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Autore: Manu_00    09/01/2020    6 recensioni
Il mondo è un luogo molto grande, e in un luogo molto grande sono presenti tanti, tantissimi individui, alcuni comuni, alcuni singolari, e alcuni estremamente particolari.
E poi ci sono io, che non saprei dire con certezza in quale di queste categorie inserirmi.
Se me lo avessero chiesto all'inizio di questa storia, avrei risposto senza esitare di appartenere alla prima, ma il tempo ti cambia, e anche se adesso dubito di potermi definire una persona particolare, di certo, quel che è successo, la mia storia, di “particolare” ne ha da vendere, o almeno così mi piace pensare.
Forse la risposta è che sono una persona comune a cui sono successe cose particolari, ma lascerò a voi che leggete il compito di giudicare, io, d'altro canto, mi limiterò a raccontare.
[Storia presente anche su Wattpad: https://www.wattpad.com/590152446-jiid-story-of-a-thief-prologo]
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XLIII


Il lamentoso suono della sirena si era avviato non appena il buio era calato sull'intero corridoio, gradevole quanto lo stridere dell'unghia sulla lavagna dell'aula che non avrei più rivisto quando il professor Oobleck cercava di riacciuffare la nostra attenzione, venne subito accompagnato da una confusa cacofonia di urla e spari.
Per nostra fortuna (o sfortuna per chi avrebbe preferito non assistere all'incedere della morte sotto forma di grimm) l'oscurità perdurò appena cinque secondi prima che decine di luci d'emergenza si accendessero da varie lampadine poste sopra le varie celle.
La prima cosa che vidi fu il viso scosso di Laszlo, intento a guardarsi a destra e a sinistra nel timore di vedere un grimm spuntare da uno degli ingressi del lungo corridoio.
A giudicare dalla sua espressione ciò non era previsto nel piano, ma per nostra fortuna i grimm non sembravano esser penetrati all'interno della struttura.
Non ancora a meno.
Intorno al mio inaspettato alleato le guardie correvano fuori dal corridoio per combattere la minaccia esterna, il loro scarso numero mise tragicamente in evidenza di come fossero a corto di personale in quella notte fatale, e per una volta la cosa non dovette fare molto piacere ai vari criminali, del resto nessuno lì poteva stabilire con certezza se le sbarre fossero in grado di reggere o meno alle testate di un grimm incazzato, e da persona che non era stata proprio uno studente modello, nemmeno ero particolarmente sicuro che quelle protezioni di ferro o acciaio sarebbero bastate a proteggerci.
Altra cosa che condividevo con i detenuti infine, era che non ero affatto ansioso di scoprirlo!
<< Cazzo! Fai partire il piano! Fallo partire! >> la voce gracchiante di Jack fu come una secchiata d'acqua gelida, Laszlo tornò in sé, ma allo stesso tempo l'intero corridoio esplose in una cacofonia di urla e maledizioni che presto si propagarono all'intero carcere, e malgrado le guardie non potevano essersi perse le parole di Jack, non si fermarono nemmeno per guardarlo, ormai era chiaro che i grimm fossero diventati la priorità, pure un tentativo di evasione passava in secondo piano davanti a quello che si stava consumando fuori dall'edificio.
La nostra cella dava sull'interno e quindi le uniche informazioni su quanto stesse accadendo arrivavano dalle urla, dai boati e dagli schianti che venivano da fuori, diversamente la fila di celle sul lato opposto del corridoio dava sull'esterno ed era dotata di piccole finestrelle, parecchi detenuti si erano arrampicati sui letti a castello o sul water (avvertivo sempre più la mancanza della comodissima cella singola) per sbirciare fuori dalle finestre, ma quando uno di loro crollo a terra urlante e con le mani intente a coprirsi quella maschera di sangue che era diventata la sua faccia, ben presto tutti gli altri desistettero dall'affacciarsi.
Le urla invece aumentarono d'intensità: pensieri negativi, erano questi ad attirare i grimm, e quale miglior riserva di rabbia repressa, disperazione, angoscia e odio di una prigione sovraffollata?
Capii subito due cose: primo, le guardie sarebbero durate quanto un abbaio di cane, secondo: noi saremmo stati i prossimi.
<< Laszlo! Ti prego, smettila di ammirare il culo dei detenuti e facci uscire da questo merdaio! >>
Il mio compagno di orfanotrofio annuì ringhiando e si gettò verso un secondino che si stava apprestando a seguire il resto del personale per combattere i grimm.
<< Facci uscire o moriremo tutti! I detenuti possono combattere! >>
La giovane guardia se lo scrollò di dosso con una smorfia << Non sono autorizzato, restate den- >> la testata di Laszlo lo colpì prima ancora che finisse la frase mandandolo a terra come un sacco di patate, e prima che potesse rialzarsi il mio compagno d'evasione fu lesto ad afferrare il carrello del cibo ed a rovesciarlo addosso alla guardia assieme a tutto il suo contenuto.
I vassoi e il cibo si sparsero a terra generando un'ondata di bestemmie da parte di chi aveva sperato in un ultima cena prima di essere divorato dai grimm, ma la guardia rimase immobile senza emettere alcun suono, e i suoi rauchi lamenti vennero facilmente coperti dai rumori interni ed esterni al carcere.
Steso facilmente il proprio avversario, Laszlo non perse tempo a sfilargli la chiavetta elettronica utilizzata per aprire e chiudere le celle e quella per i bracciali.
<< Ehi! Libera anche noi! Non vogliamo morire! >>
Insensibile all'eco di suppliche che si erano seduta stante levate dalle celle del corridoio, il castano corse verso di noi, aprì dapprima la cella e ci liberò uno ad uno.
In tutto questo non un secondino ci era venuto incontro per fermarci, in compenso le urla e i rumori di lotta fra il personale armato della prigione e i grimm si facevano sempre più forti.
<< Non perdiamo tempo, questo è un penitenziario, i grimm hanno parecchi ostacoli davanti a loro e se le guardie non sono sceme si saranno trincerate nei punti giusti. >> detto questo Laszlo inserì la chiavetta nella porta USB, e l'attimo dopo i bracciali giacevano aperte sul sudicio pavimento della cella.
La prima cosa che avvertii, prima ancora del senso di leggerezza ai polsi, fu la sensazione dell'aura che tornava a scorrere nelle mie vene, o da qualsiasi altra parte scorra l'aura.
