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Autore: Stella Dark Star    27/01/2020    1 recensioni
Da alcune settimane Atsushi non si sente affatto bene a causa di fastidiosi attacchi di nausea e un gran sonno. Il motivo è presto spiegato quando Yosano, dopo averlo visitato, gli dice che.....aspetta un bambino!!! Atsushi, ovviamente, sulle prime è sconvolto e impaurito, mentre nell'ufficio dell'Agenzia scoppia il finimondo con le reazioni più disparate da parte dei suoi colleghi! Ma la cosa più importante è: come reagirà Akutagawa quando lo verrà a sapere?
Nota: ho aggiunto un disegno di Atsushi col "pancione"! Spero vi piacerà!
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Atsushi Nakajima, Ryuunosuke Akutagawa
Note: What if? | Avvertimenti: Mpreg
- Questa storia fa parte della serie 'SHIN+SOUKOKU SAGA'
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Akutagawa x Atsushi:
Una dolce sorpresa

 
“Avanti, Atsushi.” Si disse, premendo la mano destra contro il petto, quasi volesse afferrare il cuore e stringerlo per rallentarne i battiti, i quali, oltre a fargli quasi male, gli rimbombavano nelle orecchie con insistenza. Era troppo agitato. Troppo! Prese un lungo respiro. Lo trattenne alcuni istanti mentre chiudeva gli occhi, quindi lo lasciò andare lentamente, immaginando di poter vedere l’aria con la mente. Se si fosse tranquillizzato, non avrebbe attirato l’attenzione.
“Mh.” Un segnale per darsi la spinta.
Riaprì gli occhi e con gesto sicuro afferrò la maniglia e aprì la porta.
“Buongiorno a tutti!”
Nell’ufficio erano presenti solo alcuni dei suoi colleghi, ovvero Dazai, Tanizaki, Kenji e Kunikida. Solo i primi tre risposero al suo saluto. In fondo, non era che una giornata come tante, con le persone che vedeva ogni giorno e con cui ormai aveva instaurato un rapporto che andava oltre il lavoro o l’amicizia. Quella era la sua famiglia.
Entrò con passo un po’ baldanzoso, troppo preso dal controllare la propria espressione facciale. Doveva mostrarsi allegro, così magari nessuno avrebbe notato l’incarnato pallido. Una cosa inspiegabile, comunque, dato che ogni notte dormiva della grossa! Alcune sere fa addirittura si era addormentato mentre faceva l’amore con Akutagawa….e lui si era arrabbiato. Be’, ne aveva diritto, però cosa poteva farci se ultimamente aveva un sonno pazzesco? Meglio non pensarci.
“Ah Atsushi. Dovresti mettere in ordine la documentazione dell’ultimo caso che abbiamo risolto. Ho messo tutto sulla tua scrivania.” Gli disse Kunikida dalla propria postazione.
“Va bene.” Ecco, concentrarsi sul lavoro non lo avrebbe fatto pensare ad altro. E trattandosi di fogli da riordinare, poteva anche stare seduto ed evitare così che gli venissero ancora quei giramenti di testa che lo sorprendevano nei momenti meno opportuni. Si sedette sulla comoda sedia girevole, deciso a fare del suo meglio. Lo sconforto gli si dipinse in volto nel constatare che la documentazione era niente meno che tre contenitori pieni zeppi di fogli messi alla rinfusa.
“Questa giornata non è cominciata come speravo…” Disse tra sé, sentendosi improvvisamente mogio. Ma non doveva abbattersi. Si schiaffeggiò le guance per darsi un po’ di carica e si mise al lavoro.
Nonostante le sue preghiere, andò tutto a rotoli.
