Crossover
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Autore: Saeko_san    24/01/2020    0 recensioni
[Crossover multiverso]
Due amici d'infanzia, provenienti da una terra lontana, si ritrovano nella necessità di cominciare un lungo viaggio per salvare il padre di lui e il villaggio in cui vivono. Il loro viaggio li catapulterà ogni volta in diverse dimensioni, in cui conosceranno Harry Potter e Nihal della Terra del Vento, viaggeranno su Xorax la Sesta Luna, combatteranno a fianco di Eragon e Lily Quench, voleranno assieme a Peter Pan, solo per scoprire nuovi mondi mai nemmeno immaginati.
Lo scopo? Trovare la cura alla Grande Malattia, che Pedro e Taishiro dovranno sconfiggere prima che possa distruggere tutto ciò che hanno conosciuto sino al momento della loro partenza. Avete dunque mai immaginato di viaggiare saltando da una pagina all'altra dei vostri romanzi preferiti? Di volare oltre i confini del mondo e di sconfiggere finalmente le vostre paure di bambini?
Forse siete nel posto (o racconto) giusto: Pedro e Taishiro saranno i compagni di viaggio perfetti per voi e le vostre avventure.
| written between 2005 and 2008 |
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Libri
Note: AU, Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 31:
Frodo e l’Anello
 
Rimasero abbracciati e Pedro cullò l’amica sino a che non si furono addormentati entrambi; non era la prima volta che accadeva, da bambini lo avevano fatto spesso, eppure c’era una nuova sensazione nei loro cuori, qualcosa di più del semplice sentimento d’affetto che li aveva legati sino a quel momento.
Il mattino seguente Frodo venne a svegliarli di buon’ora. Vide i due ragazzi abbracciati, la cena lasciata in disparte e si sentì assolutamente fuori posto, come se stesse invadendo la loro intimità. Poi si accorse che gli occhi della ragazza era gonfi di pianto; doveva evidentemente essere successo qualcosa. Spostò il suo sguardo verso il tronco dell’albero e vide un bastone molto bello, intagliato ad arte, con intarsi lungo tutto il fusto, sicuramente più artistici del bastone magico di Gandalf, e sulla sua cima era incastonato un anello. Si avvicinò ad osservarlo meglio. Era L’Anello, l’Unico, lo stesso Anello di Sauron. Come era possibile? Aveva visto quando Gollum era caduto dal dirupo verso la lava bollente, portandosi via il suo dito con l’Anello; si fissò la mano mancante di un dito e sussultò ancora, mentre si voltava a guardare nuovamente il piccolo cerchio d’oro sulla cima del bastone. Si accorse però che qualcosa era diverso, molto diverso dalla sensazione data dall’Anello, dalla sensazione che ricordava di aver provato per tutta la durata in cui quel malefico oggetto era rimasto appeso al suo collo, come un fardello piccolo ma enorme da portare.
L’hobbit deglutì; la sensazione che quell’oggetto gli dava era tutt’altro che negativa. Scosse la testa, si voltò e decise di svegliare i due ragazzi, che ancora assonnati chiesero da mangiare. Era dalla mattina precedente che non mangiavano.
 
 -Veramente, ieri sera vi è stata portata la cena-.
 -Quando?- chiese Pedro, stropicciandosi vistosamente gli occhi.
 -All’incirca mezz’ora dopo che io vi ho lasciati qui sotto- risposte Frodo, sorridendo appena.
 -Ah, non ce ne siamo accorti. Forse ci eravamo già addormentati- disse Taishiro con fare vago ed evasivo.
 
Ci fu un attimo di silenzio, vistosamente imbarazzato per tutti e tre. Mantenendo lo sguardo basso, i ragazzi decisero di addentare qualcosa dal vassoio della sera precedente
 
 -Sapete, sono molto belli i vostri pugnali. Posso vederli?-. Anche il tono dello hobbit sembrava leggermente evasivo.
 -Certo-.
 
I due ragazzi estrassero i pugnali dai loro foderi e li mostrano a Frodo. La lama era tagliente, brillava alla luce del sole come un gioiello, era dura come il mithril, il metallo che sembrava argento e che era indistruttibile, metallo lavorato dalla più antica arte dei nani. Eppure quella lama era nera e trasparente al tempo stesso, quasi fosse fatta di vetro. Che materiale era? I ragazzi dissero che si trattava di cristallo nero, il materiale più duro e resistente di tutto il Mondo Emerso. L’elsa del pugnale di Taishiro era d’argento e c’era un bassorilievo di un dragone nero, anch’esso assai lucente, al posto degli occhi del drago c’erano due smeraldi. Poi spostò la sguardo su quello di Pedro; la lama era uguale a quella del pugnale dell’amica, ma l’elsa e l’impugnatura erano diverse. Era d’oro e al posto del drago era stata riprodotta un’aquila che spiccava il volo. Al posto degli occhi v’erano due rubini.
 
 -Sono bellissimi- si lasciò sfuggire, poi.
 
