Per Clint era sempre stato tutto bianco o nero. Mai una mezza misura,
figurarsi con la ragazza magnifica che aveva, finalmente, agganciato.
Agganciato e in pieno: le si era appiccicato, come una cozza su uno scoglio, e
l'aveva voluta coinvolgere, in ogni sfaccettatura della sua vita.
Almeno - e Tony se ne felicitò - lei era gentile e educata, riservata
e non invadente. Particolarmente genuina e simpatica e, incredibilmente, presa
dal collega. Lo aveva scoperto, durante il pranzo cui Barton l'aveva invitata
con gli Avengers, il giorno seguente alla famigerata notte piovosa, nella sala
relax del team, una stanza di medie dimensioni, con un tavolo da pranzo
rettangolare, due divani e una tv al plasma; semplice ma una vera rarità ed un
privilegio, all’interno di un Distretto di Polizia, oltre che limitrofo
all’area dove lavoravano.
Rafflesia aveva accettato, per farlo contento, e si era ritrovata
seduta davanti a decine di contenitori di cibo cinese da asporto, accanto a
Stark e di fronte a Thor. Che, tanto per farsi i cavoli propri, l'avevano
bombardata di domande, sotto lo sguardo contrariato del Falco.
'La porti e non ci posso parlare? Che diamine!' Iron Man lo prese in
giro.
'Lascialo perdere, è uno scorbutico di prima categoria’ la moretta, in
tuta sportiva e canotta bianca, aveva dato una gomitata a Tony, con complicità
‘Sono figlia unica, come ti dicevo, i miei genitori vivono a Boston, mio padre
è commercialista, mia mamma insegna. Vivo qui da quando ho iniziato a
frequentare l’Accademia’ sintetica, aveva fornito qualche informazione.
‘Come occupi il tempo libero?’ il Capitano si era interessato, con un
secondo fine…fece l’occhiolino a Point Break, in attesa della risposta che
sperava di sentire.
‘Vado a ballare, cinema, aperitivi e pizza con le mie amiche, insomma
niente di speciale! Come voi, credo. O no?’ chiarì, la mano del Falco sulla sua
sinistra, a marcare il territorio, mentre, con la destra, lei inforcava un
pezzo di involtino primavera, inzuppandolo nella salsa agrodolce.
‘Perché non ci inviti, la prossima volta che organizzate? Io e Steve
verremmo volentieri’ il biondo la buttò lì, con indifferenza.
Banner e Stark erano accoppiati, Nat non aveva mezza amica, col brutto
carattere che si ritrovava, le conoscenti di Pepper, la compagna storica di
Iron Man, erano antipatiche ed altezzose, come nemmeno nel paesino norvegese da
cui proveniva ne aveva incontrate. La donna di Clint, l’unica donna con cui lo
avessero mai visto, sembrava…normale, pure molto carina e cortese! Forse lui e
Rogers avrebbero potuto fare qualche nuova amicizia femminile.
Barton aveva strabuzzato gli occhi ‘No, ragazzi, non se parla! Nei
prossimi giorni io e Rafflesia staremo per conto nostro’. La condivisione non
era contemplata, nella sua mente, e aveva dato, erroneamente, per scontato il
suo prossimo futuro.
Infatti, la Tyler lo fulminò, smentendolo ‘Mica penserai di mettermi
il laccio al collo e tenermi dentro casa? Che ti sei messo in testa?’ per poi
voltarsi verso i due colleghi, quasi minacciosa ‘Venerdì sera si va a
ballare…tenetevi pronti! Le mie amiche mi faranno un monumento!’.
E glielo avevano fatto. Ne aveva reclutate due, tra una lamentela e
l'altra del suo ragazzo, che non voleva spartirla con nessuno ‘Ho invitato Jane
e Peggy, le mie compagne del liceo di Boston, che vivono e lavorano in città.
Adattissime, secondo me' intanto che si preparava per la serata, a casa
propria, raccontava i suoi piani al Falco, che la rimirava.
Clint - che aveva messo le tende nell'appartamento in pianta stabile -
era scettico 'Steve e Thor sono due veri salami, imbalsamati! Tu, invece, sei
bellissima' la bruna si spazzolava i capelli, allo specchio, indosso un
seducente abito rosa antico in organza, con la scollatura incrociata e la gonna
corta a campana e lui non aveva smesso un secondo di baciarla sul collo 'non
voglio andarci, li vedo tutto il giorno, nel tempo libero è troppo!'.
'Sarà divertente, su!' lo zittì, con un bacio schioccato sulle labbra,
sollecitandolo ad uscire e smise di tormentarla, almeno per un po’.
Nello stesso momento, il Capitano era nell'enorme casa di Tony - un
intero palazzo lussuoso e tecnologico, dove Thor occupava una stanza a tempo
indeterminato, poiché il moro, poliziotto per hobby, ricchissimo e generoso, lo
aveva preso sotto la sua ala protettrice, appena aggregato alla squadra,
diversi anni prima - per prepararsi insieme.
Stark li aveva consigliati sull'abbigliamento; Rogers pareva un
damerino, con un vestito grigio scuro di Gucci ed una camicia bordeaux. Point
Break, nonostante le velleità del suo rango, si era orientato su un paio di
jeans, t-shirt firmata e giubbotto di pelle.
Tony si complimentò 'Coi vostri fisici e i miei suggerimenti, farete
un figurone...soprattutto quando vi vedranno arrivare sulla mia Lamborghini'
lanciò il mazzo di chiavi a Steve, che lo afferrò al volo 'non ti dico di
andare piano...sei sempre una lumaca! Insomma, belli, buona serata' li aveva
spediti al locale, fra una presa in giro e l'altra.
Erano arrivati, nell'attimo in cui Barton parcheggiava il fuoristrada,
e, con galanteria, apriva lo sportello alla moretta ed alle due amiche, sedute
dietro, che era passato a prendere.
Il collega aveva presentato Jane Foster, medico al Policlinico
pubblico di New York, minuta ed aggraziata, coi capelli castani lisci e gli
occhi marroni, i lineamenti delicati, che aveva attirato l'attenzione di Thor,
e Margaret Carter detta Peggy, mora e prosperosa, la classica bellezza degli
anni Quaranta, che aveva incuriosito il Capitano, anche per il lavoro
moralmente nobile che svolgeva...assistente sociale!
'Dai, entriamo' Rafflesia aveva scelto una discoteca in cui si recava
spesso - un locale dell’East Side Manhattan, ben frequentato e trendy - ed
aveva fatto strada, conducendoli al tavolino prenotato, posto fra due divanetti
beige, dove avevano conversato, ordinando diversi giri di drink.
'Ci ho azzeccato, le mie amiche sono perfette, si accoppieranno alla
grande' lei aveva sussurrato al Falco, che le teneva il braccio sulle spalle 'e
gli Avengers si sono dati una bella ripulita. Steve, poi, pare un'altra
persona, molto affascinante!' aveva aggiunto, non capendo che la sua battuta
innocente avrebbe segnato, in maniera infausta, l’andamento della serata.
'Non ti azzardare nemmeno a pensarlo' le aveva gridato il tiratore,
follemente geloso, nei suoi semplici jeans blu e camicia a quadretti azzurri,
con un lieve senso di inferiorità nei confronti del caposquadra.
'Era un commento senza malizia' si era scocciata 'cambiamo aria, vieni
a ballare con me, la musica è favolosa, conosco il dj' aveva provato a
trascinarlo sulla pista, senza successo.
'Non mi va...chiaramente conosci ogni uomo del locale!' le aveva
risposto male e la moretta aveva fatto spallucce, dirigendosi proprio verso la
consolle, seguita da Rogers e Peggy. Si erano scatenati, finanche a salire su
un cubo insieme, l'espressione corrucciata di Barton che li rimirava.
Il Capitano, complice gli shortini cui non era abituato e la simpatia
delle accompagnatrici, si era sciolto, in maniera inusuale, e si dimenava fra
loro due...un po’ troppo, per i gusti del collega...quando vide la mano di
Rogers, innocentemente scesa sulla schiena della sua dolce metà, successe il
finimondo.
Come un demonio, Clint si era precipitato verso Steve, lo aveva tirato
giù dal cubo e colpito con un gancio sinistro sul naso; talmente era stata la
sorpresa che Cap non si era difeso, sulle prime.
Quando aveva capito che l’altro facesse sul serio, aveva tentato di
fermarlo, verbalmente ‘Sei ammattito? Che succede?’. La domanda era rimasta
appesa nell’aria, giacché il tiratore scelto si era rifatto sotto...accanto a
Rafflesia che scuoteva la testa, incazzata.
Thor, preso dai discorsi con Jane, non si era accorto di nulla e solo
avvisato da quest’ultima, si era mosso per separarli, non prima che Steve
mollasse un cazzotto sopra l’occhio del collega, per evitare di essere
massacrato.
Il biondo, tenendolo fermo per le braccia, aveva bloccato Barton, che
tremava e non diceva mezza parola, fissando Rogers, in cagnesco.
‘Meglio incamminarci, ci stanno guardando tutti’ Peggy aveva
recuperato i soprabiti e aveva consigliato di togliere le tende alla svelta,
poiché gli schiamazzi avevano richiamato l’attenzione del buttafuori e degli altri
avventori del locale.
‘Rafflesia, andiamo a casa tua, è la più vicina e darò un’occhiata
alle loro ferite’ la Foster si era offerta e lei aveva acconsentito; il naso
del Capitano non smetteva di sanguinare e l’occhio di Clint era tumefatto.
‘Certo! Non posso accompagnarvi al Pronto Soccorso, sai che
figuraccia... due agenti del vostro calibro che si picchiano in una discoteca!
Molto professionale!’ aveva strappato le chiavi del fuoristrada al cecchino,
che non era in grado di guidare.
‘Noi saliamo in auto con Thor e Steve’ le sue amiche, terrorizzate, si
erano infilate nella Lamborghini di Stark.
‘Non voglio che lui venga’ Barton, minaccioso, sul ciglio della
strada, indicò Rogers ancora rammaricato e confuso, sull’accaduto, mettendosi
sulle punte dei piedi.
‘Fa silenzio e vai in macchina’ la Tyler glielo aveva ordinato; un
attimo dopo, si era scusata con Steve e lo aveva pregato di seguirla fino al
suo palazzo.
