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Autore: Loka 98    10/12/2019    5 recensioni
"È tutto vero?" Gli domandò con un nodo alla gola.
"Cosa?" Chiese confuso il demone.
"Hai detto che tutto quello che hai cantato è vero...lo è tutto tutto?"
Il demone rifletté qualche secondo, ma confermò.
"Si, è tutto vero…" disse incerto.
"Anche...che mi ami?"
Piccola One-shot (Crowley x Aziraphale)
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You-make-me-live-now-honey



Un disastro. Un vero disastro.

Erano prossimi alla fine del mondo e lui aveva avuto la "brillante" idea di pregare. Appena si era messo in ginocchio,si era reso conto di quanto quell'idea fosse stupida. Dio avrebbe potuto intervenire prima, ma non lo aveva fatto.

Un principato come lui non avrebbe certo cambiato le cose. Aziraphale, confuso, e ormai senza alcuna speranza, si sedette sulla sua poltrona preferita, mettendosi le mani tra i capelli.

Ancora poco tempo e sarebbe svanito tutto, e probabilmente lo avrebbero chiamato alle armi per combattere contro la fazione dei demoni.

 

Niente di quel mondo sarebbe più esistito…

E non aveva nemmeno fatto le sue scuse a Crowley.

 

Si asciugò distrattamente qualche lacrima, sospirando pesantemente.

Forse avrebbe dovuto almeno provarci, andare a Tadfield e provare a trovare quel ragazzino da solo. In qualche modo, forse ce l'avrebbe fatta. 

Era un'ipotesi molto remota, ma il suo cuore di angelo gli chiedeva almeno di tentare, di salvare quel mondo che lui e Crowley avevano tanto amato.

 

Crowley…

Dove trovarlo? Forse è già arrivato su Alpha Centauri, o forse era ancora sulla terra. Ma dove? 

Forse dopo la fine del mondo, affrontata o scampata, avrebbe potuto cercarlo, e magari chiedergli scusa.

Aveva detto che una volta tra le stelle non avrebbe più pensato a lui.

Ed Aziraphale non aveva avuto la forza per controbattere; ma che cosa avrebbe potuto dirgli? Di non andare? Di restare con lui? Di...amarlo?

 

La sua cocciutaggine non gli aveva nemmeno permesso di chiedergli scusa per essere stato crudele e meschino al palco musicale. Lo amava, ma lo aveva trattato come spazzatura.

 

"Forse dovrei chiamarlo… magari è ancora sulla Terra…" si domandò pensieroso.

 

Ma cosa avrebbe potuto dirgli? Probabilmente gli avrebbe attaccato il telefono in faccia.

 

La prima cosa da fare era recarsi a Tadfield e...sperare. Sperare tanto.

 

Ma passò ancora qualche minuto seduto sulla poltrona, minuti in cui pensò all’ultima volta che aveva visto il sorriso sulle labbra del suo amico. Un sorriso spensierato, dolce e sincero, forse era passato veramente tanto tempo.

Si preoccupò, pensando a tutte quelle persone innocenti che nel giro di poche ore avrebbero perso la vita.

Ebbe nostalgia, pensando ad ogni anno passato su quel pianeta, e quelli migliori avevano sempre lui e Crowley come protagonisti… quanti bei momenti, ubriacature, cene, addirittura passeggiate. Non esisteva demone che si sarebbe goduto la tranquillità di un parco in primavera, o con le foglie d’autunno, o con la neve fredda e così brillante, o con quel sole estivo così piacevole...eppure Crowley lo aveva fatto. Aveva accettato qualsiasi invito da parte sua, e avevano passeggiato insieme per anni, durante tutte le stagioni, e mai...o meglio, quasi mai si era lamentato.

Avevano cenato insieme in tanti ristoranti, nonostante Crowley non mangiasse mai da solo.

Avevano bevuto, e riso tanto, come vecchi amici.

 

E non si erano mai separati.

Era assurdo che per la fine del mondo invece, lo avesse abbandonato sulla terra.

Forse avrebbe dovuto andare con lui, per trascorrere l’eternità insieme.

 

“Nessuno ci troverà…”

 

“Ce ne andremo insieme…”

 

“Da quanto tempo siamo amici?”

 

“Fuggiamo insieme…”

 

Quelle frasi risuonavano nella sua testa incessantemente, come una lunghissima cantilena.

 

Ma in pochi secondi, un bussare insistente si fece strada nelle sue orecchie.

 

“Siamo chiusi!” urlò senza pensarci. Tanto sapeva già che non poteva trattarsi di Crowley.

