Gli stringi la mano, come se in quel modo potessi impedire alla vita di abbandonarlo.
Gli accarezzi il viso, come se il tuo tocco potesse far sparire la sua espressione sofferente.
Lo guardi, come se i tuoi occhi potessero far riaprire i suoi.
Tremi, come se in questo modo potessi ridargli conoscenza.
Gli parli, come se il suono della tua voce bastasse a farlo sentire meglio.
E piangi, come se le tue calde lacrime potessero cancellare le macchie nere sulla sua pelle.
Continui a stargli vicino, ad aspettare, sebbene la febbre ti stia lentamente consumando. Non ti importa quanto stai male, non ti importa cosa faccia la Terra del Sole mentre il suo re lentamente si spegne. Non ti importa perfino di tuo figlio, lontano, al sicuro. Forse. Non ti importa di niente che non sia lui, pallido e agonizzante.
Cerchi di trattenerla, la sua vita, quando smette di respirare. Cerchi di afferrarla e riportarla indietro, prima che voli via. Tendi una mano, che però si richiude sul vuoto. E allora lasci che i singhiozzi prendano il sopravvento, e allora strilli e batti i pugni contro il suo petto inerte, arrabbiata, perché ti ha lasciata sola.
E allora capisci, che non potrai più salvare il tuo Re.