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Autore: _Trixie_    01/12/2019    10 recensioni
E anche per il 2019 proviamo il Calendario dell'Avvento Swanqueen!
Siamo a Storybrooke, qualche anno dopo la fine dello show. Emma, che si è trasferita a Boston con la piccola Hope, decide di tornare a casa per le vacanze di Natale e, ovviamente, la soluzione più comoda è che Regina le ospiti al numero 108 di Mifflin Street. Cosa potrebbe andare storto?
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: e quindi niente, Calendario dell’Avvento anche per il 2019. Yay!
 
Qualche informazione iniziale giusto per capirci sulla timeline dello show perché io sono ancora molto confusa a riguardo, soprattutto relativamente all’ultima stagione.
In questa FF siamo dopo la settima stagione, i cui punti salienti per me sono: Henry ha trovato Ella nel suo girovagare per i vari Mondi e hanno avuto Lucy; anche Emma e Hook hanno avuto Hope (mi dispiace); Regina governa tipo l’Universo intero; la piccola Robyn è cresciuta, ha una fidanzata ed l’unica persona decente dell’intera famiglia (scherzo).
 
Oltre a questo, ho preso alcune decisioni d’ufficio (senza la minima autorità, ma ignoreremo questo dettaglio), che scoprirete pian piano nella storia. Su una cosa però sono stata intransigente e cioè: Storybrooke. AU a parte, per me la storia di Emma e Regina è e sempre sarà legata a Storybrooke, perciò è a Storybrooke che si svolgerà questo Calendario dell’Avvento.
 
Infine, se ci sono incongruenze con il canon mi dispiace, ma ero sincera quando dicevo che sono confusa su alcune cose che riguardano lo show (e sicuramente la mia memoria ha dimenticato dettagli, situazioni e questioni riguardo a OUAT, soprattutto se non sono direttamente riferiti a Emma e Regina). Mi scuso, ma sicuramente sarà privilegiata la coerenza interna di questa FF rispetto alla coerenza al canon.
 
Se preferite, potete leggere questa storia anche su Ao3 o Wattpad (che ancora non so usare, quindi è tutto molto sperimentale, ma ho deciso di provare a vedere come funziona ^^”).
 
E dopo questa lunga introduzione (e ho comunque il coraggio di aggiungere NdA alla fine, mi pento e mi dolgo), vi auguro buona lettura,
T.
 
 
 
 
 
I
 
 
 
 
 
Well, there's nothing like being home for Christmas
It’s a wonderful time of year
 
 
 
 
 
