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Autore: __Dreamer97    17/12/2019    3 recensioni
(Scritta per il Winter Contest – All I Want is… indetto dalla pagina facebook Axis Powers Hetalia - Italian Fans)
"Tuttavia, le cose cambiarono due mesi dopo tornati da una serata abbastanza “movimentata” insieme ad Antonio, Francis e Mathias, Abel si era ritrovato a trascinare un Carlos visibilmente ubriaco fradicio su per le scale del condominio dove abitavano. Una volta entrati nel loro appartamento, il finto spagnolo gli era saltato addosso per poi baciarlo: Abel era rimasto fermo a realizzare la cosa ma, non appena aveva sentito le mani del moro sulla sua cintura, aveva fatto di tutto per allontanarlo, finché l’altro non aveva ceduto addormentandosi sul divano. Il giorno dopo, Carlos si era completamente dimenticato dell’accaduto e Abel non aveva la minima intenzione di ricordarglielo, ancora troppo imbarazzato."
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Paesi Bassi, Portogallo
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Scritta per il Winter Contest – All I Want is… indetto dalla pagina facebook Axis Powers Hetalia - Italian Fans.

 

Titolo: Di pasticcini, torte e rametti di vischio

Prompt: prompt 12 “tema libero”

Personaggi:

-principali: Abel Jansen/Paesi Bassi, Carlos Fernandez Carriedo/Portogallo;

-secondari: Elizabeta Hédérvary/Ungheria;

-menzionati: Lovino Vargas/Sud Italia, Feliciano Vargas/Nord Italia, Antonio Fernandez Carriedo/Spagna, Francis Bonnefoy/Francia, Toris Laurinatis/Lituania, Mathias Kohler/Danimarca, Ludwig Beilschmidt/Germania, Gilbert Beilschmidt/Prussia

-accennati: Arthur Kirkland/Inghilterra, Lukas Bondevik/Norvegia

Coppia: NedPort, accennate GerIta, FrUk e DenNor

Note: questa volta ho deciso di cambiare totalmente coppia, cimentandomi con due personaggi poco popolari nel fandom di APH. Piccola nota: essendo personaggi che compaiono poco, non si ha un carattere definito dei due, io inserisco lo stesso l’OOC, però avverto.

 

Buona lettura.

 

 

 

 

 

 

DI PASTICCINI, TORTE E RAMETTI DI VISCHIO

 

 

 

 nedport

 

 

            Era la mattina del 23 dicembre e, quel giorno, la famosa pasticceria fiorentina La Divina Commedia era piena zeppa di clienti, che per cercare all'ultimo il dolce per il cenone, chi per un vassoio di paste per festeggiare sul posto di lavoro. Abel, ragazzo olandese di ventisette anni, di fronte a tutta quella folla, sbuffò, conscio del grande lavoro che lo attendeva fino all'orario di chiusura. Tuttavia, ringraziò mentalmente il distributore di numeri all'entrata del negozio: l'idea era venuta a Elizabeta, la ragazza ungherese del banco caffetteria, quando, un paio di anni prima, si erano resi conto che, con la mole di gente che si presentava nel negozio, ea difficile gestire le cose.

            Abel si era ritrovato a lavorare lì cinque anni prima quando, appena arrivato in Italia, si era messo in cerca di un lavoro per pagare la stanza che aveva prenotato in un ostello. Quindi, con un italiano un po' sbilenco, aveva trovato lavoro nella pasticceria, che aveva scoperto tra l'altro appartenere ad un vecchio amico di sua sorella, un certo Feliciano che, a detta di sua sorella Belle, era una delle “persone migliori di questo mondo”. Così si ritrovò a lavorare come cameriere insieme a Toris, lituano del banco gelateria, Lovino, fratello maggiore di Feliciano che si occupava della parte economica (che parlava più in napoletano che in fiorentino, vista la sua grande permanenza nel Meridione) e Antonio, Francis e Mathias, rispettivamente uno spagnolo, un francese e un danese che si occupavano della preparazione dei dolci e che avevano in comune il fatto di essere fidanzati con tre scorbutici, il primo con Lovino, il secondo con un inglese dalle sopracciglia spropositate e il terzo con un norvegese platinato. Come si fossero ritrovate così tante persone di nazionalità diverse a lavorare insieme era un mistero per la maggior parte dei clienti, anche se a loro andava bene così: come venivano definiti, erano un “gruppo insolito, ma efficace”. Abel si ricordava ancora la prima impressione che aveva avuto della pasticceria: il grande bancone Pasticceria al centro, che dava mostra di paste e dolci di ogni tipo; sulla destra, il banco Gelateria esibiva fiero il grande assortimento di gusti, passando da quelli più semplici, come fragola o cioccolato, a quelli più complessi come la zuppa inglese; a sinistra, il banco Caffetteria era pieno di biscotti, brioches e fette di torta; e ancora le pareti azzurro cielo, con su dipinte alcune delle scene più famose del poema dantesco (che Abel aveva scoperto essere stato Feliciano a dipingerle) e le terzine più significative, i colori dei tre banconi che richiamavano le tre cantiche (rosso per la pasticceria, blu per la gelateria e bianco per la caffetteria). Nonostante il suo giudizio iniziale, si era ritrovato a cambiare la sua opinione. Alla fine, aveva finito per adorare quel posto e la gente che ci lavorava, anche se non avrebbe mai avuto il coraggio per ammetterlo.

