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Autore: Sian    06/02/2020    4 recensioni
Raccolta di One Shot su momenti speciali della coppia Miwako Sato e Wataru Takagi.
Ispirata ai colori. Come primo capitolo vi è l'indice delle one shot: troverete lì la trama di ognuna.
#1. Rosso, Natale. "Il rosso. Trovava che stesse particolarmente bene sulle sue guance."
#2. Verde, Quadrifoglio. "Il verde. La speranza di aver trovato un po’ di fortuna nella vita."
#3. Giallo, Birra. "Il giallo. L’allegria di certi momenti indimenticabili." / lime
#4. Nero, Lutto. "Il nero. Forse solo il silenzio avrebbe potuto rappresentare questo colore." / contenuti forti, tematiche delicate
#5. Rosa, Pelle. "Il rosa. Il complice desiderio di aversi accanto, per sempre." / lemon, erotico
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Miwako Sato, Wataru Takagi
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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All the colors that remind me of you


* Rosso  *
* Natale *

Il rosso. Trovava che stesse particolarmente bene sulle sue guance.

***

«Allora? Non ti ha ancora chiesto di passare insieme la notte di Natale?»

«No, ma non c’è fretta, Yumi...» Sorseggiò del caffè che entrambe avevano preso poco prima di incominciare la giornata lavorativa.

«Come non c’è fretta?! Se non te ne fossi accorta oggi è già la vigilia! Dovreste passare insieme questa notte, come fanno tutti i piccioncini di questo mondo.»

Sorrise alla risposta della sua migliore amica, senza però risponderle. Miwako Sato apprezzava davvero molto tutti i consigli che le dava, ma non era così semplice, né per lei né per lui.

«Aaah! Se fossi in te mi impegnerei di più in amore, Miwa-chan. Devi sfruttare l'occasione! Questa sera finite presto entrambi e non siete segnati nemmeno per reperibilità in caso di emergenze. Non capita spesso, soprattutto proprio la sera di Natale!»

«Cosa succede la sera di Natale?» Si girarono entrambe verso la voce maschile.


«Oh, Takagi-kun! Non mi avevi detto che dovevi chiedere qualcosa di importantissimo a Miwako?» Yumi lo squadrò per bene, sperando che capisse il suo segnale di farsi avanti. Lei stessa si considerava il cupido della coppia. A volte erano veramente impacciati; e non solo il timido Takagi, ma anche la sua migliore amica non era da meno! Si allontanò con ancora il caffè in mano. Sarà la volta buona?! Si sarebbe sicuramente fatta aggiornare da Miwako appena l’avrebbe vista il giorno dopo.


Non sarebbe mai riuscito a scappare da una trappola di Yumi. Wataru Takagi si dette dello stupido. Aveva pensato che stessero parlando di qualcosa di straordinario che succedeva solamente a Natale. E invece ora era costretto a parlarle da solo, non che gli dispiacesse! Ma non sapeva veramente cosa dirle, o meglio non sapeva cosa avrebbe voluto sentirsi dire. Sapeva solo di essersi perso totalmente nel suo viso.


«Ho per caso qualcosa in faccia?» Da come la stava fissando poteva anche essere così. Ma Miwako già sapeva qual era la ragione per cui era rimasto a scrutare ogni millimetro del suo viso.


«Eh?» Lasciò cadere il suo sguardo altrove per poterle rispondere. «No, no! È che il tuo viso... È...» È... Cosa? Maledizione!! Aveva un talento innato per mettersi in queste situazioni imbarazzanti, da cui non sapeva mai come uscire. Inevitabilmente era arrossito, e proprio in quel momento avrebbe voluto mantenere lo sguardo lontano dai suoi occhi, ma... Erano come dei magneti. Si ritrovò ancora una volta immerso nei suoi occhi ametista.


«Takagi-kun, non mentre siamo in servizio!» Miwako alzò le spalle, lanciandogli una sorta di frecciatina che avrebbe dovuto ricordargli la risposta che lui le aveva dato al bacio così tanto desiderato dopo averlo salvato da morte certa in Hokkaido.
Si voltò per raggiungere la sezione omicidi, terminando il suo caffè mattutino. Sorrise immaginando l’espressione che si era formata sul viso del ragazzo, inizialmente confusa per la sua reazione e poi sicuramente sorridente per la situazione creatasi. Era felice con lui. Sempre così gentile, e la sua timidezza lo rendeva ancora più carino.
Già. Non era per nulla semplice chiedergli di passare la notte di Natale insieme. Aveva deciso di trascorrere questo Natale al passo dell’uomo di cui si era innamorata. Non c’era nessuna fretta di correre. Era sicura che avrebbero passato la notte insieme, come già qualche altra notte. Ed era semplicemente capitato. Ed era stato semplicemente bellissimo, essere trasportati entrambi dalle stesse emozioni, un passo alla volta, insieme.

