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Autore: shilyss    29/12/2019    27 recensioni
Storia sulla discesa nell'oscurità del dio degli inganni. L’astuto e sfrontato principe Loki si è macchiato di una colpa terribile, per cui non prova alcun tipo di pentimento. L’esilio di Thor è ancora lontano, ma molte ombre stanno cominciando ad addensarsi sul trono di Odino. Perché ogni sacrilegio deve essere punito, solo che.
Lei era proibita e anche solo guardarla rappresentava un errore, un sacrilegio compiuto nei confronti dell’ordine costituito; avrebbe dovuto rinunciarci senza indugiare in pensieri pericolosi e malsani, ma la soddisfazione non era nella sua natura – questo, però, non lo sapeva ancora.
“Chi di voi due?” La voce di Sigyn era risuonata altera e decisa, non priva, però, di una nota oscura, figlia di un terrore che aveva nascosto per una notte intera.

[pre-Thor] [Thor] [hurt/comfort]
Genere: Angst, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Odino, Sigyn, Thor
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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 Capitolo 4

 

L’ennesima supplica condita da parole forti e promesse oscure riguardo un destino avverso e ineluttabile: questo era il succo delle righe vergate da Sigurdr con una grafia larga e tremolante. La vecchiaia lo stava ghermendo; i pomi di Iðunn non sortivano più il loro effetto e, probabilmente, a peggiorare le condizioni dell’uomo c’era il futuro oscuro di quella sua figlia più piccola, che non aveva saputo proteggere per due volte. Le dita di Loki strinsero la pergamena fino a farla scrocchiare. Ci aveva pensato lui, maledizione. Se Sigyn era ancora viva, se non le era capitato nulla di orrendo, era stato per il suo intervento, nient’altro – in quello stesso momento, la ragazza stava facendo tutto ciò che era in suo potere per spezzare ogni vincolo esistente tra loro, ma questo Loki non poteva saperlo.

 

Gli si chiedeva di restituirla, di lasciare che il suo destino si compisse, di liberarla; non poté fare a meno di piegare le labbra in una smorfia sbieca, trattenuta. Era una richiesta scorretta, ipocrita, che gli veniva mossa comunque troppo tardi. Ma Sigurdr, che lo accusava da tempo e senza mezzi termini di aver disonorato l’onore di sua figlia rendendola, di fatto, la propria concubina, faceva finta di essersi dimenticato quanto fossero costate a lui, Loki stesso, le numerose informazioni incomplete che gli aveva dato. Parlava della figlia considerandola come l’ancella che, per fortuna, non era ancora diventata, incapace di comprendere quello che per il dio dell’inganno era ormai palese: ciò che lei possedeva non poteva essere immolato né condiviso.

Balder, caparbio, lo aveva raggiunto. “Tutti i Nove Regni parlano del sacrilegio che hai, avete compiuto. Ci saranno delle conseguenze.”

Loki gli rifilò un’occhiata feroce e divertita insieme. “E quindi? Ci sono sempre delle conseguenze. Hai forse paura di sporcare il tuo bel mantello color neve[1]?” lo canzonò.

“Tu e Thor non potete costantemente far finta di ignorare le leggi e i costumi dei Nove Regni. Non è giusto che vi affidiate alla fortuna,” insistette il più giovane, pur sapendo fin troppo bene che la sua era una battaglia persa in partenza. Suo fratello non gli avrebbe dato retta in nessun caso, soprattutto su Sigyn. Aveva versato e perso troppo sangue per ammettere che la sua vittoria, in verità, non valeva niente e che lei, una volta libera, era comunque condannata a rinchiudersi a vita tra quattro mura di pietra a pregare degli spiriti morti da secoli. Riteneva che la ragazza gli spettasse con la stessa tronfia arroganza con cui era sempre stato abituato a pretendere ogni cosa, e se nemmeno Thor si sentiva in animo di contraddirlo, le speranze che arrivasse spontaneamente a cederla si facevano pressoché nulle.

“Noi siamo nati per essere re,” replicò difatti l’ingannatore tra i denti riprendendo a camminare. “Le leggi le emaniamo e, quando sono ingiuste, le cambiamo. Altrimenti, Sigurdr non avrebbe nessuna figlia da reclamare,” ricordò perfido scoccando un’occhiata feroce al ragazzo.