Sempre se scorre o non da altro, insomma quella cosa lì, non fatemi perdere tempo!
Uscimmo rapidamente dalla cella, presi di mira dalle bestemmie dei carcerati, quando un violento barrito sembrò scuotere l'intera struttura dalle fondamenta.
Purtroppo per me che ne avevo fatto esperienza diretta, sapevo fin troppo bene che quel verso orrendo poteva appartenere soltanto ad un fottuto goliath, e non serviva essere un bravo studente per capire quale sarebbe stato l'effetto di un suo eventuale impatto contro la parete della prigione.
Strano a dirsi, ma per una volta tanto avrei tifato per le forze dell'ordine.
<< Sono d'accordo, muoviamoci! >> porsi la mano a Laszlo ed ai miei tre ex nemici pronto ad usare la mia semblance, se dovevo uscire la fuori preferivo non farlo da solo, anche a costo di portarmi quei tre dietro.
Voglio dire, un boccone grande come Ivan si sarebbe come minimo attirato metà dei grimm, il che era tutto di guadagnato per il sottoscritto.
<< Mi trovo d'accordo! >> Jack fece per prendermi la mano ma Laszlo lo sbloccò all'ultimo << Rallentate un po' voi! Sicuri di volervi addentrare in una città piena di grimm senza nemmeno un'arma? Dovete avere molta fiducia in voi stessi. >>
Insensibile alle bestemmie, alle suppliche e alle lacrime dei prigionieri nonché alla stramaledetta sirena d'allarme, il mio vecchio amico parlava con la naturalezza di chi non aveva un semplice muro a separarlo da un mare di grimm.
<< Hai ragione... in più il mio corno è spezzato. >> solo allora mi degnai di osservare meglio le condizioni in cui versavano i miei compagni di cella, effettivamente erano malconci, e sporchi, immaginai che non avessero un bel rapporto con gli altri detenuti, per non parlare del corno di Ivan, brutalmente troncato alla base da se stesso durante la battaglia che ci aveva visto contrapposti.
Provai un attimo di pena al pensiero di cosa dovesse significare essere sotto gli ordini di Drake, e sperai che quel corno spezzato potesse un giorno ricrescere.
<< In effetti così come siamo non andiamo da nessuna parte, dove troviamo le armi?! >>
<< Fermi lì! >> ci girammo appena in tempo per vedere due guardie correrci incontro, degli avversari da niente per chi aveva studiato a Beacon, anche a mani nude, tuttavia non perdemmo tempo con loro né privammo la prigione di ulteriori difese: afferrai all'istante la mano di Laszlo e quella di Ivan (la più pulita fra quelle che mi vennero porse), il fauno rinoceronte afferrò a sua volta quella di Jack, e Jack, pur non senza qualche obiezione, afferrò la manica della veste di Kojo.
Quando le guardie ci raggiunsero si trovarono davanti cinque corpi trasparenti che dapprima gli passarono oltre e poi scomparirono in fondo al corridoio.
Sebbene non fossi al meglio della mia forma fisica mi sforzai di sostenere con la mia semblance me stesso e i quattro corpi che viaggiavano assieme al sottoscritto.
Veloci come il pensiero attraversammo porte e pareti sotto le indicazioni di Laszlo, sforzandoci di ignorare i suoni di schianto che scuotevano l'edificio e quelli di crollo che gli seguivano, segno inequivocabile che quel (e quei?) goliath stava facendo il suo lavoro, per fortuna il nostro percorso andava verso l'interno, risparmiandoci la visione non proprio gradevole di corpi maciullati e smembrati.
Arrivammo dentro a una grande stanza bianca piena di armadietti.
<< La stanza dei beni sequestrati, trovate l'armadietto con il numero della vostra cella. >> da come ne parlava e dalla facilità con cui ci aveva condotto qui, era chiaro che Laszlo doveva essersi studiato bene a mente la struttura della prigione, quello e il fatto che entrare in questa stanza facesse parte del suo piano.
<< Ah, e liberatevi di questo qui. >> con nonchalance indicò un ometto basso e tarchiato, un funzionario del carcere intento a guardarci terrorizzato.
<< Agli ordini. >> prima che l'insignificante ometto, probabilmente rifugiatosi in questa stanza per nascondersi dai grimm, potesse anche solo pensare di emettere alcun suono, il pugno di Ivan si abbatté su di lui lanciandolo privo di sensi contro la porta blindata.
Più lesto ancora di Ivan nel picchiare fu Kojo a chinarsi sul corpo svenuto del malcapitato e sfilargli lo scroll (e il portafoglio), e come da lui intuito in questi c'era l'applicazione per sbloccare i vari armadietti.
Siccome nessuno si era preso la briga di segnarsi (o anche solo di controllare) il numero della cella, Kojo optò per sbloccare tutti gli armadietti presenti nella stanza: le armi per fortuna le conoscevamo a dovere.
Raggiunsi per primo l'armadietto ma venni spinto via da Jack, io lo mandai a quel paese spingendolo addosso a Ivan, che mi fece il favore di trattenerlo mentre tiravo fuori i miei oggetti personali: scroll e i due coltelli, Mizerie purtroppo era ancora a Beacon, per cui sperai che non mi avessero eliminato l'applicazione per richiamare l'armadietto della scuola.
<< Levati di mezzo! >> gracchiò Jack, al che mi spostai, lo vidi estrarre il suo manico di spada dal fondo dell'armadietto, da cui poi Ivan tirò fuori i propri guanti, mentre Kojo non dovette chinarsi di un centimetro per trovare il proprio finto bastone.
Nel frattempo da un armadietto vicino Laszlo aveva estratto un largo machete, una cintura con appese due pistole a polvere e un set di coltelli, ed anche varie capsule di polvere sbadatamente lasciate al loro posto.
<< Tutta roba tua? >> << No, ma di certo ne avrò più bisogno del proprietario. >>
Non potei condividere in toto questa affermazione, ma di certo mi conveniva che i miei alleati fossero armati al meglio per sopravvivere alla notte.
<< Non ci posso credere, hanno ammassato tutti gli oggetti strappati ai detenuti in questo posto? >> << Sì, forse è la prassi per loro. >> rispose Laszlo << Ma con tutti i criminali arrestati qui dovranno esserci non poche armi... o droga, sopratutto droga, beh non siamo qui per questo >> il mio vecchio amico fissò l'ometto svenuto, poi la porta.