«H-Hai ragione!!» Raggiunsero i loro uffici per sbrigare le ultime faccende su alcuni casi da archiviare prima della fine dell’anno. D’altronde a nessuno dei due piaceva immischiare i sentimenti durante il lavoro, nonostante questo fosse già successo parecchie volte. 

***

«Dunque... Abbiamo finito per oggi!» Si erano avviati verso i parcheggi della centrale, camminando fianco a fianco.
La sera di Natale, eh. Doveva essere un momento speciale. Solo ora aveva realizzato di cosa stessero parlando Yumi e Sato quella mattina. Lei stava aspettando che gli chiedesse di passare la notte di Natale insieme. Ma con tutta la buona volontà che potesse avere, non sarebbe riuscito a chiederglielo direttamente.

«Ci vuole proprio un po’ di riposo ogni tanto, non sei d’accordo, Wataru-kun?» Gli sorrise. Raggiunsero il parcheggio e si avviò verso la sua macchina rossa fiammante.

«Decisamente! Siamo fortunati ad avere entrambi questa serata libera.» Raggiunse la macchina di Sato e la scortò fino al lato del passeggero, aprendole la portiera. «Guido io, se non ti dispiace.» Non era di certo la prima volta che guidava la macchina di lei, e anzi molto spesso era lei stessa che gliela faceva guidare, senza problemi.


«Fai pure.» Gli lanciò le chiavi in mano una volta salito in auto anche lui. Rivolse lo sguardo verso di lui mentre metteva in moto la macchina.
Sorrise, era ancora più carino quando cercava di prendere lui le decisioni. Era talmente raro un evento del genere, che non poteva farsi scappare l’occasione di insinuargli qualche dubbio su qualcosa che normalmente non avrebbe mai intrapreso.
«Quindi... Sei veramente sicuro di voler lasciare la tua auto qui al parcheggio della centrale?» Ridacchiò ricordandogli cosa potesse significare una scelta del genere: era una prova lampante di essere usciti insieme.


«N-non ci avevo pensato!» Era quasi pronto a spegnere il motore della macchina.
Ma non lo fece. Decise, per una volta, di assecondare ciò che avrebbe voluto fare, di lasciarsi andare, di non essere il solito timido ragazzo. Aveva già fatto dei progressi in pochissime mosse, non poteva rimangiarseli! E per una serata del genere passata insieme a Miwako Sato, sarebbe valsa la pena di essere messo sotto torchio da tutti i suoi colleghi. «Ma sai che ti dico...? In realtà questa sera non mi importa della mia macchina. E poi, lo sanno già tutti che saremmo usciti insieme.»


Caspita! Era proprio determinato a portarla da qualche parte, allora. Da non crederci che alla guida del veicolo si trovava lo stesso Wataru Takagi, il suo ragazzo estremamente impacciato e timido.
«D’accordo, cavaliere. Dove mi porti?» Erano ormai già in strada.

***

«Takagi-kun, aspettami qui fuori!» Sato entrò in un negozio, attirata da non si sa cosa. Ovviamente Takagi rispettò i suoi ordini, anche durante la notte di Natale, anche durante l’appuntamento che stava cercando di condurre; d’altronde lei era comunque più grande di lui ed era un suo superiore.
La osservò entrare con il suo bellissimo sorriso. Era sicuro di aver fatto la scelta giusta. Aveva parcheggiato la macchina abbastanza lontano, solamente per permettersi una passeggiata al suo fianco tra le vie commerciali, illuminate da stupende luci di Natale. Le tantissime luminarie natalizie appese sopra alle teste di chi passeggiava di lì erano a dir poco mozzafiato.
Era sicuro che alla loro vista, a Miwako sarebbero piaciute.

Non restò lì da solo per molto. Giusto il tempo per perdersi a contare quante luci erano appese in quella via. Se in un filo di luci c’erano ben 72 lampadine apparentemente non a LED, allora solo in quel pezzettino di via che poteva scrutare fino a perdersi all’orizzonte c’erano appese ben 1'872 lampadine. Che ipotizzando un consumo di 150 kwatt a fila di luci, al giorno consumano 3'900 kwatt. Che in tutto il periodo natalizio consumano 136'500 kwa- «Takagi-kun! Mi stai ascoltando?»

