo l’ora in cui dovrei andare in bagno, però non credo che qualcuno ne necessiti ancora.-  Si disse, così andò indisturbato verso la porta metallica.

Aggirarsi in completo silenzio gli procurò una spiacevole sensazione, ma non seppe spiegarsi il perché.

Entrò in bagno, chiudendosi all’interno ed accendendo la luce: il riflesso sullo specchio lo accolse, mostrandogli quanto i suoi capelli fossero disordinati come ogni volta che si alzava dal letto.

Siccome l’idea di esser visto in quelle condizioni da qualcuno lo infastidiva moltissimo, bevette di fretta quanta più acqua potesse per poi andare alla ricerca di un pettine.

- No, sono troppo sporchi.- L’idea di lavarsi i capelli lo attraversò non appena vide un vasto assortimento di shampoo e balsami, così procedette col farsi una doccia.

Quando si fu asciugato i capelli e li ebbe anche pettinati, constatò di averci impiegato davvero molto tempo: probabilmente presto si sarebbe svegliato qualcuno, abituati com’erano ai ritmi imposti da Monokuma.

Poggiò la spazzola sul lavandino, ammirando il suo operato con soddisfazione.

 

“ Ce ne hai messo di tempo.” Una voce lo sorprese, ed istantaneamente si voltò in direzione della porta. Non trovò nessuno, ed anzi la vide ancora chiusa come l’aveva lasciata.

Fu un istante dopo che realizzò di non aver davvero riconosciuto quella voce: non apparteneva infatti a nessuno dei suoi nove compagni, né a qualsiasi altra voce avesse sentito in tutta la sua vita.

“ Dove guardi, Nashi? Io sono qui.” Lo specchiò gli parlò ancora.

Il ragazzo sapeva bene che la sua immagine riflessa non potesse parlare, ed infatti fu più che sicuro di avere un interlocutore letteralmente dall’altra parte dello specchio, per quanto incredibile fosse.

“ Tu …” Gli si formò un groppo alla gola, paralizzandolo solo per un istante dalla paura.

Una voce alterata per essere irriconoscibile, ma che tuttavia esprimeva un insondabile malvagità, ben peggiore di quella di Monokuma. Infatti, ciò in cui falliva il robot, era proprio ricordare che dietro tutto quel perverso gioco ci fosse il lavoro di un essere umano.

Ed era senza dubbio un essere umano a stargli parlando.

“ Tu sei il mastermind.” Comprese Nashi, ed una risata gorgogliante gli fu di riposta. Immediatamente il ragazzo scattò verso la porta per aprirla con uno spintone, ma il suo tentativo fu inefficace.

“ Certo! Pensavi che uscendo lì fuori e controllando quale dei tuoi compagni non fosse nel suo sacco a pelo, avresti potuto svelare la mia identità ?” Lo derise il mastermind.

“ E sentiamo… ora proverai anche ad urlare? Fallo pure: questo bagno è insonorizzato !” A dimostrazione di quanto stava dicendo, il volume della sua voce si alzò a dismisura.

Nashi rimase rivolto verso la porta, ed osservandosi le mani ancora premute contro l’acciaio si accorse di una cosa: stava tremando.

Seppur umiliato e deriso, stava ribollendo per la rabbia.

“ Non credi… che comunque se qualcuno si svegliasse potrebbe accorgersi del fatto che manchi all’appello ?”  Domandò a denti stretti.

La voce non cedette a quella provocazione, tuttavia parve ridimensionare il suo atteggiamento.

“ Chissà! Però se non mi espongo a qualche rischio, questo gioco diventa senza dubbio meno divertente. Non credi ?”

“ Divertente ?” Ripeté Nashi, stavolta tornando davanti allo specchio. “ Trovi davvero divertente che otto di noi siano morti per colpa tua ?!”

“ In realtà il vero motivo per cui sono morti …”

“ Se intendi dire che si sono uccisi tra di loro, allora è una battuta vecchia! Che c’è, ora che hai il tuo momento per spaventarmi tutto ciò che riesci a fare è riciclare le frasi di Monokuma ?!” Lasciando scorrere attraverso la sua bocca tutta l’ira che aveva in corpo, Nashi non si risparmiò davanti alla sua immagine riflessa.

“  Volevo dire che li hai uccisi tu.” Rispose semplicemente il mastermind con tono neutro, come se si fosse di colpo calmato.

Il bruno spalancò gli occhi, non aspettandosi affatto quella risposta.

“ Non puoi negarlo.” Riprese il suo interlocutore. “ Hai fatti un ottimo lavoro smascherando i colpevoli: i tuoi compagni rimasti in vita ti devono molto proprio per questo. Ah, se solo avessi saputo prima di questo tuo talento, forse avresti avuto più fiducia in te stesso in passato.”

“ Smascherare i colpevoli, dici …” Le mani di Nashi si strinsero per formare due pugni, i quali poi vennero abbattuti con ferocia sullo specchio, forse cercando di raggiungere il suo avversario invisibile.

“ E proprio quello che farò con te, stanne certo !”

Quando ebbe terminato quell’urlo colmo di dolore e sofferenza, i volti dei suoi amici persi lungo il cammino gli tornò alla mente. Scivolò verso il lavandino, riprendendo fiato.

“ Conosci l’opera teatrale di Carl Maria von Weber, der Freischütz ?” Il mastermind riprese parola, mostrandosi apparentemente disinteressato a quello sfogo.

“ Ti piacerebbe: parla di proiettili magici che fanno sempre centro, un po’ come la verità che tanto aneli di raggiungere ogni volta. Tuttavia… ad ogni proiettile corrisponde un morto, e non sempre il sacrificio è quello che tu, mio caro cacciatore, ti aspetti.”

Al termine di quel discorso Nashi fu sul punto di avventarsi di nuovo sullo specchio, però stavolta si trattenne. Mosse un passo all’indietro, per poi dirigersi verso la porta, in silenzio.

“ Adesso mi odi, lo so… ma domattina parlerai con me come hai sempre fatto, non sapendo davvero chi io sia. Come ci si sente, amico ?”

Una tremenda risata infestò l’aria, rimbombando in quel piccolo spazio infernale e trafiggendo Nashi come tanti pugnali. Si sentiva impotente di fronte a quelle atroci realtà.

 

“ È finito il tempo in cui potevate cospirare alla luce delle candele, col favore dell’oscurità.” Echeggiò un’ultima volta la voce del mastermind, per poi dissolversi, come in un sogno.

L’Ultimate Memory non volle nemmeno contare quanto tempo passò in completo silenzio, prima che la porta si aprisse davanti a sé, scivolando in avanti; ciò che gli mostrò fu una stanza male illuminata, con nove figure dormienti.

Erano i suoi amici, i suoi compagni di sventura. Tutti meno uno.

Il mastermind doveva pagare.

 

 

 

 

 

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

Felici 9 anni di Danganronpa ^^!! Sì, il motivo per cui questo capitolo è un po’ corto è proprio perché volevo rilasciarlo in tempo per una data tanto importante (almeno in questo fandom, credo). Fa niente se la giornata ormai è quasi finita.

Allora, ammetto che la carne al fuoco non può sembrare poi così tanta, ed è questo il motivo per cui spero che questo Chapter non si prolunghi troppo come i precedenti.

Il mastermind… chi potrà mai essere? Ormai il cerchio si è ristretto.

Prima di salutarvi, vi invito a seguire il mio account instagram da autore, dove posterò per avvisare del rilascio imminente di un capitolo, e farò sondaggi.

Alla prossima!

 

   
 
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