Quella sera Iida tornò a casa dal lavoro più stanco del solito, essendo stato l'ultimo giorno prima delle vacanze di Natale. Dopo i primi anni impiegati in un'agenzia molto famosa ed essendo migliorato molto come eroe, ad appena ventotto anni aveva finalmente capito che sarebbe stato un'ottima guida per gli studenti della Yuuei. Esattamente come il professore Aizawa, che ora chiamava collega, era diventato insegnante al liceo per aspiranti eroi più prestigioso del Giapponese ad un'età abbastanza giovane. Non aveva comunque ancora tutta quella esprerienza che necessitava per essere il coordinatore di classe, ma lavorava a tempo pieno tenendo le lezioni sia di matematica sia di letteratura giapponese.
Da qualche settimana a
quella parte le temperature erano calate di molto, ormai erano in
pieno inverno, e i fiocchi che si erano depositati sul suo cappotto
ne era la prova. Tornando a casa in macchina aveva visto tante
persone impegnate a spalare la neve che aveva ricoperto i loro
giardini e pensò per la prima volta di essere fortunato ad
abitare
in un appartamento perché avrebbe evitato almeno quel
problema.
Anche
se, ora più che mai, sarebbe stato necessario comprare una
casa
migliore. Fosse stato per Ochaco, non avrebbe mai lasciato il loro
modesto cantuccio ma sapevano entrambi che nelle condizioni in cui si
trovava spendere un po' per una casa indipendente, dato che i soldi
non mancavano da parte della famiglia di Iida, avrebbe agevolato
molte cose visto che ne avevano la possibilità.
Arrivato sulla soglia di casa, prima di aprire la porta, si scrollò di dosso i tanti fiocchi sui suoi capelli e sul grande e caldo cappotto che indossava. Fatte passare le chiavi attraverso la serratura, sentì subito un'inconfondibile musica natalizia invadere il salotto di casa. Uraraka gli si buttò di colpo addosso non appena la porta si aprì del tutto e lo strinse in un confortante abbraccio. Dapprima la sgridò perché avrebbe potuto farsi molto male; ma la giovane donna sembrò non sentire nemmeno la predica del suo fidanzato, che era appena arrivato e stava già agitando in aria le braccia come un robot come aveva sempre fatto da quando l'aveva conosciuto per la prima volta al liceo.
“Bentornato a casa!” esclamò, il viso immerso del tutto nel suo cappotto morbido e le braccia a cingerlo più forte che poteva. L'uomo, con Ochaco ancora attaccata al suo petto, fece un passo per entrare definitivamente dentro l'appartamento e chiuse subito la porta per evitare che prendesse troppo freddo.
“Com'è andata a
scuola?”
chiese poi, non appena si staccò da lui e
indietreggiò di qualche
centimetro per fargli togliere le scarpe.
“Tutto nella norma” si
sfilò il cappotto e la sciarpa e li appoggiò
sull'attaccapanni
proprio accanto a sé. Mentre compieva quell'abituale gesto
la
fidanzata, energica sia perché si annoiava da morire in casa
a non
fare niente e sia perché si stava avvicinando il natale,
iniziò a
raccontargli delle piccole che cose che provava a fare per ammazzare
il tempo. “Mi sento inutile a stare sempre qui...”
affermò con
un tono lievemente dispiaciuto, nonostante sapesse che era meglio per
entrambi che si riposasse per non correre rischi. La carriera da eroe
era molto pericolosa e nelle sue condizioni avrebbe solo peggiorato
la situazione.
Iida
le diede un lieve bacio a stampo sulle labbra che non sentiva da
quella mattina, provando a modo suo di consolarla “Appena
tutto
questo sarà finito e ti sarai rimessa in sesto, potrai
tornare a
lavorare”.
Accennò al fatto che ora più che mai aveva
bisogno di
trovarsi degli hobby da poter fare e Ochaco sorrise entusiasta
esclamando con tono concitato: “Ma io l'ho già
trovato!”. Aveva
notato come il suo sguardo si fosse posato sul suo grembriule sporco
di farina, anche il volto era ricoperto in parte dalla stessa, e
corse subito in cucina per dargli spiegazioni. “Ho provato a
preparare dei biscotti” disse: teneva in mano una grande
teglia per
dolci contentente proprio dei biscotti che, presumeva, essere fatti
di cioccolato.
“Purtroppo” non
seppe se ridere o essere
dispiaciuta per la situazione “Quando è partita
una delle mie
canzoni preferite ho iniziato a ballare e non ho sentito il timer del
forno”. Questi
erano completamente bruciati, cosa che alla fine la fece ridere
più
del dovuto per il piccolo inconveniente. “Mi sono distratta
giusto
un momento”.
Iida
si avvicinò ai dolci, scrutandoli, e ne afferrò
uno. “Se vuoi
puoi provare ad assaggiarlo, ma non so quanto ti convenga”.
