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Autore: D a k o t a    06/12/2019    2 recensioni
[SPOILER 3x09]
Non importa quanto l'abbia odiato e quanto a tratti abbia voluto ucciderlo. E oh, a volte Devon l'aveva odiato così tanto: da quando, per la prima volta l'aveva visto camminare fra le mura del Chastain come se avesse il mondo sul palmo della mano e quel posto gli appartenesse, come se avesse persino il diritto di criticare la sua cravatta - “Troppo da Harvard” aveva detto con un sorriso sghembo, minacciandolo di distruggergli la carriera pochi secondi dopo.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Conrad Hawkins, Devon Pravesh
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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This is what doctors are for

Non importa quanto l'abbia odiato e quanto a tratti abbia voluto ucciderlo. E oh, a volte Devon l'aveva odiato così tanto: da quando, per la prima volta l'aveva visto camminare fra le mura del Chastain come se avesse il mondo sul palmo della mano e quel posto gli appartenesse, come se avesse persino il diritto di criticare la sua cravatta - “Troppo da Harvard” aveva detto con un sorriso sghembo, minacciandolo di distruggergli la carriera pochi secondi dopo.

Aveva voluto ucciderlo da quando, invece di complimentarsi con lui perché aveva salvato la vita di un paziente, gli aveva fatto cenno di no e gli aveva detto che era cerebralmente morta – che non aveva salvato nessuno, che aveva condannato la sua famiglia ad una vita di illusioni e speranze vane.

(Ma ricorda anche altro. Ricorda come l’aveva preso e voluto con sé, dopo averlo sgridato. Ricorda Conrad togliersi la maschera, mostrargli il nome tatuato sul suo polso e quello che gli aveva detto di lei, Annabeth.Le ho somministrato troppo potassio” aveva spiegato, con gli occhi di chi si pente di ogni cosa sbagliata, detta e fatta contro qualcuno. Come chi non può più rimediare e si lascia logorare dentro. “E’morta a causa mia, non a causa del cancro” Conrad lo guardava, ma non lo vedeva: vedeva il volto di una bambina avvolta in coperte troppo lussuose, quello di una ragazza che aveva promesso di aspettarlo e di sopravvivere ma non c’era più e - sopratutto vedeva sé stesso, negli occhi castani di Devon)

Era stata la prima volta. E c’è una parte di lui, il Devon che a diciassette anni aveva promesso che sarebbe diventato dottore e che si era laureato a Harvard – non con un punteggio alto quanto quello di Conrad, ovviamente -, che non può fare a meno di gridare “Mostro!” ogni volta in cui qualcuno muore in quell’ospedale e lui non riesce a fare nulla per evitarlo. Ma ci sono cose che cambiano quando passi più tempo in un ospedale e hai visto la morte così tante volte da non aver più paura di chiamarla con il suo nome. Ci sono cose che cambiano quando hai visto famiglie logorarsi nell’attendere un risveglio che non sarebbe mai venuto.

(Glielo ha detto un giorno.

“Odio quando finisce così” gli aveva detto, fissando il vetro della sala operatoria, intravedendo qualcosa che non era già più un paziente.

Per un lungo momento, Conrad non aveva risposto, abbracciando il silenzio di una sala operatoria vuota e l’espressione desolata negli occhi in genere così fieri e arroganti e sicuri di sé di AJ.

“Lo so” aveva risposto lui, distogliendo lo sguardo e allontanandosi da quel vetro, come se fosse altro da sé. “Vado ad occuparmi di Lily” )

Era diventato come in un reggimento: Conrad non è la sua persona preferita e non lo sarà mai ma combattono nello stesso posto, nella stessa trincea. E’ quello che fai quando ti trovi a combattere sullo stesso fronte: stringi alleanze. E’ la trincea che lo vuole. E’ il prezzo da pagare per cercare di sopravvivere.