‘Che ti è preso, si può sapere? Hai rovinato la serata a tutti!’ aveva
chiesto al suo ragazzo, appena soli. Al mutismo di lui, che fissava fuori del
finestrino, chiuso come un riccio, aveva insistito, senza ottenere alcuna
risposta…come se non lo avesse intuito!
Si era adeguata, rimanendo in silenzio, fin quando non erano arrivati
al suo appartamento. Saliti con l’ascensore a gruppi, per primi lei e Clint,
poi gli altri, li aveva fatti accomodare e aveva dato il kit sanitario alla
dottoressa Foster, che, immediatamente, si era interessata di medicare i due
Avengers, seduti sui divani, e poi, insieme a Peggy, l’aveva trascinata in
cucina, per parlarle in via confidenziale.
‘Lo devi lasciare, all’istante, è un tipo violento e manesco, uno
psicopatico! Hai visto che cosa ha fatto a Steve, così, gratuitamente e senza
motivo?!’ la Carter l’aveva consigliata di troncare la relazione.
Jane aveva messo il carico ‘E’ instabile, non fa per te, dovrebbe
andare in terapia per la rabbia. Rafflesia, sei tanto bella, puoi avere chi
vuoi! Chiudi questa storia, prima possibile! Mollalo, non perdere altro
tempo!’.
Thor, che aveva udito ogni singola parola, dal soggiorno, unitamente
ai due colleghi, sospirò. Il Falco era l’esatto contrario di come era apparso.
‘Me ne occupo io…’ il Capitano, col naso rosso, si era alzato dal
divano, per spiegare.
‘Non fa nulla, grazie lo stesso…ho perso la testa…pensavo ci stessi
provando con Rafflesia ed ho dato di matto’ aveva farfugliato Barton,
velocemente, un concetto appresso l’altro ‘ed adesso non vorrà più vedermi…’ si
mise il volto fra le mani.
In quell’attimo, la voce della mora, furiosa, tuonò ‘Siete pregate di
impicciarvi degli affari vostri; non vi ho mai detto chi frequentare o chi non
frequentare. E’ la mia vita e decido io…Clint è una persona eccezionale! Come
vi permettete di giudicarlo, senza nemmeno conoscerlo?’. Le aveva zittite!
Al diretto interessato venne un colpo, per la maniera in cui lo aveva
difeso e… quasi le lacrime agli occhi.
‘Dio li fa e poi li accoppia!’ Steve ridacchiò, rasserenato: la Tyler
non era stupida affatto ‘hai un sinistro pazzesco, ho visto le stelle, sei
bastardo dentro’ si lamentò, toccandosi il naso.
‘Eri distratto dal sedere della mia donna…porca miseria, ho il
sopracciglio così gonfio che domani non riuscirò nemmeno a sparare!’
controbatté Barton, tornato di umore decente.
‘Ragazzi, vi va il bicchierino della staffa, se non vi uccidete prima?
Occhio nero di Falco, hai chiesto perdono al Capitano?’ Rafflesia lo prese in
giro e lui obbedì ‘Chiedo perdono, Cap!’.
Rogers, bevendo in un unico sorso la vodka che la padrona di casa
aveva poggiato sul tavolinetto accanto, replicò, con un linguaggio
inconsuetamente colorito ‘Non importa, Falco maledetto’. Non gli era
interessato sul serio, poiché si era ritrovato travolto da Peggy, che gli si
era piazzata accanto, per sincerarsi, premurosa, delle sue condizioni...quasi
in braccio, per la verità.
Thor aveva scortato Jane a prendere un po’ d’aria sulla terrazza, e
con l’occasione, avevano continuato la fitta conversazione interrotta in
discoteca, sulla scia dell’evidente attrazione vicendevole.
Trascorsa un’oretta, gli ospiti si erano dileguati; i due Avenger,
entusiasta della serata, avrebbero anche riaccompagnato a casa le ragazze. Il
peggio pareva passato.
Non appena chiusa la porta, Rafflesia, seduta sul divano di fianco a
Clint aveva domandato, dolcemente 'Lo dici ora, che è successo?’.
‘Mi sono ingelosito di Steve. Quando siamo andati insieme in missione,
ho capito che non gli eri indifferente. Stasera gli hai fatto i complimenti,
per l’abbigliamento, e ti ballava vicino come una piovra!’ ammise.
‘Nooo! Gli piace Peggy! Guarda l’occhio, piuttosto!’ lo carezzò sulla
guancia, tenera.
‘Quanto sei bella! Mi hai difeso, con le tue amiche! Perché?’ la prese
per la vita, un sorrisetto scemo sul viso.
La bruna poggiò le labbra sulle sue ‘Sei la persona più carina e
gentile che abbia mai incontrato! Sentire parlare di te, come hanno fatto loro,
proprio no! Mi prometti che non accadrà più?’ lo pregò. Era l’uomo più buono e
perbene che conoscesse, aveva il cuore di un pelouche e lei, di maschi bastardi
ed egoisti, ne aveva già schivati a bizzeffe.
Il Falco non se la sentì di giurarlo ed alzò lo sguardo, sincero e
spaurito 'Non posso...'.
Nemmeno ribatté, colpita dalla sua onestà, e, senza alcuna esitazione,
si posizionò a cavalcioni sulle sue ginocchia, lo fissò languida e si tolse
l'abito in organza dalla testa, con un unico gesto, facendolo volare a terra.
Non indossava il reggiseno e Clint si ritrovò due stupendi boccioli rosei,
all'altezza della bocca.
Li stuzzicò con le mani, e li lambì, con un lungo movimento circolare,
prendendo a succhiarli, folle di desiderio. Le lisciò la pelle vellutata della
schiena fino ai glutei sodi, a forma di cuore, attraverso il minuscolo perizoma
di pizzo abbinato, anch'esso rosa, tirandolo giù fino alle ginocchia,
transitando, con le dita, leggero, sulla sua intimità, rugiadosa e pronta per
lui.
Rafflesia le spinse nel proprio dolce e più nascosto avvallamento,
danzandoci sopra, alla stregua di una sensuale ballerina, intanto che il Falco
si abbassava i pantaloni, per affrancare lo scettro virile dalla ristrettezza
del tessuto dei boxer, da cui si sentiva soffocare.
'Il letto è troppo lontano, non posso aspettare' la liberò,
definitivamente, delle mutandine, facendole volteggiare sul proprio indice per
farle planare sull’altro divano. Strusciandosi sul suo fiore costellato di
brina, colmandola, la tenne per i fianchi snelli, roteandola leggermente su di
sé.
Lacerato dal desiderio, espresse un sommesso mugugno. 'Grazie ancora,
per aver preso le mie parti' spostato il manto dei suoi adorati capelli
corvini, le sussurrò, gratificato, adulando, con la bocca, il lobo
dell'orecchio e la cute liscia e perfetta del collo, impregnata dell’aroma
degli abissi sconfinati di passione in cui si era immerso.
'Prego...' si mosse più veloce, sopra di lui 'Clint...mi farai
impazzire...lo sapevo che non dovevo mettermi con te' confessò, con voce roca,
tenendosi, con le mani, alle sue spalle muscolose, sotto la camicia a quadretti
slacciata, intanto che l’avido compagno le mangiava, voracemente, le
mammelline, di cui non era mai sazio.
La Tyler percepì i suoi polpastrelli che scendevano a baloccare il
bottoncino polposo e sensibile, che vibrava fra le sue cosce. Lo pizzicavano,
ci giravano intorno, lo sollecitavano. Travolta da un oceano di piacere
all’abile sollecitazione, vocalizzò una cantilena di respiri che si fecero, via
via, più frequenti e acuti, segno tangibile del culmine della beatitudine a cui
si stava avvicinando.
'Dipende da che intendi per farti impazzire' le rispose per le rime,
malizioso, aumentando l’intensità delle sue carezze. Fu subito investito dalle
sue contrazioni interne, che si irradiarono come spirali amorose, fra i loro
due corpi asserragliati.
Gli bastò un attimo di quella visione, del fisico della femmina che si
contorceva per l'impulso con cui l’aveva incendiata, attraversata da
un'autostrada di brividi dalla testa ai piedi, e che emetteva gemiti gutturali
e pesanti sospiri, nel silenzio della stanza, e, soprattutto, gli occhi brillanti
e lucidi di smania fissi sul suo viso, a farlo giungere, insieme a lei, alla
massima soddisfazione possibile.
'Quindi, alla fine, non hai promesso…sei incorreggibile' lo rimproverò
col poco fiato rimastole, intanto che erano abbracciati, fianco a fianco, dopo
l’amore, dandogli un bacino sulla punta del naso a patata.
'Sono geloso perché ti...' non riuscì a finire, era in imbarazzo e le
tre mitiche parole...beh, non le aveva mai pronunciate per nessuna e nemmeno
provate. Si conoscevano da poco e non voleva spaventarla, data l’irruenza dei
propri modi, dal corteggiamento in poi 'insomma, quando ti piace una persona è
normale essere possessivi...in caso contrario, vuol dire che non ti importa
granché!' si giustificò.
'Può essere, non ti do torto a priori. Oppure vuol dire che non ti
fidi di chi frequenti. Più che altro, bisogna essere equilibrati e non vedere
ciò che non esiste...tipo l’allucinazione di Steve che ci provava con me'
controbatte'.
'Temo di essere geloso di te, in senso generale...' ammise, una mezza
confessione.
'Io no, Falco' rise, schernendolo e baciandolo, sulla spalla sinistra
'Chi vuoi che ti si pigli?'.
'L'importante è che mi prenda tu, delle altre non mi interessa'
confermò ciò che Rafflesia già sapeva.
Ma mai si sarebbe aspettata di comprendere tanto poco l'universo
femminile, in particolare modo quel genere di donne che si incaponivano nella
conquista, fine a se stessa, del maschio di un'altra.
Da quando aveva iniziato la relazione con l'Avenger, molte colleghe se
ne erano incuriosite. Cosa che aveva notato persino il diretto interessato,
scherzandoci su. Prima non lo avevano mai filato...
Insomma, se una attraente e brillante come la Tyler ci stava insieme,
era per un valido motivo, che, probabilmente, in precedenza, era sfuggito.
