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Autore: Ragdoll_Cat    01/01/2020    3 recensioni
Un piccolo missing moment che ho collocato dopo la missione di Azzano e la veloce carrellata riguardo la caccia agli stabilimenti di Teschio Rosso.
Un fortuito incontro fra Peggy e Steve che potrebbe approfondire il loro rapporto.
Questa breve OS è stata il regalo di Natale per lo Steggy Secret Santa 2019 a cui ho partecipato su tumblr.
Ho deciso di pubblicarla anche qui per iniziare il 2020 con Steve e Peggy.
Genere: Generale, Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Peggy Carter, Steve Rogers
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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La forza non deriva dalla capacità fisica.
Deriva da una volontà indomabile.
(Mahatma Gandhi)
 


 
*

 
Non era mai stata una dormigliona, nemmeno prima della guerra, quando ancora esistevano i weekend, quindi per lei non era un problema mantenere una routine costante e senza scossoni.

Aveva sì imparato ad approfittare di qualsiasi momento utile per riposare, durante le missioni, tuttavia se non c’erano allarmi di sorta le erano sufficienti poche ore di sonno per ricaricare le batterie.

Si vestì rapidamente, allacciando strettamente gli stivaletti bassi in modo tale da non rischiare di procurarsi delle dolorose vesciche.
Silenziosamente, attraversò i locali del bunker sotterraneo e in un battibaleno si ritrovò all’esterno.

Respirò a pieni polmoni l’aria umida e pungente di Londra e con passo sicuro si diresse verso Hyde Park.
La nebbia notturna non si era ancora diradata e sentiva le goccioline di condensa bagnarle le guance che si stavano scaldando man mano che aumentava il ritmo della sua corsa.

Nata e cresciuta ad Hampstead le vie della città non avevano segreti per lei, infatti nonostante l’oscuramento che vietava l’illuminazione pubblica, sapeva benissimo dove svoltare per raggiungere la sua meta.
Una parte di lei si rammaricava di com’era ridotta la sua amata città natale, con i sacchi di sabbia ammonticchiati lungo i marciapiedi e i palloni aerostatici anti bombardamento che fluttuavano sopra i tetti a protezione della popolazione e degli edifici.
Londra era ferita, ma non sconfitta.

I locali erano comunque affollati e i teatri accoglievano sempre nuovi spettatori poiché i londinesi continuavano a vivere la loro vita nonostante tutto, anche se consapevoli che la tranquillità era una sensazione effimera e momentanea, in quanto poteva svanire in una manciata di secondi, spazzata via dal cacofonico allarme delle sirene.
Per fortuna i suoi genitori avevano seguito il suo consiglio e si erano stabiliti in campagna, dov’erano al sicuro.

Ogni qualvolta che ne aveva l’occasione si recava a controllare se la sua casa era ancora in piedi e una parte di lei sperava ancora di vedere Michael che l’aspettava alla finestra, proprio come quando tornava da scuola quand’era bambina, per bere una tazza di tè e mangiare gli squisiti scones ricoperti di marmellata prima di giocare insieme.
Il giorno in cui aveva perso suo fratello era stato il peggiore della sua vita, perché quel giorno aveva perso il suo migliore amico e l’unica persona che aveva davvero creduto in lei.
 
Scosse la testa, per scacciare quei pensieri.
Michael non sarebbe tornato mai più e il modo migliore per ricordarlo era vincere la guerra.
Per questo motivo si alzava prima di chiunque altro dei membri della S.S.R. e dava il massimo, non per dimostrare qualcosa a qualche pezzo grosso, ma perché era ciò che andava fatto.

Nel frattempo era arrivata al parco e rallentò, per riprendere fiato, prima di iniziare ad allenarsi.
Avrebbe potuto benissimo farlo nella sede della S.S.R. nello minuscolo spazio riservato alle donne, ma preferiva godersi la brezza fresca, perché a volte l’aria del sotterraneo le sembrava viziata (soprattutto quando c’era Howard nei paraggi e le ausiliarie gli ronzavano intorno).
Cominciò ad allungare i muscoli delle gambe, però quando si chinò in avanti, udì uno strano rumore, proveniente dallo spiazzo accanto al suo, appena oltre i cespugli.

Con circospezione si avvicinò agli arbusti e con stupore notò che c’era qualcun altro che si stava esercitando a quell’ora antelucana.
Quel qualcuno era Steve Rogers.

