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Autore: beechleaf    18/01/2020    0 recensioni
[the silence of hollowind]
“The Dirt of Laydust” è un progetto Homemade nato dalla passione di alcuni ragazzi per il Gioco di Ruolo “The Silence of Hollowind”, manuale di ambientazione edito da The Evil Company, basato su un’America anni ’30 popolata da ogni genia tipica del mondo Fantasy. The Dirt of Laydust nasce come “conversione” del mondo di gioco che si è sviluppata attraverso le campagne casalinghe, in chiave più narrativa. Le vicende raccontate parleranno di personaggi creati durante la campagna o inventati a scopo narrativo, ripercorrendo più o meno fedelmente la storia che i giocatori si erano inventati durante la creazione personaggio o che si è delineato durante ogni avventura. Il mondo di gioco è quindi quello di The Silence of Hollowind, modellato a piacimento per rendere più funzionale o fruibile il prodotto
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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CAPITOLO 5 -  al n°3 di Gentle Street
 
Elmorn sentì la pesante porta di legno dello studio di Iphilbor chiudersi, poi più nulla, il silenzio della stanza di attesa era spezzata solo dal ronzio nella testa di Elmorn, le ultime notizie lo avevano sconvolto. 
Agente, se una leggenda come il Capitano ti ha voluto con noi devi essere una specie di super-soldato> aveva parlato Abrìl, rompendo il silenzio, mettendo enfasi sulla parola “Agente” con un vago sentore di disgusto nella voce.
disse Butch mettendosi tra Abrìl e Elmorn. Sia Butch che Abrìl si guardavano in cagnesco, Henry invece sorrideva, anzi era quasi divertito.
Henry prese la spalla di Elmorn con una mano e lo condusse verso la Hall .
Elmorn non sapeva come rispondere, per quanto la domanda fosse semplice e chiara la risposta non lo era affatto. . Elmorn si trovava a disagio ogni volta che doveva spiegare le proprie mansioni, lui si era sempre ritenuto un’eccezione: in pochi hanno la fortuna di diventare Glifisti di stato, e praticamente nessuno dopo esserci riuscito si diletta nello studio di una nuova materia, come l’ingegneria.
Tuonò  Henry.  L'agente Henry era davvero di ottimo umore.
Raccattati i due agenti, tutta la squadra salì su una volante della polizia, una Cadillac nera pece, verso la casa di Jonathan Swith. 
diceva Henry   Al posto di guida sedeva Henry e Elmorn, al suo fianco, non potè non notare la guida “sportiva” e la totale noncuranza delle norme di sicurezza stradale. Già stava rimpiangendo la sua bellissima auto, guidata dal suo autista personale, quando Henry inchiodò davanti ad un vecchio palazzo in mattone. Butch non sembrava infastidito dalla corsa ad ostacoli che aveva guidato Henry e Abrìl era troppo indaffarata a limarsi le unghie per accorgersi di qualunque cosa. 

L’aria era umida e pesante, e i pochi metri di vialetto bastarono al gelo di dicembre per accoltellare i polmoni di Elmorn. Henry fece cenno ad Abrìl che scomparve diretta verso il retro dell’abitazione, e a Butch che si mise al lato della porta d’ingresso con la rivoltella in mano pronto ad intervenire. 
disse Henry bussando per tre volte sul portone di legno. .
Nessuno rispose.
Nessuno rispose per ben un minuto.
Bastò un cenno del capo di Henry e un calcio ben assestato di Butch per entrare nell’abitazione. I tre agenti entrarono in quello che è definibile un piccolo salotto: nella stanza vi erano una libreria, un tavolino, una radio e un paio di divani marrone d’epoca posizionati in modo da avere un rapido accesso ad una vetrinetta con delle bottiglie di superalcolici. 
C'era un po' di polvere sul pavimento, e sui mobili… c'era polvere praticamente ovunque. Vicino al divano, per terra sul tappeto, c'era una bottiglia di bourbon mezza vuota.
Lentamente Elmorn avanzò tenendo stretto sul pugno l'elsa del coltello nascosto in una tasca dell'impermeabile. Più si avvicinava alla porta che collegava la stanza al resto della casa, più sentiva il suo cuore battere a martello e i muscoli irrigidirsi. Aprì lentamente la porta e sbirciò dentro. Vedeva una stanza delle stesse dimensioni della sala, ma sembrava quasi non appartenere per nulla a quella casa tanto era diversa in stile rispetto la sala: era una cucina, polverosa anche lei, ma dall'aspetto molto più ordinato e pulito della sciatta saletta. Elmorn entrando notò che vicino alla zona cottura c'era un calendario, quasi tutti giorni erano pieni degli appunti più disparati riguardanti una comune giornata di un cittadino comune: andare al cinema, visita dal medico, lavoro, andare al circo e così via. Elmorn si appuntò tutti gli appuntamenti del mese di Dicembre su un taccuino, "meglio sapere che ignorare" diceva sempre, ma era più che altro una scusa che si ripeteva per giustificare la sua mania di perfezionismo. Mentre scriveva, si accorse che Abríl era entrata in casa, riusciva a distinguere a malapena cosa stava dicendo nell'altra stanza. 
diceva Abríl
Finito di scrivere Elmorn tornò indietro. 
.
   
 
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