 

Infatti, un perplesso signor Shadwell aveva riprovato insistentemente a bussare alla porta.

Riprovò, e ancora ricevette un rifiuto.

Abbassandosi, riuscì a sbirciare dal buco per le lettere, ma non vide nessuno; provò a parlare, ma fu come se nessuno lo potesse sentire.

Infatti, un piccolo miracolo aveva permesso ad Aziraphale di rimanere da solo e di non sentire nessun'altra inutile parola da qualcuno che non fosse Crowley.

 

Si sentì a pezzi per tutto quello che era successo. Quel pianeta era stata la sua casa, aveva vissuto tantissimi bei momenti, aveva provato qualunque emozione che il suo involucro umano potesse concedergli di provare, si era persino innamorato.

E quella era la cosa che gli faceva più male, seimila anni di tempo per farlo e aveva perso ogni singola occasione.

 

Quanto avrebbe voluto essere con Crowley in quel momento, anche solo per assistere insieme a lui alla fine di tutto, con le lacrime agli occhi e mano nella mano.

 

"No. Ora basta...devo agire" si alzò di scatto. "Non posso continuare a piangermi addosso, quello che è fatto è fatto. Aziraphale, sei un codardo, e non sei stato abbastanza coraggioso in seimila anni per dichiararti al tuo migliore amico! Ora vado a Tadfield, troverò quel bambino, e in un modo o nell'altro io-"

 

Il suono del suo telefono richiamò i suoi pensieri. Rimase fermo, ad ascoltare altri due trilli.

 

"E se fosse Crowley…?" Ebbe la forte tentazione di andare a rispondere, ma scuotendo la testa decise di schioccare le dita per interrompere la chiamata.

"Non farti prendere dal panico" si disse, cercando il suo cappotto e il suo ombrello. "Ora prendo un taxi...o forse è meglio andare in autobus? Ma no! Ci sarà trambusto, oggi è la fine del mondo, devo andarci volando...sperando che nessuno mi veda" si infilò addosso il suo cappotto color crema. "Certo, sperando di non dare l'effetto alla Mary Poppins…"

Proprio nel momento in cui la sua mano toccò la maniglia della porta, dal suo giradischi suonò una canzone così nuova nel suo repertorio e così familiare alle sue orecchie.
 

https://www.youtube.com/watch?v=HaZpZQG2z10

 

La riconobbe immediatamente. L'aveva sentita innumerevoli volte in una certa macchina, e ora proveniva dal suo giradischi.

 

"Ma che cosa…" girò la testa istintivamente, non vedendo nessuno in casa...

Improvvisamente, qualcuno cominciò a cantare, qualcuno molto diverso dal classico Freddie Mercury.

 

Ooh, you make me live

Whatever this world can give to me

 

No, non era possibile. Era una voce fin troppo familiare, e proveniva dall'esterno. Deglutì a fatica, con ben poco coraggio, e con le mani tremanti, aprì lentamente la porta.

Crowley, stava appena fuori dalla porta, con il viso paonazzo e un'espressione ben poco rilassata.

Stava cantando.

 

Aziraphale si portò le mani alla bocca.

 

Oh, you're the best friend

That I ever had

I've been with you such a long time

You're my sunshine

 

And I want you to know

That my feelings are true

I really love you

Oh, you're my best friend

 
Era lì, appena alla base dei gradini della libreria, e muoveva a malapena le spalle e la gambe, cercando di seguire il ritmo.


Ooh, you make me live

 

Ooh, I've been wandering round

But I still come back to you

In rain or shine

You've stood by me boy,

I'm happy at home 

You're my best friend

 

Ooh, you make me live

Whenever this world is cruel to me

I got you, to help me forgive - oo oo ooh

Ooh, you make me live now honey 


 Crowley puntò un dito dirtto verso Aziraphale.


Ooh, you make me live

Oh, you're the first one

When things turn out bad

You know I'll never be lonely

You're my only one

And I love the things

I really love the things that you do

Oh, you're my best friend

 

Oh, ooh, you make me live

 

"Aziraphale...ti dispiacerebbe farmi entrare? Non ti sembra che io mia sia reso già abbastanza ridicolo?" Indicò tutti i londinesi che attorno a quella scena reagivano straniti, chi con un sospiro intenerito, chi con una risata.

 

"Lo vuoi il mio perdono o no?" Disse Aziraphale cercando di nascondere il suo sorriso. 

 

"Sei un bastardo" disse prima di ricominciare a cantare l'ultima strofa, e nel mentre si avvicinava sempre di più all'entrata della libreria.