Dapprima il senso di nausea era stato leggero, niente di preoccupante, di certo causato dalla tensione che lo aveva divorato prima di entrare in ufficio, ma poi la sensazione cominciò a farsi più invadente. Diede un’occhiata all’orologio appeso alla parete. Era passata poco più di un un’ora da quando era arrivato, ma due abbondanti da quando aveva fatto colazione. Cosa c’era che non andava in lui? Da alcune settimane aveva lo stomaco sottosopra, soprattutto al mattino. Eppure aveva rinunciato sia al riso che alla zuppa di miso per evitare problemi e si era limitato a bere una tazza di latte di soia ben caldo. Com’era possibile che dopo due ore questo stesse ancora navigando all’interno del suo stomaco? Gli venne spontaneo immaginarlo come un mare in tempesta, ondate di latte caldo che sbattevano contro le pareti dello stomaco senza controllo. Si portò una mano alla bocca. Doveva resistere, doveva pensare a qualcos’altro e controllarsi. Con lo sguardo vagò fra i presenti, giusto per controllare che nessuno lo stesse guardando. Non era certo la prima volta che gli veniva un attacco di nausea mentre era in ufficio, però non voleva assolutamente far preoccupare i suoi colleghi. Deglutì e riabbassò la mano, invocando tutte le divinità che gli venivano in mente affinché lo aiutassero a stare meglio. Con una grande forza di volontà tornò a dedicarsi al suo incarico, fino a quando…
“Bleeeeeeeah!!!”
Per fortuna aveva fatto in tempo ad afferrare il cestino delle cartacce che aveva sotto la scrivania. L’unica buona notizia, a dire il vero. Per il resto, fra gli occhi di tutti puntati addosso, il latte di soia che sembrava salutarlo dal fondo del cestino e lo stomaco sfarfallante, era un totale disastro.
“Atsushi, stai ancora male?” Chiese il tenero Kenji con la sua vocina squillante e gli occhioni preoccupati.
“Chiedo scusa. Non è niente.” Cercò di abbozzare un sorriso, con gran difficoltà.
“In effetti stai peggiorando. Le altre mattine almeno riuscivi a raggiungere il bagno.” Aggiunse Tanizaki, sottolineando la serietà della situazione.
“No, è stato un incidente. Forse il latte era scaduto e non me ne sono accorto! Ah ah!” Una risata più falsa non avrebbe potuto farla, ma che scelta aveva?
“Dovresti farti visitare. Non puoi andare avanti così.” Cantilenò Dazai dalla sua sedia, con l’aria di chi sta spiegando un’ovvietà e ne è annoiato.
“N-no, davvero. Non c’è bisogno.” Ormai sudava freddo, doveva trovare il modo per cambiare discorso prima che qualcuno nominasse…
“Yosano può visitarti anche subito, se glielo chiedi. Così risparmierai tempo e denaro.” Non solo Kunikida parlò con tono estremamente serio, ma le lenti dei suoi occhiali rifletterono un sinistro luccichio. Una cosa inquietante!
Atsushi si sentì tremare. Avevano nominato la Dottoressa!!! Era spacciato!!! Non voleva farsi mettere le mani addosso da lei! Ne era terrorizzato! Il ricordo delle sue ‘cure’ gli causava ancora gli incubi. E allora…fuuuuga!!!
“Io v-vado a risciacquare questo cestino! Scusatemi!” Scivolò via dalla sedia come un’anguilla e allo stesso modo si allontanò in direzione del corridoio, ma proprio quando credette di averla scampata, sentì una mano fredda afferrarlo per il polso. Un’aura oscura si stese su di lui ancora prima di voltarsi.
“Yosano… Buongiorno… Io…”
La tanto bella quanto terrificante donna non gli lasciò via di scampo: “Adesso tu verrai con me nel mio laboratorio.”
Per poco non svenne addosso a lei per il terrore.
Kenji, sempre col sorriso sulle labbra e la bontà nel cuore, si occupò di ripulire il cestino e rimetterlo a posto.
*
 
Seduto su di uno sgabello accanto ad un lungo tavolo di metallo, Atsushi continuava a tremare stringendosi le ginocchia al petto. Perché si era messo in quel pasticcio? Aveva sempre avuto paura dei dottori, pur non avendone mai avuto bisogno grazie al potere della rigenerazione, ma quella Dottoressa in particolare lo terrorizzava. Come poteva dimenticare quella volta in cui, per curarlo da ferite molto gravi, lo aveva tagliato con la motosega??? Era consapevole che era l’unico modo perché lei potesse ricorrere al proprio potere, però…con la motosega in mano, vestita solo di biancheria intima e con una luce folle negli occhi era a dir poco spaventosa!!!