Regina sciolse i lacci del grembiule da cucina dietro la propria schiena, ignorando il fastidio alla spalla che le ricordò come il tempo a Storybrooke avesse ripreso a scorrere ormai da parecchi anni e che non sembrava voler essere clemente nei suoi confronti. Forse voleva vendicarsi, il tempo, per quei ventotto anni in cui lo aveva tenuto prigioniero, condannandolo a ripetere sempre lo stesso giorno per tutti gli abitanti della Foresta Incantata costretti a vivere a Storybrooke, Maine.
L’idea di invecchiare non piaceva molto, a Regina. Non era tanto la sua bellezza che temeva di perdere, quanto la sua autorità. Non era più la Regina Cattiva, d’accordo, e l’abitudine di ricorrere a intimidazioni e altre scortesie era ormai faccenda del passato, ma aveva comunque una città da amministrare in prima persona e, anche se aveva concesso a ciascun Regno la facoltà di autogestirsi e autogovernarsi, nominalmente ogni singolo capo di Stato di ogni Mondo Conosciuto faceva riferimento a lei. Riusciva a cavarsela con una o due riunioni plenarie all’anno –  non aveva mai voluto essere regina, il Fato non faceva che prendersi gioco di lei – ma la vecchiaia e la stanchezza che sentiva incombente presto l’avrebbero sopraffatta e Regina non sapeva davvero cosa sarebbe successo a tutti quegli stati. O a lei stessa.
Guardò la montagna di pancake che aveva appena finito di cucinare e i tre posti al bancone della cucina che aveva preparato con attenzione. Era passato davvero troppo tempo dall’ultima volta in cui aveva dovuto preparare la colazione per qualcuno oltre a sé e aveva dimenticato quanto tempo richiedesse. Allo stesso modo, aveva dimenticato anche la calda, confortante sensazione di avere qualcuno di cui prendersi cura, qualcuno a cui rendere più gradito il trauma di abbandonare il proprio letto la mattina, per di più nella prima domenica di dicembre, che prometteva un mese inclemente.
Ma sapeva anche, Regina, che non doveva abituarsi. Con il nuovo anno tutto sarebbe tornato come era sempre stato e quella grande casa sarebbe stata presto di nuovo vuota, solo lei a farne scricchiolare le vecchie assi di legno passando da una stanza all’altra e a riempirla di nostalgici ricordi, invece che di vibrante vita.
Non che non fosse felice per Henry, che viveva il suo Lieto Fine a Seattle, con Ella e Lucy, la sua adorata nipotina che aveva da poco iniziato il college. Venivano spesso a trovarla e si sentivano tutti i giorni per telefono, ma le mancavano comunque. E la loro mancanza si era fatta sentire più acutamente nell’ultimo anno. Regina aveva provato a mentire anche a sé stessa – l’età, gli anni che passano e pesano sulle spalle, la malinconia…
Ma era successo qualcosa, in quell’ultimo anno e Regina sapeva fin troppo bene di cosa si trattasse. Il fatto era che a riguardo il sindaco mentiva a sé stessa da decenni, ormai. Nonostante questo, alla fine si era vista costretta a cedere e ammettere che vivere sola, in quella casa, era stato così difficile nell’ultimo anno perché la signorina Swan aveva lasciato Storybrooke, pochi giorni dopo lo scorso Natale.
«Voglio ricominciato il nuovo anno a Boston» aveva detto Emma.
E Regina aveva annuito, capisco, sì.
Regina aveva capito davvero, quell’anelito che Emma aveva di ricominciare da zero, di costruire una nuova vita per lei e per Hope dopo il divorzio da Hook, ma Regina avrebbe voluto che ricominciasse da lì, da Storybrooke. Avrebbe voluto che rimanessero, lei e Hope. In fondo, Hook se ne era andato, no? Voleva girare il mondo, voleva tornare a vivere sul mare. Regina non era nemmeno sicura in quale Mondo fosse, ora, il pirata. E non le interessava nemmeno.
Ma Regina non aveva chiesto a Emma di rimanere. Non avrebbe saputo darle una ragione per rimanere. Non avrebbe saputo spiegarle perché avrebbe voluto che rimanesse. Ci sentiamo, le aveva detto Regina, avrai sempre un’amica pronta ad accoglievi, qui a Storybrooke. Un’amica. E quella parola aveva irritato Regina tanto quanto, a giudicare dalla sua espressione, aveva infastidito Emma, ma nessuna delle due avrebbe potuto spiegarsi il perché.
O forse, semplicemente, si erano così abituate a non indagare su quei perché che aleggiavano sempre tra loro che era diventato un automatismo. Si erano convinte che le cose non avrebbero mai potuto essere diverse, avevano fatto le loro scelte molto tempo fa e le cose erano andate come erano andate. Era triste, ma era così e così sarebbe sempre stato.