 

A volte, Loki si svegliava di colpo nel cuore della notte, certo di aver recuperato brandelli della memoria che aveva smarrito. Succedeva anche quando c’era lei, che dormiva con la testa poggiata sul suo petto e gli cingeva il torace col suo braccio esile e delicato. Fissava il buio e tentava di ricomporre lo schema d’immagini che lo avevano destato cercando di calmare il proprio respiro, ma quelle durante la veglia sbiadivano, sparendo di nuovo nel limbo che le aveva cacciate fuori. Ogni tanto, però, qualcosa s’affacciava nella sua mente e vi rimaneva aggrappata con forza. Nessuno sapeva di quegli incubi né dei pochi ricordi che gli galleggiavano ancora in testa; nemmeno Sigyn si era mai accorta di nulla, continuando a riposare tranquilla stretta contro di lui. Loki le sfiorava con la punta delle dita la bella treccia bionda sparsa sul cuscino, giocando con i ciuffi che sfuggivano all’acconciatura e riflettendo su ciò che la sua memoria imperfetta gli suggeriva[2]. A volte credeva di trovare un significato a tutte quelle visioni, ma il risultato di quei ragionamenti gli pareva sconcertante e ingiusto – spaventoso. Altre, scuoteva la testa e sbuffava indispettito imponendosi di tornare a dormire, archiviando tutto come brandelli di fantasie inutilizzabili. Alcune notti, invece, si alzava con addosso la sensazione che qualcosa d’orribile e imminente stesse per capitargli; allora si metteva a leggere, a tentare incantesimi oscuri, a rispondere per conto di Padre Tutto alle molte missive che giungevano a palazzo, a ricontrollare i bilanci di Asgard e, se quella strana sensazione ancora non se ne andava, sfoderava i suoi lunghi pugnali, afferrava una lancia e si andava a esercitare nella terrazza su cui s’affacciavano i suoi appartamenti, incurante della brezza notturna che sapeva di mare. Resisteva bene al freddo – più di tutti gli altri, persino più di Thor – e non si era chiesto mai il perché.

Sigyn lo raggiungeva quasi sempre dopo una manciata di minuti, avvolta in una delle sue calde giacche troppo lunghe e larghe che le arrivavano fino quasi alle ginocchia, con i lunghi capelli scarmigliati sparsi sulle spalle. Scoccandogli un bacio assonnato lo invitava a tornare da lei. Non sospettava nulla degli incubi, ma la sua assenza la destava, come se rimanere a letto e dormire le fosse intollerabile, se non c’era lui vicino – forse Loki si sbagliava, forse lei sapeva e non diceva nulla, preferendo rimanergli accanto in silenzio che fargli domande.

Deglutì. La vicinanza estrema li aveva resi amanti. Le Norne si erano divertite a intrecciare volutamente i loro destini, trasformando il suo corteggiamento sfacciato, sì, ma giocoso, in una necessità, un bisogno. E una notte, semplicemente, dilaniato dal desiderio e corroso dal piacere che sarebbe scaturito dallo sfiorare con le labbra la sua pelle di seta, le curve dolcissime, la bocca ansimante, non era stato in grado di resistere all’impulso d’averla nonostante fosse intoccabile – proprio perché era intoccabile. Non c’era stato un secondo in cui non fosse stato perfettamente consapevole che, varcando quel limite, avrebbe violato un numero infinito di norme e precetti, ma baciare Sigyn intrappolata sotto di lui e lasciar scorrere finalmente le dita sul suo corpo solo vagheggiato, stretto e toccato, sì, ma unicamente per proteggerla, si era rivelato qualcosa di superiore alle aspettative – d’irrinunciabile.

Il solo ripensarci gli provocò una fitta di desiderio bassa e dolorosa. Erano stati a letto insieme anche quella notte, certo, ma lei era distante, già persa – non come la sera lontana in cui gli si era offerta.

 

“Hai dato a Sigurdr la tua parola, Loki. Gli hai promesso che avresti lasciato che facesse l’ancella e compisse il suo destino,” gli ricordò Balder fissandolo con i suoi occhi cerulei. “Possibile che non t’importi niente nemmeno delle conseguenze che si abbatteranno su quella terra? Suo padre ha ragione – devi restituirla. Un futuro re mantiene le promesse,” lo accusò dopo un secondo, uno solo, di esitazione.