“Non voglio non voglio non voglio non voglio…”
“Smettila di frignare come un poppante!”
Atsushi gridò disperato: “Ma io ho paura della motosega!!! Buaaaaaaahhhh!!!”
Yosano sbatté le palpebre un paio di volte, perplessa: “Mh? E perché dovrei usarla? Devo solo visitarti!”
Con la bocca distorta dal pianto e una lacrima a far capolino dalle ciglia, Atsushi chiese speranzoso: “Davvero non la userai?”
“Certo che no, scemo! Ti farò gli esami del sangue e delle urine. Poi, in base ai risultati, vedrò se saranno necessari degli accertamenti.”
Gli occhi di Atsushi divennero due sfere brillanti di gioia.
“Quindi niente motosega?”
“Ti ho detto di no!” Lo rimproverò, torreggiando su di lui, per poi riassumere un’aria professionale. Avendo già addosso il grembiule, si premurò di infilare i guanti di lattice, poi prese un contenitore di vetro da uno scaffale e glielo porse.
“Tieni. Non c’è bisogno che lo riempi tutto, me ne basta metà. Ce la fai?”
Atsushi lo prese, era poco più grande della sua mano quindi non avrebbe avuto difficoltà. Si voltò in direzione della porta, ma…
“Fermo lì. Non c’è bisogno che vai al bagno. Puoi farlo qui. Non vorrei che te la svignassi.”
Inutile dire che Atsushi sentì la vescica restringersi come un palloncino sgonfio e raggrinzito.
“Stai…scherzando? Sei una donna, non posso farlo davanti a te!”
“E chi te lo ha chiesto, idiota!” Puntò un dito in una direzione precisa e specificò: “Mettiti in quell’angolo. Non ti guardo, tranquillo.” E detto questo si voltò per preparare gli strumenti necessari al prelievo del sangue.
Seppur riluttante, alla fine Atsushi obbedì e andò a mettersi in castigo nell’angolo, come da ordini. Abbassò la zip e infilò le dita per afferrare il suo xxx. Accidenti, anche quello si era ritirato per l’imbarazzo. Che vergogna!!! Ora basta, era abbastanza grande per capire quando era il momento di essere seri e ragionevoli. Prese respiro per rilassarsi e urinò nel contenitore senza più farsi problemi di pudore. Yosano in quella stanza era solo una Dottoressa che stava svolgendo quel ruolo con grande professionalità e lui non voleva fare una figura ancora più meschina. Riempito il contenitore un po’ oltre la metà - perché era inutile tenere scorte e dover andare al bagno dopo! -, si risistemò e andò al fianco di Yosano.
“Oh, grazie.” Prese il contenitore e lo coprì con un apposito coperchio di plastica, per poi posarlo sul tavolo, in disparte. Prese la mano di Atsushi e lo trascinò fin sotto lo spruzzino del disinfettante, in ultimo gli porse una salvietta di carta. L’igiene era importante.
“Bene, ora risiediti sullo sgabello, così ti faccio il prelievo.”
Obbediente e tranquillo come mai prima, prese posto e appoggiò il braccio sul tavolo ancora prima che gli venisse detto. La Dottoressa gli mise il laccio emostatico al braccio, quindi procedette con l’inserimento dell’ago a cui era attaccato il tubicino. Atsushi restò in silenzio a guardare il sangue che pian piano si faceva strada nel tubo per poi ricadere in un contenitore lentamente, quasi come il vino versato nel bicchiere da un sommelier. Dopo aver prelevato la quantità necessaria, Yosano gli applicò un cerotto sul piccolo foro del braccio, gli tolse il laccio e disse semplicemente: “Tra un’ora avrò le risposte. Puoi tornare al lavoro.”
Atsushi si alzò dallo sgabello e s’inchinò con rispetto: “Grazie.” Quindi uscì dal laboratorio.
Tornato all’ufficio, riprese posto alla propria scrivania. Sentendosi ancora tutti gli sguardi addosso, accennò un sorriso: “Non volevo farvi preoccupare. Scusatemi. Ora spero solo che Yosano non trovi qualcosa di grave!”