'Sono come le api col miele' Bruce aveva notato la stranezza, tirando
fuori un paio di teorie sull'accoppiamento nel mondo animale.
Le voci sulle innumerevoli ed insistenti fans del Falco erano arrivate
finanche alla sua ragazza.
Le compagne di corso, a cui era più legata, diventate anch'esse
agenti, l'avevano debitamente informata, sollecitandola a far valere il proprio
diritto di prelazione.
Rafflesia, sulle prime, aveva pensato ad uno scherzo, ma quando,
terminato il turno, si era recata al poligono di tiro dove aveva appuntamento
con Clint, ne aveva trovate sei, che, limitrofe al vetro, lo osservavano in
allenamento.
Aveva dovuto ammettere che Barton non avesse avuto occhi che per lei.
Concentratissimo, solo quando l'aveva notata, si era aperto in un sorriso
solare, rimirandola, meravigliosa, nell'uniforme scura, con cui andava di
pattuglia. Le altre erano trasparenti, al suo fianco; non le aveva degnate del
benché minimo sguardo.
La Tyler era consapevole di non aver nulla da temere; tuttavia,
all'ennesimo commento sul tiratore scelto, uscito dalla bocca delle arpie, cha
avevano, di proposito, accentuato le provocazioni in sua presenza - un
complimento pepato alle sue natiche sode - aveva sentito salire una rabbia,
dentro di sé, che l'aveva travolta, come un uragano, un fiume in piena che
usciva dall’argine.
Di scatto, aveva afferrato l'estintore rosso, posto sulla parete, ed
aveva imbracciato il tubo, aprendo l'erogatore della schiuma, ricoprendone le
malcapitate dalla testa ai piedi, sotto lo sguardo incredulo del Falco.
Alla sua iniziale reazione simpatica, era seguito un barlume di
raziocinio ed era corso a bloccarla, strappandole l'aggeggio dalle mani.
Lei tremava, furente, e non diceva una parola ’Dallo a me, ti rovini
la carriera...mollalo' l'aveva pregata, sperando che non fosse già accaduto e,
alla fine, la sua ragazza aveva ceduto.
Le sei donne, sporche di bava bianca, le gridavano contro, minacciando
denunce e ritorsioni.
Davanti a loro e a Nat - che si esercitava a sparare con il collega e
che lo aveva raccontato ai Vendicatori - Barton, senza nemmeno curarsi di
rispondere o interessarsi alle chiacchiere, aveva riposto l’estintore, per poi
stringere la Tyler e darle un bacio appassionato, allontanandosi con lei dal
marasma delle iene urlanti.
La Romanoff sosteneva che, se non vi fossero stati spettatori,
avrebbero fatto l'amore sul pavimento, visto l'impeto dell’effusione cui aveva
assistito.
'Com’è andata con Fury?' Tony era curioso della reazione del Capo, che
aveva chiamato la neo agente per una doverosa lavata di testa, come previsto
dal Regolamento disciplinare interno.
'Benino. Sembrava quasi divertito' Clint aveva accompagnato la sua
ragazza dal nero e spiegava 'Rafflesia è tutta d'un pezzo sul lavoro e,
comunque, rimane la sua cocca; le toglierà dallo stipendio la cifra spesa per
ripulire il disastro. La cosa più assurda è che, terminata la ramanzina, gli ha
detto in faccia che lo rifarebbe e che non era affatto pentita!'.
'Sei preoccupato? ' Steve lo sollecitò.
'Insomma...aveva uno sguardo assassino, Capitano. E avrebbe potuto
perdere il posto, a causa mia, oppure finire a pulire le armi!'.
'Per colpa sua...ha reagito così poiché è innamorata di te!' Bruce,
saggiamente, lo aggiunse, con calma, per non farlo agitare.
Il cecchino si era messo in pizzo alla seggiola, come avesse vinto
alla lotteria, all’enunciazione di Banner.
‘Poveretta!’ Stark rideva, come un pazzo.
'Sorvoliamo, sulle stronzate di Tony’ Thor detestava intromettersi
'tuttavia, sarebbe meglio se le spiegassi ciò che senti per lei, casomai non lo
avesse già capito…insomma, dichiarati' lo consigliò.
‘Ottima idea, può darsi che vi rassereniate entrambi!’ aggiunse Bruce,
noto lettore di romanzi rosa ‘sono parole che fanno miracoli e che le donne
adorano ascoltare; sanno di appartenere sentimentalmente, da quel momento, ad
un altro essere umano e viceversa, di avere una sorta di esclusiva, insomma.
Meglio se riesci ad accompagnare il tuo annuncio amoroso con un regalo
speciale, che colpisca al cuore…sei un mago dei bersagli, non dovrebbe essere
troppo complesso’.
Fatto tesoro delle confidenze coi colleghi, il Falco si era
preparato…quasi.
‘Potevamo rimanere a casa; visto quanto successo oggi pomeriggio, ero
inversata!’ la moretta si era subito lamentata, arrivata al ristorante scelto
da Barton, per un estemporaneo invito a cena ‘un posto simile non è da te, è
troppo chic’.
In un vestito di chiffon rosa salmone, senza maniche e corto al
ginocchio, con un’applicazione di perline all’altezza del collo ed una cinta
della stessa stoffa, ornata da un fiocco sulla vita, aveva fatto il suo
ingresso, mano nella mano con il Falco al ‘River Café’, a Brooklyn, con vista
su Manhattan e sul ponte omonimo, che affacciava direttamente sull’East River;
era un locale sofisticato, che richiedeva una certa attenzione
nell’abbigliamento indossato.
‘Stai bene, insolitamente elegante’ lo prese in giro, non appena il cameriere
lo fece accomodare al tavolo. Lo rimirava, nel suo completo blu scuro e camicia
bianca con le cifre ‘meriti un bacino…Clint, che hai?’ aveva tentato un
contatto affettuoso, lui era piuttosto pallido, sudato, come nel loro approccio
alla mensa della Centrale.
‘Per favore, ci porta una bottiglia d’acqua?’ aveva chiesto
all’addetta alle bevande per sollecitarlo di nuovo ‘Ti senti male? Hai le mani
fredde e umide…’.
‘No, ecco, io…’ non spiccicava una parola. Una. Si stava innervosendo
sempre di più, addobbato come un becchino.
Lei gli versò un bicchiere di Perrier e lo carezzò sulla schiena
‘Bevi, per piacere, che poi ce ne andiamo di volata, prenotazione o meno’. Si
stava preoccupando, sul serio, per la sua salute.
Il tiratore si sforzò. Tanto era inflessibile e duro nella
professione, tanto era impacciato nei sentimenti e nella vita privata. Provò a
concentrarsi, come quando sparava ‘Ho scelto questo locale perché, dalle
vetrate, il panorama è incantevole; tu sei incantevole…è per te…’ prese dalla
tasca un pacchetto molto piccolo e glielo poggiò davanti, sul sottopiatto
d’argento.
La Tyler, incuriosita, lo scartò; al suo interno, una scatolina di
legno scuro, con inciso un cuore sul coperchio. La aprì…un carillon diffuse la
melodia di ‘Per Elisa’ di Beethoven. Lo fissò, particolarmente emozionata. Era
un pensiero delizioso e assai romantico, e ne fu molto colpita.
‘Ti amo’ sussurrò Clint, gli occhi fissi nei suoi ametista. Sentì un
brivido e non era di freddo o paura, era Rafflesia…il suo brivido.
La ragazza si alzò in piedi, di scatto, e gli si posizionò sulle
ginocchia per dargli un lungo ed appassionato bacio, con i commensali attigui
che li guardavano, divertiti. ‘Anche io ti amo, Falco’ contraccambiò,
rimettendosi a sedere al proprio posto, con gli occhi lucidi di sincera
commozione.
Mano nella mano, ordinarono la cena, senza smettere di baciarsi
nemmeno per un attimo. Poiché le loro bocche si cercavano in maniera sempre più
frenetica, il cameriere fu costretto a redarguirli, esortandoli a contenersi,
per non disturbare gli altri ospiti, che, in effetti, li osservavano ancora,
con estrema curiosità.
La moretta non si scompose, avevano consumato solo l’antipasto di
pesce e la situazione stava diventando incandescente ‘Per favore, ci faccia
preparare i piatti che abbiamo scelto, li porteremo a casa e toglieremo il
disturbo’ l’aveva pregato, con un sorrisetto a Barton, che aveva apprezzato la
sua iniziativa, pregustando ciò che sarebbe seguito.
In capo a pochi minuti, con una busta di carta piena di contenitori
dall’alluminio, erano sull’auto di Clint, in direzione East Village, con
Rafflesia che ascoltava, incantata, la musica del carillon, a ripetizione.
L’uomo l’aveva presa per la vita, avvicinandola a sé, intanto che
guidava, ed era ricominciato il valzer dei baci ‘A momenti ci buttavano fuori
dal ristorante’ commentò.
‘I soliti bigotti esagerati…’ rise lei ‘nemmeno ti avessi accarezzato
sotto il tavolo’ lo sfiorò, con la mano destra, sulla coscia, sopra il tessuto
dei pantaloni, sentendolo emettere un gemito.
‘Sei una provocatrice…ti amo e non posso attendere fino al tuo
appartamento’ il Falco, in men che non si dica, svoltò in una stradina isolata,
si tolse la giacca, scese, aprì lo sportello dalla parte del passeggero e la
fece accomodare sul sedile posteriore, con estrema galanteria.
Stesa sotto di lui, la spogliò dell’abito color salmone e degli slip,
che depositò a terra; era rimasta con i sandali col tacco…uno spettacolo
erotico, quasi doloroso; guardarla gli dava le vertigini…si buttò, famelico,
sulle sue carni morbide e madide, alternando morsetti ai capezzolini e lusinghe
al suo meraviglioso posteriore.
In pieno delirio, limonando furiosamente, la Tyler gli tirò giù
pantaloni e boxer fino alle ginocchia, dato che erano arrivati ad un punto di
non ritorno ‘Amore mio’ bisbigliò, con il timbro delle parole arrochito dal
desiderio, inarcandosi, sensuale aizzatrice dei sensi del partner.
In quel momento, una luce, dall’esterno del veicolo, la colpì sul
viso, prima di soffermarsi sulla parte più in evidenza del corpo del Falco…le
natiche!
