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Autore: Ookami_96    27/01/2020    2 recensioni
Dal primo capitolo:
Sakura varcò la porta di casa ancora assorta nei suoi pensieri, gli stessi praticamente di ogni giorno, ogni sera, ogni tragitto. Si stava svestendo e preparando per un bel bagno caldo, quando un rumore alla finestra la risvegliò dalle sue riflessioni.
Un piccolo falchetto, appollaiato davanti alla finestra, picchiettava sul vetro per attirare la sua attenzione.
Aprì la finestra e lasciò che il falco le si posasse sul braccio.
«Buonasera Takami, fatto buon viaggio?» disse, sorridendo.
In tutta risposta l’animale si lisciò le penne e le strofinò il becco sul braccio.
"Un altro messaggio da Sasuke-kun, eh?"

Prima Fic in assoluto! Spero di trasmettervi qualcosa attraverso la mia scrittura su una delle coppie che amo di più!
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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Capitolo 02 

I giorni passavano, sempre uguali, monotoni. Ogni tanto si concedeva un ramen alla sera, con Naruto e Hinata (per inciso, l’unica coppia che non sembrava interessata al fatto che stesse da sola). Le serate con loro erano piacevoli, e vederli così innamorati era una gioia per gli occhi.

Parlavano di tutto: delle novità dagli altri villaggi e dai loro amici, di vecchi ricordi e missioni di quando erano bambini, ricordavano chi non c’era più…
Non potevano poi mancare piccoli incisi della loro vita quotidiana: vedere Hinata diventare sempre meno timida con il marito aveva un ché di sorprendente.
«E insomma sono tornata a casa e mi sono ritrovata con delle sue canotte stese che erano diventate viola»
«Ah-ah, perdonami tesoro, non sono mai stato bravo a fare il bucato, dattebayo!»
Risero tutti e tre di gusto, soprattutto quando alzando la maglia Naruto mise in mostra il suo effettivo disastro.

Già… erano proprio una gioia per gli occhi.


Mentre tornava a casa contava i giorni passati dall’ultima foto: 11
Era incredibile come passasse lentamente il tempo, quando iniziava ad attenderne una nuova. Ma avrebbe resistito, come sempre.

Rientrò, pronta a mettersi a letto. Appena entrata però sentì un rumore ormai inconfondibile.
Si precipitò alla finestra, per far entrare il falchetto.
«Già di ritorno, piccolo?»
Come al solito lo fece posare sul braccio, poi andò verso il corridoio per accendere la luce.

Quando la lampadina del salotto illuminò la stanza però poté vedere le impronte rosse che Takami gli stava lasciando sul braccio.
Con un terrore crescente riuscì a vedere che anche le penne e il taschino erano sporchi di sangue. Non perse tempo e aprì il messaggio.
Si trattava di una specie di mappa. Un cerchio, probabilmente tracciato con il sangue, e delle coordinate scritte indicavano un punto preciso: il confine nord del Paese della Cascata.

Certo, tutto tornava: pochi giorni prima la foto ritraeva proprio un luogo marittimo, era logico pensare che Sasuke si fosse trattenuto nei dintorni. Ma cosa poteva essergli successo, al punto da dover chiedere aiuto…

Scosse la testa e si diede uno schiaffo. Non era il momento di pensarci.

Diede da mangiare e da bere a Takami e corse a preparare lo zaino: doveva partire immediatamente.
Si prese quante più provviste possibili, il suo kit di pronto soccorso, un sacco a pelo e altri attrezzi basilari per il campeggio, anche se dubitava che si sarebbe concessa del riposo prima di arrivare dal ragazzo.