In
un impeto di follia mista a coraggio, per provarle che non erano
così
male come credeva, l'eroe mangiò il biscotto. Mentre lo
masticava,
Ochaco chiedeva con insistenza se fosse buono, e stava anche per
dirle di sì finché uno sgradevole sapore
raggiunse il suo palato.
Mai fino a quel momento aveva corso così in fretta:
andò in cucina
e, afferrato un tovagliolo, sputò quel gran boccone che
mancava poco
inghiottisse.
La giovane giunse un po' preoccupata, guardandolo
ancora come per chiedergli implicitamente se fosse stato di suo
gradimento. “Ochaco-chan, hai messo il sale al posto dello
zucchero!”
A causa di quella esclamazione la donna decise di buttare nel cestino i biscotti che si erano rivelati fallimentari, un po' delusa per non essere riuscita nel suo intento, ma anche divertita dalle espressioni esilaranti che il suo fidanzato continuava a fare. “La prossima volta farò più attenzione” gli rivolse uno sguardo convinto, dal canto suo Iida stava bevendo un bicchiere d'acqua per togliersi quel sapore dalla propria bocca.
Ma tutto fu ben presto dimenticato non appena le prime note della canzone natalizia per eccellenza giunsero alle orecchie di Uraraka, la quale scattò come una molla e lo trascinò in salotto dopo aver ovviamente alzato il volume della televisiomne. Toltasi il grembiule sporco, Iida vide così il vestito nuovo che aveva comprato qualche giorno prima. Le stava benissimo, nonostante avesse dovuto fare i salti mortali per trovare la sua taglia dato che nell'ultimo periodo aveva preso peso.
L'uragano Uravity, così la chiamava, prese a ballare forse con un po' troppa energia su “All I Want For Christmas Is You” di Mariah Carey. Alternava a suo modo piccoli saltelli a giravolte mentre cantava a squarciagola finché la gola non le bruciava e non perdeva il fiato, nonostante non le convenisse nelle sue condizioni. Cercava di trasmettergli un po' della sua allegria, provando a coinvolgerlo nella sua danza. “Divertiti! E' quasi Natale!”. L'eroe la guardava incantato e per quanto la amasse, non poté non rimproverarla come se fosse stata una figlia.
“Non
credo che tutta questa attività fisica ti faccia bene,
potresti
stare male Ochaco-chan”.
Stava
anche per aggiungere e spiegarle i rischi che avrebbe potuto correre,
in modo apprensivo, ma Uraraka assottigliò gli occhi grandi,
per poi
gonfiare le guance paffute in senso di protesta come faceva sempre
quando era arrabbiata o quando veniva sottovalutata. Sapeva che stava
per parlargli “Non devo stare a letto morente Iida-kun,
sopratutto
se in periodo natalizio” disse “Sto benissimo, a
parte le nausee”.
Continuò a ballare come aveva fatto prima e dopo poco anche Iida riuscì a sciogliersi. Tentava di imitarla però l'unica cosa ottenne fu l'assomigliare più ad un robot, ma era già un passo avanti. Tutto grazie a lei, che alla fine l'aveva convinto. In fondo gli piaceva ballare insieme a lei, era una delle cose che amava. E nonostante non fosse bravo, appariva agli occhi della giovane come un tenero ragazzo che ce la metteva tutta per non sembrare impacciato o imbarazzante e che puntualmente falliva nell'intento.
Si erano messi insieme finito il liceo dopo varie peripezie amorose degne di un qualsiasi film romantico americano di dubbia qualità. Il tipico migliore amico sempre stato innamorato della ragazza dolce e carina che aveva ignorato i suoi sentimenti a lungo poiché troppo indaffarata a guardare l'altro migliore amico che non l'aveva mai considerata. La trama più banale, ma dannatamente sdolcinata, che ci fosse. Il che non era per forza una cosa brutta, però sul mercato ce ne erano veramente tanti di film del genere. Avrebbe quasi potuto considerarlo un triangolo amoroso.
E alla fine, Uraraka si era innamorata di lui. Non seppe quando per l'esattezza ed era passato talmente tanto tempo che non si ricordava nemmeno. Però il momento in cui si era dichiarato a lei come un samurai che fa harakiri se lo ricordava eccome, una mossa suicida che pensava gli portasse un dolce rifiuto da parte sua. Eppure, contriaramente a quanto si fosse mai aspettato, la risposta di Ochaco a “mettiti con me” fu un dubbioso “proviamoci”. Gli aveva spiegato dopo che da tempo era in dubbio, dato che aveva notato i suoi comportamenti più strani del solito e aveva iniziato a guardarlo sotto una luce diversa. Decise di farsi da parte con Deku quando capì che ormai era tutto inutile e che non si sarebbe mai innamorato di lei.
Quindi
avevano iniziato ad uscire con sempre più frequenti
appuntamenti, nei quali Iida
stava attento ad ogni dettaglio e curava ogni gesto per renderli
perfetti. Era veramente imbarazzato e impacciato all'inizio e,
nonostante alcuni comportamenti simili comparissero ancora ora, a
ripensarci si metteva a ridere per quanto inesperto fosse stato.