Mentre tentava di coprire la compagna da sguardi indiscreti, Barton
udì una voce maschile che intimava ‘Polizia, rivestitevi e scendete dall’auto!
E favorite i documenti, alla svelta!!’.
‘Porca miseria…’ non ci poteva credere, erano stati dei veri idioti!
‘Amore, penso a tutto io, dammi il tuo distintivo’ Clint si sistemò i calzoni
e, porgendo la mano a Rafflesia, completamente rivestita, si affiancò alla
coppia di agenti che erano limitrofi alla sua vettura, due uomini; uno anziano,
di colore, sulla cinquantina e l’altro, parecchio più giovane, dai tratti
ispanici, che spizzava la ragazza come un ebete.
‘Ehm, buonasera…siamo colleghi, chiaramente non in servizio’ fece una
battuta, teso, passando i documenti.
Il nero ridacchiò, lo aveva riconosciuto ‘Sei Occhio di Falco,
l’Avenger, il tiratore scelto; hai tenuto un corso d’aggiornamento al nostro
Distretto…sei un asso, amico. Anche la signorina è una poliziotta?’.
‘Veramente sì. L’agente Rafflesia Tyler, la mia fidanzata’ rispose.
‘Le fortune tutte agli altri; le nostre colleghe sono delle racchie’
il giovane commentò, con invidia.
‘Conoscete le regole: dovremmo portarvi al Distretto’ il collega
chiamò a sé Barton, con un cenno, muovendosi verso l’auto di pattuglia, per
parlargli in confidenza ‘ed almeno scrivere il verbale. Per questa volta,
lascio correre, date le circostanze. Falco, quella’ indicò la Tyler, ferma
accanto alla jeep, in attesa, che si fissava la punta dei sandali ed avrebbe
desiderato sotterrarsi ‘è una sventola e devi baciare dove cammina…non ti
rovino l’idillio. Vi sconsiglio il sesso sfrenato in macchina, rimane sempre un
reato…atti osceni in luogo pubblico…tieni, buona serata!’ gli dette i tesserini
e rientrò in macchina col collega, sghignazzando, per riprendere il giro senza
indugi.
Il cecchino tornò verso Rafflesia che, ancora turbata, gli buttò le
braccia al collo ‘Stai tranquilla, non ci faranno nemmeno rapporto! Ti sei
spaventata? ’.
‘Un pochino sì, per una stupidaggine rischiavamo grosso…ingenui e
presi come due adolescenti! Che brutta figura… finiremo sulla bocca di tutti?’
domandò, preoccupata.
‘No, amore mio’ convinto, le aprì lo sportello e sedette al suo fianco
‘e stanotte l’unica bocca che mi interessa è quella che sto per baciare’ chiuse
così la questione, dedicandosi alla ragazza alla quale aveva donato il suo
cuore.
Tuttavia, lo sport preferito della Polizia di New York, come quello di
tanti altri uffici, era il pettegolezzo. I due agenti che li avevano fermati
avevano accennato alla coppia, davanti a una pinta di birra consumata con altri
colleghi, estremamente divertiti dal frangente in cui li avevano beccati,
sottolineando l'identità di lui e la bellezza di lei e la notizia si era
diffusa a macchia d'olio.
Già dal giorno seguente, ogni volta che la moretta e Clint passavano
nei corridoi della Centrale, assieme o separati, sentivano risatine e battute.
Il Tenente Coulson non aveva richiamato all'ordine Rafflesia, per il
grande imbarazzo che gli provocava un simile rimbrotto; il timido braccio
destro di Fury non avrebbe saputo da che parte cominciare, con la ragazza.
Con il tiratore scelto, era stato più semplice 'Fatela finita! Da
quando vi siete messi assieme, è una sceneggiata continua, pare di essere al
cinema. Contenetevi, in pubblico; siete due poliziotti, non bambini
dell’asilo…Barton…Culetto d'oro! Ti chiamano così, invece che Occhio di Falco,
in ognuno dei Nove Distretti!' lo aveva rimproverato, aspramente, in presenza
dei Vendicatori.
'È stato un momento di debolezza!' aveva confidato loro, non appena il
superiore era uscito 'ed è tutta colpa tua...' si era rivolto a Thor 'le ho
detto che la amo, da cosa nasce cosa e mi sono ritrovato con lei, sul sedile
posteriore del fuoristrada. Eravamo talmente presi che non ci siamo accorti
neanche dell’arrivo della pattuglia che faceva il giro di ronda. E poi dicono
che le strade della nostra città sono scarsamente controllate…diamine, non è
vero!'.
Il biondo, grattandosi il mento, commentò 'Le donne parlano; so da
Jane che eravate a soli cinque isolati da casa...potevi aspettare!'.
'Mai solidali!' sbuffò 'E' irresistibile, per me. Non me ne fregava
niente neppure di perdere il posto o avere la fedina penale sporca; a
ragionarci, abbiamo fatto molti sacrifici entrambi, per il lavoro, e lei è
eccezionale...sarebbe stato un peccato! Comunque, dimmi un po’ dell'amica della
mia ragazza?!'.
Point Break arrossì 'Veramente, ci siamo messi insieme'. Frequentava
Jane assiduamente, da quando si erano incontrati, non si erano più lasciati.
'Sei un ingrato...ecco cosa sei!' lo prese in giro 'Allora resiste
solo Steve alla singletudine! Un caso patologico da studiare sui libri di
scuola'.
Il Capitano non si sbottonò, misterioso, e cambiò argomento 'Vi
ricordate che venerdì sera ho organizzato la cena per il mio compleanno? Saremo
pochi ma buoni! '.
'Certo, non mancheremo’ Natasha rispose a nome di tutti; erano
settimane che li stava angosciando, pesante come al solito.
'Rogers è metodico ed abitudinario, ogni anno veniamo qui' Clint
spiegò alla bruna, parcheggiando di fronte al locale prediletto del collega;
semplice, a gestione familiare, zeppo come un uovo, con decine di camerieri che
portavano piatti con bistecche giganti, stracolmi di patate fritte e salse
varie.
'Fa molto Steve, in effetti, ci manca che ci obblighi a cantare l'inno
nazionale' commentò Rafflesia, entrando, mano nella mano con lui, fasciata in
un vestitino nero, scollatissimo, con il corpetto ricamato.
'Vero...ah...ecco, perché era più strano del solito' il Falco, jeans e
t-shirt marrone scuro, sbottò a ridere, vedendo il collega avvinghiato, lingua
a lingua, con Peggy 'avevi ragione, le tue amiche sono andate via come il
pane!'.
'Felice compleanno' la moretta si avvicinò a Cap per gli auguri e
squadrò Barton 'Dove hai messo il nostro regalo? Dovevi prenderlo tu'.
Quello sbiancò, glielo aveva ripetuto almeno dieci volte ed era
riuscito a scordarlo ugualmente 'Cavolo! Corro a casa...!'.
'Ci metterai una vita, col traffico!' si lamentò lei.
'Non importa, me lo darete un'altra volta!' Rogers minimizzò.
'No, Occhio di Falco ha sempre la testa per aria, tranne se si tratta
di lavoro e pistole, e ci terrei lo avessi stasera...' minacciosa, la Tyler lo
sibilò a Clint, chiaramente in difetto.
'Almeno prendi un aperitivo prima di muoverti, su!' Tony passò al
collega un bicchiere di spritz; gli fece pena, si sarebbe dovuto buttare di
nuovo nel viavai serale newyorkese.
'Ciao, Barton! Non mi presenti?' un giovane dai capelli castani scuri,
lunghi all'orecchio, gli occhi azzurro ghiaccio, fisicatissimo, e molto
attraente in un abito di pregio si affiancò, porgendogli la destra.
'Ah, Bucky...sì' sospirò; James Buchanan Barnes, detto Bucky, il
migliore amico di Rogers, era un playboy di grande fascino e lo prendeva sempre
in giro per la sua goffaggine 'lei è Rafflesia, la mia ragazza'.
'È un vero piacere' galantemente, le strinse la mano, baciandola sul
dorso 'Sono James...'; la mangiò, con lo sguardo, e le sorrise, passandole un
calice 'mi sembri più tipo da vino bianco'.
'In effetti, è vero' lei spostò una ciocca di capelli scuri dietro
l'orecchio, intrattenendosi a chiacchierare proprio con Bucky.
'Mi tocca fare una volata, per quel maledetto pacchetto! Per favore,
controllate voi Rafflesia? Nelle grinfie di Barnes, no!' pregò Thor e Steve,
con sguardo inquieto.
'Che esagerato! E' un tipo tranquillo, non ci proverebbe mai con la
donna di un altro' il Capitano lo difese, erano come gemelli siamesi separati
alla nascita.
Le ultime parole famose...precipitatosi a casa, Barton rimase
imbottigliato nel traffico e ci impiegò più di un'ora, tra una sigaretta e
l'altra e, soprattutto, tra un pensiero omicida e l'altro. Ed aveva visto
giusto...al suo ritorno, al tavolo riservato da Rogers per la cena, a cui erano
già seduti gli invitati, scalpitanti ed affamati, in sua attesa, Bucky teneva
banco, allietando di cazzate Peggy, Jane e Rafflesia, che parevano pendere
dalle sue labbra.
Perfino Steve era nero 'Le ammorba, con la storia del pugilato! Da
quando in qua alle femmine interessa la boxe?'.
James era campione nazionale dei pesi medi. Boxava fin da ragazzo,
aveva un corpo modellato da quello sport ed un gancio sinistro pregevole.
L'attività professionistica era la sua vita e lui abbastanza famoso. Viaggiava
molto, gli sponsor se lo contendevano e le donne peggio! Ci sapeva fare, era
evidentemente accattivante.
Clint, agitando la bustina col regalo fra le mani, raggiunse la
moretta che si alzò, per andargli incontro 'Bravo, grazie, sei un tesoro,
Scusami, se ho insistito, ma siamo stati l’intero pomeriggio dello scorso
sabato a scegliere l’orologio subacqueo per Steve, mi spiaceva non lo scartasse
il giorno esatto del suo compleanno' lo baciò con trasporto, sulle labbra 'non
fare il geloso, stavamo soltanto parlando e James è un personaggio davvero… singolare'
si giustificò, vista la sua espressione stranita.