Difficilmente aveva visto cose di fattura così bella, a meno che non fosse prodotta dagli elfi. Mentre mangiavano, Pedro lasciò correre lo sguardo sulla stanza-albero e vide l’Ilv.
 
 -Dove avete trovato l’Ilv?- chiese.
 -Che cosa è l’Ilv?- disse il loro nuovo compagno, mentre li guardava mangiare.
 -Il nostro bastone- disse indicandolo.
 -Era accanto a voi e ai vostri cavalli quando siete caduti dal cielo. Oggi andremo a trovare i vostri animali e poi ci spingeremo verso le montagne-.
 
Cercò, lo hobbit, di non incontrare lo sguardo dei due stranieri, come se temesse che potessero capire il tumulto che la vista di quell’antico gioiello posto sulla cima dell’Ilv aveva scatenato all’interno del suo animo.
Dunque Frodo si alzò e i due ragazzi fecero lo stesso. Scesero la scala di corda e si incamminarono per il bosco.
 
Taishiro aveva portato con sé l’Ilv. Il pugnale le pendeva dal fianco e la gonna verde svolazzava silenziosa mentre camminava, come se avesse vita propria. Avanzavano in fila indiana. Frodo avanti, Taishiro al centro e Pedro per ultimo. Continuava a guardare Taishiro e a pensare alla mattina che si erano svegliati in quel posto fantastico e strano. Dove avrebbe mai trovato il coraggio di dirle ciò che provava, ciò che ormai era diventato troppo grande per poter essere contenuto nel petto a vita? Era una cosa che sembrava impossibile; ogni volta che i suoi occhi verdi fissavano quelli scuri di lei, egli si sentiva sprofondare.
Come farò?” pensava sempre più in preda ad un panico interiore, tutto suo, infinito. Già si immaginava lei che lo guardava con compassione e dolcezza, come solo lei sapeva fare, ma che gli diceva che voleva solo essere sua amica, di non aver interesse per cose di quel genere. Eppure nello stesso tempo si immaginava una grande cerimonia di matrimonio come quelle che aveva visto fare a Tabauni al momento dell’unione tra due innamorati. Ringraziava che non fossero in un universo in cui le persone comunicavano solamente tramite pensiero (come su Xorax) e che nessuno attorno a lui fosse un abile legilimens, altrimenti sarebbe stato spacciato.
Taishiro, da parte sua, si sentiva osservata. Era sicura che Pedro la stesse fissando e i capelli sciolti sulla schiena servivano poco a nascondere quella sgradevole sensazione. Perché ultimamente il suo amico si comportava in modo così strano? Non se ne capacitava, eppure era sicura che non fosse posseduto da spiriti d’alcun genere. Voleva bene al suo compagno, ma cominciava a sentirsi a disagio quando lui accorciava le distanze fino a farle diventare sin troppo vertiginose. Ultimamente le batteva più forte il cuore, tanto da rimbombarle nelle orecchie, quando Pedro era accanto a lei. Quando l’amico l’aveva vista per la prima volta meditare si era sentita tremendamente in imbarazzo e invece il ragazzo si era messo a ridere e lei si era sentita sollevata; la mattina precedente, quando Pedro si era avvicinato così tanto al suo volto, si era sentita fremere in tutte le membra, mentre un brivido le attraversava veloce la spina dorsale, e allora aveva aperto gli occhi; quando quella notte avevano dormito abbracciati si era invece sentita al sicuro, protetta. Faceva difficoltà a comprendere che tipo di sentimento stesse sviluppando, ma di una cosa era certa: andava ben oltre la pura e semplice amicizia.
 
Arrivarono da Acum e Whailida, le cui briglie erano state assicurate ai piedi di un albero, attorno al quale stavano appoggiate diverse sbarre, a cui erano legate altre cavalcature. I due animali stati trattati benissimo, forse nel modo migliore che ci si potesse aspettare per loro, da quando quel viaggio era iniziato: avevano il pelo lucido, che rifletteva alla perfezione i pochi raggi di luce soffusa che penetravano le foglie degli alberi sopra di loro, e cibo a volontà. Sembravano felici e riposati da tutte le loro fatiche e dai viaggi continui da un mondo all’altro, come se quello fosse realmente il loro luogo d’appartenenza. Dopo che li ebbero salutati insieme agli elfi che li accudivano, sorridenti e leggiadri come i giorni precedenti, i tre si incamminarono verso le montagne. A metà mattinata arrivarono alle loro pendici e si fermarono, osservando l’imponenza di quei massicci. La camminata non era stata faticosa, però dovevano prendere fiato e coraggio, per poterle scalare.
 
 -Noi arriveremo poco più in alto di qui- disse Frodo –Poi verranno le Aquile a prenderci, ci porteranno ai loro nidi e ammireremo la vista della Terra degli Elfi dall’alto-.
 -Ma cosa c’è oltre le montagne?- chiese Taishiro, osservando dubbiosa le nubi sopra di lei, che coprivano alla perfezione la cima dei monti più alti.
 -Nessuno lo sa con certezza. Tutti quelli che sono andati oltre di esse, non sono più ritornati e alcuni dicono che ci sia un dirupo oltre il monte Fandulos[1], l’ultimo monte prima dell’ignoto-.
 
