-Salve-
Era alta bruna,
con un non so che di europeo.
Sembrava quasi
stonare in quel piccolo e dimesso negozio di fumetti, in quella strada
che
sembrava essere troppo infida per le sue Prada.
-Salve-.
La presenza di
una donna era quasi del tutto assente lì, tralasciando la
mamma del
proprietario che spesso e volentieri irrompeva nel negozio con cibo e
battute
sarcastiche.
-Ha bisogno d
aiuto?- domandò il ragazzo, che da dietro il bancone,
sfogliava e risfogliava
l’ultimo numero del suo capitan Astro.
-Emh veramente
sì… cercavo un qualunque fumetto… per
un ragazzino di 13 anni…- il sorriso era
brillante, e i denti erano perlati, e risplendevano accostati alle
labbra rosa.
-Beh sei entrata
nel posto giusto allora…- sorrise Michael, abbandonando la
sua posizione e
dirigendosi verso quella ragazza che, omosessualità
tralasciando, rimaneva
comunque bellissima.
-Ora ti
prenderò
qualche primo numero… e poi mi dirai tu quello che ti
convince di più…-.
-Okay
grazie…-
rispose quella, mentre con insistenza, cercava di sbirciare
aldilà della
vetrina ricoperta di carta stampata.
-Allora,
allora…-
mugugnava il brunetto, passando il dito su copertine e
copertine…-.
Ad un tratto la
porta si aprì, ed il campanello situato su questa,
trillò.
La voce che
entrò
era quasi squillante come quel suono.
-Amore! Ho
urgente bisogno del tuo aiuto…!-.
Un ragazzo, alto
con una pelle chiarissima, come i suoi occhi, aveva fatto un ingresso
plateale
nel piccolo negozio.
-Emmett non vedi
che ci sono clienti?- lo rimbeccò il proprietario, alzando
le folte
sopracciglia nere, indicando la ragazza.
-Oh! È
solo che
non succede quasi mai!- continuò il nuovo arrivato,
provocando uno sbuffo ed
uno scuotimento di capo di Michael.
-Ciao-
agitò
leggermente la mano lei, tornando ad osservare la strada.
-Oh tesoro sei
fantastica! Che ci fai in questo negozietto?- domandò
Emmett.
-Emmet…-.
-Tu continua a
fare il topo da biblioteca… allora dimmi, come ti chiami?-
accomodatosi sul
bancone, prese a mangiare delle noccioline che teneva in una piccola
busta
bianca.
-Selene,
piacere…! Comunque cercavo un regalo per… mio
fratello…- rise, cercando di far
variare l’argomento principale della conversazione.
-Tuo fratello,
dolce! Come si chiama?-.
-Emh..
Daniel…-
rispose, sistemando il cappellino sulla testa,
e giocherellando nervosamente con gli occhiali che teneva
fra le mani.
-Basta…
Selene è
venuta qui per un consiglio non per essere sottoposta
all’inquisizione…-.
Emmett rispose
con una linguaccia, ed un verso teneramente risentito.
-Ecco questi sono
secondo me i migliori fra i fumetti ora in commercio…-
riprese, appoggiando
alcuni giornaletti sullo spazio rimasto vuoto sul bancone.
-Ah okay.. e
ora…
beh lascio a te la scelta… prenditi tutto il tempo che vuoi
mi raccomando… - si
limitò a dire, senza dargli retta minimamente.
Passarono alcuni
secondi, e ad un tratto Selene, si avvicinò velocemente al
bancone.
-Successo
qualcosa?- domandò Emmett, abbassando la gazzetta di Liberty
Eveneu.
Il tempo di
finire la frase e dalla porta, come una furia, un uomo alto e possente
, entrò
sospirando faticosamente.
-Dove cazzo sei?-
urlò, prima di notarla.
-L’aereo
parte
fra un’ora… vieni immediatamente qui!-
continuò, mentre si appropinquava alla
ragazza.
I due dietro al
bancone, non poterono non notare le vene ingrossate sul collo, e il
colorito
innaturale che oltre il viso aveva occupato anche le mani gonfie.
-Non mi toccare.
Ti ho detto che non vengo!- ribatteva l’altra, con la voce
salda e acuta.