Barton si incavolò ancora di più, ritrovandosi sì accanto a Rafflesia
ma constatando, spiacevolmente, che Barnes occupasse la seggiola posizionata
all'altro lato. E che fosse malato di logorrea. Non prendeva mai fiato ed aveva
monopolizzato la conversione.
La Tyler rispondeva educata, ancorché a monosillabi, ed ogni tanto si
girava verso il Falco, per accertarsi che fosse tutto a posto, carinamente.
Meglio evitare casini al compleanno del caposquadra degli Avengers, si era
detta. Certo, l'amico del Capitano era saccente da morire, parlava di sé e di
continuo.
Si era ritrovata, più volte, a guardare l'ora sul cellulare, sperando
che la serata terminasse prima possibile, senza scossoni.
Gustando la favolosa carne di manzo, specialità del locale prediletto
da Rogers, fu distratta dal passaggio veloce, di fronte ai suoi occhi, di un
ragazzo alto, con la barba lunga, malvestito, che le parve leggermente
alterato...un campanello d'allarme scattò nella sua testa. 'Stai zitto' ammonì
James e sollecitò l'attenzione del cecchino 'Amore, guarda' con la testa,
indicò verso il bancone del bar, dove era posizionata la cassa.
'C’è un uomo a ore nove, tra le mani ha un’arma da taglio' Clint,
compreso con immediatezza cosa accadesse, lo sibilò ai colleghi, che si
voltarono all'unisono.
Il malvivente, che tremava e certamente era sotto l'effetto di
stupefacenti, aveva un coltello affilato, con cui minacciava il proprietario
del ristorante, per farsi consegnare l’incasso.
'Caspita, non siamo nemmeno armati' si rammaricò il Falco. Erano
usciti a cena fuori, per festeggiare il compleanno di Rogers e non erano in
servizio, l'ultima cosa che si aspettavano era assistere ad una rapina.
Nel silenzio del locale, dove gli avventori si erano ammutoliti, la
moretta, come nulla fosse, aprì la pochette nera, squadrata e piena di
lustrini, e mostrò a Barton ciò da cui non si separava mai, una piccola pistola
semiautomatica, che usava per difesa personale…una Beretta Pico, calibro nove.
Gli fece l'occhiolino e lui la impugnò…Diamine, era l’arma più leggera al
mondo, ma formidabile…la sua ragazza l’aveva fatta persino personalizzare, con
dei cristalli Swarovski sull’impugnatura.
Avvenne tutto in pochi attimi. Clint si alzò, fissò il ladro, e,
tenendolo sotto tiro, gli intimò, con voce solenne, qualificandosi 'Sono un
agente di Polizia. Allontanati o sparo!'.
Dato uno sguardo complice agli Avengers - poiché il ragazzo non si era
spostato di un millimetro, e, al contrario, si era avvicinato di un passo al
gestore - lo colpì, superficialmente, sulla mano in cui teneva il coltello, con
incredibile precisione e facilità.
Di corsa, Thor e Tony, i più limitrofi alla cassa, immobilizzarono il
malcapitato, intanto che Steve telefonava alla Centrale, per farlo prendere in
custodia. La pattuglia arrivò in pochi minuti, ed il ladro fu portato via, in
manette, fra gli applausi dei clienti del ristorante, dedicati soprattutto al
tiratore scelto, rosso come un pomodoro.
'Bravissimo' Rafflesia lo abbracciava, intanto che si godeva il suo
momento di gloria, gli Avengers intorno a semicerchio a commentare e
complimentarsi.
'Se non fosse stato per te, che ti sei accorta di quel soggetto e che,
insieme al lucidalabbra, nella borsetta, avevi una pistola, sarebbe finita in
maniera diversa!' lui minimizzò.
'Siete sempre sul pezzo! Il proprietario non vuole nemmeno farmi
pagare la cena, per il vostro gesto! Vi sono debitore!' il Capitano non
smetteva più di ringraziarli.
'Sei fantastica' Bucky si era messo in mezzo, invitando la bruna 'mi
farebbe tanto piacere se venissi al mio prossimo incontro, sono certo che mi
porteresti fortuna'.
Stante l'incertezza di lei, che non aveva risposto e lo sguardo
attonito di Clint, James era leggermente rinsavito e, con educazione, aveva
abbassato i toni 'Ovviamente, ci saranno posti in prima fila per tutti, darò i
biglietti a Rogers'.
'E' un evento, parteciperemo senz'altro' Thor, appassionato di sport,
sapeva che il match fosse sold out.
'Quand'è così, io e il Falco non mancheremo' la Tyler, educata,
acconsentì, sottolineando la presenza del suo accompagnatore, un attimo prima
di sedersi nuovamente alla tavola che il gestore del locale aveva imbandito con
ogni prelibatezza possibile, per festeggiare Steve e l’atto eroico del suo
compagno che gli aveva salvato le penne.
***
‘Barnes ti fa gli occhi dolci e ti spoglia con lo sguardo. E’ un
viscido!’ intanto che Rafflesia si lavava i denti in bagno, Barton l’aspettava
a letto e si lamentava.
‘Come sei palloso…’ nuda, rientrata in stanza, si era buttata a pancia
in giù sul materasso, accanto a lui ‘sei più pizzoso di James. Mi ha parlato di
mosse di boxe, per l’intera serata…’ sbattè le ciglia, languida ‘sono nuda nel
mio letto, insieme a te…l’unica cosa a cui ti va di pensare è Bucky? Cavolo…ti
facevo più maschio’ seria, spense la luce sul comodino, lasciando sì la camera
al buio, ma alzando il coperchio di legno della scatolina che conteneva il
carillon.
Si ritrovò Clint alle spalle che, toltosi il pigiama - la melodia
celestiale di Beethoven in sottofondo - le spostava i capelli e la baciava sul
collo. Le stampò un succhiotto sotto l’orecchio, spiegando ‘Scusa, hai ragione!
Da quando lo conosco, ogni volta che mi vede, mi deride perché sono imbranato’.
Lei si voltò all’indietro, per unire la bocca con la sua,
rassicurandolo ‘Sei il mio imbranato, però!’.
L’imbranato riprese vigore, e si dedicò alle scapole ed alla schiena
della dolce compagna, carezzandola e baciandola, in ogni anfratto. Tastò la
polpa compatta dei glutei con le due mani, per dischiuderle leggermente e
poggiarci la punta della lingua, iniziando il cammino verso il suo personale
regno di gioia.
La deliziò, intenso, per l’intera lunghezza del solco scolpito, fino
al bocciolo rosato e turgido che spiccava fra i suoi petali, assaporando le
copiose gocce di miele che stillava, il più buono prodotto sulla faccia della
Terra, intanto che la sentiva gemere e sussultare. Era il caldo e morbido
universo da cui non si sarebbe voluto staccare mai, rifletté.
All’impulso gradito, unì il rinforzo focoso delle dita della mano
sinistra, accedendo alla sua corolla, alternando movimenti lenti a passaggi
repentini. Percepì dei respiri più affannosi e sublimi contrazioni femminili
‘Ti piace, amore?’ chiese, sicuro della risposta che avrebbe ricevuto.
‘Non sei imbranato per niente’ controbatté, ridacchiando, con un
urletto, mettendosi in ginocchio ed alzando il sedere verso il suo ragazzo,
che, nella stessa posizione, si infilò in lei, completandola fin nelle viscere…quelle
abissali e assolute dell’anima, in cui si era perso per sempre!
Il Falco si abbassò con il torace a lambire la sua schiena; desiderava
immergersi nella sua chioma profumata, baciarla allo stremo.
La tenne, inizialmente, per i fianchi, per darle il ritmo della
propria smania, per poi convergere le mani sui teneri seni, che racchiuse come
fossero sfere preziose, in cui erano incastonati i venerati proiettili, duri
come diamanti.
Fu come un lampo, di piacere e struggimento, che annullò la tensione e
l’adrenalina della strana serata appena trascorsa, in cui aveva combattuto con
una gelosia folle e chiaramente immotivata, ed in cui si era distinto, persino,
in un’azione eroica. Arrivò all’acme, immensamente felice ed appagato, assieme
alla sua donna, facendone il nome, ad alta voce ‘Rafflesia’, con un pensiero
liberatorio ‘Fanculo, Bucky!’ che evitò di esprimere, visto il momento tanto
intimo in cui si trovavano.
La Tyler si era rivoltata, per farlo stendere, completamente, sul suo
corpo, e stringerlo a sé ‘Ti amo, imbranato!’ gli aveva sussurrato, le parole
che furono la ciliegina sulla torta dell’amplesso meraviglioso che avevano
condiviso.
‘Pure io, tanto’ commosso, contraccambiò continuando a carezzarle il
viso ed a giocare con i suoi lunghi capelli fra le dita.
***
Tant’è, qualche giorno dopo, si erano dati appuntamento con gli altri
Avengers, per assistere all’incontro di Barnes, davanti all’enorme stadio che
lo ospitava. C’era una fila interminabile di persone, per entrare, composta per
lo più di uomini, dato il testosteronico sport che James praticava.
‘Il pubblico non è il massimo della finezza, ed io detesto la
violenza, in ogni suo genere’ si lamentò Jane, all’indirizzo di Thor.
‘Tesoro, è un match di pugilato, non la prima al Teatro dell’Opera’ si
giustificò il biondo.
‘Tappiamoci il naso, per un paio d’ore, e poi andiamo a cena!’ Peggy
tentò di dissimulare la propria uguale contrarietà, alla luce dell’amicizia che
legava Steve a Bucky, e che la vedeva costretta a partecipare, a malincuore.
‘Meglio provare a recuperare i nostri posti prima possibile, qui c’è
una bolgia infernale; Capitano, lascia fare a me…seguitemi’ Rafflesia, vestito
corto con volant azzurri, si fece consegnare i biglietti da Rogers e si
appropinquò, con il Falco che la tallonava, insieme al gruppo, verso il ragazzo
della sicurezza, con il suo miglior sorriso ed il petto in fuori. ‘Non è che mi
aiuteresti? Ci siamo persi ed uno dei due pugili è un caro amico’ mostrò gli
ingressi, bypassando l’intera fila e l’addetto, stregato dai suoi occhi e dal
resto, li fece accomodare, prima di tutti gli altri, tra le proteste generali.