Devon lo immagina spesso urlare ordini con una divisa da soldato: si chiede spesso se sia mai stato nel centro di una battaglia, se abbia mai sentito il fischio delle granate sfiorargli le orecchie, se abbia mai sentito la polvere ardergli i polmoni. Ma non gli chiede mai di parlargli dell’Afghanistan – ci vuole molto meno perché si chiuda a riccio. In un’altra vita forse glielo avrebbe chiesto. Se avessero avuto più tempo, forse, avrebbero imparato a raccontarsi anche delle storie, oltre che pianificare terapie per salvare Lily o per tenere sotto controllo l’epilessia di Henry.

 

E poi era successo quello – Devon ancora non si spiega come Conrad aveva pensato di poterlo fare, di estorcere una confessione ad un paziente diminuendo gli antidolorifici – “E’ un criminale, Devon. Ho salvato la vita del suo ostaggio e la sua. Posso conviverci” Non voglio essere il tipo di dottore che sei tu” – e di poterla passare liscia. Conrad aveva fatto la sua scelta, non se ne era pentito e se fosse tornato indietro avrebbe fatto la stessa cosa. Anche se avrebbe potuto costargli tutto.

 

Ricorda di averlo guardato, mentre assisteva insieme a lui ad un’operazione, osservando dall’esterno del vetro di una sala operatoria. Devon sa che è l’unico a sapere la verità, oltre a Nic; ma Conrad non si muove, non lo guarda nemmeno quando Bell lo viene a chiamare per testimoniare nel caso di Spiro. Non era stato nemmeno in quel momento che Conrad era andato da lui, era stato lui ad andare da Conrad. Ricorda le sue labbra sussurrare “Mi dispiace” - perché nessuno aveva il diritto di urlare lì. “Non è colpa tua. Vado a vedere un paziente” e Devon ricorda di aver pensato che fosse nobile e fiero anche così, mentre gli dava le spalle e andava a visitare un paziente che poteva essere l’ultimo con l’entusiasmo con cui un tempo aveva visitato il primo. Come se una parola sinistra come “radiazione” non lo toccasse minimamente.

 

Ora è in quella sala e c’è quella domanda che pesa nella stanza – Il Dr. Hawkins ha diminuito gli antidolorifici per sollecitare una confessione di Spiro? - e Devon sa che basterebbe dire la verità, basterebbe non mentire per spezzarlo, per togliergli quella che è sempre stata la ragione della sua esistenza, ma non importa – non importa davvero – quanto lui a volte l’abbia odiato, perché è pur sempre il suo mentore. Perché è pur sempre Conrad.

 

(Quando Conrad gli chiede cosa sia accaduto, perché abbia mentito per lui, Devon pensa che oh, è così ironico che glielo chieda, perché ha semplicemente fatto tutto ciò che lui gli ha insegnato – pensare ai pazienti, senza seguire il protocollo. E i suoi pazienti hanno bisogno di lui - perché è pur sempre un ottimo dottore, no? Ed è tutto questo ciò che conta.

Conrad lo guarda e pensa che Devon non è la sua persona preferita e non lo sarà mai, ma pensa che non poteva chiedere compagno migliore, che è comunque un volto amico, un volto conosciuto quello che gli è accanto.

Conrad gli sorride e Devon pensa che oh, finalmente è arrivato il momento, lo guarda come un collega e non come un tirocinante inesperto e sprovveduto ed era ora e -)

 

(Devon non lo sa e Conrad non gli dice che si sbaglia, perché la prima volta che l’ha guardato come un collega è stata quando, al suo secondo giorno, lui l’aveva affrontato in corridoio, spiegandogli le sue perplessità e invitandolo con veemenza a rispettarlo come dottore – non glielo dice, perché è pur sempre Conrad)

NDA
Primo tentativo in un fandom deserto perché Conrad e Devon sono il rapporto discente/docente migliore del mondo e sono la BrOTP di cui non sapevamo di avere bisogno. 

   
 
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