Si cambiò, si mise il mantello e fu pronta a uscire. Su un foglietto scrisse semplicemente “Sto arrivando” e lo affidò al falchetto, che partì.
Scrisse due righe per Ino, dicendo che si prendeva qualche giorno di ferie per riposarsi (erano 2 anni che non prendeva ferie, quindi aveva delle ferie arretrate che era arrivato il momento di riscattare), e lo imbucò nella cassetta mentre si dirigeva alle porte del villaggio.
Così iniziò il suo “viaggio”, la sua corsa verso Sasuke.
*

Era partita verso l’una del mattino e corse, instancabilmente, fino a sera, quando si fermò un paio d’ore per riposare le gambe e mangiare qualcosa. Dormire le sembrava fuori discussione, come poteva addormentarsi sapendo che Sasuke era ferito e la stava aspettando? Spense il fuocherello che aveva acceso per scaldarsi e continuò alla volta del confine del paese del Fuoco.
Continuò così per un altro giorno. Alla fine, però, dovette cedere alla stanchezza e alla ragione: non sarebbe servita a nulla se fosse arrivata dal ragazzo allo stremo delle forze. Mangiò e dormì giusto un paio d’ore.

La preoccupazione la attanagliava, le stringeva la bocca dello stomaco al punto che le sembrava di essere in uno stato di nausea continua.
Resisteva però. Doveva.

Attraversare il confine non fu così difficile, in quello stato di pace gli spostamenti erano diventati molto più agevoli rispetto a un tempo.
Incontrò solo un paio di ninja della Cascata che le chiesero chi fosse, ma appena sentirono il suo nome la fecero passare senza tante storie. Non si era ancora abituata al fatto che anche il suo nome fosse diventato di rilievo dopo la Grande Guerra; certo, non era ai livelli di Naruto o dello stesso Sasuke, ma il suo farsi valere in battaglia aveva dato i suoi frutti e le aveva conferito una certa visibilità.
In altre circostanze probabilmente si sarebbe un crogiolata e regalata una botta di autostima in più, tutta per sé. Ma, ovviamente, non era quello il momento.

A metà del terzo giorno poteva vedere in lontananza il mare: era praticamente arrivata.
Le gambe le tremavano, il fiato era corto e il cuore batteva a mille.

Attivò il sigillo sulla fronte, come da programma. Un ritrovato vigore la pervase, donandole nuova forza e vitalità; era il momento dello sprint finale alla ricerca di Sasuke.
Per sua fortuna Takami stava sorvolando il litorale, probabilmente alla ricerca della ragazza. Lei estese il braccio e lo fece atterrare.
«Forza piccolo, portami dal tuo padrone» Gli lisciò le penne e gli diede nuovamente lo slancio.
Il falco fece un cerchio sopra alla sua testa e si diresse verso est, sempre sulla spiaggia.

Dopo una ventina di minuti arrivarono in un punto in cui la spiaggia si interrompeva: un muro di roccia si alzava per diversi metri, creando un promontorio. Takami si alzò di quota, puntando proprio verso la parete rocciosa.
Automaticamente Sakura lo seguì; risalendo la parete arrivò a una piccola apertura. Da lontano era praticamente invisibile, ma arrivandoci vicino si rese conto che quella spaccatura era un nascondiglio a dir poco perfetto.

Il cuore in quel preciso momento le si fermò.
Lì dentro c’era Sasuke.

In che condizioni lo avrebbe trovato? Per un attimo si chiese se fosse possibile che fosse morto mentre la aspettava… Forse era arrivata tardi.
 “O forse è vivo e sta solo aspettando che io lo curi, da bravo ninja medico”
Le sembrò di vederlo, seduto in un angolo che la rimproverava per averci messo così tanto.
Sorrise malinconica.
Non indugiò oltre ed entrò.

Superata la piccola apertura la grotta si ampliava, lasciando lo spazio per alzarsi in piedi e spostarsi agilmente. L’interno era completamente buio.
«Sasuke-kun?»
Un lieve mugugno le rispose dopo qualche istante di assoluto silenzio.
Cercò una piccola lanterna nello zaino e l’accese, con le mani che tremavano. La luce illuminò l’antro, rischiarando la figura di Sasuke sul fondo.
Si precipitò da lui e posò la lanterna affianco a lui.

«Sasuke-kun…» Si concesse una lacrima, una sola, a rigarle il volto.