<< Adesso andiamo nella sala di controllo, o come cazzo si chiama. >>
Noi quattro non potemmo fare a meno di guardarlo esterrefatti.
<< Perché?! >>
Lui si limitò a sorriderci in maniera non troppo rassicurante.
<< Perché è l'ultima fase del mio nuovo piano, tesori miei. >>
Non protestai, decisi di lasciarmi guidare dal nostro tacitamente proclamato capo e dopo esserci afferrati le mani a vicenda come dei bambini pronti a fare girotondo attivai la semblance.
Di nuovo sotto le indicazioni di Laszlo, sebbene sbucammo due o tre volte nella stanza sbagliata (cosa che mi portò più volte a peggiorare il mio rapporto decisamente poco felice con i numi di tutta Remnant), ma alla fine giungemmo ai piani superiori, in una camera dalle pareti in metallo piena di telecamere.
Tornammo tangibili e per poco non crollai in avanti, mentre Jack bloccava la porta in modo da scongiurare l'arrivo di rinforzi nemici (ed a giudicare dai pugni che non tardarono ad abbattersi contro il portone in metallo, non sarebbero tardati ad arrivare) e gli altri tre si avventavano sugli addetti alle telecamere, tramortendoli senza troppa fatica.
Avanzai con la nausea, provando un po' di conforto alla vista di quei corpi svenuti: con un po' di fortuna si sarebbero svegliati solo al termine di questo incubo.
E se ciò non fosse successo, almeno non avrebbero sofferto mentre le zanne dei grimm avrebbero dilaniato i loro corpi.
Esortato dal vociare dei miei compagni, trovai la forza di avanzare fino alla zona comandi, non che ce ne fossero molti, e comunque ad attirare la mia attenzione furono le immagini offerte dalle telecamere.
Come alzai gli occhi sentii la nausea trasformarsi nel bisogno di vomitare, lo stomaco in risposta mi si chiuse dolorosamente come se non volesse lasciar passar nulla, mentre i miei occhi sbarrati si soffermavano su ciò che le telecamere stavano osservando:
Grimm, grimm ovunque all'esterno dell'edificio, nel posto che sarebbe dovuto essere il cortile dove avrei passato le mie ore d'aria, delimitato da una recinzione in fil di ferro sfondata, un branco di beowolf banchettava allegramente su una decina di corpi martoriati da zanne e artigli, ne vidi due intenti a contendersi un'armatura immersa nel sangue di quello che era stato il suo proprietario per infilare il disgustoso muso all'interno e tirare fuori la carne rimasta sotto forma di poltiglia sanguinolenta.
Mi era sempre stato detto che i grimm non uccidevano per fame o per caccia, e mi chiesi se stessero infierendo su quella carne morta solo perché incapaci di determinare cosa fosse vivo o meno e quindi eccitati al pensiero di infliggere più dolore possibile alla loro vittima.
Ma le immagini più scoraggianti erano quelle che davano all'interno e all'ingresso: l'impari lotta fra lo scarno personale della prigione (che noi stessi avevamo contribuito a ridurre) procedeva non male: malissimo, i corpi si contavano a decine mentre i grimm erano penetrati nell'edificio dall'ingresso sguarnito o dal muro sfondato dalle cariche di un (ora ne avevo la fottutissima conferma) goliath dall'aspetto decisamente poco amichevole.
Un muro era crollato schiacciando vivi i detenuti di una cella che si affacciava all'esterno, una guardia aveva provato a fuggire solo per essere trattenuta alle sbarre da una decina di braccia che cercavano di strappargli la chiavetta, inutile dire che la guardia non si salvò e i detenuti non ottennero nulla.
Mi si bagnarono gli occhi al pensiero di esserci io al posto di quella guardia, o al posto di uno dei prigionieri schiacciati sotto le macerie, o che fosse il mio corpo quello ridotto ad una poltiglia irriconoscibile intrappolata dentro ad un'armatura come la carne di un gambero pronta ad essere tirata fuori dalla coda.
<< Bene, facciamoli uscire. >> << Cosa?! >> guardai Laszlo << Così li uccideremo tutti! >> << Sono già morti, anche se si barricassero nelle celle quanto pensi che resisterebbero fino all'arrivo dei cacciatori? Se arriveranno tra l'altro, a questo punto non è meglio renderli un diversivo? >>
Analizzai rapidamente il piano di Laszlo, non aveva tutti i torti: con uno sciame di prigionieri che corre fuori dalla prigione l'attenzione dei grimm si sarebbe diretta tutta su di loro, e noi avremmo potuto scappare dal retro o da qualsiasi angolo non infestato dai grimm una volta che sarebbero corsi dietro i fuggitivi.
Ma se era vero che i prigionieri dei piani bassi erano spacciati, quelli delle sezioni più interne e dei piani superiori avevano ancora la possibilità di salvarsi se le guardie fossero riuscite a sbarrare ogni entrata e rampa di scale... ma, secondo ma, si trattava di una minuscola possibilità di sopravvivere per loro contro la certezza che, senza un diversivo con cui allontanare tutti quei grimm la fuori, noi cinque saremmo sicuramente morti.
<< Allora Ion, intendi rischiare di morire per- >>
<< No! >> volevo dirlo con chiarezza, ma finii per balbettare, poi feci un grande respiro, per allontanare l'ansia e i sensi di colpa che sapevo mi avrebbero tormentato nei giorni a seguire.
<< No, non intendo... morire per delle persone già condannate. >> provai un grande senso di leggerezza nel liberarmi di quelle parole, ma anche un po' di disgusto verso me stesso.
Perché era un dato di fatto che, malgrado tutti i progressi fatti, Ion Ascuns avrebbe comunque sacrificato cento vite pur di mantenere la propria, e non se ne sarebbe vergognato, no, è troppo attaccato alla vita per permetterlo.
Per dare la possibilità di salvarsi a chi poi?
A una mandria di ladri, assassini, spacciatori e stupratori?
Ci pensai su, e non vidi perché la vita di uno solo di quei pendagli da forca sarebbe dovuta valere più della mia e meritare un mio sacrificio, proprio non lo vidi.
No, ben venga il diversivo, e se si salvano, buon per loro, non è un mio problema.