Eppure, quando Emma le aveva detto che a Hope mancava Storybrooke e le mancava terribilmente, durante una delle loro telefonate settimanali, Regina non aveva nemmeno pensato alla sua proposta, prima di farla ad Emma. Perché non tornate per Natale? aveva domandato, magari vi fermate qualche settimana, così Hope può stare un po’ con Henry, Ella e Lucy. E sono sicura che i tuoi genitori potranno sospendere quel loro ridicolo tour per i Mondi Conosciuti durante il Natale, no? Sarebbero felice di rivederti, Emma.
E sarei felice anche io, di rivederti, Emma. Ma, questo, Regina non l’aveva detto.
Emma aveva esitato, all’inizio... Ma Regina aveva reso tutto così facile… Non ci sarebbe stato bisogno di alloggiare al Granny’s, quando in casa aveva due camere da letto disponibili, no? Né nel vecchio loft dei genitori di Emma, dove certo Snow e David sarebbero andati a stare una volta tornati a Storybrooke. E il sindaco era sicura che le insistenze di Hope per tornare a Storybrooke per Natale avevano finito per convincere Emma e a partire il prima possibile.
Sono più di tre settimane, Regina, sei sicura che non disturbiamo? aveva chiesto di nuovo Emma la sera precedente, quando era arrivata direttamente da Boston, carica di valigie e con un’effervescente Hope che aveva abbracciato Regina pochi secondi dopo che la donna aveva aperto la porta del numero 108 di Mifflin Street per accoglierle.
Sciocchezze, aveva risposto Regina, questa casa è abbastanza grande per permettermi di evitarti quando non ti sopporterò più. E Emma aveva alzato gli occhi al cielo, ma aveva sorriso, ed era entrata in casa, chiudendosi il freddo alle spalle.
Con un sospiro e dopo aver posato il proprio grembiule da cucina, Regina sorrise al pensiero di Emma, mentre riempiva due tazze di caffè caldo, zuccherandone una soltanto per Emma. Aveva sentito dei passi al piano superiore e non era stato difficile riconoscerli come quelli della signorina Swan. Hope era più delicata e certo non trascinava i piedi in quel modo.
Regina stava appoggiando le due tazze sul bancone della cucina, accanto ai pancake, quando sentì un indistinto suono alle proprie spalle, che riconobbe come un ingarbugliato buongiorno di Emma. Scosse la testa e si voltò, sorridendo, ma i suoi occhi si spalancarono per la sorpresa alla vista della signorina Swan.
«Emma» fece Regina, cercando di tenere lo sguardo sul volto di Emma, che sbadigliò e si coprì la bocca, prima di rispondere con un cenno del capo.
Ma Regina continuava a fissarla. «Cosa?» domandò infine Emma, confusa.
«Non hai ancora tolto i vestiti dalla valigia?»
«Forse. Perché?» domandò la signorina Swan, circospetta. «Se stai per dirmi che saranno pieni di pieg-»
«I pantaloni» la interruppe Regina.
«Cosa hanno i miei pantaloni?»
«Mancano» rispose Regina, arrossendo appena. E Emma abbassò gli occhi, accorgendosi solo in quel momento di non avere i pantaloni del pigiama e che non indossava altro se non una canottiera bianca e un tanga rosso, lo stesso colore con cui avvamparono le sue guance.
«Tieni il riscaldamento troppo alto, in questa casa. Fa caldo» fece Emma, quasi volesse accusare Regina per la mancanza dei suoi pantaloni, che ovviamente era da imputare al sindaco e al sindaco soltanto. Il che era in parte vero, probabilmente li aveva sfilati durante la notte senza nemmeno svegliarsi, e quella mattina, alzandosi dal letto, non vi aveva fatto caso. E come si poteva biasimare la povera, affamata, signorina Swan, per essere scesa senza pantaloni, quando Regina che si era messa a fare i pancake? Nulla, nulla avrebbe buttata Emma giù da quel letto prima di mezzogiorno, se non fosse stato per il profumo dei pancake di Regina.
Prima che il sindaco potesse ribattere, la signorina Swan si era già affrettata fuori dalla cucina per ritornare in camera e recuperare il proprio pigiama.
Regina respirò a fondo, cercando di calmarsi. E cosa l’aveva agitata tanto, poi, non lo capiva proprio. Si passò una mano tra i capelli corti e si impose di non pensarci, a come le era mancato il fiato, alla vista di Emma in mutande nella sua cucina.  
 
 
 
 
 
And there's just one thing that's noticed missing
Baby, I'd feel that somethings missing
If you're not here
 
 
 
 
 
 
NdA
Buongiorno e Buona Domenica e Buon Primo Dicembre, è quasi Natale! **
Dunque, in corsivo a inizio e fine capitolo abbiamo dei versi di It’s Christmas time again di Jessica Simpson.
Emma che si presenta solo con una canottiera bianca e un paio di mutande rosse davanti a Regina è – incredibile, ma vero – canon (The thing you love most, 01x02 a 1:28 per la precisione. Ah, bei tempi. Pieni di spensieratezza e speranza, una vita fa).
Ad ogni modo, grazie per aver letto fino a qui, a domani,
T.
 
P.S. Non ho dimenticato l’altra FF, vedrò di riprenderla il prima possibile, se l’università non fa di me una martire in nome della cultura prima della fine dell’anno.  


 
   
 
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