            Abel si voltò ad osservare i suoi clienti: Toris stava servendo un paio di bambini che, con le mani incollate al vetro (a quella vista storse il naso, visto che toccava a lui pulire quella sera), elencavano i gusti al ragazzo; Feliciano aiutava un paio di vecchiette arzille a scegliere il vassoio dei dolci per il pranzo di famiglia, mentre Lovino cercava di non perdere la pazienza con un paio di americani, che sembravano non capire la differenza tra un Babà e un Bacio di Dama. Infine, vide lui: Carlos Fernandez Carriedo, fratello maggiore di Antonio che aveva vissuto in Portogallo tanto da prenderne l'accento, stava servendo un gruppo di ragazzine, che ridacchiavano non appena il moro sorrideva loro. Difronte a quella scena, sbuffò: aveva conosciuto Carlos il suo primo giorno di lavoro. Prendendolo subito in simpatia e informatosi sulla sua situazione, lo spagnolo/portoghese si era offerto di ospitarlo, sostenendo che fosse meglio che vivere in uno squallido ostello. Tuttavia, la convivenza non si era rivelata delle migliori: Abel aveva subito odiato le tendenze del moro a fare casino o a lasciare i suoi vestiti e le sue cose in disordine. Lui era abituato alla pace e alla tranquillità, alla casa in ordine, al silenzio quasi disumano. I primi mesi si erano rivelati un incubo per entrambi, per poi migliorare andando avanti con la convivenza, mettendo regole e paletti che entrambi seguivano e che permettevano la pace. Tuttavia, le cose cambiarono due mesi dopo tornati da una serata abbastanza “movimentata” insieme ad Antonio, Francis e Mathias, Abel si era ritrovato a trascinare un Carlos visibilmente ubriaco fradicio su per le scale del condominio dove abitavano. Una volta entrati nel loro appartamento, il finto spagnolo gli era saltato addosso per poi baciarlo: Abel era rimasto fermo a realizzare la cosa ma, non appena aveva sentito le mani del moro sulla sua cintura, aveva fatto di tutto per allontanarlo, finché l’altro non aveva ceduto addormentandosi sul divano. Il giorno dopo, Carlos si era completamente dimenticato dell’accaduto e Abel non aveva la minima intenzione di ricordarglielo, ancora troppo imbarazzato. Con il passare dei giorni, Abel aveva cercato di non pensare a ciò che era successo, senza però riuscirci: si era accorto di cercare sempre Carlos con lo sguardo, di aspettarlo con ansia la sera quando il moro rimaneva a fare la chiusura al lavoro, oppure di arrossire non appena l’altro gli sorrideva. Preso dai suoi tormenti interiori, aveva cercato aiuto nella persona che gli sembrava più adatta: Elizabeta. Sfortunatamente per lui, quando ne aveva parlato con lei, l’ungherese era scoppiata a ridere e, di fronte all’espressione stizzita dell’olandese, aveva riso ancora di più.

“Non devi farne una tragedia, ti sei solo innamorato!” aveva risposto la ragazza. Ma Abel eccome se era preoccupato: non si era mai innamorato, aveva avuto qualche storiella ogni tanto, ma mai una relazione seria. Aveva cercato di ignorare quello che Elizabeta gli aveva detto ma, andando avanti, quella sensazione che provava ogni volta che il suo sguardo incrociava quello di Carlos era cresciuta senza che lui potesse farci niente.

            Un leggero colpo sul braccio lo distolse dai suoi pensieri. Si girò verso Elizabeta, che lo guardava ridacchiando.