L’ingannatore si fermò di nuovo, colpito da quell’allusione. La corsa per il trono tra lui e Thor si era aperta ormai da anni e il fatto che Mjollnir, il martello sacro, non fosse spettato a lui, aveva rappresentato un profondo smacco. Di più, era una ferita aperta che non smetteva di sanguinare e di dolere, infettando lentamente tutto il resto, evocando fantasmi che gli sussurravano all’orecchio come, semplicemente, non fosse degno.

“Lui è stato il primo a mentire; sono quasi morto due volte, per le sue omissioni,” scandì Loki a denti stretti. Superava il fratello in altezza e il suo fisico slanciato e asciutto pareva sempre sul punto di scattare, tanto che il più giovane fece un passo indietro. “Ho intravisto i cancelli di Hel, grazie a quell’idiota. L’hai dimenticato?”

Balder scosse la testa in segno di diniego. Ci sono cose che non possono essere cancellate nemmeno volendo e restano impresse nella mente distruggendo ogni precedente equilibrio. I suoi fratelli maggiori non erano invincibili né immortali, anzi: sanguinavano, soffrivano, morivano – sbagliavano – come tutti gli altri. “Ma della scintilla noi non gli abbiamo mai detto niente,” mormorò in risposta.

Lingua d’Argento sollevò il mento e raddrizzò ancora di più la schiena. “Perché solo noi Æsir sappiamo individuarla,” si vantò tronfio. “Lei è libera da tempo,” concluse seccamente. “È qui perché vuole rimanerci – può andarsene quando vuole.”

Finito di parlare, non attese alcuna risposta. Si allontanò a passi svelti e decisi lungo i corridoi del palazzo, consapevole che Balder, stavolta, non avrebbe osato seguirlo. L’allusione alla morte vista troppo da vicino creava baratri di sensi di colpa troppo grandi anche solo per essere guardati.

“Sei un bugiardo,” sospirò il più giovane dei figli di Odino vedendo allontanarsi la figura principesca di Loki col suo mantello verde cupo addosso.

Aveva ragione: l’ingannatore era riuscito ad accettare che non avrebbe lasciato andare Sigyn una notte d’inverno. Aveva appena finito di fare l’amore con lei ed erano ancora avvinghiati l’uno all’altra, uniti, ansanti, scossi dalla necessità di togliersi i vestiti, di scoprirsi l’un l’altro la pelle, di aversi, fondersi, scontrarsi. Fuori dalle coperte si gelava.

Se solo fosse stato in grado di resisterle.

 

 

 

Loki Odinson avrebbe dovuto impedirsi di desiderare Sigyn fin da quando lei, insolente, altera e stretta in un mantello da viaggio, si era messa a fare ipotesi sul suo futuro. Erano su un drakkar in rotta verso Asgard, e la figlia di Sigurdr, nonostante facesse di tutto per non darlo a vedere, soffriva il freddo ed era terrorizzata da quello che era senza dubbio il suo primo viaggio in mare. A chiunque sarebbe parso evidente come la spaventassero le lunghe onde d’argento tagliate dalla prua della nave svelta e lo spettacolo della distesa d’acqua sferzata dal vento. Si era aggrappata a un supporto di legno con la stessa fiera disperazione di una gatta sull’orlo di una tinozza e, dedusse l’Ase, probabilmente le onde lunghe solcate tanto agilmente dal drakkar sortivano un terrificante effetto sul suo stomaco.

“Chi di voi due?” esordì caustica lanciando un’occhiata in direzione di Thor[3].