<< Sicuro? Nessuno ha da obbiettare?! >>
Come se gliene importasse veramente qualcosa, Laszlo porse lo sguardo verso ciascuno dei presenti: Jack rispose con un imprecazione nel mentre che le guardie si schiantavano contro la porta nel tentativo di sfondarla, Kojo rimase indecifrabile dietro la sua maschera, mentre con la mano accarezzava la testolina di Moriarty, come a dirgli di fare il bravo e non allontanarsi, Ivan, che ora stava sostenendo Jack con l'uso del solo braccio sinistro, ci guardò con aria combattuta ma non disse niente, eravamo tutti d'accordo allora.
Per tutto quel lasso di tempo io continuai a fissare ciò che mi mostrava la telecamera, sforzandomi di non immaginarmi al posto di una giovane guardie dai capelli biondi che stava venendo brutalmente strappata in due parti da due colossali beringel.
<< Siete sicuri? Non vog- >> << E apri quelle cazzo di celle! Vogliamo vivere! >>
Sbottai ormai ad un passo dall'esaurimento nervoso, stato che condividevo almeno con Jack e Ivan, e in risposta Laszlo alzò le spalle come se stessimo discutendo di giardinaggio.
<< Se può farvi stare meglio, ognuno di loro lo avrebbe fatto al nostro posto. >> la grande mano della nostra guida calò sul terminale, facendo scorrere una levetta digitale da “chiuso” a “aperto”.
Partì una seconda sirena, più rumorosa della precedente e dalle telecamere vidi tutte le celle aprirsi e un fiume di uomini terrorizzati riversarsi sui grimm nel disperato tentativo di scavalcarli e sfuggirgli, mentre nei piani e nei corridoi non invasi dai grimm le poche guardie rimaste venivano pestate e disarmate dalla furiosa onda umana dei detenuti.
Presto anche gli schianti contro la porta cessarono, sostituiti dai rumori di proiettili e urla, a quanto pare nemmeno le guardie si davano più tanta pena per le vite degli uomini che dovevano sorvegliare.
Tornai a guardare le telecamere, e come previsto da Laszlo, la maggior parte dei detenuti stava fuoriuscendo dal carcere come un fiume in piena verso la città, prontamente inseguito dalla mandria di grimm che da dietro falciava i più lenti, dall'alto calavano nei panni di orrendi volatili per sfondare crani con i becchi deformi o afferrare le vittime per poi lasciarle cadere, e dai lati attaccavano con violenza la fila di fuggitivi mandandone a terra decine che poi procedevano ad uccidere per calpestamento.
Ma quando l'orda di uomini terrorizzati sfociò in città iniziò a sparpagliarsi in ogni direzione, dando ai grimm una vasta scelta su da che parte portare la morte.
Purtroppo le telecamere mostravano al massimo la strada fuori dai cancelli, e non ebbi modo di sapere cosa sarebbe successo da lì in poi, ma potei notare sparuti gruppi di prigionieri con un minimo di esperienza in combattimento tenere testa a qualche grimm in disperati scontri singoli.
Arretrai davanti a quelle visioni di morte che avrebbero infestato i miei incubi per le notti successive, e in un attimo tutti i presenti si strinsero attorno a me.
<< Portaci fuori adesso, abbiamo visto abbastanza sangue. >> sussurrò Jack, che di colpo sembrava aver perso tutta la sua aggressività.
E così feci: afferrai le loro mani e assieme corremmo fuori dalla stanza e dal corridoio, attraversammo il muro che dava sull'esterno e saltammo giù dall'edificio, poi senza nemmeno guardarci intorno percorremmo tutto il cortile della prigione, guardandoci bene dall'attraversare l'ingresso principale.
Ben presto fummo fuori dal perimetro della prigione, e i grimm rivelati inizialmente dalle telecamere erano ormai spariti, gettatisi all'inseguimento dei detenuti.
Disattivai la mia semblance e quasi caddi a terra, evitai l'impatto all'ultimo protendendo le mani in avanti e mi presi qualche secondo per riprendere fiato.
Mi sentivo sfinito, ma i disagi erano appena cominciati.
I miei compagni di viaggio aspettarono che mi riprendessi, ma appena tornai in piedi individuai con la coda dell'occhio quella che doveva essere un'armatura militare sporca di sangue.
Combattendo contro me stesso riuscii a non voltarmi a osservarla, o, e ne ero certo, mi sarei vomitato addosso.
<< Andiamo? >> chiese uno Jack costantemente spazientito.
<< Un momento. >> tirai fuori lo scroll e attivai l'applicazione per il rilascio dell'armadietto, sperai che funzionasse, e che i miei amici notassero la sua assenza, sarebbe stato carino dargli un segnale... o forse no, visto che le ultime informazioni che avevano sicuramente ricevuto su di me erano che ero stato arrestato dopo aver aggredito e ferito (e, Oum, forse mortalmente) delle persone innocenti, e di certo sarebbero stati ancor meno felici di rivedermi se avessero saputo come io e la mia comitiva eravamo evasi dalla prigione.
Dei, pensai, con quale faccia mi aspetto di tornare da loro?
Dopo appena un minuto e mezzo, vidi una struttura metallica rettangolare precipitare in mezzo al brullo cortile della prigione e conficcarsi nel terreno giallastro, lo sportello si aprì in automatico, e come speravo, la mia Mizerie era ancora lì.
Non che fossi ansioso di confrontarmi con dei grimm, a dirla tutta contavo di rifugiarmi dietro i miei compagni ora che la mia parte del lavoro l'avevo fatto, ma quei quattro non erano parecchio più affidabili di me...
<< Bell'arma, ti sei divertito a giocare al finto eroe? E mi spieghi come diamine ti hanno preso? >>
Tirai fuori Mizerie assieme alla fascia a cui era assicurata, sotto la quale feci passare il braccio sinistro per poterla indossare, maneggiai nervosamente con la maniglia della fascia per assicurarmi che il tutto si reggesse a dovere, poi guardai indietro per verificare.
Fortunatamente, il manico di Mizerie era dove doveva essere, pronto a essere sfilato via per entrare in azione, anche se, a dirla tutta, in quel momento ero tutto meno che desideroso di farne ricorso.
Pregai mentalmente che il mio piano di utilizzare il corpo di Ivan come scudo poggiasse su una solida base.