Si alzarono e iniziarono a scalare la prima montagna, la più piccola. Si chiamava Liada, come aveva detto Frodo ai due ragazzi.
Arrivarono ad un piccolo spiazzo sulla Liada verso l’ora di pranzo e attesero che le Aquile li venissero a prendere. Quando arrivarono, Pedro era un po’ riluttante a salire sul dorso di una di queste. Aveva il timore di cadere nel vuoto. Quando aveva montato un drago come Vesa, c’erano Ido e Taishiro assieme a lui, non era solo.
 
 -Se volete- disse l’Aquila, quasi intuendo il motivo della riluttanza del giovane –Posso reggere più di un ragazzo, se la tua amica è leggera come te-.
 
E così fecero. Taishiro montò dietro a Pedro e lo abbracciò cingendolo in vita. I cuori di entrambi i ragazzi battevano all’impazzata, senza che fossero in grado di comunicare apertamente tra loro. I rapaci si alzarono in volo e arrivarono ai loro nidi sul monte Morwek. Una volta arrivati, mangiarono dell’ottima cacciagione offerta dalle Aquile stesse, padrone di quei massici. Poi si affacciarono dal nido e videro il più bel panorama della loro vita. Davanti a loro c’era tutta la foresta e si vedevano le “stanze” sugli alberi. Poi intravidero la spiaggia nascosta dagli alberi e infine il mare; il sole si stava avviando davanti a loro verso il tramonto (il loro pranzo era stato in pratica un banchetto ed era durato fino al primo pomeriggio). Pedro e Taishiro erano molto vicini; quel paesaggio era incantevole.
 
 -Senti ancora nostalgia di casa?- chiese Pedro all’amica, passandosi una mano tra i capelli.
 -Sì, la sento sempre-.
 -Anche io. Eppure sono contento- affermò dunque lui, arrossendo forse per il sole che li avvolgeva nei suoi ultimi raggi, forse per il fatto d’esser emozionato e basta.
 -Perché?-.
 -Perché non credo che a casa potremmo mai beneficiare di una vista così bella-. Sospirò, trattenendo a stento l’emozione.
 -No, in effetti no. Anche io sono contenta- convenne lei.
 
Detto questo Taishiro appoggiò la testa sulla spalla di Pedro. Il ragazzo diventò ancor più rosso in viso ma non disse nulla. Taishiro aveva capito che Pedro non era un semplice amico; il sentimento che avvertiva doveva essere amore, forse lo aveva sempre amato, e non se n’era mai resa conto, aveva sempre ignorato qualsiasi sensazione di infatua mento provata per il ragazzo, perché egli era sempre stato la sua famiglia, una presenza costante, un fratello; eppure, proprio la sua presenza costante, lo rendeva come l’indizio nascosto di un indovinello, senza il quale è impossibile venirne a capo.
Entrambi si sorrisero a vicenda, senza guardarsi e tenendo gli occhi fissi sul panorama davanti a loro, come se nessuno dei due fosse consapevole dell’espressione dell’altro. Intanto Frodo osservava la scena in silenzio e pensava al suo amico Sam. Chissà se Rosie, il pomeriggio prima del loro matrimonio, aveva agito come Taishiro in quel momento. Un nodo si formò alla bocca del suo stomaco, al pensiero di un amico che non vedeva ormai da più di vent’anni.



 
 
[1] I nomi delle catene montuose sono qui completamente inventati e la loro descrizione, così come quella del nido delle Aquile, non ha nulla a che vedere con quanto descritto da J.R.R. Tolkien nei suoi testi.











Note di Saeko:
et voilà. Mi sembra passata un'infinità dalla scorsa domenica, la settimana è stata piena e forse da qualche parte vedo la luce in fondo al tunnel dei miei problemi, ma sinceramente non voglio cantar vittoria prima di aver effettivamente vinto, per cui lasciamo stare questo discorso.
Siamo in momento cruciale della storia, per quanto possa sembrare privo di senso l'aver visitato la Terra degli Elfi quando i due protagonisti si trovano nell'emergenza di dover trovare al più presto la cura per una piaga che pare stia dando non pochi problemi a Tabauni e all'intera Terra di Tsagumi. Ma Ryuso non fa mai fare nulla senza uno scopo (anche se fin'ora così non sembra), a chi sia giunto sino a qui chiedo di aver pazienza.
Inoltre, avevo necessità di approfondire il rapporto tra Taishiro e Pedro, che diventerà sempre più awkward da qui in poi; e mi piaceva l'idea di rendere Taishiro un po' oblivious rispetto all'intera faccenda.
Beh, per essere arrivati sin qui, arigatou-gozaimasu!
 
Saeko's out!
  
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