Loki le si avvicinò ridacchiando, dimostrandole di avere un equilibrio felino, anzi, da pirata: la ragazza indossava ancora il bell’abito di velluto rosso della sera precedente e i gioielli con cui si era adornata i capelli e le braccia. Nel timore che i suoi genitori o altri cercassero di farla sparire, Padre Tutto l’aveva fatta condurre immediatamente nell’accampamento degli Æsir, vietandole persino che si cambiasse per indossare vestiti più consoni per un viaggio. Una scelta che Loki aveva ritenuto saggia e ponderata, ma che faceva sembrare quello di Sigyn un rapimento o una vendita. Ma era qualcosa di diverso, in fondo? Lei era il risarcimento preteso per un accordo non rispettato, l’ostaggio chiesto a garanzia della futura fedeltà di Sigurdr, ma anche l’offerta da donare a un incubo orrendo. Scosse la testa scacciando via quel pensiero, ma valutando, al contempo, quanto sarebbe stato interessante scontrarsi con qualcosa di così antico e feroce.

“Avrebbe importanza?” Le porse un corno d’idromele che lei rifiutò allontanando il viso. Rispondeva sempre alle sue facezie con sdegno e osava fissarlo come si guarda un suddito, non un pari. “Mia signora, hai preferenze, forse?” alluse perfido. Sigyn era stanca, infreddolita, spaventata, ma ancora bella – quella riflessione l’avrebbe condotto fino ai cancelli di Hel, ma Loki questo ancora non poteva immaginarlo.

“Prima mi portate via dalla mia casa e poi mi insultate con queste insinuazioni,” sibilò la ragazza battendo i denti.

Avrebbe voluto aggiungere qualche altra battuta sferzante, l’ingannatore glielo lesse in quegli occhi grigi che lo fissavano con lo stesso sguardo carico d’odio della sera precedente. Era stata educata per essere un’ancella di Vanheim, del resto. Per lei, gli Æsir non erano altro che dei mercanti barbari privi di morale, dei pirati sanguinari dediti a un numero infinito di scorrerie. Se non aveva aggiunto nulla, era per il timore evidente di essere punita in qualche modo. Picchiata, magari. Loki increspò le labbra in un sorriso sbieco. Il mantello di Sigyn era troppo leggero.

“Nessuno dei due, mia signora. Padre Tutto non legherà la sua casa con la tua,” concesse infine.

“La mia casa…” ripeté la ragazza con voce amara, puntando lo sguardo a terra. Era stato quasi un bisbiglio, un pensiero espresso con un tono troppo alto, ma il dio dell’inganno lo aveva captato ugualmente. Si domandò con disgusto cosa volesse dire sentire di essere stati usati dalla propria famiglia, rifletté sul fatto che Sigyn viveva nella menzogna. Credeva di essere stata ceduta da suo padre agli Æsir e di stare andando incontro a un futuro orrendo, fatto probabilmente di schiavitù e di violenze, quando il fatto di trovarsi lì, con loro, in mezzo al mare, rappresentava la cosa più vicina alla salvezza cui potesse auspicare. Rimproverava al genitore di averla venduta a degli alleati esigenti, senza sapere che avrebbe dovuto odiarlo per ben altre ragioni. Solo che lei non aveva la benché minima idea che il suo essere educata come ancella non aveva mai avuto il reale scopo di farle servire gli antenati, quanto di mantenerla abbastanza pura da essere utilizzata per qualcosa di peggiore. Loki vuotò il corno che lei aveva rifiutato poco prima, lasciando che l’idromele gli scivolasse in gola, leccandosi le labbra per trattenere ogni singola goccia della bevanda. Quand’è che Sigurdr aveva deciso di usare la figlia più piccola per un rituale proibito? I giorni in cui piangeva nella culla, quelli in cui, bambina, giocava con le sorelle o più avanti, dopo che era diventata una giovane donna? Si tolse dalle spalle la pelliccia di lupo che portava sopra il mantello e gliela gettò senza grazia in grembo.

“Fossi in te eviterei di congelare,” spiegò spiccio.

 

Lei lo fissò guardinga e sfiorò con una mano il pelo soffice, come se si aspettasse che dietro quel gesto cortese fosse celata una trappola, ma nonostante il vento gelido resistette all’impulso di coprirsi le spalle con un indumento dell’Ase. Tratteneva ancora il suo calore – lo poteva sentire sulle ginocchia – e non desiderava avvolgere il suo collo in qualcosa che apparteneva a quell’uomo spavaldo dagli occhi rapaci e le labbra perennemente piegate in un ghigno divertito.

“Che progetti avete voi Æsir per me?” insistette.