Fece un profondo respiro, si legò i capelli e soppresse tutte le emozioni che stava provando. Aveva bisogno del medico che c’era in lei, di nient’altro; doveva concentrarsi al massimo e fare quello che sapeva fare meglio.
Il ragazzo si era sdraiato su un telo e si era avvolto con il mantello; il viso era sofferente e quando gli mise una mano sulla fronte la sentì calda e umida.
Tolse il mantello, zuppo, probabilmente di sangue, e quello che vide fu peggio di quanto pensasse.
Uno squarcio sul petto si estendeva dalla punta della spalla fino a sotto l’ombelico, tracciando una diagonale quasi perfetta. Probabilmente era stato causato da un’ascia o un’arma simile; era talmente profondo che si potevano vedere le coste e lo sterno.
Alcune coste si erano incrinate, e, dalla quantità di sangue, era sicura che anche la milza fosse compromessa.
Impose le mani sul petto dell’Uchiha e iniziò a infondere il chakra: in questo modo oltre che donargli nuova forza si sarebbe anche resa conto meglio delle lesioni.

La prima cosa che analizzò fu il battito, estremamente lento e debole, e poi il respiro, appena abbozzato.
Come si aspettava la situazione era pessima. Il ragazzo aveva perso tantissimo sangue, il chakra era al minimo e le ferite molte. Una costola aveva bucato un polmone, causando uno pneumotorace; la milza era praticamente spappolata e c’erano emorragie ovunque. C’erano poi diverse ferite anche sul resto del corpo; certo, più piccole, non mortali, ma avevano comunque contribuito al dissanguamento e al calo della pressione.

Ora che aveva localizzato tutti i problemi doveva dedicarsi al curare le lesioni più gravi. La milza e il polmone avevano la priorità, poi sarebbe passata al resto.
Non lo avrebbe lasciato morire, lo avrebbe salvato, a costo della sua stessa vita.
Spinse le sue capacità al massimo: le serviva quanto più chakra possibile per curare le ferite.
Rimase concentrata per tutto il tempo e finalmente, dopo diverse ore, poté dire di aver finito.

Lo aveva preso appena in tempo, ancora poco e di sicuro sarebbe morto.
Gran parte del chakra lo aveva destinato alle ferite mortali e glielo aveva infuso per dargli la forza di reagire. Purtroppo, nonostante il Byakugo, non ne disponeva abbastanza per rimetterlo completamente in forze e aveva dovuto lasciare delle ferite superficiali lievemente aperte.
Gli mise quindi una crema cicatrizzante e poi gliele bendò, per favorire la guarigione spontanea.
Bagnò un piccolo straccio e glielo mise sulla fronte, per rinfrescarlo un po’.

Il respiro di Sasuke ora era regolare, così come il battito; il viso era disteso e sembrava dormire sereno.
Il calo di adrenalina la colpì come un pugno allo stomaco: aveva usato quasi tutto il chakra che aveva e ora era stanchissima. Ci avrebbe messo settimane a immagazzinare di nuovo tutto il chakra nel sigillo. Ma ne era valsa la pena; il suo amato ora stava bene, lo aveva salvato, per una volta era stata lei a salvare lui. Sorrise e si lasciò andare ad un pianto liberatorio.
Pianse tutte le lacrime che aveva trattenuto quando lo aveva trovato. Pianse anche per tutte le notti in cui lo aveva aspettato, per tutta la tristezza che aveva accumulato in quegli anni.
I singhiozzi riecheggiarono per tutta la grotta, aumentando sempre di più.
Prese la mano del ragazzo e, senza neanche accorgersene, si addormentò piangendo.
*

Era in uno stato di dormiveglia quando Takami la svegliò con un grido. Seccata si stropicciò gli occhi, per capire cosa stesse succedendo; il falco si muoveva zampettando per la grotta inquieto, fino a sporgersi verso l’esterno.
In quel momento acuì i sensi e si rese conto quasi subito che sulla spiaggia c’erano tre chakra che venivano verso di loro.
Si affacciò anche lei fuori dalla caverna: ninja della Nuvola.
«Sasuke Uchiha» urlò uno «sappiamo che ti nascondi qui. Esci e fatti strappare quei begli occhi che ti ritrovi!»
 

Buongiorno a tutti!
Innanzitutto ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo e chi ha messo la storia tra le seguite, grazie mille :D
Spero apprezzerete anche questo proseguo, pareri e consigli sono ben accetti! 
  
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