‘Sei un diavolo’ Tony, divertito moltissimo dalla scenetta, si
rallegrò, camminando verso la tribuna d’onore ‘Brava, detesto aspettare’.
‘Stark, ognuno ha i propri metodi!’ lei ridacchiò, andando verso i
posti che Barnes gli aveva fatto riservare.
‘Sono i migliori per assistere al match’ Point Break era esaltato,
avrebbero avuto una visuale perfetta.
‘L’ultima volta che siamo venuti, ci aveva rimediato dei biglietti da
schifo, ancora me lo ricordo…mi sono dovuto sporgere talmente tanto che ho
avuto mal di schiena per una settimana intera’ ricordò Bruce.
Rafflesia si era accomodata, Barton accanto. Gli aveva chiarito il
concetto, a casa e nel tragitto, ribadendolo ‘Andiamo, perché James ci ha
invitato in maniera molto garbata e perché è il migliore amico del tuo
caposquadra. Per piacere, non avere retropensieri’.
Ai primi accordi di una nota canzone rock, da una porta uscirono Bucky
- che indossava una sorta di accappatoio in seta nera, con una stella rossa
all'altezza delle braccia - ed il suo avversario. Attraversarono un percorso,
delimitato da un cordone amaranto, fino a salire sul ring, richiamati dalle
parole dello speaker, che li presentò.
Non appena sul quadrato, James salutò il pubblico e si voltò verso gli
amici; fu chiaro, da subito, che cercasse Rafflesia, a cui dedicò un sorriso
soave...ed inopportuno.
Persino Steve rimase perplesso, da quella confidenza improvvisa,
intuendo che il pugile si fosse preso una cotta megagalattica per la ragazza di
un altro, che non solo era suo amico e collega ma pure la persona più permalosa
e irascibile che conoscesse, soprattutto da quando si era accoppiato. 'Oddio,
Peggy, stasera succederà il finimondo' mormorò alla Carter, iniziando a
preoccuparsi.
'Al termine del match, scappiamo via con una scusa e li teniamo
separati' concordò. Avrebbe voluto sostenere il contrario ma si era voltata ed
aveva notato il volto di Clint, verde di bile 'Rafflesia fa a tutti questo effetto.
Io e Jane ci siamo abituate. Adesso, però, è un bel problema' i modi di Barnes,
eccessivi, non le erano affatto graditi.
L'incontro era stato piuttosto bilanciato. I contendenti si
equivalevano. Il piattume e la noia dell'andamento della sfida erano interrotti
dalle pause, fra un round e l'altro. Pause in cui Bucky, anziché riposare, si
sprecava in sorrisi e moine verso la moretta; quest’ultima, in grande
difficoltà, teneva la mano sul ginocchio sinistro del Falco, che lo muoveva in
continuazione, nevrotico, e che non aveva parlato più con nessuno, Tyler
compresa.
All’ultimo round, James trovò un varco nella difesa dell’avversario e
con un fendente sinistro, lo mise k.o., tra le grida euforiche del pubblico,
che pendeva per lui - dato che era un concittadino - e pure del loro gruppo;
erano saltati dalle seggiole, per applaudire, in primis Thor e Rogers…l’unico
rimasto seduto, come una statua di sale, ed il muso lungo fino ai piedi,
chiaramente, era stato il cecchino.
Presi dall’entusiasmo, il Capitano e signora avevano dimenticato il
programma, che prevedeva l’allontanamento a razzo dallo stadio, ed erano
rimasti in prima fila a festeggiare.
Lì era accaduto l’inverosimile; al momento della premiazione, James,
un cinturone di pelle nera agganciato alla vita, simbolo della vittoria
dell’incontro, intervistato brevemente dallo speaker, aveva detto poche frasi,
ringraziando il suo staff e i suoi fan, e si era, candidamente, dichiarato
‘Dedico il mio successo alla bellissima donna che mi ha rubato il cuore!’.
Aveva indicato fra gli Avengers, ed una luce circolare ad occhio di bue,
dall’alto, si era posata su Rafflesia, che, al centro dell’attenzione, aveva
tentato di mantenere il sangue freddo, sentendo una goccia di sudore scenderle
lungo la schiena.
Barton si era alzato all’improvviso, destandosi dal proprio torpore,
giusto in tempo per vedere Barnes, come un missile, attraversare il ring,
passando sotto gli elastici, saltare giù, dove erano loro, e avvinghiare la sua
ragazza alla vita, schioccandole un bacio a fior di labbra, tra le strilla dei
suoi ammiratori.
Era stato un gesto veloce, ben premeditato, e soprattutto inaspettato;
tanto che l’interessata si era sì bloccata, aveva puntato i gomiti contro il
torace del pugile, per allontanarlo da sé, trovando una grande resistenza
fisica, logicamente, ma di più non aveva potuto fare, per sganciarsi
dall’abbraccio indesiderato e da un contatto che era, comunque, durato pochi
attimi.
Nei quali Thor si era appostato contiguo al tiratore, per placcarlo,
in caso di mosse suicide contro un boxeur titolato.
‘Bucky, che cavolo fai?’ Steve l’aveva redarguito aspramente, senza
troppa fortuna, poiché il manager che lo seguiva, limitrofo, lo aveva preso per
un braccio, per indirizzarlo ad un incontro con la stampa, ed il suo amico
aveva salutato, gentilmente, facendo l’occhiolino alla Tyler, ancora incredula.
Il gelo era sceso sulla comitiva e, in primis, sul cecchino, che era fermo, immobile e tremava per la
rabbia.
‘Clint…mi ha baciato lui, io non volevo’ si era giustificata la
moretta, immediatamente; il viso del suo ragazzo era trasfigurato dal dolore e
non poteva rimediare, in alcun modo. Le veniva da piangere; si trattenne, di
fronte agli Avengers.
‘Propongo la solita tavola calda, per mangiare un boccone!’ il
Capitano tentò di risollevare la serata già rovinata, cambiando argomento.
‘Barnes si è invaghito della collega ed ha esagerato, lascia correre,
Falco, non è successo niente!’ Natasha gli si era affiancata, angosciata.
‘Niente per te!’ mormorò lapidario, continuando ‘io vado via’. Una
mano sulla fronte, scappò, a gran passo, verso l’uscita, senza nemmeno curarsi
di Rafflesia.
‘Ciao, ragazzi’ lei gli volò dietro, letteralmente, tentando di
fermarlo, non riuscendoci però. C’erano moltissimi spettatori che le
intralciarono il passaggio e non poté raggiungerlo; al parcheggio, la jeep di
Clint non c’era più, non l'aveva neanche aspettata. Rimase, in attesa di un
taxi, per più di mezz’ora, per tornare nel suo appartamento, sperando di
trovarlo lì.
Trafelata, aprì la porta; Barton, in camera da letto, preparava i
bagagli. Un paio di borse, per la verità; era un tipo che viveva con poco, e
contenevano tutta la roba con cui si era trasferito da lei, lasciando il
proprio appartamento, dalla prima settimana che si frequentavano…forse troppo
frettolosamente.
‘Amore…ragiona! Perché fai così? Lo hanno visto tutti, mi ha baciato
lui…’ Rafflesia riaffermò il concetto, in cuor suo spaventata.
Il Falco scosse la testa, sconsolato ‘Nemmeno ti sei scansata, gli
sorridevi continuamente, già dalla cena di compleanno di Steve. Fino a pochi
minuti fa, mi giuravi amore eterno e poi quella testa di cazzo di Bucky ti
stringeva davanti ai miei amici ed a migliaia di persone’ roso dalla gelosia e
dal senso di possesso, non ammetteva alcuna giustificazione ‘In fondo, è
dall’inizio della nostra storia che giochi al gatto col topo; tu sei la
strafica a cui nessuno può resistere, io lo sfigato bruttino ed impacciato,
che, per una botta di fortuna, hai degnato di uno sguardo. Chissà fino a
quando! Sono stufo, non lo sopporto più’.
‘Clint, davvero pensi che il nostro rapporto sia così e queste cose di
me?’ lo sussurrò, a voce bassissima, addolorata.
L’altro annuì, evitando di guardarla, continuando a fare le valigie ed
a sputare veleno ‘Sono stato scemo io, a credere potesse funzionare; me
l’avevano detto tutti, che per me eri troppo bella, troppo brillante, troppo
giovane, che avrei dovuto lasciar perdere…sai che c’è? Avevano ragione! Ti
lascio stare, da qui in avanti, perché non posso campare con la paura continua
di perderti, per colpa del primo Bucky Barnes che passa. Vivi la tua vita ed io
vivrò la mia…’ finalmente si era tolto, dallo stomaco, il peso che lo
opprimeva, da quando l’aveva conosciuta, il senso di inadeguatezza assoluta ed
il terrore di non averla più, da un momento all’altro, panico allo stato puro.
‘Ti sbagli, sono film che ti fai nella mente, non c’è nulla di vero
nelle tue farneticazioni’ ribadì lei.
‘Dovresti dirmi che mi ami alla follia, per trattenermi, non che parlo
a vanvera e che sono matto!’ replicò, aggressivo, di nuovo, fuori di sé.
‘Credevo sapessi cosa sento per te, visto il punto dov’è arrivata la
nostra relazione…’ sull’orlo di un attacco isterico, non cedette. Odiava i
ricatti morali, e non aveva mai pregato un uomo in vita sua. Ci mancava
implorasse il Falco di rimanere assieme. Notò il carillon sul comodino e si
rammaricò, maggiormente. Lo afferrò e glielo mise sotto il naso, intanto che
usciva dalla stanza. ‘Riprenditelo; se te ne stai andando, vuol dire che non
contava affatto, che erano solamente parole, che non mi hai mai amato davvero’.
Lui si fermò e fissò l’oggetto, nella sua mano. Inquieto, non ebbe il
coraggio di portarlo via e le spostò il braccio, di forza; la scatolina di
legno cadde a terra, aprendosi e rompendosi. Udì un gemito della Tyler, quasi
trattenuto, che guardava i pezzi, sul pavimento, mentre sbatteva la porta,
lasciando l’abitazione e lei, soprattutto.
