Rio,
25 dicembre 2017
“Feliz
Navidad
Feliz Navidad”
Hinata
si palesò in cucina coi capelli tutti sparati in aria,
stropicciandosi gli occhi freneticamente e con le orecchie che si
riempivano di quel canto. Dai fornelli si alzavano molteplici odori
di spezie e cibarie, e Morgan aveva in testa delle corna rosse alla
cui estremità c’erano dei campanelli che suonavano
fastidiosi.
Era la mattina di Natale ed a Rio c’erano quasi venticinque
gradi. Hinata, la sera prima, aveva fatto tardi dato che a lavoro
erano subissati di ordini e consegne, mentre Pedro ronfava ancora,
cercando di recuperare le ore perse di sonno per la maratona di
Naruto
a cui si era dedicato strenuamente, affinché migliorasse il
suo
giapponese per poter interagire meglio con l'amico. Morgan invece era
tutta elettrica, passava da un fornello all’altro, mescolando
pietanze tra i vari tegami e cantando a squarciagola quella
canzoncina di Natale, ondeggiando la lunga coda castana stranamente
sfumata di rosso, abbandonando il solito blu in occasione proprio
della festività.
“Feliz
Navidad
Prospero ano y Felicidad”
L’ultima
parola, Morgan la cantò con teatralità, alzando
in aria il mestolo
con cui stava rigirando nell’olio le rabanadas,
schizzandolo dappertutto, ed accorgendosi solo dopo della presenza
del giapponese. Si voltò di scatto a guardarlo, regalandogli
un
meraviglioso sorriso ed illuminando gli occhi. Gli puntò
contro il
mestolo, continuando a cantare.
“I
wanna wish you a Merry Christmas
I wanna wish you a Merry
Christmas
From the bottom of my heart”
Hinata
capiva poco e male l’inglese, e scoppiò a ridere
quando la ragazza
allargò le braccia dal petto verso l’esterno,
mantenendo sempre
quella pomposità e quella spigliatezza che la
contraddistinguevano.
Rispetto a Pedro, con Morgan era stato quasi
“amore a prima vista” e legarono immediatamente
quando lui si era
trasferito in quella casa, nonostante il vincolo linguistico. La
ragazza aveva la sua stessa età, era scozzese e studiava
lingue già
dal liceo, conosceva benissimo l’inglese, il portoghese ed il
francese, e parlava un po’ di giapponese perché
anche lei seguiva
numerosi anime e manga, anche se non aveva la minima idea di come si
scrivessero gli ideogrammi e, soprattutto, non faceva binge watching
tutta la notte come il loro coinquilino brasiliano. Hinata
ricordò
che, appena aveva varcato quella soglia quasi due anni fa, Morgan fu
la prima a presentarsi, sempre col sorriso sulla labbra e cercando di
comunicare con lui alla meno peggio. Ricordò che era nervosa
ed
entusiasta di avere una nuova persona in giro per casa, soprattutto
perché era di una cultura diversa, e lei adorava
ciò. Allora aveva
i capelli castani sfumati di blu alle punte, abbinati alla perfezione
con gli occhi, uno marrone come il cioccolato al latte e
l’altro
azzurro come il cielo di una spiaggia, e questo colpì
immediatamente
Hinata, abituato a vedere occhi con colori pressoché uguali.
Era
mingherlina, alta poco meno di lui e il viso a forma di cuore
spruzzato di lentiggini caffellatte, che enfatizzava col nome di
“baci del sole”. Sembrava un folletto e le fu
simpatica fin da
subito ed era sempre lei ad averlo inserito a Rio come meglio poteva,
insegnandogli la lingua e ad orientarsi per le numerose strade della
città, facendogli spesso da guida turistica, visto che
studiava per
diventare quello.
“Uffa, ma perché nessuno mi accompagna?”
borbottò Morgan, tornando ai fornelli “La conosci
questa canzone,
Shouyo?”
Il ragazzo si sedette pesantemente su una sedia del
tavolo, continuando a passarsi una mano sugli occhi “Credo di
averla sentita, qualche volta...”
“Che canzoni natalizie ci
sono in Giappone?” - ecco che ricominciava a fare domande,
come i
bambini.
“Più o meno sono simili e mischiano anche loro il
giapponese con l’inglese.”