 

I'm happy 

You're my best friend

Oh, oh, you're my best friend

Ooh, you make me live

Oo oo ooh

You, you're my best friend

Nell'ultima parte della canzone gli regalò un mezzò balletto, con un timido sorriso, per poi allargare le braccia una volta concluse anche le ultime note.

Non era stato perfettamente intonato, ma ad Aziraphale si era a dir poco sciolto il cuore, e secondo lui aveva cantato come un angelo. 

"Crowley...ci vuole coraggio per fare una cosa simile nel centro di Soho, specialmente per un demone" osservò, cercando di non commuoversi. Ma la verità è che aveva sorriso per tutto il tempo di quella strana esibizione, con il cuore che batteva a mille.

 

"Finalmente hai riconosciuto il mio valore angelo. Ora, posso entrare, mi aiuti a mettere fine a questa umiliazione?"

 

L'angelo, intenerito, lo lasciò entrare, e chiuse la porta.

 

"Direi che te lo sei guadagnato. Solo una cosa...che significato ha tutto questo?"

 

Crowley lo guardò in cagnesco. 
"Ma che domanda è?" 

 

"Cioè, non tutto questo, so che insomma, volevi in qualche modo farmi capire che...sì insomma…" cercò di trovare le parole adatto, evitando espressioni come "carino" "amicizia" "tenerezza". Fu davvero difficile.

"Si insomma, hai capito, farmi comprendere che come al solito sarai sempre tu a salvarmi le chiappe, e che non potrà farlo nessun altro"

 

"Su questo ci puoi scommettere le ali" disse incrociando le braccia, in un atteggiamento che quasi rasentava timidezza. Ma era sempre il solito Crowley.

 

"La verità però è…" continuò poco dopo. "Che ho provato a telefonarti poco fa. Questo non era il piano originale. Voglio dire, farti questa mezza sceneggiata in pieno giorno e nell'ora di punta" alzò le spalle.

 

"Oh, ma allora eri tu...scusami, ma credevo che fosse uno scocciatore"

 

"Cosa? Non hai risposto di proposito?!" Si infervorò l'altro.

 

"Si, ma non pensavo che fossi tu...io credevo che ...non mi volessi più vedere, nemmeno pensare. Quando hai detto che saresti partito per Alpha Centauri io…" si strofinò le mani nervosamente.

Crowley si morse leggermente il labbro, e poi sospirò.

"Non potevo immaginare che…" Aziraphale continuò nervoso.

 

"Quelle cose...non le pensavo" ammise il rosso. "Altrimenti non sarei qui, non pensi?"

 

"No, infatti" annuì Aziraphale con un sorrisetto. "Ma non potevo immaginare che fossi tu...io solitamente rispondo a tutti, sai che io cerco di essere sempre gentile  ma-"

 

"Hai pensato bene di non esserlo con il tuo migliore amico" scosse la testa sbuffando.

 

"Ma no dai, non intendevo quello"

 

"Scherzavo angelo, dovresti averlo capito da millenni che non sempre sono così crudele"

 

"Oh scusami...sono ancora un po' scosso" ridacchiò nervoso. "Sai, è stato molto...bello quello che hai fatto. Ma Crowley... davvero mi consideri il tuo migliore amico?" Chiese con sguardo speranzoso.

 

Crowley si girò verso di lui, con ancora le braccia incrociate. Dopo qualche secondo si levò gli occhiali, mostrando le sue iridi immerse in uno sguardo gentile. Con la testa, annuì.

 

"Si Aziraphale. E lo sei sempre stato"

 

Quest'ultimo senti un piccolo tuffo al cuore. Arrossì leggermente, abbassando lo sguardo a terra.

 

"E poi non hai sentito ciò che ho cantato? Eppure l'ha sentito mezza Londra, è tutto vero. Freddie sembra aver scritto quella canzone apposta per me, un po' come tutti i suoi successi a dire il vero" alzò le spalle e si mise gli occhiali sulla testa.

 

"È tutto vero?" Gli domandò con un nodo alla gola.

 

"Cosa?" Chiese confuso il demone.

 

"Hai detto che tutto quello che hai cantato è vero...lo è tutto tutto?"

 

Il demone rifletté qualche secondo, ma confermò.

 

"Si, è tutto vero…" disse incerto.

 

"Anche...che mi ami?"

 

Quella fu una domanda inaspettata, ma legittima; anche se Aziraphale dentro di sé si sentì immediatamente in colpa per averglielo chiesto.