***
Rafflesia, raccolti i pezzi del carillon, ancora vestita, si era
piazzata sul letto, con la luce spenta, in lacrime, trascorrendo l’intera notte
fra un singhiozzo e l’altro, la testa sotto il cuscino.
Provava a riflettere, a tentare di capire cosa avesse fatto di tanto
brutto o spiacevole, se non essere stata lei stessa vittima delle attenzioni di
una terza persona, con la quale era stata solo gentile, senza mai dare adito ad
un interesse particolare, men che mai amoroso. Chiedendosi se i propri
comportamenti, anche involontari, avessero fatto sentire Clint inferiore e non
adatto, non alla sua altezza; se ne rammaricò giacché, in ogni caso,
evidentemente lo avevano sconvolto. Si sentì tanto sola, senza il suo
imbranato.
Barton era rimasto in auto, sotto il suo portone, un tempo indefinito,
per poi muoversi verso casa di Tony, l'unico che potesse ospitarlo, almeno per
un po'. Il collega nemmeno era tornato, probabilmente era ancora in giro con
gli altri.
Stark lo trovò seduto sul cofano della jeep, che lo aspettava,
con due borse morbide ai piedi e capì subito l'antifona. 'Pepper...avremo un
altro ospite, oltre a Thor...mi spiace...'.
'Non importa, è distrutto...' rispose la bionda fidanzata, solidale
‘siete così amici, è normale sia venuto da noi e abbiamo un letto pure per lui,
su, fatti coraggio’.
Tony scese dalla Lamborghini e prese una delle sacche, mettendogli un
braccio sulle spalle ‘Che hai combinato?'.
'L'ho mollata' biascicò, sull'orlo di un collasso.
'Sempre avventato...' lo rimproverò, senza colpoferire 'saliamo. Point
Break ha già avuto la stanza migliore. Ti spetterà quella più piccola...'
'Grazie. Andrà bene. Ho dato la disdetta dell’affitto del mio
appartamento, non appena mi sono messo con Rafflesia...' lì iniziò a
raccontare, per filo e per segno, ogni evento che aveva caratterizzato la sua
relazione, non scordando alcun dettaglio.
Alle sei di mattina Stark non ne poteva più, Pepper era andata a
dormire appena rientrati e Clint era sveglissimo. Udì la chiave nella porta d’ingresso,
sollevato di vedere Thor. Si alzò in fretta 'Diamoci il cambio, ti prego...' li
mollò, precipitandosi a letto.
'Falco...che ci fai qui?' Thor, di ritorno da casa di Jane, l'aveva
immaginato, dati i messaggini scambiati fra la Foster e Rafflesia. Barton
cominciò a narrare, per l'ennesima volta.
Era un continuo, tutto il giorno e la notte. Tranne poche ore, in cui
dormiva, stremato, li stava letteralmente angosciando. A casa ed al lavoro,
dove aveva incontrato la moretta, incrociandola di striscio.
Lei, tristissima, lo aveva fissato, in attesa di un suo cenno, che non
c'era stato; il Falco, altezzoso, aveva tirato diritto per la propria strada.
'Non vorrei che la prendessi per il verso sbagliato' Rogers aveva
provato, scandendo le parole, durante una bevuta serale organizzata in un pub,
per alleggerire Tony e Pepper dalla pesante presenza del collega 'non ti pare
di aver un tantino esagerato? Bucky è mio amico e lungi da me giustificarlo o
minimizzare. Però, gelosia a parte, che avrebbe fatto la tua ex ragazza, per
meritare il trattamento che le hai riservato? È vero che hai rotto il
carillon che le avevi regalato quando ti sei dichiarato? Pare sia rimasta molto
male...e non credo solo per l'oggetto…l’hai ferita profondamente e, se mi
permetti, in maniera gratuita'.
Ovviamente, Barton, che non aveva grandi argomenti per replicare,
si zittì, realizzando che, forse, aveva fatto una cazzata. Una grossa cazzata.
Traumatizzato e finalmente consapevole di aver perso Rafflesia, si
chiedeva se esistesse un modo per riconquistarla e farsi perdonare. Questo
pensava, guidando l'Hummer della squadra, sulla via di Chicago, dove erano
stati chiamati per un tenere un corso di aggiornamento alla Polizia
locale.
'Odio Chicago, odio tutti' si lamentava, in continuazione. Lo
aveva fatto per l’intero viaggio, durante le pause delle lezioni e,
successivamente, in albergo ed a cena, che consumava assieme agli Avengers,
proprio all’interno dell’hotel, per ottimizzare i tempi.
Fu lì, appena arrivati, a tavola, che il Capitano gli dette una
notizia che lo disintegrò 'Ecco…meglio che tu lo sappia da me...stasera
Rafflesia esce con Bucky. Me lo ha confessato lui, volevo esserne certo e
l’ho fatta chiamare da Peggy a cui lo ha confermato…scusa, amico’.
Clint smise di mangiare. Poggiò la forchetta accanto al piatto e,
alzandosi di scatto, sparì, bianco cadaverico, mezzo saluto per accomiatarsi ‘A
domani’.
‘Perché sincero ad ogni costo? Sempre il primo della classe!’ Banner
non condivideva tanto buonismo.
‘Bruce, tu non avresti voluto esserne a conoscenza, se fossi stato al
suo posto? Magari tornerà a New York, li troverà assieme e si incavolerà con
me, che sapevo dell’incontro fatale e non l’ho detto per tempo’ si giustificò
Rogers.
‘E’ contorto, come ragionamento, ma fila. Tuttavia, la Tyler è una
ragazza intelligente e tanto coinvolta dal Falco, tanto’ Romanoff, da donna,
vide un’altra spiegazione, nell’uscita della bruna con Barnes.
‘Uhm…che intendi, Vedova?’ si informò Stark, curioso. Gatta ci covava
e lui adorava i felini!
‘Sia al compleanno di Steve, sia all’incontro di boxe, vi è parsa
interessata a James? A me no, era annoiata da morire ed infastidita dai suoi
comportamenti…’ riassunse, con un’espressione furba.
‘Capisco…l’ex recluta più titolata dell’Accademia, ora agente
operativa, ha un piano…ed ho idea che il nostro falchetto cadrà nella tela del
ragno…champagne!’ ordinò Tony ‘e speriamo si rimettano insieme prima possibile,
perché Barton è la persona più confusionaria e disordinata al mondo; persino la
mia donna delle pulizie si è scocciata di raccogliere i suoi calzini sporchi,
sparsi ovunque nel mio appartamento!’.
Il cecchino, nel contempo, era andato a fare una passeggiata nei
dintorni dell’albergo, per smaltire la rabbia, senza riuscirci. Fissava il
cellulare, con la sigaretta perennemente accesa fra le labbra; aveva cercato il
numero di Rafflesia in rubrica molte volte, per poi essere preso dalla paura
del solito rifiuto e non chiamarla. Figuriamoci adesso, che sapeva fosse con
Bucky.
Con la morte nel cuore, decise che doveva smettere di fissarcisi,
doveva vivere la sua vita, come aveva gridato a lei: niente più chiacchiere o
sfoghi coi poveracci dei colleghi, che aveva ammorbato.
E fu, con incredibile forza di volontà, ligio al suo proposito, con
somma meraviglia dei Vendicatori. Apparentemente, poiché lo conoscevano bene ed
erano in attesa di una sua spropositata reazione…che ci fu, ma non del tenore
che aspettavano.
Parcheggiando l’Hummer, al ritorno dalla trasferta, proprio di fronte
l’ingresso della Stazione di Polizia, videro la moretta fare le scale, per
raggiungere una limousine nera dai vetri oscurati, da cui scese Barnes.
Il Falco smise di respirare; lei indossava il vestito rosa salmone
della sera in cui si era dichiarato e del sesso in auto. E non lo degnò di una
minima attenzione, dirigendosi, sculettando, a salutare Bucky, con un bacino
sulla guancia. Per mera educazione, entrambi alzarono la mano verso il gruppo,
prima che James le aprisse lo sportello, per farla accomodare, sparendo
insieme, nella tiepida notte newyorkese.
‘Tesoro, ti porto a cena in un locale strepitoso’ Barnes aveva esordito
così e attaccato il solito monologo, a seguire.
La Tyler rimirava Clint dal vetro scuro dell’auto, chiedendosi se
fosse stata la mossa giusta aver organizzato l’appuntamento col suo più
acerrimo rivale, a cui aveva chiesto di passarla a prendere, nell’esatto orario
in cui gli Avengers sarebbero arrivati alla Centrale, complici le dritte delle
sue due amiche sulla tabella di marcia della squadra, spifferata dai fidanzati.
Notato lo sguardo sconvolto e ferito del Falco, e sentendo la mano di
Bucky risalire, audace, sulla sua coscia, non ne era più così convinta.
Ancorché non le interessasse affatto, il suo accompagnatore - a cui
aveva dovuto concedere una prima uscita più soft, un semplice aperitivo,
indispensabile per organizzare la messa in scena che si era prefigurata - ci
sapeva fare ed era un ragazzo dotato di grande fascino oltre che estremamente
attraente. Aveva riservato un tavolo presso il The View Restaurant, un posto
spettacolare; il ristorante stile rooftop, al quarantasettesimo piano del Marriots
Marquis Hotel, era sito proprio nel cuore della città, ed offriva una
visuale a trecentosessanta gradi su Times Square, con tutta Manhattan
all’orizzonte. La particolarità era che fosse girevole, ovvero
che compisse un giro completo, ogni sessanta minuti, permettendo di
ammirare la città, in tutte le direzioni.
‘E’ favoloso’ commentò, appena seduta, intanto che assisteva al primo
giro.
‘Tu, zuccherino, sei favolosa’ Barnes la riempiva di complimenti, le
faceva piedino sotto il tavolo; era interessato a lei ed a farla stare bene, in
maniera esagerata. Le stava addosso, in ogni senso; si stava innervosendo e
desiderava che la cena terminasse prima possibile.
***
‘Clint, sei in te?’ Rogers lo chiedeva, scrutandolo, dall’alto;
Barton, disperato, si era messo seduto sui gradini della scalinata limitrofa
all’entrata della Centrale, con la testa piegata fra le ginocchia.