Tanizaki ricambiò il sorriso: “Qualunque cosa sia sono certo che lei troverà il modo di curarti!”
Ed ecco che l’ansia tornò a farsi sentire. Era proprio il ‘modo’ che lo spaventava. In ogni caso, ora non doveva far altro che aspettare.
*
 
“Ma che cosa significa?” Sbottò Yosano, spazientita, china sul microscopio. Ciò che stava guardando era incomprensibile, anzi, era folle! In anni di studi di medicina non si era mai imbattuta in una cosa simile. Era uno scherzo? Già durante i test sulle urine aveva notato qualcosa di strano, ma adesso anche il sangue si stava prendendo gioco di lei! Be’, ovviamente era in grado di capire i risultati, poiché questi erano chiari e precisi. C’era solo una cosa che li rendeva anormali. Atsushi non era una donna, no??? E allora come…? Si spostò dal microscopio e si portò le mani alle tempie. Doveva riflettere non come semplice Dottoressa, ma come Dottoressa con un potere e specializzata nel curare altre persone con poteri. Conosceva a memoria la cartella clinica di ogni membro dell’Agenzia, compreso il Presidente, ma riguardo Atsushi non aveva mai effettuato un resoconto completo, avendolo curato solo una volta. Ma era pur vero che, se avesse avuto qualcosa di strano, lo avrebbe notato fin dall’inizio. Come poteva esserle sfuggita una cosa così? Non aveva idea che il potere di cui era dotato potesse modificare il suo corpo all’interno. In che modo poi? Atsushi invocando la tigre poteva trasformarsi completamente o parzialmente, a sua scelta, ma era improbabile che lo facesse anche in certe situazioni…come dire…intime.
Si schiarì la voce e sollevò un dito: “Due cose sono certe. La prima è lo stato di Atsushi. La seconda è che la tigre che gli dà potere è un esemplare femmina.”
La parte difficile veniva adesso.
“Eh eh…tocca a me dirglielo…eh eh…” Una risatina nervosa era più che giustificata, data la situazione.
Batté il pugno sul tavolo e disse piena di vigore: “Ed è quello che farò!”
Tolse i guanti e li gettò nel cestino, poi andò a rimirarsi allo specchio per controllare che trucco e capelli fossero in ordine. Sorridendo, diede un colpetto col dito alla farfalla del fermaglio che teneva fra i capelli. Un gesto che faceva sempre quando era allegra. Ora era pronta per affrontare la questione. Con passo deciso si diresse all’ufficio e lo oltrepassò senza badare alle occhiate interrogative dei suoi colleghi. Quando giunse alle spalle di Atsushi, lo chiamò con tono autoritario: “Nakajima Atsushi.”
Atsushi tremò dalla testa ai piedi, tanto che quasi scivolò dalla sedia. Quando Yosano fece girare la sedia prendendola dalla spalliera, si sentì spacciato. Quella donna aveva uno sguardo omicida.
“S-sì?”
“Hai idea del guaio in cui ti sei cacciato? Sei così giovane e già devi prenderti una simile responsabilità! Dì, non hai mai sentito parlare di contraccettivi? Questo discorso vale anche per quel cretino di Akutagawa! Siete due ragazzini che fanno cose da adulti, ma restate comunque ragazzini anche se lui ha vent’anni e tu diciotto!!!” Quell’ultima frase gliel’aveva gridata in pieno viso.
Kunikida sospirò: “Non dirmi che si è preso una malattia venerea… I ragazzi di oggi sono incorreggibili.”
Come se non lo avesse sentito, Yosano riprese a fare la predica, stando appiccicata alla faccia di Atsushi: “Per i dettagli dovrò farti altri esami, ma la situazione non cambia. Dovresti ringraziarmi per essere stata io a scoprirlo invece di un qualunque altro Dottore. Sei il primissimo caso di cui abbia sentito parlare.”
Questa volta fu il turno di Dazai di sospirare e lamentarsi: “Eeeeh Yosano, digli che cura lo aspetta invece di tenerlo sulle spine. Stai diventando noiosa!”
Yosano allora sollevò la testa e gli lanciò un’occhiataccia, che comunque non ebbe nessun effetto sul diretto interessato.