<< Bene, andiamocene prima che ne arrivino altri, il nostro accampamento è nella foresta a nord, quella dagli alberi rossi, lì troveremo il mio capo, se ve lo chiedete, siamo nella zona sud del distretto industriale... quindi ci aspetta un po' di strada. >>
Guardai Laszlo, alla fine non avevo né accettato né rifiutato l'offerta, ma che scelta avevo in quel momento? Attraversare la città da solo per arrivare a Beacon?
Rischiare di morire per arrivare lì e trovare i miei... compagni di scuola morti, o carichi di disprezzo per il crimine che avevo commesso davanti a Brienne mezza giornata prima?
Certo, ero sotto un'illusione, ma come diamine glielo avrei spiegato?
E quello che avevo fatto adesso invece?
Sarei stato veramente in grado di guardarli in faccia? Io potevo accettare di gettare chissà quante persone in pasto ai grimm, ma loro?
E se anche fossi arrivato, a che cosa sarebbe servito se non a farmi ammazzare, o a farmi arrestare di nuovo?
Se e quando fossi arrivato vivo fino a Beacon, che era tutto dire.
Decisi che non volevo scoprire cosa ne avrebbero pensato, né che per farlo valeva la pena rischiare di farsi divorare dai grimm.
Forse quando tutto questo si sarebbe risolto (ammesso che esistesse soluzione ad un'invasione di grimm su vasta scala come quella che si era verificata in quel fatidico giorno) mi sarei potuto far rivedere... ma forse sarebbe stato ancora peggio che non presentarmi adesso, quando ogni paio di braccia libere poteva dare una mano.
Ci pensai, ma l'immagine della corazza svuotata dalla carne che rivestiva come un guscio di lumaca a cui viene risucchiato via il viscido ospite balenò nella mia mente con la forza di una martellata, scossi istintivamente la testa come a gridare “No, non voglio!”.
Realizzai in quel momento che non importava quanta strada avessi fatto fino a quel momento, non avevo la forza di affrontare la morte per raggiungere i miei amici.
Non ne avevo per niente la forza.
<< Sì, facci strada. >>
Il mio vecchio compare di orfanotrofio sorrise, ma come sorriderebbe una iena prima di spolpare una carogna vecchia di mesi.
O era solo la mia immaginazione?
<< In marcia allora, non credo di voler fare una fine simile a quell'armatura svuotata. >>


<< Morte agli umani! >> i membri della White Fang caricarono con tutto l'odio che erano in grado di mettere nelle gambe, ma la loro corsa ebbe vita breve.
Deryck, più minaccioso lui da solo di tutti quei criminali con le maschere da grimm, frantumò la grossa vetrata del negozio vicino con un pugno, causando una cascata di schegge vetrose che la Vindr non tardò a sospingere con la propria semblance contro gli assalitori.
La cascata si trasformò così in una pioggia di morte, e la carica dei fauni si arrestò contro la scarica di vetro tagliante, chi era in prima linea venne brutalmente sospinto all'indietro con le schegge che passavano attraverso la stoffa e le protezioni leggere come proiettili, ma le uniche ferite mortali le subì chi venne colpito al collo o agli occhi.
Le file più arretrate se la cavarono a costo di farsi martoriare le braccia, ma non era che l'inizio.
Due frecce scoccate da chissà dove esplosero in mezzo agli attoniti fauni liberando una densa nube di fumo che lasciò presto tutti disorientati, ma quelli dotati di occhi particolarmente resistenti ebbero modo di vedere la loro fine abbattersi su di loro nei panni di una mazza ferrata dagli spunzoni violacei brandita da un ragazzone con la giacca in pelle.
La maglietta nera col teschio sembrava evidenziare ironicamente il pericolo che correvano i suoi nemici, anche se in pochi ebbero modo di notare il dettaglio prima di finire a terra con la mascella rotta e qualche dente in meno.
<< Se non stessimo combattendo la più grande emergenza grimm dalla fondazione dei regni troverei questa situazione un vero spasso! >> gridò Max Welker, uno dei ragazzi più forti di tutta Beacon mentre mandava a schiantarsi contro un muro l'ennesimo aggressore.
Notò in poco tempo di essere circondato, ma anziché scoraggiarsi non riuscì a smettere di sorridere mentre, sfoggiando una destrezza non comune rispediva al mittente ogni affondo effettuato dai suoi avversari, per poi contrattaccare inaspettatamente a mani nude.
I nemici vennero spinti indietro uno ad uno, apparentemente senza troppi danni, ma quando provarono ad andargli addosso, caddero uno ad uno come privati di ogni energia residua.
<< Come? Di già? Dovete avere un'aura proprio debole per farvi ridurre così dalla mia semblance... >>
Non notò quasi un beringel particolarmente grosso in procinto di schiantarsi su di lui, ma prima che il bestione potesse raggiungerlo si ritrovò come sospeso a mezz'aria, eppure si muoveva, solo che la sua caduta si era fatta misteriosamente più lenta.
Ma la visione fantastica e orripilante al tempo stesso durò solo una manciata di secondi prima che una rapida terzina di proiettili si abbattesse sull'enorme viso del grimm cancellandolo dall'esistenza pezzo per pezzo.
<< Non pensi alla tua di aura?! >> lo rimproverò Orion dal tetto su cui si era rifugiato assieme a Ilian, il loro fuoco di copertura incrociato stava procedendo da almeno mezz'ora nel tentativo di tenere grimm e militanti della White Fang fuori dai cancelli di Beacon, sebbene non potessero impedire che il nemico penetrasse da altre direzioni.
<< La tua semblance si attiva quando rimani con poca aura, se sei stanco dovresti arretrare un po'! >>
<< E perdermi il divertimento?! >> replicò Max sfondando il cranio di un rattle con la propria mano, o almeno così doveva sembrare a chi stesse assistendo allo scontro da una prudente distanza e non avesse lo stesso occhio di falco di Orion, in realtà la mano non incontrò mai la sudicia testa del mostriciattolo, ma bastò che questa entrasse in contatto con l'aura del cacciatore per finire disintegrata.
Questo era l'effetto che la semblance di Max aveva sui grimm, creature senza un'aura da indebolire come esseri umani e fauni, ma che la sua arma segreta, “l'avvelenamento”, puniva mirando alla loro diretta distruzione.
