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Autore: cartacciabianca    04/08/2009    3 recensioni
Il dolore che diventa desiderio...
[...]"Sto impazzendo.
Contenere la mia tristezza è impossibile…
Nascondermi dietro un finto velo d’allegria è stupido…
Cercare di dimenticare è entrambe le cose.
Per questo motivo continuo ad essere così arrogante nei tuoi confronti…
Se riuscissi a perdonarti, Altaïr, non esiterei a dimenticare…
Ed io non voglio.
Non voglio dimenticare quello che è successo, voglio solo capire…
Capire perché…
Perché ti sei comportato in quel modo…
E magari far tornare le cose come prima…
O meglio..." [...]
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Malik Al-Sayf
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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كنت أريد فقط
(I just want you)






.:: {نسر } ::.
(Altaïr)



Non avrei mai dovuto varcare quella soglia.
Ti ho salutato con educazione, chinando la testa, portandoti il dovuto rispetto che si porta ad un Rafiq.
Ma tu non hai esitato a ferirmi, fin dal primo istante, sbattendomi davanti al naso con furore ciò che speravo non avrei dovuto ricordare…
Il modo in cui mi hai risposto mi ha lasciato un profondo taglio in gola, che sento bruciarmi…
Non riesco a divincolarmi dall’argomento…
Non sarei mai dovuto venire fin qui, avrei dovuto chiamare qualcun altro al mio posto…
Ti volto le spalle, e tu mi gridi di non farlo.
Insisti, hai la risposta pronta, ma quando rimani senza parole, dopo avermele dette tutte, sei indifeso, privo di altro coraggio che non sia quello che abbiamo coltivato insieme. Quello che abbiamo condiviso, sempre…
Ne approfitto, e come uno schiaffo mi ribello alle tue accuse, tento di salvaguardare me stesso…
E guardami…
Sono diventato un mostro…
Sfrontato, arrogante… egoista.
Riaprendo una vecchia ferita, posso vedere il dolore sul tuo viso…
Mentre nascondo il mio nell’ombra del cappuccio, e improvvisamente…
Il peso delle armi che mi porto addosso raddoppia; mi insulti, mi stai dando dello sciocco.
Approvo quello che dici, annuisco, sorrido anche, beffandomi del modo inopportuno col quale mi stai offendendo.
Ma il mio è solo un modo di rimandare questa conversazione, sto cercando di scappare, di nascondermi.
Non sono mai stato tanto codardo in vita mia, e anche se dinnanzi al sangue altrui nulla nuoce, guarda come tremo quando i tuoi occhi incontrano i miei.
Perché mi nascondo da te?
Di te l’ultima cosa che temo è il tuo corpo…
Perché so che non mi faresti mai del male…
Non ne sei in grado, a causa mia, non più…
E ora che ho raggiunto il mio scopo, e ora che mi stai indicando in quali parti della città devo avventurarmi…
Ti ascolto, con silenzio e attenzione, godo la tua voce calda
Dove mi nasconderò sei mi stai sbattendo fuori in questo modo?…
Dove troverò riparo ai miei sbagli se qualcosa va di nuovo storto?…
Se l’imprevisto mi coglie…
Se il dolore mi agguanta…
Se la morte giunge…
Dove?
Qui mi sento protetto da quelli come loro…
Da quelli come me…
Ti prego, non mandarmi via così! Non lasciare tutto sospeso ad uno sguardo!
Non odiarmi.
No, ma cosa dico…
Odiami, sei libero di farlo, ne hai il diritto, hai il mio permesso!
Ed è con questo pensiero che crollo.
Le mie spalle s’incurvano, il mio sguardo vaga a terra, sul pavimento.
Vorrei scappare, ma non posso…
Cosa diresti se mi vedessi fuggire?
Cosa faresti?
Tenteresti di fermarmi?
Oppure resteresti a guardare la mia ombra che si allontana dalla tua?
Sorridendo contento magari, soddisfatto, vincente…
Il nostro è un gioco pericoloso, Malik.
Devo assecondare il volere di chi dall’alto mi ha giudicato meritevole di un’altra occasione…
Tu non volevi darmi quest’occasione…
Io non la meritavo…
Non la desideravo…
Perché è troppo il fardello…
Non posso sopportarlo…
Ed ora…
Anche quando mi gridi in quel modo di andarmene, quando nel tono della tua voce colgo la rabbia, che già preme nei tuoi occhi al solo vedermi avvicinare, al solo vedermi comparire…
Forse, persino il mio pensiero ti duole…
Il ricordo…
Il ricordo di un qualcosa che è andato perduto…
Il ricordo salato, amaro, triste…
Di un fratello che hai abbandonato, di un braccio che hai perduto…
Le mie gesta, che comete tessere del domino, hanno distrutto le nostre vite!…
È partito da me…
Ma è arrivato fino a te…
E non sarebbe dovuto succedere.
Non lo meritavi…
Non lo volevi.
Ovvio che non lo volessi.
Ovvio che ora ti sto implorando di perdonarti, ma allo stesso tempo, sembro non desiderarlo…
Una parte di me preferirebbe dimenticare, ricominciare da capo…
Una parte di me non concederà mai le sue scuse…
Una parte di me ti vedrà camminare per strada, passarmi affianco, ma non ti saluterà.
Malik, io voglio tornare ad essere quella parte di me che…
…Quella parte di me che ti è amica.
Ma tu continui a fissarmi con odio, disprezzi la mia figura che un tempo era così simile alla tua.
Cosa darei per farti tornare il sorriso?
Qualsiasi cosa…
La mia stessa vita, se questo è il prezzo…
Se è questo il prezzo…
Posso farlo, e mi basta un altro dei tuoi sguardi per darmene conferma.
Prenderò uno dei pugnali che ho nella cintura…
Credimi, il coraggio non mi manca.
Ho fatto cose ben peggiori.
Ben peggiori.
Togliere la vita a sé stessi è forse più difficile di farlo con altri, ma per me non sarà così…
Voglio che mi guardi, Malik.
Perciò fallo.
Guardami.
E invece non l’hai fatto…
Hai voltato la testa, scuotendola come scacciando dei brutti ed inutili pensieri…
E quello che avevo pianificato va’ in fumo davanti ai tuoi occhi bassi, sfuggenti, tristi, rammaricati, pentiti…
Allora capisco: capisco che mentre mi offendi in questo barbaro modo, dandomi continuamente dell’idiota, stai contemporaneamente offendendo te stesso, dandotene la colpa…
No, Malik.
Non è stata colpa tua…
Perché ti è così difficile crederlo?
Perché ti è così difficile capirlo?
Per quanto ancora andremo avanti così?
Non voglio continuare a darti questo tormento…
Perdona quello che ho detto, perdona quello che ho fatto…