“Parlerò a tutti perché sia chiaro. Ciò di cui necessita Atsushi è quanto segue: assoluto riposo, niente sforzi fisici, un’alimentazione ricca di vitamine e notti di sonno tranquillo. Chiunque lo spinga a violare una di queste condizioni e mettere così a rischio la salute del bambino, verrà severamente punito da me.”
Il silenzio assoluto invase l’ufficio, mentre dei vistosi punti di domanda s’innalzavano nell’aria. Fino a quando non esplode un collettivo: “EEEEEEEEEEEEHHHHHHH???”
A quel punto Yosano tornò a dedicarsi ad Atsushi e gli disse allegra: “Congratulazioni! Aspetti un bambino!”
“Non è divertente…” Borbottò Kunikida.
“Non deve essere divertente.” Lo apostrofò lei: “Sono solo felice per lui. L’arrivo di un figlio è una gioia, benché lui sia così giovane.”
Kenji balzò dalla sedia sulla quale era seduto e gettò le braccia in aria, gridando felice: “Diventerò zio!!!” Saltò verso Tanizaki e, dopo averlo afferrato alle spalle, gridò ancora: “Anche tu diventerai zio!!!”
“Certo che questa è una notizia incredibile! Sei sicura di non aver analizzato il sangue di qualcun altro?” Chiese tranquillamente Dazai.
“Per chi mi hai preso? Sono certa di quello che dico. Atsushi aspetta un bambino, che tu ci creda o no.” Cambiò espressione e si fece più pungente: “Tra qualche mese sarà evidente e nemmeno tu potrai negarlo, Ojii-san!”
Dazai divenne blu. Al contrario, Kenji esplose ancor più di gioia: “E’ vero! Dazai diventerà nonno!”
“Ma se ho poco più di vent’anni!!!” Ribatté lui, alzandosi coi pugni stretti ai fianchi.
“Sì ma tu sei come un padre per Atsushi, quindi di fatto farai la parte del nonno quando nascerà il bambino!”
“Ma-ma-ma-ma-ma-ma…”
E mentre i vaneggiamenti proseguivano, Yosano tornò a dedicarsi ad Atsushi, il quale non aveva ancora detto una parola. Il sorriso si spense all’istante nel vedere il suo volto completamente esangue e gli occhi tremanti colmi di lacrime. Le si strinse il cuore.
“Atsushi…”
Finalmente lui sollevò lo sguardo e chiese con voce roca: “Davvero c’è una vita dentro di me?”
Lei fece un cenno affermativo col capo: “Sì. Non aver paura, noi tutti ti aiuteremo.”
Atsushi si abbracciò il ventre, in un gesto di tenerezza: “Un bambino mio e di Akutagawa.” Le lacrime gli rigarono le guance: “Sono così felice!”
Vederlo sorridere tra le lacrime e con le guance di nuovo rosee, fu uno spettacolo così bello che Yosano sentì di dover ringraziare gli dei. Quel ragazzo era più maturo di quanto credesse e la sua reazione lo dimostrava. Nonostante la notizia pazzesca e la giovane età, Atsushi era felice di avere una vita dentro di sé e ancor più di averla creata con il ragazzo che amava.
Yosano gli sfiorò i capelli sul capo con una carezza: “Ora so che andrà tutto bene. Un po’ alla volta avremo tutte le risposte e io monitorerò la tua gravidanza ogni singolo giorno affinché il bambino nasca sano e forte.”
Continuando a piangere e a sorridere, Atsushi disse con grande onestà: “Ti ringrazio.”
Alle altre scrivanie la situazione si faceva sempre più accesa. Oltre a Kunikida che da alcuni minuti non faceva che scrivere a raffica - chissà che cosa - sulla sua agenda, il battibecco tra Dazai e Kenji era diventato così isterico che Tanizaki si era messo in mezzo nel timore che cominciassero a volare ceffoni assieme alle parole!
Fu in quel momento che Ranpo fece il proprio ingresso.
Yosano si voltò: “Oh Ranpo! Dobbiamo darti una notizia fantastica! Non ci crederai mai!”