 

"Scusa, oh Santo cielo, non avrei dovuto chiedertelo!" Si mise le mani sulle guance. "Credimi, non lo faccio apposta ma sono un tale fascio di nervi ultimamente che-"

 

"Si"

 

Aziraphale si fermò, interrompendo il flusso di pensieri. Non era certo di aver capito bene.

Alzò gli occhi, tenendo la bocca socchiusa. Crowley aveva  le braccia lungo i fianchi, ma il suo viso tradiva una certa ansia.

 

"Cosa? Cosa hai detto?"

 

"Ho detto di sì. Ho detto...che ti amo"

 

Aziraphale si mise le dita della mano destra sulle labbra, trattenendo un gemito di sorpresa.

 

"Ma...mi ami, come un amico…oppure…" si bloccò, ancora più impaurito di fare quella domanda.

Avvampò, sentendosi squagliare.

 

Crowley allora si avvicinò lentamente, e i suoi passi eccheggiarono nella libreria. Aziraphale li contò, e ne bastarono quattro per avere davanti un demone che lo guardava con i suoi occhi serpentini.

 

Una sua mano finì sulla guancia paffuta di Aziraphale, fino alla sua nuca, dove avvertì i capelli morbidi e riccioli. Si sporse leggermente, quanto bastava per fare incontrare le loro labbra. 

Istintivamente, Aziraphale appoggiò le mani sulle sue spalle, e chiuse gli occhi, godendosi quel contatto tanto anelato e così diverso da come se lo era immaginato.

Le labbra di Crowley erano morbide, sottili, non secche e ruvide. Erano gentili, e non impazienti. Non avevano un sapore distinto, ma erano comunque buonissime.

Passarono qualche secondo godendosi solo quel minimo contatto, prima che il demone si allontanasse regalandogli un leggero schiocco.

 

Aprirono gli occhi, ed entrambi avevano ancora un'espressione incerta, forse incredula.

 

"Tu che ne pensi?" Sussurrò Crowley con un mezzo sorriso, di quelli che gli rivolgeva molto spesso. Solo che senza occhiali ora, Aziraphale poteva notare quanto le rughette attorno agli occhi lo rendessero più bello, e di quanto sembrasse più felice.

 

"Io penso...che questo i migliori amici non lo facciano"

Sorrise gentilmente.

 

"Ma nemmeno i nemici" gli fece notare il demone.

 

"E allora noi cosa siamo?" 

 

"Forse...siamo solo noi" gli prese le mani tra le sue. 

"Un po' come è sempre stato"

 

"Amici...nemici...migliori amici…"

 

"Cotti l’uno dell’altro... innamorati…" continuò Crowley.

 

Rimasero in silenzio qualche secondo, con ancora tante cose da dirsi, tante spiegazioni da darsi, tanti gesti da fare, tanti baci da dare e tanti abbracci in cui stringersi…

Poi Crowley lo accarezzò sulla guancia.

 

"Non potevo lasciarti qui. Non lo avrei mai fatto" gli sussurrò con un mezzo sorriso.

 

"Proprio non ti arrendi, vero vecchio serpente?"

 

"Con te angelo? Mi perderei tutto il divertimento, chi ti salverebbe dai guai per i prossimi seimila anni?"

 

"Oh caro...spero proprio che sia tu a farlo" sussurrò baciandolo teneramente per la seconda, e sicuramente, non ultima volta.

 

Quel giorno, dopo qualche ora e mano nella mano, salvarono il mondo.

E salvarono anche loro stessi.

 


__________

Note dell’autrice:

 

L’altro giorno stavo riflettendo su tutt’altra cosa rispetto a Good Omens. Ma ad un certo punto, parte questa canzone in radio e allora mi ritornano in mente i nostri due protagonisti. E mi è venuta in mente questa cosa: durante la scena della libreria in fiamme (che nella mia storia non c’è) Crowley prima tenta di chiamare Aziraphale, e poi parte questa canzone. Ma se ci fate caso, la sentiamo anche nella libreria, proveniente dal grammofono. E se l’avesse fatta partire Crowley, per fargli effettivamente capire con quel gesto, quanto ci tenesse a chiedergli scusa e a fargli capire che gli vuole veramente bene?

Non so, ma trovo questa idea abbastanza plausibile, e penso che avrebbe potuto benissimo improvvisare, per esempio cantandogli questa splendida canzone.

 

Io spero che vi sia piaciuta, e che vi abbia strappato un sorriso. Vi mando un abbraccio, alla prossima!






















 
   
 
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