-Non fare
stronzate Selene, non farmi usare le maniere forti, andiamo!- la prese
dal braccio,
e con potenza la strattonò verso la porta facendola quasi
cadere a terra.
-Ehi, un attimo,
mi scusi…!- si intromise Michael, quasi senza rendersene
conto.
-Tu fatti gli
affari tuoi frocietto…- lo zittì
l’omaccione.
-Mollami idiota!
Io rimango qui!-.
La situazione
necessitò di solo alcuni secondi per degenerare.
Michael che aveva
scambiato un’occhiata con Emmet, aveva deciso di avvicinarsi
alla coppia, ma
nel frattempo la ragazza era già distesa sul pavimento, con
un labbro
sanguinante.
L’uomo, con
la
mano ancora tremante, era sopra di lei e si asciugava il sudore nervoso
che
aveva cristallizzato la pelle sul mento.
-Ma che sta
facendo??- si lamentò il brunetto avvicinando alla ragazza,
che tremante si
asciugava il labbro gonfio.
-Sono fatti tuoi
se vuoi rimanere qui. Fra rotti in culo e puttane, non farti
più sentire-.
Detto ciò girò sui tacchi e si diresse verso la
porta.
-Tutto è
meglio
di te, stronzo!- urlò Selene sputando del sangue a terra.
Il tempo di
finire la frase e l’uomo si era riavvicinato e dopo aver
rovesciato a terra uno
stand pieno di fumetti le aveva tirato un calcio sulle ossa del bacino.
Emmet, intanto
aveva assistito inerme alle scena,ed ora si era avvicinato
all’amico, che pur
tentando non aveva potuto parare la botta.
-Se ne vada
immediatamente!-
urlò con una voce che non aveva nulla a che fare con quella
che aveva
rischiarato la mattina qualche minuto prima, ma quello era
già uscito.
Selene distesa a
terra, ansimante, si teneva il ventre.
La scena era
durata poco più di qualche minuto, ma aveva sconvolto
un’intera giornata.
Emmet e Michael
si guardarono ancora una volta.
-Ehi,
piccola…
tranquilla ti portiamo in ospedale ora…- le disse il primo,
passando una mano
tra i capelli scuri.
-Cazzo cazzo
cazzo…- ripeteva lei, scalciando l’aria, e
cercando di controllare il respiro.
-Chiamo
Brian… io
non ho la macchina qui…-.
*
Il loft era
illuminatissimo, come al solito i due ragazzi erano accovacciati sul
letto, con
niente di meglio da fare che stare l’uno sull’altro.
-Oggi ho
consegnato il mio primo lavoro…- disse il biondino, che
sopra l’altro,
sorrideva angelicamente.
-E
com’è andata?-
Brian Kinney, posto sotto quel corpicino perfetto, massaggiava
seraficamente il
sesso del ragazzo, con il suo tipico labbro inclinato.
-Benissimo, era
un nudo maschile…- rispose Justin, prima di inarcare la
schiena e sospirare
leggermente.
-Sei abbastanza
esperto in questo, no?- rise il bruno, invertendo le posizioni.
Ora era lui
sopra, ed era chiaro il perché nessuno riuscisse a dirgli No.
I muscoli sulla
schiena
erano così marcati che sembravano essere disegnati con
metodica precisione.
-Devo ringraziare
la mia musa ispiratrice…!- sorrise Justin, alzandosi per far
incrociare le loro
labbra.
Quei loro baci,
che anche se duravano pochi secondi contenevano una dose di erotismo
capace di
infuocare l’inferno.
Le labbra non
erano perfettamente sovrapposte, e questo permetteva alle loro lingue
di
assaporarsi e massaggiarsi.
Come una danza
sensuale, si rincorrevano e si trovavano. Intanto la mano del biondino
aveva
preso a scendere su quel ventre liscio e scolpito, fino ad arrivare al
sesso,
che lo aspettava ormai.
I movimenti di
entrambi erano in completa sintonia, e bastò poco per far
raggiungere
l’amplesso ad entrambi, fra sospiri.
Brian guardava e
studiava quel visino, orgoglioso del suo lavoro, era quello che lo
faceva
eccitare più di tutto. La consapevolezza che quel ragazzino,
più giovane di lui
lo idolatrava, lo voleva, e lo amava.