.:: { مالك } ::.
(Malik)



C’è il sole…
Fuori da queste quattro mura c’è il sole…
Lo guardo filtrare dalle grate del tetto, infiltrandosi tra l’edera che vi è arrampicata…
I suoi raggi dorati si gettano sul pavimento di questa stanza…
Uno di quelli arriva sino al mio viso, mi sfiora una guancia, me la riscalda…
Socchiudo gli occhi, e penso che non saresti dovuto andare via così…
Sono ore che aspetto, ormai, e si è fatta tarda mattinata senza che ti facessi rivedere.
Non avrei dovuto dirti quelle cose…
Sono stato uno stupido…
Sto mandando allo sbando la mia vita distruggendo quello che mi è rimasto…
Non mi sono mai sentito tanto egoista in tutta questo tempo…
Me ne pento…
Me ne pento amaramente, ogni istante.
Seduto dietro il bancone, con l’unico gomito che mi resta poggiato su di esso, osservo la luce filtrare nella stanza attraverso il foro nella parete che getta nella camera accanto, dove sforzandomi poco, posso ancora immaginare il mio fratellino seduto tra i cuscini.
Mi saluta, ed io gli sorrido…
Sto impazzendo.
Contenere la mia tristezza è impossibile…
Nascondermi dietro un finto velo d’allegria è stupido…
Cercare di dimenticare è entrambe le cose.
Per questo motivo continuo ad essere così arrogante nei tuoi confronti…
Se riuscissi a perdonarti, Altaïr, non esiterei a dimenticare…
Ed io non voglio.
Non voglio dimenticare quello che è successo, voglio solo capire…
Capire perché…
Perché ti sei comportato in quel modo…
E magari far tornare le cose come prima...
O meglio...
Voglio solo capire, Altaïr…
Quand’ho visto la lama di Roberto penetrare il petto di mio fratello, sono rimasto a guardare, immobile…
E ho lasciato che un soldato di Sablé potesse colpirmi…
È stato un attimo di distrazione.
In un battito di ciglia, e mentre mi piegavo in ginocchio sopraffatto dal dolore, ho visto il suo corpo accasciarsi a terra privo di forze…
Privo di vita…
Cos’è il vuoto che sento?
L’incompletezza che avverto alla base dello stomaco…
Non si tratta di Kadar, lui mi manca tantissimo, non lo nego, ma c’è qualcosa che da quando tutto questo è iniziato mi preme terribilmente…
Qualcosa che sento, che cerco di comprendere, ma che mi sfugge, scivolando come fumo tra le dita della mia unica mano…
Sospiro, e m’impongo di distrarmi: avvicino un libro e lo apro, sfogliandone le pagine finché non ne trovo alcune vuote.
Afferro la piuma d’oca e la intingo nell’inchiostro.
La punta della penna resta sospesa sopra il foglio…
Non ho nulla da scrivere…
Nulla da dire…
Ho finito le parole per raccontare questa storia, la tua storia, e ora tocca farmi la mia, ma…
No.
Getto la piuma lontano, e con rabbia spazzo via anche la boccetta dell’inchiostro; lo spesso volume piomba a terra sollevando una nuvoletta di polvere.
Mi porto una mano al viso, nascondendo gli occhi chiusi dietro di essa. Rannicchiato sullo sgabello, resto in quella posa così allungo che non mi accorgo del tempo che scorre, dei tuoi passi che si avvicinano, del tuo respiro affannato che proviene dalla stanza accanto.
Sollevo piano la testa, e i vedo entrare nel salotto di fretta.
Ti avvicini al bancone, e mi chiami per nome.