-Se continui a guardarlo così tanto lo sciupi.- disse lei e Abel arrossì furiosamente, tornando poi a lavorare a sguardo basso, cercando di non fissare ancora Carlos.

 

 

 

 

            Dopo otto ore di urla, chiasso e una quasi rissa scoppiata tra Lovino e un signore che aveva osato dire che “i dolci italiani non sono poi così buoni”, Abel si ritrovò da solo a fare le ultime pulizie al negozio. Feliciano, che di solito si fermava ad aiutare fino all’ultimo, era dovuto scappare, in quanto Ludwig, il suo ragazzo e il fratello Gilbert stavano arrivando dalla Germania per il pranzo della Viglia che avrebbero fatto tutti insieme il giorno dopo. Così, Abel rimase a pulire il negozio da solo: non aveva la minima voglia di ritornare a casa da Carlos, che di sicuro lo avrebbe accolto con un sorriso e un caloroso abbraccio, quindi cercò il più possibile di sistemare lentamente. Verso le dieci e mezza, tre ore dopo la chiusura, l’olandese decise che era arrivato il momento di tornare a casa: probabilmente, notando l’ora tarda, Carlos aveva già mangiato ed era andato a letto, lasciando al biondo l’opportunità di non incontrarlo. Tuttavia, il destino ovviamente aveva altri piani per Abel.

            Uscito dal negozio, stava per chiudere la porta, quando si sentì prendere per il braccio sinistro e tirare indietro. Alzò il braccio destro per tirare un pugno al suo assalitore, ma si fermò in tempo appena si rese conto di chi aveva di fronte: Carlos lo osservava sorridendo, lo sguardo carico di dolcezza e le guance rosse per il freddo.

-Per tutti i mulini, sei impazzito?! Potevo colpirti e farti male!- a quella frase, il sorriso di Carlos si allargò ancora di più.

-Ti conosco e so che non lo avresti mai fatto.- il tono serio del moro lo fece arrossire. Notò che l’altro ragazzo gli era estremamente vicino e, istintivamente, indietreggiò.  Sfortunatamente, non aveva fatto conto della porta dietro di lui.

-Che diavolo ci fai qui?- domandò e sperò che l’altro non notasse il tremolio nella sua voce.

-Ero preoccupato, non tornavi più a casa e avevo paura ti fosse successo qualcosa…- nel vedere il sorriso di Carlos sparire pian piano, Abel si sentì un po’ in colpa, in quanto non si aspettava che lo spagnolo reagisse così.-

-Oh guarda, il vischio!- alle parole del moro, l’olandese alzò lo sguardo, riconoscendo il rametto che Elizabeta aveva voluto appendere alla porta di ingresso. Cercò di dire qualcosa ma, non appena abbassò la testa, Carlos lo spinse contro la parete e lo baciò: per i primi secondi, Abel cercò di realizzare quello che stava succedendo, ma in seguito ripose al bacio: era passionale ed impetuoso, le lingue che si intrecciavano come in una danza e mani che cercavano di toccare il più possibile. Dopo quelle che sembravano ore, i due si separarono ansimando. Il primo a parlare fu Carlos.

-Però, è da quella volta che cercavo di rifarlo.- Abel stava ancora cercando di riprendere fiato ma, capendo quello che aveva appena detto l’altro, alzò lo sguardo scioccato.

-Tu ti ricordi cosa è successo quella sera?!- davanti alla faccia scandalizzata del biondo, Carlos iniziò a ridere.

-Cosa pensavi, che fossi veramente ubriaco? Era solo un modo per baciarti, però non ne hai più parlato dopo e quindi pensavo che…- Carlos non finì nemmeno la frase: Abel gli era saltato addosso, questa volta baciandolo con più passione. Nel farlo, finirono entrambi a terra, Abel addosso a Carlos.

-Sei un idiota per non avermelo detto prima!- disse il biondo sorridendo.

-E tu sei un idiota per non averci provato prima!- entrambi scoppiarono a ridere, per poi alzarsi da terra e togliersi la neve di dosso. Finito di ridere, Carlos si avvicinò ad Abel, mettendogli le braccia attorno al collo.

-Eu te amo*.- a quelle parole, l’ olandese sorrise, poggiando le mani sui fianchi dell’altro.

-Ik han ook van jou*.-

 

 

 

 

            Quella sera, i due ragazzi si amarono, unendosi in quel sentimento che li legava. A testimoniare il loro amore, vi erano le stelle, osservatrici silenziose e la Luna, che avrebbe ricordato per sempre ciò che avvenne quella
   
 
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