Lasciò perdere le rabanadas
e si sedette affianco a lui, prendendo il cellulare ed aprendo
l’applicazione di Tube4You
“Dimmi qualche titolo! Per favore, voglio sentirne
qualcuna!”
“Non
ti piace quella che stavi cantando?”
“Sì, ma è
scontata...”
“E va bene...” borbottò Hinata, sfilando
dalle
mani di lei il cellulare e digitando sullo schermo velocemente in
katakana.
Morgan guardò le dita abbronzate dell’amico,
secche e
ruvide, segno che si stava allenando strenuamente ogni giorno
“Come
va?”
“Che cosa?”
“Il beach volley.”
“Bene! Ieri
ho giocato un paio di partite con Hector e ne ho vinte
alcune...” e
le ridiede il cellulare “Tieni, ti ho salvato una playlist
sul tuo
account.”
“Thank you.” sorrise e ripose il telefono in
tasca, osservandogli le sopracciglia arancione che pian piano si
schiarivano verso l’esterno del viso “Mi dispiace
che tu non
possa ritornare a festeggiare il Natale a casa.”
“Eh?”
“Dico,
in Giappone.”
“Tra poco chiamerò Natsu e la mamma per darle
gli auguri. Non le ho chiamate ieri sera perché era
veramente tardi
e non volevo disturbarvi...”
Morgan scosse il capo “Non
avresti disturbato affatto, lo sai... Dodici ore di differenza sono
tante.”
Hinata sorrise a trentadue denti “Sì, ma via Land
sono nulla. Sono curioso di vedere i loro albero: solitamente, io e
Natsu lo facevamo insieme.”
“Mettevi tu il puntale?” rise la
ragazza.
“Spiritosa!” e sospirò “Adesso
ho superato il
metro e settanta.”
“Sì, siamo uguali di altezza.”
Rimasero
un po’ di silenzio, sentendo solo lo sfrigolio di una padella
ed il
tamburellare sul tavolo di legno. Hinata osservò le dita
affusolate
di Morgan, smaltate come di consueto di nero, ma notò che il
pollice
era sbeccato, segno che c’era qualcosa che la turbava.
Rispetto a
Pedro, loro due erano lontani da casa da molto tempo, lontano dai
loro affetti e dalle loro tradizioni, mancanze che alle feste si
sentivano ancora di più. Si erano integrati bene certo, si
sentivano
quasi brasiliani e conoscevano bene il portoghese, ma quando
ricorrevano le festività, il magone si ripresentava sempre.
A
Hinata mancava moltissimo festeggiare l’Hanami, pranzare con
i suoi
compagni di squadra sotto un albero di ciliegio in fiore e raccontare
aneddoti dei suoi senpai ai nuovi kohai della Karasuno; gli mancava
sentire lo stridio delle scarpe da pallavolo sul pavimento arancione
del campo; gli mancavano i suoi compagni, con cui aveva iniziato la
sua avventura liceale fin dal primo anno, confrontarsi con loro,
ridere e supportarsi a vicenda; gli mancava punzecchiarsi con
Tsukishima con il capitano Yamaguchi che cercava di rimetterli in
riga, gli mancavano le chiacchierate verso casa con Yachi-san, i
consigli e le preoccupazioni di lei e gli mancavano le alzate di
Kageyama, anche se non lo avrebbe ammesso mai, nemmeno sotto
tortura.
Morgan sentiva la mancanza delle vastissime brughiere
verdi scozzesi, della zuppa di cardo di sua madre e delle sponde del
lago di Loch Ness. Le mancava l’erba sotto i piedi e un nonno
Irving borbottante che si lamentava del cane del vicino che aveva
sempre la diarrea nel suo giardino e mai nel proprio, mentre si
sistemava in vita alla meno peggio il kilt rosso, verde e blu. Le
mancava la sua amica Sheena e i suoi ricci rossi, parlare del
più e
del meno di fronte ad un boccale di Douglas
Scotch Ale.
Le mancavano gli Highland
Games,
con il caratteristico lancio del ceppo, il suono delle cornamusa e
dei tamburi che fendevano l’aria, insieme al battere dei
piedi sul
legno a ritmo di danza.