-Malik…-.
Sei serio, svelto, diverso.
Mi alzo dallo sgabello e mi avvicino piano. –Come mai già di ritorno?…- mormoro.
Hai esitato a parlare, ma i tuoi occhi sono rimasti fissi nei miei durante tutto quel tempo.
-Altaïr, che sta succedendo?- domando ancora, avvicinandomi sempre più, ma nella mia voce, lo noti anche tu, c’è un che di esasperato, straziato, dilaniato dal vederti ancora qui.
Sono davanti a te, ammonendoti con lo sguardo dello sbaglio che stai facendo, del tempo che stai sprecando quando dovresti essere altrove, a proseguire le tue indagini.
Ti sto chiedendo di andartene…
Di non fare quello che stai pensando…
Respiri ancora con affanno, gonfiando e sgonfiando il petto appena venuto da una corsa folle…
Hai traversato mezza Gerusalemme con tanta fretta per tornare qui, ma perché?
Cosa vuoi ancora da me?!
Sento la rabbia, il fastidio che provo nel guardarti che risale dallo stomaco.
-Perdonami- hai detto, e poi ti sei sporto in avanti, allungandoti sul tavolo.
Ho chiuso gli occhi.
Il calore e la morbidezza delle tue labbra si scontrano con le mie, e protendi un braccio, afferrandomi il fianco, mentre la mia unica mano si poggia rigidamente sulla tua, adagiata sul legno del bancone, unico ostacolo che ancora divide i nostri corpi.
Mi hai avvicinato violento contro il tavolo, e con impazienza la tua lingua ha varcato il confine dei miei denti. La stretta delle tue dita sul mio fianco è diventata una docile carezza, e così anche quella della tua lingua che mi solletica il palato.
Avverto il tuo alito caldo finirmi dritto in gola, il tuo profumo di un aroma che non so spiegare entra in circolo nei miei polmoni.
I pensieri di poche ore prima si dissolvono come fumo.
Le paure, i dolori, i ricordi…
Non c’è più nulla.
Ci muoviamo assieme in quel lento bacio traboccante di passione, pieno di voglia, di perdono, di rabbia, ed è la mia collera che mi spinge a continuare, che me lo ordina.
Quasi con cattiveria rispondo a quel colpo basso, mordicchiando la cicatrice sulla parte destra del tuo labbro. Voglio ricordarti cosa siamo.
Voglio ricordarti qual è la nostra vera missione.
Voglio che…
Voglio che…
Voglio che…
…CRISTO!
TI VOGLIO E BASTA!










Allora. Per cominciare, ecco un’immi che lascia senza fiato:

http://luulala.deviantart.com/art/Malik-Altair-Assassin-s-Creed-131615902

Ed è la scena finale di questa one-shot terribile che non so da dove mi è uscita fuori. Bhé, ve lo svelerò, andavo proprio a caccia di una immagine yaoi su Malik e Altair quando, incidente di percorso, ho visto quell’immagine. È stato un colpo di fulmine, e non ho resistito.
Vi svelerò anche che la cosa più impicciosa e complicata di questa storia è stata trascrivere i nomi arabi su word! Dannato programma anti-culturale! XD Vabbé, però sul serio… io trovo che quell’immagine abbia un che di… non so… bello, assolutamente vero. Ne sono rimasta incantata, e spero che abbia fatto lo stesso effetto anche a voi.
Con affetto, la vostra Elika95, preferibilmente Ire! ^^’


p.s.
che la caccia alla lista personaggi continui! *eroe* XD


   
 
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