Il telefono
iniziò a squillare mentre i due erano ancora l’uno
sull’altro.
-Passami la
cornetta…- sibilò all’orecchio di
Justin.
Quello gliela
porse, e poi si alzò, dirigendosi verso la cucina.
-Pronto?-.
Ogni volta farlo
con Brian era sempre un’esperienza diversa.
Tutte le svariate
volte che durante il giorno i loro corpi si ritrovavano ad
intraprendere quel
gioco eccitante, era come se fosse la prima volta, ma ogni volta lui
gli era
sempre un po’ più vicino. Un po’
più vicino a Brian, un po’ più simile a
Brian.
-Adesso?... sisi,
sto arrivano… Mikey stai calmino però, che ormai
non hai più l’età per
infuriarti così…-.
Justin
sentì
riattaccare la cornetta, e dopo aver bevuto un po’
d’acqua domandò il contenuto
della chiamata.
-Devo andare da
Mikey, c’è stata una scazzottata nel suo negozio,
e per quanto ho capito
qualcuno è rimasto ferito…-.
-E tu cosa
c’entri?-.
-Sai
com’è fatto
Michael, quei fumetti lo hanno reso sempre più altruista,
devo portare una
ragazza in ospedale-.
Diceva mentre,
dopo essersi infilato le mutande, indossava un paio di jeans e una
camicia,
senza abbottonarla.
-Capito, beh io
devo studiare che domani ho un compito…-.
-Okay cazzetto,
ci vediamo al mio ritorno-.
Dopo averlo
baciato, uscì dalla porta.
*
La situazione nel
negozio, era leggermente migliorata.
Il numero dei
ragazzi era aumentato dato che un altro uomo, era appena entrato.
-Ted ti prego
convincila ad andare in ospedale…-.
-Michael come
posso convincere una sconosciuta ad andare in ospedale?- domandava
quello,
gesticolando.
-Sto bene,
cazzo!- inveiva lei, prima di piegarsi in due dal dolore,
contraddicendo tutto
quello che cercava di dire.
-Non stai bene,
ti ha tirato un calcio nel ventre, potresti avere qualche osso
rotto…-.
-Tesoro,
ascoltami… andiamo all’ospedale qualche minuto,
una TAC e così ci cacciamo il
pensiero…- Emmet, dolcemente aveva appoggiato la testa di
lei sulle sue gambe.
-Non è il
caso,
datemi qualche minuto e uscirò da quella porta sulle mie
gambe!-.
-Certo, e poi
cadrai appena voltato l’angolo!-.
-Ho già
dato
troppo disturbo, dimmi quanto ti devo per lo stand e poi lasciatemi
andare…-.
Continuava a
parlare, mentre cercava di mettersi a sedere per prendere il
portafoglio dalla
borsa nera, appoggiata al pavimento.
-Ora non è
il
caso di parlare di denaro, okay?-.
-Ma chi era quel
tizio poi?- domandò Ted, che se fosse possibile, era il
più confuso di tutto là
dentro.
-Nessuno…-.
-E perché
nessuno
ha deciso di pestarti?- chiese sarcasticamente Michael.
-Non sono affari
vostri…- la frase si concluse con un forte e profondo urlo.
-Cos’è?
Cos’è?-
domandava Emmett, che cercava di tranquillizzarla.
-Mi sta
tagliando, brucia, dio!- e dicendo questa parola, riprese ad urlare,
tremando
dal dolore.
-Tranquilla, ora
andremo in ospedale! Tranquilla!-.
Qualche secondo e
Brian entrò dalla porta sistemandosi i capelli.
-Cosa abbiamo
qui, una riunione di famiglia?- domandò, alla vista di tutti
i ragazzi.
Le urla
strazianti però lo fecero inclinare leggermente il capo.
-Ma che problema
ha?- domandò, indicandola con l’astina degli
occhiali da sole.
-Dobbiamo
portarla in ospedale, immediatamente!-.
Essendo la mia prima storia su questa serie televisiva, ho deciso di non continuare la fanfiction prima di aver intuito il parere dei lettori, sempre se ci saranno.
Baci.
Holly.