Non
si ricordava quando lei aveva iniziato a provare qualcosa per lui, ma
non avrebbe certo dimenticato ogni singolo ricordo che avevano
condiviso insieme. Da quando erano solo degli amici, al loro bacio e
persino alla loro prima volta -un ricordo indelebile, per quanto non
fosse stata perfetta come se l'era immaginata- e poteva ammettere con
fierezza di essere migliorato molto in quegli anni trascorsi insieme.
E ora erano lì, a ballare nel loro piccolo appartamento, dopo una faticosa giornata di lavoro e l'atmosfera natalizia che li circondava.
“I miei ci hanno invitato a cena domani” esordì Ochaco, interrompendo il flusso di pensieri che l'aveva travolto “Ovviamente viene anche la tua famiglia”. I capelli le finivano disordinatamente sul viso poiché stava continuando a ballare e si scuoteva come sempre. “Dovremmo dargli la buona notizia”.
“Del mio lavoro?” chiese. Aggiunse anche che ora potevano vivere indipendenti e senza preoccuparsi dei soldi. Nonostante loro si fossero offerti di aiutarli con i soldi appena usciti dal liceo, Uraraka aveva fatto intendere che non voleva per nessun motivo dipendere dai propri genitori e si era fermamente opposta ogni volta che le proponevano una mano. I suoi, specialmente all'inizio, erano scettici, ma si ricredettero ben presto quando videro i loro sforzi e il come avessero trovato entrambi un lavoro in poco tempo, nonostante ora Ochaco fosse in pausa. Il loro sogno di prendere una casa più grande si stava per realizzare, dato che i soldi risparmiato con quel minuscolo appartamento li avevano investiti in altro per poter mettere del denaro da parte.
Ochaco rise alla sua spontanea confusione quando gli disse che no, non era quella la grande notizia che dovevano ancora dargli. “Pensavo lo sapessero già” rispose l'eore.
“Volevo
aspettare per vedere la loro reazione dal vivo, è da un bel
po' che
non li vedo”
Le
sorrise teneramente. Era così bella e dolce, che ringraziava
con
tutto il cuore il giorno in cui si erano incontrati durante il loro
primo giorno di scuola. Ma anche se ormai era una donna, per lui
sarebbe sempre rimasta la sua piccola Ochaco-chan da abbracciare che
non ha bisogno di essere protetta da un uomo.
Voleva baciarla, era da quella mattina prima di andare al lavoro che non lo faceva, e magari spingersi oltre.
Si avvicinò al suo viso rotondo, aveva le labbra screpolate per colpa di tutto il freddo che aveva pres ma poco gli importava. Però non riuscì a baciarla, poiché prima che potesse farlo la giovane lo fermò. Uraraka sorrise, nonostante lui fosse già preoccupato di aver fatto qualcosa di sbagliato, e corse in fretta verso la loro camera da letto senza dargli alcuna spiegazione logica.
Tornò subito
dopo, teneva qualcosa dietro la schiena e non aveva alcuna intenzione
di dirgli cosa avesse intenzione di fare. Iida pensò
erroneamente
che si trattasse del suo regalo di Natale e in risposta lei rise di
nuovo. Quella sera era di un evidente buon umore.
Senza
dire nulla, gli fece solo cenno di abbassarsi un po'. Si era alzata
di qualche centimetro rispetto ai tempi del liceo, ma Tenya la
superava ancora di tanto. Proprio per questo si era persino messa in
punta di piedi per diminuire la distanza tra loro.
La guardò negli occhi, i quali risplendevano di una luce piena di vita che assomigliava a quella delle stelle che vedeva in cielo la notte. E nel farlo, notò un dettaglio particolare sopra le loro teste. Alzato leggermente il capo, stava un rametto di vischio. Tornò ad osservare le sue ridi lucenti e le sorrise a fior di labbra. “Non desiderio niente per Natale, perchè tutto quello che voglio sei tu” disse, proprio mentre ripartiva il ritornello cantato da Mariah Carey.
Iida la baciò sotto il vischio, le sue labbra screpolate incontrarono quelle morbide al gusto fragola e vaniglia di Uraraka. Le cinse la vita con le mani calde e grandi e i piedi della giovane indietreggiarono di pochi passi per tutta l'energia che aveva usato nel farlo. Si staccarono per qualche momento per guardarsi ancora una volta negli occhi ma ripresero subito dopo a baciarsi.
Lo
stereo, ora passato ad un'altra canzone, suonava incessante. Fuori
nevicava ancora, il cielo già buio aveva ormai inghiottito
le strade
illuminate dalle fioche luci di qualche lampione.
E mentre il tempo
sembrava essersi fermato per i due amanti, Iida accarezzò
cauto la
pancia tonda della sua fidanzata dal liceo, sempre timoroso di poter
fare del male al bambino che stava lì dentro.
Incontrò per
l'ennesima volta i suoi occhi marroncini e risero all'unisono.