Sorrise finché non riuscì ad afferrare un secondo piccolo grimm che ebbe invece l'accortezza di non cercare di passargli proprio sotto al naso, ma anche quella sfortunata creatura non fece molti passi prima che un disco dorato circondato da acuminate lame bianche gli rotolasse davanti e poi attraverso, segandolo in due nel tempo di un respiro.
<< Tranquillo, quando ti sarai ripreso ce ne saranno ancora... >> lo consolò Giada prima di oltrepassarlo di una decina di metri e girare su se stessa, facendo roteare in senso orario il disco alla mano destra e in senso antiorario quello alla mano sinistra.
In un attimo i grimm, che avevano sostituito i fauni nell'aggressione ai cancelli si ritrovarono aperti in due sezioni dai letali yo-yo della studentessa.
Nel mentre che i due dischi letali tornavano al loro posto, la sorella adottiva Amber si lanciò in avanti trapassando con la propria lancia a doppia lama un ursa pronto a fiondarsi contro la proprietaria degli yo yo.
Mentre alla sua destra la Vindr infilava la lama della sua lancia nel collo di un bestione simile, e alla sua sinistra l'inquietante Vos sfondava il petto di un terzo grimm.
Poi, assieme, i tre saltarono all'indietro mentre Amber divideva la lancia in due spade, che presto si trasformarono in fucili, e prese a far fuoco contro la nuova ondata di grimm sostenuta da Ilian dal tetto, mentre Orion si trovava impegnato ad abbattere un piccolo stormo di nevermore, che come avvoltoi si apprestavano a calare sul gruppo di cacciatori.
<< Uff, questi sono i momenti in cui vorrei avere un bazooka. >> sospirò Julia nel mentre che nuovi grimm venivano a sostituire quelli abbattuti dal fuoco di sbarramento della camaleonte e dell'arciere.
Il barrito di un goliath in lontananza sembrò l'ironica risposta al desiderio di Julia.
<< Ma lo fate apposta! >>
Max prese posto vicino a lei con la mazza stretta fra le mani.
<< E poi dite che dovrei riposare? >>
<< Ragazzi! >> il gridò di Orion richiamò l'attenzione dei presenti.
<< Dei White Fang stanno entrando dal tetto, hanno dei grimm con loro, dobbiamo dividerci! >>
I cacciatori sussultarono, tranne Deryck che si limitò a scuotere la testa.
<< Me ne occupo io. >> furono le sole parole che uscirono dalla sua bocca, con un passo all'indietro lasciò la formazione che andò a restringersi ulteriormente e prese a correre verso la scuola.
<< Sicuro? Sono parecchi, non pensare di poterli gestire tutti. >>
Il signor Vos non sembrò particolarmente turbato dall'osservazione di Orion.
<< Può darsi, ma me ne occuperò comunque. >>
Rivolse un'occhiata ai suoi compagni più avanti come per dire “mantenete la formazione, a tutti i costi”, ma probabilmente era solo quello che loro avrebbero voluto sentirsi dire, perché Deryck non aggiunse altro e, ottenuto un tacito accenno da Orion, si diresse di corsa verso la scuola.
<< Se trovi altri studenti, mandane qualcuno qui ad aiutarci! >>
Se Deryck l'avesse sentito o meno con quelle lunghe orecchie che si ritrovava Orion non ebbe modo di dirlo, ma preso il secondo barrito del goliath in avvicinamento bastò a distogliergli la mente dalla questione.
Si scambiò un'occhiata con Ilian.
<< Hai della polvere congelante? >> l'arciere annuì << Devo bloccartelo? >> << Esatto. >> annuì il cecchino << Bloccagli le gambe, a quel punto gli sparo negli occhi, se saremo fortunati cadrà addosso agli altri grimm... >>
Sebbene difficilmente i cacciatori sottostanti avrebbero potuto sentire le parole del cecchino, appena terminò la frase i quattro ragazzi si misero in posizione, Julia e Max in avanti con le armi protese verso il nemico, Giada e Amber poco più indietro pronte a fornire supporto, e infine Ilian e Orion trincerati sul tetto.
L'unico vantaggio: la stretta via avrebbe impedito ai grimm di soverchiarli, dal canto loro si sarebbero impegnati a resistere il più possibile e garantire il rientro degli studenti.
Orion davanti al mare di orrore che stava avanzando verso di loro, dovette concordare mentalmente con Deryck: non poteva permettersi di mandare ulteriori rinforzi a Beacon.
<< Eccoli che arrivano! >>


Il fauno corse a velocità sostenuta per le vie del distretto residenziale di Vale, falciando senza troppe difficoltà i pochi grimm che si erano addentrati in zona: l'ottimo lavoro di Orion e gli altri aveva allentato la pressione nemica sul circondario, consentendo alle poche guardie di mantenere un minimo di controllo assieme ai militari giunti di Atlas.
O almeno così sarebbe potuto accadere se quei maledetti robot atlesiani non si fossero rivelati ostili a ogni essere umano nelle vicinanze, opera che non poteva non attribuire alla misteriosa donna che aveva parlato al pubblico in seguito alla distruzione di quell'altro robot travestito da umano: Penny Polendina.
Ma a Deryck non importava molto di cosa stesse accadendo attorno a lui, delle urla o dei combattimenti, continuò ad avanzare verso l'accademia, sollevando la pesante alabarda come se stesse sollevando una piuma.
L'arma si abbatté con malagrazia su grimm e robot mentre la corsa verso i cancelli di Beacon non rallentava di un secondo.
L'ultimo robot lo ridusse ad un ammasso di latta informe lanciandolo contro il muro con una violenta spallata caricata ad aura, poi proseguì verso i cancelli.
Eccovi qui.
Arrestò la corsa e prese a camminare, dietro i cancelli spalancati poteva vedere ciò per cui era venuto: i membri della White Fang avevano invaso il cortile, mandando i grimm a scorrazzare allegramente a giro per fare strage di aspiranti cacciatori, perlopiù barricati dentro gli edifici.
Così i fauni potevano godersi il loro trionfo, pronti ad assalire l'edificio principale o ad andare a caccia di studenti disarmati.
A guidarli, un energumeno in motosega: grosso, tatuato e con una maschera personalizzata.
Decisamente riconoscibile come ufficiale.