“Lo scoprirai presto. Indossala.” La voce di Loki si era fatta severa e il suo tono aveva perso ogni ombra d’ilarità.

Sigyn s’irrigidì ancora di più. “Me lo stai ordinando?”

“Sì,” fu la sua risposta secca. “Noi non siamo la cosa peggiore che poteva capitarti,” aggiunse con una smorfia.

“Lascia che sia io a decidere, principe Loki.” Balbettava dal freddo. Articolare ogni parola le costava una fatica immensa. Avrebbe potuto ostinarsi nel non indossare la pelliccia offerta e ritrovarsi il giorno dopo con la febbre alta e la gola in fiamme, ma valutò che la propria salute fosse più importante dell’orgoglio. Per affrontare l’imminente futuro aveva bisogno di essere lucida e in forze. Senza smettere di fissare negli occhi il dio degli inganni, si avvolse il pelo di lupo ancora caldo attorno al collo sottile, alle spalle tremanti, al seno, ma quando sentì sulla pelle la carezza lieve del mantello, sussultò. Avvertiva l’odore di Loki su di sé, aveva il suo profumo virile e sconosciuto addosso. Era qualcosa che aveva temuto e a cui non era preparata – un contatto indesiderato capace di farla vibrare, scuotendola nel profondo. Era come se lui l’avesse stretta tra le braccia, se le sue dita le stessero sfiorando la gola, le spalle e la scollatura senza farlo davvero, fantasticò senza riuscire a capire perché la sua mente viaggiasse in direzioni sconosciute e pericolose.

“Temo che alla fine sarai d’accordo con me,” concluse l’ingannatore, ma il suo tono si era fatto tetro, carico d’insondabili promesse oscure che Sigyn sul momento non capì. Tutto avrebbe acquisito un senso solo dopo molto tempo.

 

Il principe si allontanò per andare a discorrere con Odino sulla prua del drakkar. Il vento s’insinuava impietoso sotto i loro mantelli facendoli turbinare e volteggiare, ma i due non sembravano affatto disturbati dall’aria sferzante e salmastra. Erano troppo assorbiti dalla loro conversazione. Non era semplice ricoprire il ruolo di figlio e di suddito insieme, specie con un sovrano esigente e furbo come Odino, che non aveva mai esitato dal pretendere il suo sangue o quello di Thor. Parlarono a lungo, e a un occhio attento come quello del dio del tuono, che li osservava poco lontano, non sfuggirono alcuni lievissimi segni d’impazienza di Loki, come le labbra arricciate in un mezzo sorriso tirato, le sopracciglia che s’inarcavano a fronte delle considerazioni spietatamente sagge di Padre Tutto, il leggero nervosismo che trapelava dal modo in cui l’ingannatore carezzava l’elsa di uno dei lunghi pugnali che portava appesi lungo i fianchi. Rispondeva con frasi brevi e secche ai lunghi discorsi del genitore, segno evidente di come questi ultimi lo stizzissero. La natura di suo fratello era selvaggia e feroce come quella di tutti gli Æsir, decise Thor, solo che, al contrario di lui, suo fratello era fin troppo bravo a mascherarla. Dopo qualche minuto il diretto interessato abbandonò la prua per dirigersi lesto nella sua direzione. Nel breve tragitto, colse l’occasione per dare qualche ordine perentorio al resto della ciurma – lei no, non la guardò.

“Nostro padre ti ha dato una bella strigliata,” commentò il tonante. Prese un pezzo di carne essiccata da una bisaccia e ne offrì un po’ all’altro.

Loki sollevò il mento e prese a mangiare. “Le definirei più raccomandazioni superflue.”

“Su di lei?”

“Anche,” fu la laconica risposta di Lingua d’Argento. “Teme dimentichi che è una mezza ancella maledetta,” rise seccamente.

“Le stai sempre intorno e non la perdi mai d’occhio,” notò Thor. “Ho pensato anche io che te la volessi sbattere,” ammise dandogli una pacca sulla spalla.