Ranpo fece un passo avanti e disse sorridente: “Vedo che l’avete scoperto! Mi fa piacere! Anche se tra qualche mese sarebbe stato evidente che Atsushi aspetta un bambino!”
Il silenzio calò pesantemente. Di nuovo. Fino a quando Tanizaki non chiese incredulo: “Tu lo sapevi?”
“Ovviamente sì! Non ho avuto bisogno della superdeduzione per capirlo, Atsushi era come un libro aperto! Da settimane avevo notato un certo cambiamento in lui. La stanchezza, la nausea mattutina, i colpi di sonno... E poi ne ho avuto conferma grazie alla sua cintura.”
“LA CINTURA?” Chiesero tutti all’unisono.
Ranpo confermò: “Sì. Di recente Atsushi ha cambiato il buco alla cintura e i pantaloni gli calzano più aderenti. Mi sembrava strano che avesse preso peso nonostante la nausea, ma poi, mettendo assieme tutti i pezzi, ho capito.”
Si fece avanti per raggiungere Atsushi e gli posò una mano sulla spalla: “Non temere, Akutagawa ne sarà felice.”
Se fino a quel momento Atsushi era rimasto letteralmente a bocca aperta per la sorpresa, ora la richiuse e il suo volto tornò ad essere sorridente: “Se lo dici tu, sarà davvero così!”
Non ancora soddisfatto, Ranpo si rivolse ai litiganti in fondo alla stanza: “Dazai, in quanto figura paterna nei confronti sia di Atsushi che di Akutagawa, assumerà il ruolo di nonno per il bambino. La questione è chiusa.”
Dazai gridò con tutto il fiato che aveva nei polmoni: “COSAAAA???”
E il tutto si concluse con una fragorosa risata di gruppo.
Atsushi, felice come non mai, si accarezzò il ventre con grande speranza. Non vedeva l’ora di dirlo ad Akutagawa!
*
 
Quando infilò la chiave nella toppa, non immaginava che cosa lo aspettava all’interno dell’appartamento. Già aprendo la porta notò che la luce era accesa, poi quando allungò lo sguardo verso la cucina, fu accolto da una vista incantevole.
“Oh! Bentornato!”
Sopra i fornelli accesi vi erano delle pentole da cui fuoriusciva vapore e il loro contenuto in ebollizione emanava un profumo delizioso. Ma la cosa spettacolare era Akutagawa. Indossava un grembiule bianco sopra ad una lunga maglia dello stesso colore e ai pantaloni neri e aveva raccolto i capelli all’indietro in un codino. Era la prima volta che lo vedeva così. Bellissimo!!!
Akutagawa spense i fornelli dicendo: “Sono tornato a casa presto, così ne ho approfittato. Ti ho preparato qualcosa di leggero, visto che ultimamente il tuo stomaco è in subbuglio.” Poi tolse il grembiule e lo ripose sopra al ripiano della credenza. Notando che lui era ancora fermo impalato all’ingresso, gli andò incontro e si occupò di richiudere la porta.
“Ma ti sei incantato?”
Sì, esatto. Atsushi aveva praticamente gli occhi a forma di cuore e non riusciva a togliergli lo sguardo di dosso.
Akutagawa, con gesto delicato, gli spostò la ciocca di capelli rosa cipria a lato del viso: “Ehi Jinko?”
La parola magica che lo fece tornare in sé. Ridacchiò: “Ancora non riesci a dire il mio nome?”
“Ehm…ti ho chiamato in questo modo per così tanto tempo!”
Atsushi approfittò della sua mano vicina e vi si coccolò contro col viso. Amava il tocco delle sue dita tiepide fin dalla primissima volta che le aveva sfiorate. Anche se allora loro due erano nemici.
“Oggi è successa una cosa bellissima!”
“Quale?” Chiese in un sussurro Akutagawa, deliziandosi del tocco della sua pelle.
“Una cosa che non credevo possibile, ma di cui sono molto felice. E spero lo sarai anche tu.”
Akutagawa incalzò: “Allora sbrigati a dirmelo!”
Atsushi prese gentilmente la mano su cui si stava coccolando e la fece scivolare lentamente verso il basso, prima lungo il collo, poi lungo il petto, per poi premerla leggermente contro il ventre.
