2.
Find me
Sasuke tiene la bussola stretta nel palmo della mano sinistra, ne tocca il bordo tondo con il pollice, il legno è liscio sotto il polpastrello e la pelle scivola su di esso in una dolce carezza. Non ha ancora avuto il coraggio di guardarla, preferisce crogiolarsi nell'attesa, sentire lo stomaco contrarsi per l'aspettativa. È lì che si trova?
No.6 non somiglia per niente a Kathréptis, il pianeta è sterile, arido, di un infinito grigio; le piante, l'acqua, le piccole creature non esistono. C'è solo il silenzio, il nulla. Sasuke si chiede come abbiano potuto creare una civiltà in mezzo a tutta quella desolazione, come facciano gli abitanti a sentirsi a casa dentro delle enormi serre; le città sembrano prigioni.
Guarda i soli bianchi tramontare, il loro pallore lo angustia, non è quella la luce che cerca, non così fioca e insignificante.
Sorride senza allegria. Le labbra si stirano leggermente verso l'alto, gli occhi si socchiudono per guardare il cielo. E poi accade di nuovo, come in un déjà-vu, il suo cuore duole, la pelle si cosparge di brividi e lei si muove dentro di lui.
Dicono che la loro sia un connessione forte, unica, speciale. Nessuno è mai stato tanto legato durante il periodo di lontananza. Sasuke trova la cosa di un'ironia crudele ed è stanco di sentirselo ripetere. Non è quello il legame che vuole, ma è l'unico che possiede.
Sospira. È arrivata la notte. Non ha più bisogno di guardare la bussola per averne la certezza, ormai lo sa – lo sente – lei non vive lì. Non è quello il luogo. Non è il suo pianeta, tutto quel grigiore non le appartiene.
Continua a cercarmi.
Sasuke porta la bussola sotto il suo sguardo, odia quell'ago instancabile, perché non può fermarsi? Perché deve essere l'unico fìdia a non riuscire a trovare la sua anima gemella?
Continua a cercarmi.
Rimette l'oggetto in tasca e lascia un ultimo sguardo al cielo prima di tornare sulla navicella. Il suo viaggio sarà lungo, ma non si fermerà finché non la troverà.