Morgan e Hinata spesso si erano ritrovati
a parlare delle rispettive culture, nelle prime notti insonni di
quest’ultimo per via della mancanza di casa, ed erano rimasti
l’uno
affascinato delle tradizioni dell’altra da promettersi di
visitare
almeno una volta nella vita i rispettivi paesi di provenienza.
Il
giapponese doveva molto all’amica, perché senza di
lei avrebbe
sicuramente sofferto di più la nostalgia, gli era stata
vicino fin
dall'inizio e gli aveva dato non poche dritte, facendogli spesso da
interprete e da insegnante.
“Hai chiamato casa?” le chiese
improvvisamente Hinata, ridestandola dal suo tamburellare.
“Sì,
poco fa... Il nonno aveva già bevuto un po’ di
scotch e predicava
dei tempi passati.”
“Vorrei tanto conoscerlo!”
Scoppiò a
ridere “Non ti conviene, davvero!” e poi lo
guardò dolce “Anche
se tu, sei capace di fare amicizia con tutti...”
“Sicuramente
gli piacerò.”
“Solo se avrai bevuto un bicchierino di liquore
con lui.” gli rispose, facendogli l’occhiolino e
tornando ai
fornelli, continuando a canticchiare.
“Feliz
Navidad
Feliz Navidad
Feliz Navidad
Prospero ano y
Felicidad”
“Morgan,
hai rotto.” - Pedro si era finalmente alzato, scorbutico come
al
solito, e al mattino lo era un po’ di più -
“Devi per forza
cantare?” - l'anno scorso aveva passato tutta la Vigilia e il
Natale stesso a cantare una versione più umile e stonata di Mariah
Carey,
strozzando ogni volta o lui o Hinata in un forte abbraccio, alla
strofa “All
I want for Christmas is you”;
quest'anno si era data allo spagnolo invece, che nemmeno studiava fra
l'altro.
“Sì, è Natale e siamo tutti
più felici e più
buoni.”
“Buon Natale, Pedro!” rincarò la dose
Hinata,
sorridendogli.
“Mi avete fatto venire già mal di
testa...” -
il brasiliano voleva bene a quei due, ma insieme erano un carica
esplosiva a cui non riusciva a stargli dietro, nonostante gli
innumerevoli sforzi che aveva provato a fare. Ricordava ancora la
sfacchinata che aveva fatto per accompagnare Hinata a vedere la
statua del Cristo
Redentor,
seguiti da
un’entusiasta Morgan, che voleva snocciolare le diverse
informazioni che aveva studiato su essa. Ovviamente, quei due sempre,
non avevano intenzione di prendere uno dei tre ascensori panoramici o
una delle otto scale mobili... No. Volevano farsi tutti i
duecentoventidue gradini a piedi, ammirando Rio dall’alto e
scattando tante foto. Morgan, intanto, faceva da guida turistica, e
spiegava che faceva parte delle Sette meraviglie del mondo moderno,
che era in calcestruzzo e pietra saponaria, (con la conseguente
domanda stupida di Hinata che se quindi pioveva, faceva sapone), e
tante altre cose che lui però non aveva sentito, dato che
aveva
smesso di ascoltarla dopo sette minuti, che erano comunque un
record.
“Vuoi un’aspirina?” gli chiese
preoccupata Morgan,
affiancandosi a lui e facendo suonare quei campanelli che aveva in
testa.
Pedro la guardò, non sapendo se ridere di quelle stupide
corna oppure tornare a letto e svegliarsi direttamente il giorno
dopo.
Alla fine, scoppiò a ridere “Morgan, togliti
quelle cose.
Ti prego.”
Mise il broncio “Ma se sono carine.” e si
voltò
verso Hinata, cercando man forte “A lui piacciono!”
- il loro
amico si era messo un cappellino rosso e bianco, e agitava la testa
affinché il campanello nel pompom bianco suonasse.
“Come devo
fare con voi?” esclamò Pedro, stringendosi gli
occhi con le dita
“Mangerete anche con quei cosi in testa?”
“Ovvio!”
risposero all’unisono, continuando a far suonare molesti quei
campanelli.
“Sarà un lungo pranzo.”
mormorò, accettando la
sconfitta e l'invito della ragazza ad accomodarsi a tavola, seguito
da Hinata.