Loki serrò la mascella e lo fissò a lungo prima di rispondere. Sapeva che era intoccabile. Lo aveva ribadito a suo padre e lo stava spiegando a suo fratello. Sigyn poteva – doveva – essere solo guardata da lontano, perché a prescindere dalla scintilla e dall’osceno rituale di Sigurdr, aveva iniziato un percorso che l’avrebbe condotta a vivere un’esistenza separata dal resto del mondo. Che lo facesse ad Asgard o a Vanheim non aveva alcuna importanza. “È troppo fedele al suo culto anche solo per lasciarsi baciare, neanche fosse stata già iniziata. Non sarebbe affatto divertente,” sostenne con una smorfia. Mentiva. Un groviglio oscuro in cui spiccavano, mescolati assieme, il desiderio e la gelosia gli graffiò il petto. Lei era intoccabile. Lo sarebbe rimasta anche ammesso che il disastro di Sigurdr fosse stato arginato. Era persa in ogni caso.

Thor annuì. “Quindi ci hai pensato.”

“Per accantonare l’idea,” puntualizzò l’ingannatore.

“Perché l’hai chiamata mezza ancella? Loro non hanno un’iniziazione. Entrano e servono gli Antichi. Credevo funzionasse così,” insistette l’altro.

Loki deglutì. “Certo che ce l’hanno, che dici. C’è un giuramento. Un momento in cui possono scegliere, in cui sono formalmente ancora libere, ma…”

“Ma?”

“Ma nessuna ha mai deciso di andarsene,” concluse il dio dell’inganno. “E lei, comunque, è stata promessa a ben altro.”

 

Continua…

 

L’angolo di Shilyss

Care Girls,

Questa storia viaggerà molto spesso tra il presente, in cui Sigyn sta diventando cieca e Loki pare abbia sconfitto qualcosa di tremendo (quella cosa?) al passato dove lei preferirebbe buttarsi da una rupe anziché essere toccata da lui. Qual è il destino di questa ragazza? Lo scoprirete. Di certo c’è che qualsiasi cosa Loki faccia Sigyn pare destinata comunque a una vita contemplativa lontana da lui – io, che so come andrà a finire, ho riletto tre volte il capitolo e vi assicuro che c’è una fo***a logica.

Posto rapidamente sperando non ci siano refusi, in caso rileggo domani mattina – abbiate eventualmente pietà ♥.

 

Vi ringrazio dal più profondo del mio cuore per aver listato/recensito la storia. Per voi un clic può non essere nulla, ma per un’Autrice significa tantissimo. Quando pubblichiamo vediamo le visualizzazioni, ma non sappiamo se la storia piace o no. Rimaniamo nel dubbio. Scrivere è condividere con voi un pezzo di anima e di cuore. Bastano undici parole o un clic nelle liste per rendere quest’attività esaltante, a volte drammatica e solitaria, sempre necessaria, perlomeno un po’ meno solitaria.

Parafrasando l’infinita Melania G. Mazzucco, posso dire che “solo chi crea conosce la gioia di sapere che la freccia scoccata verso il cielo non è caduta ai nostri piedi, ma ha colpito il cuore di qualcuno” Per ulteriori info, tante foto di Loki, di Sigyn e di Tom e un po’ di divertimento… c’è la mia pagina facebook ♥ https://www.facebook.com/Shilyss/. 

Ricordo che Vanheim e il personaggio di Sigyn, tolto quello che trovate alla voce “Sigyn” su Wikipedia, è una mia personale interpretazione/reinterpretazione/riscrittura.

P.S.

La settimana prossima preparatevi perché uscirà il capitolo 35 di Solo un accordo.

A presto e grazie per tutto l’affetto/sostegno/cose,

Shilyss



[1] Grazie a serica che mi passa informazioni sui fumetti ho scoperto che sì, nei comics Balder viene preso in giro da Loki et alii per via del mantello bianco Potevo non usarlo? La conversazione si riallaccia ai capitoli 1 e 2, dove Loki, per l'appunto, parla con Balder.

[2] Acconciatura di notte? Sì, grazie. La vostra Autrice ha i capelli molto lunghi – sono ancora lunghi dopo averli recentemente tagliati di ben dieci centimetri – e posso garantirvi che con ciocche lunghe dormire con una treccia molle o una coda bassa è una necessità oggettiva.

[3] Questa scena era stata abbozzata e leggermente rievocata nel capitolo 1 di questa storia. ^^

   
 
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