Rimase in silenzio per qualche istante ad osservarlo.
Nonostante la bassa temperatura, indossava solamente una maglietta di cotone con le maniche corte e un paio di pantaloni color verde militare, da addestramento ed era a capo scoperto.
Peggy si sporse oltre il cespuglio per guardare meglio e lo vide esercitarsi a lanciare lo scudo che gli aveva fabbricato Howard contro dei sacchi di sabbia.
Era ancora piuttosto impreciso ed infatti solo un colpo su tre era andato a segno; tuttavia Steve, aveva immediatamente ricominciato, senza abbattersi.

Un tiro piuttosto impreciso però, rischiò quasi di colpirla.
Istintivamente si gettò in avanti, rotolando sul morbido manto erboso, finendo di fatto a pochi centimetri dai piedi di un incredulo Steve Rogers.

-Agente Carter!
Sta bene? Non l’ho colpita, vero?-

-Stia tranquillo, Capitano Rogers.
Ho rischiato ben più di così.-

-Non lo metto in dubbio, cioè…
Non intendevo…-

Peggy sorrise, nel vedere Steve leggermente in imbarazzo, mentre si passava le dita fra il ciuffo biondo che gli ricadeva sulla fronte.
Aveva assistito alla sua eccezionale metamorfosi, al giubilo generale per la buona riuscita dell’ “esperimento” –Dio, quanto odiava sentire quella parola, lui era una persona, non un esperimento– e alla sua rabbia cieca per l’uccisone del dottor Erskine.

Non era come gli altri soldati o gli uomini in generale, c’era un qualcosa di diverso in lui, che non riusciva a catalogare.

Sembrava non provare paura in talune situazioni particolarmente pericolose, tipo coprire una granata con il proprio corpo o saltare da un aereo ed introdursi in una base nemica per salvare delle persone che non conosceva e in altre, di vita comune, era tremendamente impacciato, come quando avevano parlato quei pochi minuti in macchina, mentre erano diretti al laboratorio o come in quel momento.

-Si sta allenando Capitano Rogers?
Pensavo di essere l’unica a svegliarsi così presto.-

-Non ho tempo per dormire, Agente Carter.-

-È sempre così melodrammatico?-

-Le sembro melodrammatico?-

-Un pochino, sì.-

-Molto presto dovrò guidare degli uomini fra le fauci della morte.
Loro contano su di me.
È mio compito proteggerli- replicò lui, riprendendo lo scudo in mano.

Poteva contare sulle dita di una mano gli uomini che la trattavano come loro pari e mentre parlava con Steve si ritrovò a sorridere nuovamente, perché lui non aveva tradito le attese di Erskine; era cambiato il suo fisico, ma il suo buon cuore era rimasto lo stesso.
Non si riteneva migliore di nessuno e non si era insuperbito a causa della popolarità che era seguita dall’azione di Azzano.

-Ti fidi così tanto di Howard?- gli domandò, passando con naturalezza al tu.

-Per via dello scudo?
Certo. Direi che funziona piuttosto bene.-

Peggy fissò con attenzione la superficie metallica, ora dipinta con i colori della bandiera americana e constatò che vi erano dei segni.
Quattro per la precisione.
Come i proiettili che aveva esploso in direzione di Steve, dopo averlo beccato a baciare il soldato Lorianne.

-Li tengo come memento.
Mai farti arrabbiare.-

Nel giro di pochi minuti Peggy si ritrovò ad sorridere, sempre grazie a Steve e si rammaricò del fatto che il Sole avesse iniziato a dissolvere la nebbia, perché significava che l’ora dell’appello si stava avvicinando e quindi era ora di tornare indietro.

Quanto avrebbe voluto che quell’attimo rubato, alla S.S.R., alle responsabilità, alla guerra, durasse per sempre.

Le sembrò che anche Steve la pensasse allo stesso modo, perché lo vide infilare lo scudo nello zaino con riluttanza.

-Dovremmo andare, non credi?
O rischieremo di essere catalogati come disertori.-

-Già.
Vieni con me, conosco una scorciatoia.
Mi hai mostrato il tuo quartiere, ora è il mio turno.-

A passo svelto uscirono dal parco e in pochi minuti erano ritornati alla base della S.S.R.

-Eccoci, perfettamente in orario.-

-Oggi ho imparato qualcosa di nuovo e di sicuro non dimenticherò facilmente.-

-Ah, sì?
Cosa?-

-Fai quello che dice Peggy- le rispose, sorridendo -E sicuramente andrà tutto bene.-
 

Angolo dell'Autrice:

Ritorno a pubblicare dopo secoli.
Spero che questa cosuccia vi faccia sorridere.
Ho inserito qualche battuta iconica del MCU, le avete riconosciute?
Nella speranza di riprendere a pubbliacare le altre storie in corso, vi auguro un Felice Anno Nuovo.

Un bacione.
Ragdoll_Cat

 
  
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