Deryck si fermò per un attimo ad ammirare il cortile invaso, poi oltrepassò il cancello senza troppa fretta, anzi, tenendo la grossa alabarda appoggiata alla spalla come l'ascia di un boscaiolo che si appresta ad andare a tagliare tronchi.
Inutile dire che l'attenzione dei fauni si spostò subito su di lui, e in particolare sulle lunghe orecchie da coniglio che tanto stridevano con il suo aspetto così poco rassicurante.
Il tenente fece segno ai suoi uomini di stare fermi e si avvicinò rapidamente al nuovo arrivato.
<< Non sembri ansioso di combattere. >>
Il coniglio nero inclinò il collo guardando il capo dei fauni come se non avesse capito cosa gli era stato detto.
<< Certo che lo sono capo, mi sono assicurato che non vengano rinforzi per i cacciatori. >>
Se non avesse avuto la maschera, adesso sarebbe stato quell'energumeno a guardare Deryck come se fosse un po' suonato, ma si limitò ad annuire.
<< Bene, allora posso lasciare pochi uomini ai cancelli, ben fatto. >>
Detto questo si rivolse ai suoi uomini.
<< Allora? Chi ha voglia di massacrare un po' di umani con m- >> la frase morì nello stesso istante in cui la punta lorda di sangue sbucò fuori dal petto assieme ad un abbondante fiotto rossastro, dopo avergli trafitto la schiena e spaccato in due il cuore.
Qualche fauno urlò, in buona parte arretrarono e solo una manciata osò farsi avanti, ma nessuno si decise ad attaccare, nemmeno quando la lancia (ma non era un'alabarda?) abbandonò il corpo ora vuoto del loro leader, che andò ad accasciarsi a terra senza emettere nulla di più un lieve rantolo.
Dietro la carcassa, il coniglio nero reggeva la lancia lorda di sangue, un po' gli era cascato sul gilet, ma la cosa non sembrava affatto turbarlo.
<< Traditore! >>
Poi, una giovane voce ruppe l'incantesimo mentre un altrettanto giovane corpo si lanciava contro il finto alleato, altri due lo seguirono, decretando la ripresa dello scontro.
Le grandi orecchie del fauno captarono presto il suono dei passi e la distanza degli aggressori, il lanciere non si scompose e ruotò rapidamente il torso per eliminare la minaccia più immediata, la lancia cambiò forma creando una piccola scure sull'estremità dove prima vi era la lama che aveva trafitto il bestione a capo dei fauni, e la scure si abbatté sul viso del primo avversario mandandolo a terra, in una pozzanghera scarlatta di sangue e denti.
Abbattuto il primo, il fauno ruotò ora nel verso opposto, e l'asta si accorciò nuovamente tornando alabarda, alabarda che devastò il fianco del secondo avversario, spezzandogli la colonna vertebrale e mandandolo a terra fra urla e gemiti.
Quando il terzo arrivò alle sue spalle l'arma cambiò ancora forma, la mano di Deryck reggeva sempre il manico, ma l'asta si era formata nella direzione opposta, trafiggendo nuovamente nella sua forma di lancia il polmone dell'aggressore.
Deryck in tutto ciò si espresse con un basso mormorio, appena udibile dai suoi avversari.
<< Non devo nemmeno sforzarmi ad azzerarvi l'aura. >>
Terminata la pausa il coniglio nero scatto in avanti, travolgendo un nuovo bersaglio con la stessa spallata che appena cinque minuti prima aveva testato su quel robot di Atlas, e ritagliatosi uno spazio fra le linee nemiche, non dovette far altro che effettuare una violenta spazzata attorno a sé.
Quando ebbe finito altri tre corpi giacevano a terra, e quando calò la lama verso il fauno che aveva abbattuto prima, il conteggio arrivò ad un totale di otto nemici abbattuti.
L'arma era già lorda di sangue, ma questo non lo fermò dallo spingersi in avanti e falciare il nono, il decimo e l'undicesimo avversario.
Ma quando l'alabarda calò sul dodicesimo questi la respinse con le sole mani, senza tuttavia sbilanciare l'avversario.
Il numero dodici sembrava decisamente più anziano di molti altri, e la grossa coda da tanuki sembrava suggerire una provenienza mistraliana, sebbene la biologia dei fauni non conoscesse simili regole, o almeno lui non si era degnato di approfondirle.
Ciò che invece dichiarò la sua discendenza mistraliana fu la posa da artista marziale che adottò davanti al fauno in nero.
Allora ne hanno portato qualcuno decente.
Senza farsi scoraggiare, il fauno in nero mutò nuovamente la forma dell'alabarda, sta volta la resistente lega metallica che la componeva si avvolse attorno ai suoi pugni, ricoprendo la carne del fauno come piombo fuso, aderendo alla sua pelle e prendendo la forma delle sue mani, come un guanto di lattice.
Ma invece che di due guanti di lattice, Deryck si ritrovò provvisto di due pesanti guantoni di metallo, e non aveva il minimo problema a sollevarli.
A sollevarli e ad usarli con efficacia mortale.
Scattò in avanti con la furia di un temporale, e abbatté i suoi pugni sull'avversario.
Un gancio testò le sue difese, e un montante sinistro i suoi riflessi, come pensava, l'avversario non era decisamente un grande pericolo, e con una finta (e parecchia forza bruta) Deryck riuscì a spezzare la sua guardia e a colpirlo sotto al mento, il collo emise un sonoro crack mentre il corpo volava lungo il campus.
<< E siamo a dodici. >>
Il tredicesimo non aspettò nemmeno la fine della frase per caricare il nemico di lato, si ritrovò il cranio fracassato dal guantone metallico del fauno.
Insensibile alle urla e ai gemiti, Deryck avanzò ancora, aveva appena iniziato.
Scattò in avanti con i suoi tirapugni, che non tardarono a sporcarsi di sangue, materia celebrale e frammenti d'osso, mentre con una velocità sempre più incalzante aumentava il conto delle sue vittime, fra ossa frantumate e crani spappolati.
L'uragano di velocità e forza bruta si fece strada fino all'ingresso, se c'era un militante della White Fang che poteva fermarlo, ormai giaceva in una pozza del suo stesso sangue con un foro sul petto e sulla schiena, e sebbene si notasse la presenza di veterani fra le file nemiche, il livello generale era decisamente scarso, sopratutto senza l'apporto dei grimm, incautamente sguinzagliati per l'accademia.