La voce gli vibrò d’emozione nel dire: “Presto avremo un bambino!”
La reazione di Akutagawa non fu delle migliori. Dapprima sentì la sua mano tremare, poi notò lo sguardo scioccato. Non fece in tempo a dire altro, perché  lui ritrasse la mano bruscamente e gli voltò le spalle per andare ad appoggiarsi contro la credenza.
No. Lo aveva…fatto arrabbiare? Improvvisamente le parole di Ranpo gli parvero così vuote… Possibile che la sua deduzione fosse errata? Proprio adesso, in un momento così importante, aveva sbagliato?
“Akut-”
“Non sapevo avessi questa capacità.” Lo interruppe lui.
“Nemmeno io, a dire il vero. L’ho scoperto solo oggi. Io…” Strinse i pugni ai fianchi, cercando di trattenere le lacrime: “Mi dispiace. Non volevo crearti dei prob-” Ancora una volta venne interrotto.
“Sai, qualche volta ci ho pensato. Magari tra alcuni anni avrei affrontato questo argomento con te e ti avrei proposto di adottare un bimbo da un orfanotrofio. E invece…” Si voltò verso di lui. Anche se era sul punto di piangere, sulle sue labbra era disegnato un lieve sorriso: “Invece non sarà necessario se possiamo avere dei figli nostri!”
Il cuore di Atsushi mancò un battito. Ora sì che era impossibile trattenere le lacrime! Scoppiò a piangere come un bambino, con tanto di moccio al naso! Allora Akutagawa andò da lui e lo avvolse in un tenero abbraccio.
“Non avresti potuto rendermi più felice di così!” Gli sussurrò baciandogli i capelli con affetto, mentre una lacrima faceva capolino dalle ciglia. A ben pensarci, cosa potevano chiedere di più dalla vita? Dopo aver affrontato molti ostacoli erano riusciti a dar voce ai loro sentimenti e a cominciare una vita insieme, e presto sarebbero diventati una famiglia.
“Dazai cos’ha detto? E’ felice di diventare nonno?”
Atsushi rialzò il capo e scoppiò a ridere, così di punto in bianco, col viso arrossato e bagnato di lacrime: “Questo appellativo non gli è piaciuto per niente! Non so se riusciremo a convincerlo ad accettarlo!”
Niente da fare, quella sera era una continua sorpresa! Tanto valeva prenderla con lo spirito giusto!
Akutagawa rise a sua volta: “Quell’uomo ama fare il difficile, eh?”
Se già prima sapeva che la vita con quelle persone non sarebbe mai stata noiosa, ora ne aveva la certezza!
 
Fine? No!
 
[Un po’ più tardi, in un certo locale chiamato Lupin.]
 
“Se continui a fare quella faccia da ebete giuro che ti rompo i denti con un calcio.”
Il malumore era un compagno abituale di Chuuya, questo si sapeva, ma quando si trattava di Dazai sembrava aumentare a dismisura. Colpa di Dazai, appunto, che faceva di tutto per irritarlo con quell’espressione fin troppo gioiosa.
“Allora? Mi hai voluto incontrare qui e hai fatto stappare una bottiglia di rosso del valore di un mese di stipendio. Sarebbe troppo chiedere che diavolo vuoi?”
Dazai sollevò il calice pieno e disse entusiasta: “Dobbiamo festeggiare, Chuuya! Atsushi e Akutagawa avranno un figlio!”
…Atsushi?
……Akutagawa?
………………Figlio???
Chuuya divenne una bomba pronta ad esplodere: “Di che cosa stai parlando, deficiente???”
“Quello che ho detto! Io e te diventeremo nonni! Brindiaaaaamo!”
Chuuya si sentì come se un macigno gli fosse crollato addosso. Ed era tutta colpa di quella parola.
Nonno= capelli bianchi, debolezza, vecchiaia. Per lui era davvero troppo.
Fu allora che la bomba esplose. Chuuya gli si gettò addosso e lo afferrò per il risvolto del cappotto, quindi gridò come un ossesso: “Sono troppo giovane per diventare nonno, brutto bastardo!!!!!”
 
E questa è proprio la fine!
  
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