Morgan
aveva apparecchiato in grande stile: c'erano tre piatti ad occupare
un tavolo da quattro posti, con affianco le posate ed un piccolo
tovagliolo rosso ripiegato a forma di alberello di Natale, che aveva
un cioccolatino avvolto nella carta dorata sulla punta, e dei
bicchieri anch'essi rossi. In tavola, poi, servì tre grandi
vassoi.
C'erano solo tre pietanze, ma racchiudevano tre diverse culture:
c'erano le rabanadas,
c'erano le kilted
chipolata sausages e
c'era una bellissima kurisumasu
keki.
Hinata e Pedro
guardarono la ragazza con occhi sgranati, mentre essa si sedeva a
capotavola e gli sorrideva dolce, sempre con quelle buffe corna sul
capo.
“So che probabilmente non saranno come le
originali...”
si grattò imbarazzata una guancia “Ma visto che
è il nostro
ultimo Natale tutti insieme, volevo renderlo speciale,
ecco...”
Pedro
aveva gli occhi lucidi “Tu... Tu hai fatto tutto questo per
noi?”
- Morgan annuì, ed il brasiliano si voltò
immediatamente a guardare
Hinata, pensando di essere l'unico scemo ad emozionarsi così
tanto
per delle semplici pietanze. Lo ritrovò con il moccio al
naso,
cercando alla meno peggio di trattenere le lacrime, che gli rigavano
già il volto, e gli occhi arrossati.
“Io non so che dire...”
e tirò su col naso “All'inizio è stata
dura qui, senza la mia
famiglia e senza i miei amici, senza avere punti di riferimento... Ma
voi, voi siete la cosa più bella che abbia potuto avere qui
a Rio.”
e passò un dito su un ricciolo di panna che sporgeva dalla
torta “E'
buonissima Morgan, buonissima.” ripeté, ormai con
la faccia tutta
arricciata dal pianto.
Pedro agguantò un pezzo di rabanadas,
masticandolo avidamente e fregandosene delle lacrime che ormai
scendevano copiose “Sembrano quasi quelle di mia
madre.” riuscì
a dire, con la voce impastata.
Morgan sorrise felice, iniziando
anche lei a piangere, mentre prendeva un pezzo di salsiccia e lo
masticava con gusto “Sono felice. Sono felice che vi piaccia
e di
avervi conosciuto.”
I tre si strinsero le mani, guardandosi a
vicenda e con la vista appannata dalle lacrime, sorridendo felici.
Non importava se il Natale successivo non sarebbero stati insieme a
festeggiarlo, non importava se Hinata ritornava in Giappone da
lì a
tre mesi, mentre Margot veniva sbarcata in qualche altro paese e
Pedro rimaneva in quella casa, l'importante era conservare i ricordi,
le lacrime e le risate che quelle quattro mura avevano assorbito in
quei quasi due anni di convivenza; le notti insonni di Hinata a
mangiucchiare la pelle secca e fritta di salmone che si era portato
da casa dentro un enorme giara; Pedro che si sparava a profusione
tutti i video di Kodzuken
e chiedendo spesso al giapponese di tradurgli qualcosa oppure se
riusciva a procurargli un autografo dello you4tuber;
Morgan che imprecava un giorno in una lingua e il giorno dopo in
un'altra, sempre con quel sorriso sulle labbra e con qualche T-shirt
strana delle sue. E poi le serate sul divano a vedere i film
più
demenziali, a guardare anime ed a cercare di migliorare un po'
quell'inglese; Pedro che passava ore a spiegare il corretto
funzionamento di Land
a Hinata, mentre dall'altro capo c'era una Natsu che aspettava
scocciata il suo fratellone; Morgan che tentava tutte le mattine di
far alzare ad un orario decente il brasiliano, perdendo nuovamente
ore di lezioni, lamentandosi poi di essere sempre fuori corso. Le
risate dei due ragazzi quando la scozzese raccontava aneddoti causati
da troppo scotch di nonno Irvin, tra cui il kilt che cadeva sempre
nei momenti meni opportuni oppure la lunga barba che prendeva spesso
fuoco a causa della pipa. Avevano vissuto tanto dentro quella casa,
scoperto lati nascosti gli uni degli altri, visto le debolezze e
contato le rughe di espressione non troppo abbronzate per le troppe
risa... Hinata osservava Morgan bisticciare con Pedro,
perché esso
si era servito una dose abbondante di rabanadas,
mentre guardava scettico quelle salsiccie avvolte nella
pancetta.