‘Beh?’ Nat lo sollecitò, con Banner interdetto alle spalle, che
tornava con una bottiglietta d’acqua fresca per lo sconsolato collega.
‘Mi sono suicidato, con le mie mani’ mormorò ‘ho preso una decisione a
cuor leggero e ora ne pago le conseguenze…che idiota spaziale, avevo incontrato
la donna della mia vita e ho dato il peggio di me’.
‘Ho parcheggiato l’Hummer in garage’ Thor, tornando, vide che il
cecchino era ancora appollaiato a terra ed alzò gli occhi al cielo. Non ne
posso più, pensò, egoisticamente.
Tony lo spronò ‘Pepper ha preparato una buona cenetta; vieni con me,
su. E ringrazia Dio che non eravate già sposati, sennò sai quanto ti costava di
avvocati, ti avrebbe spennato, uccellino!’.
Ecco, lì il Falco ebbe una folgorazione; salutò gli amici, con una
smorfia impenetrabile sul viso e salì sulla sua auto, con lo sguardo spiritato
‘Grazie, Stark, mi rifarò la prossima volta…grazie infinite’ allontanandosi, a
tutto gas, sulla jeep.
‘Non promette bene! Dove cavolo sta andando?’ commentò Bruce.
‘Non me ne frega nulla, sono esausto. Ciao, belli’ Tony mise fine alla
trasferta, muovendosi verso la Lamborghini.
Barton, esaltato come pochi, si era diretto nel quadrilatero dello
shopping, sapendo con certezza di trovare aperto almeno un negozio che faceva
al caso suo; l’aveva scovato e prima di entrare, aveva usato la radio di
servizio della jeep, fornendo alle pattuglie il numero di targa della limousine
nera noleggiata da Barnes, che aveva, debitamente, memorizzato.
Rientrato in macchina, sapeva perfettamente dove dirigersi; lo fece,
posizionando, sopra il tettuccio della macchina, il segnalatore lampeggiante
con la sirena che suonava al massimo del volume.
***
‘Ancora vino?’ Bucky prese la bottiglia del pregiato chardonnay che
aveva ordinato, recuperandola dal cestello d’argento, posizionato accanto al
tavolo che aveva prenotato…ovviamente il migliore della sala.
‘No, grazie’ la moretta non aveva nemmeno bevuto un sorso del primo
bicchiere che le aveva servito.
‘Sei tesa, distratta, sei sicura vada tutto bene?’ domandò, l’ennesima
volta.
Va uno schifo, visto che tu sei insopportabile e Clint mi ha lasciato, avrebbe voluto strillare. Si trattenne, mogia ‘Lo sai, non è un bel
periodo!’.
‘Risollevati; devi rallegrarti di aver scampato un tipo imbranato come
il Falco!’ l’altro fece lo splendido, con un sorrisetto cretino, al limite
dell’antipatia.
‘Era il mio imbranato’ quasi lo gridò, fuori di sé. Stava per
andarsene, si era alzata a metà dalla seggiola, ma il locale cominciò a ruotare
e lei si fermò, notando Barton entrare trafelato, nella sala, attraverso le
porte dell’ascensore che si aprivano, ancora indosso la tuta blu della sua
squadra. In quel nanosecondo, le note romantiche di 'Before I cry' di Lady
Gaga, riempirono l'aria...non casualmente!
Il Falco dette un’occhiata alla sala, intercettandola subito. Andò
dritto verso il loro tavolo, uno sguardo strano ed un’espressione monolitica.
A Rafflesia parve nervoso e imbalsamato! Ne comprese il motivo, solo
quando le fu a mezzo metro e lo vide inginocchiarsi, sotto gli occhi
esterrefatti di Bucky e degli avventori del ristorante; fra le labbra,
stringeva un anello…una vera in oro bianco, con un brillante grosso come una
nocciola e la fissava, questuante e dolcissimo.
‘Tu sei matto!’ ridacchiò la moretta ‘ed io più matta di te’ si mise a
terra, a sua volta, davanti a lui, le ametiste che lo rimiravano. Gli dette un
bacino, all’incrocio delle labbra e mormorò ‘E’ un sì, Clint!’.
L’uomo si tolse il gioiello di bocca e glielo infilò al dito,
velocemente, temendo cambiasse idea ‘Ti amo!’ lo sussurrò, abbracciandola e
baciandola, con passione, con il viso fra le sue mani a carezzarle la pelle
morbida delle guance.
La Tyler si commosse, iniziando a piangere come una bambina; era stata
tanto male nei giorni di separazione, che proprio non si trattenne.
Era la prima volta, da quando Barton la conosceva, e non se lo sarebbe
mai aspettato, da una tosta come lei ‘Vieni, amore mio, ce ne andiamo’ la fece
alzare, la prese in braccio e si diresse, stringendola al petto, verso
l’uscita, nemmeno una parola verso Barnes, il cuore pieno di felicità.
***
‘Peso troppo, fammi scendere’ Rafflesia lo pregò, dentro l’ascensore
del palazzo, senza riuscire a smettere di piangere, come aveva fatto per
l’intero tragitto in auto, abbracciata al suo fidanzato.
‘Non ci penso proprio’ la trattenne a sé, con maggiore forza, il viso
nei suoi capelli lunghi, nelle narici il profumo del suo amore. ‘Mi sposerai
sul serio?’ gli sembrava impossibile.
‘Ho risposto di sì’ confermò, con un sorriso luminoso.
‘Veramente, non ti ho fatto alcuna proposta’ disse l'uomo, scherzando,
per provocarla.
‘Dieci minuti fa, stavi inginocchiato davanti a me, nel mezzo del
ristorante più famoso della città, con in bocca l’anello che ora ho al dito’
ridacchiò.
‘Hai ragione…sei uscita con Barnes per ingelosirmi e ci sei riuscita!
L’ho capito, che non ti interessa’.
‘Meno male! Stavo per spaccargli in testa la bottiglia di vino che
aveva ordinato; se non fossi arrivato tu, ti giuro, mi avresti letto sui
giornali…Clint’ con le braccia strette al suo collo si aprì, accorata ‘non ho
mai pensato che non fossi al mio livello, mai, nemmeno quando ti prendevo in
giro, all’inizio. Metti soggezione tu per quanto sei serio, bravissimo, un
Avenger. In caso contrario, se credessi l’opposto, il matrimonio nascerebbe su
basi sbagliate e sarebbe meglio soprassedere’.
‘Non posso vivere senza di te. Perdonami, è l’insicurezza che mi ha
fatto sproloquiare’ si scusò, almeno un po’.
'Dubbi, non ne voglio più. Lo sai che sono pazza di te...poggiami giù
ora' lo pregò, appena messo piede nel suo appartamento, dove l'aveva fatta
entrare, ancora in braccio, come una sposa.
'Proverò' borbottò, fuori dai denti.
'Tenta...la contropartita sono io' languida, un passo indietro, fece
scivolare a terra il vestito, per farsi ammirare. Lo sguardo infoiato del suo
fidanzato la ricompensò all’istante.
Gli poggiò le mani sul torace, fino alle spalle, e dietro la testa per
avvicinarlo a sé e gli sfiorò la bocca, togliendogli la maglietta bianca.
Intrecciò la lingua con la sua, fra le labbra dischiuse, in un gesto
decisamente erotico.
Scese a lasciargli una scia di succhiotti, dal collo all’inguine
passato per il petto 'No, no, sono venuto direttamente dal lavoro e non ho
potuto fare la doccia...ho sudato, guidando nel viaggio da Chicago...' voleva
fermarla.
'Mi piace il tuo sapore, invece...fa silenzio' lo baciò all'altezza
dell'ombelico e strofinò il viso sulla sua eccitazione, attraverso la stoffa
dei pantaloni sportivi. 'Clint...ti amo' gli fece scendere tuta e intimo a
terra 'mi sei mancato...troppo...'.
Il puntello maschile, teso e marmoreo, mirava verso di lei, fremente.
In ginocchio, lo cinse fra le labbra, giocando con la lingua e centellinandolo
dolcemente, intanto che lo sollazzava con entrambe le mani sulle parti più
delicate, dove si dedicò alla pratica erotica con sapienti stoccate, più impetuosa.
L’odore della sua mascolinità amplificava il proprio desiderio, in un tripudio
di sensi. La bocca saettò fra le pieghe dell’epidermide, innumerevoli volte,
strappandogli un convulso gemito.
'Muoio...sei incredibile e ti amo' mormorò il Falco, fissandola
dell'alto, la mano sinistra sulla sua nuca, a carezzarle i capelli e darle il
ritmo del proprio piacere, che lo stava travolgendo, piuttosto violento,
insieme ai disegni di spirali e ghirigori che gli lasciava sulla pelle. Trovò particolarmente
esaltante lo sguardo violetto che lo trapassava, come un colpo di quelli che
sparava lui…gli aveva bucato il cuore!
Rafflesia lo tenne per i fianchi e lo provocò, con veemenza,
percependo le sue vibrazioni ed i suoi mugolii, nel momento in cui spillò il
suo nettare caldo, particolarmente abbondante, data l'astinenza dei giorni in
cui erano stati lontani. La bruna si rialzò, con le guance rosse e
un'espressione birichina…la solita!
'Adesso ti strapperò un altro sorriso' il fidanzato l'agguantò per un
braccio, spingendola verso il tavolo da pranzo, e facendocela appoggiare e poi
sedere; si inginocchiò lui per togliere le mutandine, carezzandola con
delicatezza, rimirando la sua bellezza di cui ancora riusciva a stupirsi. Era
di nuovo pronto per adorarla e le si piazzò di fronte, ghermendola con foga e
stendendola con la schiena sul legno 'Lo sai che faremo l’amore tutti i giorni,
per il resto della nostra vita?'.
'Ci conto, imbranato! Perché pensi che abbia acconsentito a
sposarti?!' ribatté, ridacchiando, con un unico concetto nella testa; era
l’amore che provavano l’una per l’altro ad ampliare il loro piacere.
***
N.d.A.
Dopo i primi
approcci catastrofici, fra i due protagonisti scoppia, già alla fine del
capitolo precedente, una passione che appare subito incontenibile, con una gelosia
viscerale da parte di entrambi…la loro storia d’amore prende una piega
piuttosto seria, con una proposta di matrimonio.