Un robusto avversario armato di scudo cercò di bloccare la sua carica, ma Deryck lo aggirò senza difficoltà e gli spezzò la schiena con pugno in mezzo alle scapole.
<< Traditore! >> un altro tentò un affondo con la lancia, il coniglio nero deviò il colpo della destra e colpì il petto dell'avversario con un gancio sinistro, il corpo del fauno si schiantò sul terreno e rimbalzò pateticamente con un pesce fuor d'acqua.
Un agile e forte fauno dotato di due lunghe spade riuscì a parare il pugno di quella macchina assassina, ma nel giro di un secondo tre lunghi spuntoni fuoriuscirono dal guanto e aggredirono la faccia dello sfortunato avversario, che cadde a terra privo della propria vita e dei propri occhi.
I nemici si dileguarono in fretta mentre i primi grimm accorsero in aiuto dei loro alleati, Deryck aveva rinunciato a chiedersi come fossero stati in grado di domarli e riforgiò l'alabarda.
In poche violente spazzate la strada era di nuovo libera, e Deryck l'avrebbe imboccata subito se un lamento soffocato non fosse giunto alle sue orecchie.
Si guardò indietro, e notò che uno degli avversari, quello che aveva fatto rimbalzare a terra come un patetico pesce, respirava ancora, sebbene a fatica.
Raggiunse il corpo martoriato senza troppa fretta, quel pugno aveva schiacciato la cassa toracica contro i polmoni, così che le costole li trafiggessero, cosa che la tosse sanguinolenta dell'avversario sconfitto non tardò a confermargli.
Arrestò il passo proprio di fronte a lui, il bastardo se ne stava a pancia all'insù, in modo che la gravità finisse il lavoro iniziato dal fauno.
Un uomo sulla quarantina con le orecchie canine, ancora atletico nonostante l'età, lottava per togliersi la maschera prima che il dolore lo portasse all'incoscienza, e poi alla morte.
Deryck lo avrebbe lasciato volentieri agonizzare, se il moribondo non avesse suscitato la sua attenzione con sole sei parole.
<< La tua faccia... l'ho già vista. >>
Il fauno in nero rimase a guardarlo, senza negare a confermare.
Lui si ricordava di aver visto quel vecchio con le orecchie canine?
Difficile dirlo.
<< Pensavamo... fossi morto, lo pensavamo tutti. >>
<< Non avevate tutti i torti. >> fu la risposta che Deryck, in tono neutro, diede al fauno morente.
<< In un certo senso un Deryck morì quel giorno, se ti rende il trapasso più facile, pensa a me come a un fantasma vendicativo. >>
Senza aggiungere altro, voltò le spalle al corpo martoriato, lasciandolo alla sua morte.
Quando entrò nell'edificio principale poteva sentire i combattimenti, le urla, e le fiamme di quello che doveva essere un incendio in corso.
Se era fortunato, si sarebbe imbattuto in altri di quei bastardi in bianco intenti a fuggire dalle fiamme, e in uno stretto corridoio difficilmente se ne sarebbe lasciato scappare qualcuno.
Pregustò già il piacere del massacrò, e si fece strada fra quelle che nei giorni avvenire sarebbero diventate le rovine di Beacon.
La sala d'ingresso, ampia e un tempo splendente, mostrava i segni dell'assalto dei grimm: armi abbandonate, macchie di sangue e graffi sui tappeti e le pareti rendeva ben chiaro come la zona fosse stata teatro di scontri.
Il fauno non si fece impressionare e si diresse verso la sala mensa, l'unica stanza abbastanza grande dove gli studenti avrebbero potuto barricarsi per resistere efficacemente, e dove gli studenti resistevano, avrebbe trovato membri della White Fang e grimm ad assediarli.
Si chiese se qualche aspirante cacciatore avrebbe avuto da ridire qualora si fosse messo a sfondare crani e dividere corpi a suon di alabarda.
Scacciò quel pensiero come una mosca fastidiosa e avanzò, o almeno fece per farlo, perché un violento rumore di passi, pur ovattato dal crepitare delle fiamme e dalle urla in lontananza si fece strada verso la sala, sbucando fuori proprio dal corridoio che avrebbe portato il fauno in sala mensa.
Deryck non poteva sapere se a farsi vivo sarebbe stato un amico o un nemico, ma l'aura che avvertiva (superiore agli scarti maciullati poco prima) era quella di una persona pronta a combattere.
Dunque, era il caso di farsi trovare preparati.
Con un balzo Deryck saltò sui gradini che portavano ai piani superiori e si mise in posizione, a giudicare dall'intensità dell'aura, il nuovo arrivato doveva aver attraversato un combattimento ed era pronto a battersi ancora, quindi con un po' di fortuna non si sarebbe accorto dell'aura del fauno, il quale non tardò a mascherare come meglio poteva.
Poi prese posizione fino a quando il nuovo arrivato non sbucò dal corridoio assieme e due fedeli tirapiedi, che presto raddoppiarono il loro numero con lo sbucare di altri combattenti.
Le preghiere di Deryck, ammesso che ci fosse un dio disposto ad ascoltarle, sembravano essere state udite.
Nero e rosso, così era apparso sotto gli occhi di Deryck, circondato da quattro uomini fidati, quello che doveva essere il capo degli invasori della White Fang: le corna da toro erano una via di mezzo fra i colori che componevano il suo outfit: blazer nero ma foderato di rosso all'interno, con una maglia rossa a sua volta e pantaloni scuri.
Anche i capelli, come le corna, mostravano quell'insana combinazione di colori quasi da far confondere il suo tratto da fauno all'interno degli stessi.
Infine, per scongiurare ogni dubbio, la maschera personalizzata diceva più di qualsiasi altro dettaglio che doveva essere lui a capo dell'attacco, ed a giudicare dalla sua aura, avrebbe offerto una sfida più impegnativa rispetto allo scimmione con la motosega.
Eccitato dalla prospettiva di privare la White Fang di un ufficiale, e sopratutto di un combattente un minimo capace, il fauno si preparò al balzo.
E quando il drappello di fauni si trovò al centro esatto della sala d'ingresso, Deryck scattò contro le ignare vittime.
Un cozzare di metallo contro metallo riecheggiò nell'aria, segnando l'inizio dello scontro.
   
 
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