“Grazie.” mormorò piano il giapponese,
beccandosi
un sorriso dai suoi due coinquilini.
“Shouyo, prendi velocemente
la tua porzione, o Pedro si mangia tutto!”
“Ehi! Anche lui
mangia da fare schifo!”
“Nun è vuro!”
“Visto? Si è
già fregato della salsiccia sotto il tuo naso,
Morgan!”
“Basta
fare i bambini!”
Pedro era, come sempre, sparito dalle
faccende di casa, rinchiudendosi in bagno frettolosamente. Hinata
passava i piatti sporchi a Morgan, intenta ad insaponarli per bene ed
a lasciare in ammollo le pentole.
Finito ciò, si asciugò le mani
in un canovaccio bianco, sorridendo verso il giapponese
“Grazie.
Almeno tu...”
“Figurati!” ricambiò il sorriso Hinata,
fermandosi poi di scatto e guardando fisso negli occhi
l’amica,
portandosi poi un dito sotto il mento.
Alzò un sopracciglio, in
allerta, visto che quando il suo amico si metteva a pensare, era
sempre presagio di qualche sparata delle sue “Che
c’è?”
“Stavo
pensando... Adesso non stai seguendo le lezioni, perché hai
praticamente finito, e di esami non ne hai, giusto? Oltretutto, devi
scegliere la tua prossima destinazione...”
“Continua, voglio
capire dove vuoi arrivare.”
Annuì “Ho pensato a Pedro
all'inizio, ma ha sempre qualche esame da dare e non può
perdere
troppe lezioni, mentre tu...” Hinata allora le sorrise a
trentadue
denti “Perché non vieni con me in
Giappone?”
nda.
Buonasera a tutt*!
E' la prima volta che mi addentro in questo fandom e sono abbastanza
nervosa, anche perché ho scritto sul periodo brasiliano di
Hinata, che potrebbe essere spoiler per chi non segue il manga,
introducendo anche un nuovo personaggio che non ha nulla a che fare con
il mondo della pallavolo... Insomma, se non mi complico l'esistenza non
sono io.
Oltre a ciò, mi sono inspirata all'iniziativa "Sing a song! (Christmas
Edition)" indetta sul gruppo Facebook chiamato "Parole tra le dita",
in cui proponevano una lista di venticinque canzoni natalizie per far
trarre ispirazione agli autori per popolare i fandom e le
sezioni originali con qualcosa di allegro e positivo; a tra tutte
queste "Feliz Navidad"
di José
Feliciano mi è saltata subito all'occhio. Non
credo che ci sia molto altro da dire, se non che il finale è
volutamente lasciato in sospeso perché Morgan sarebbe un
personaggio che ho creato per una "futura long" che ho da poco in mente
riguardante questo fandom, ma che è ancora in fase di
assemblaggio e che per il momento non vedrà luce. Oppure,
conoscendomi, questa OS rimarrà da sola per sempre...
NB. I tre piatti presentati in tavola da Morgan sono dei piatti tipici
natalizi rispettivamente:
- brasiliani: le rabanadas
sono fette di pane immerse nell'uovo e poi fritte nell'olio (dove vivo
io, vengono chiamate "lesca");
- scozzesi: le Kilted
chipolata sausages oppure Pig in Blankets,
sono delle salsicce avvolte nella pancetta;
- giapponesi: la Kurisumasu keki è una torta di pan di
spagna farcito con panna e fragole, con decorazioni in zucchero a tema
natalizio.
NB2. Land
e Tube4You
sarebbero i corrispettivi, da me inventati a buffo, dei nostri Skype e YouTube.
Credo che il mio sproloquio sia giunto al termine (finalmente,
direte!)...
Nel caso vi piaccia o ci sono errori di battitura (sicuramente), non
esitate a farmelo notare e, perché no, in caso vi sia
piaciuta di farmelo sapere!
Colgo l'occasione per augurarvi un felice Natale ricco di pandori e/o
panettoni, e un buon anno nuovo!
Lumik Lovefood