Mise a fuoco il viso di Miwako, che lo stava osservando con uno sguardo misto tra rimprovero e curiosità. «Ah! S-sì!» Si passò una mano tra i capelli. «Scusami... Mi ero perso... A contare le luci di Natale.»
Ancora doveva capire come funzionava questa stregoneria mentale che lo caratterizzava: riusciva sempre a rispondere con qualunque cosa nei momenti meno opportuni, mentre quando era necessaria una risposta, molto spesso non riusciva nemmeno a formularla nella sua testa.


La sua risposta suscitò una breve risata da parte di Sato. «E dunque quante luci ci sono?» Non che le interessasse veramente, ma ammirava il suo modo nel fare i calcoli matematici a mente in brevissimo tempo, anche di grandi numeri.
Lo osservò, ancora un po’ perso nel suo mondo. Troppo carino. Era pure riuscito a scompigliarsi tutti i capelli.
«Su ogni filo che vedi ci sono 72 lampadine, e poi... Ah! Scusami di nuovo, Sato-san. Non è di certo un argomento interessante di cui parlare.»
Incredibile, si era già scusato due volte in nemmeno quindici secondi! Si avvicinò a lui.
Forse non era un argomento interessante, ma era lui a rendere terribilmente interessante la serata.
Gli sorrise. «Wataru-kun... Abbassati un pochino verso di me e chiudi gli occhi.»


Questa richiesta improvvisa gli causò un leggero pizzicore alle guance. Ma fece come le disse. Si sentì per prima cosa sistemare i capelli. Successivamente, tra gli schiamazzi generati nella via commerciale, udì distintamente il rumore di un sacchetto che veniva aperto.
Poi... Poi si sentì sfiorare ancora i capelli. Cosa stava combinando? Anche ad occhi chiusi riusciva a sentirsi in completo imbarazzo. Probabilmente ora era arrossito fino alla punta delle orecchie.
Ecco, proprio le orecchie. Sentì qualcosa di duro adagiarsi appena dietro ai lobi. Questo qualcosa poi toccò anche i capelli appena sistemati. «Fatto!» annunciò Sato.

Aprì gli occhi ancor prima di raddrizzarsi. Miwako stava sorridendo chiaramente soddisfatta. Si portò una mano alla testa, per tastare con curiosità cosa aveva addosso. L’oggetto misterioso era rimasto ben saldo anche quando si sollevò in piedi. Era adagiato alla nuca da orecchio a orecchio, ed aveva una struttura rigida, sopra cui erano incollate due molle che reggevano a loro volta una figura in panno morbido. Non poté non guardare la sua immagine riflessa nella vetrina del negozio in cui era entrata Sato.

Indossava... Un cerchietto rosso. Con la faccia di un elfo simpatico all’estremità delle due molle incollate alla struttura del cerchietto.

Se lo poteva anche aspettare da Miwako, proprio colei che già più volte si era divertita a fargli degli scherzi. Riportò lo sguardo verso di lei, che lo stava guardando con un espressione sorridente, quasi fiera del suo acquisto. «Allora ti piace il cerchietto?»
Eccola, gli chiedeva pure se gli era piaciuto, per farlo sentire ancora più confuso. Come se il suo sguardo compiaciuto non fosse già abbastanza. Doveva essere uno scherzo o un regalo? «Sato-san...!»


Era visibile che Takagi provasse un grande imbarazzo, Sato si mise a ridere. Era sicuramente riuscita nell’intento di fargli uno scherzo di Natale. Ed era troppo divertente vedere la sua faccia completamente rossa e in totale disappunto.
Lo vide allungare la mano verso la testa e sfilarsi il cerchietto.


Non aveva la minima intenzione di lasciarla vincere così, e nemmeno di camminare fino alla destinazione con un cerchietto così buffo.
Determinato si avvicinò allora al suo viso, ancora ridente. «Sono sicuro che questi elfi stiano meglio su di te.» Posizionò il cerchietto sulla testa di Miwako. Per sistemarglielo correttamente si era avvicinato molto a lei. Si era assicurato che l’oggetto fosse ben fermo dietro le orecchie.
Pensava di essere riuscito a rigirare la frittata dalla sua parte ma... Quel cerchietto era così simpatico! Lei era proprio carina anche con una cosa simile addosso. Non aveva nemmeno effettivamente finito di sistemarle il cerchietto per bene, ma non poteva procedere oltre, anche se avesse voluto. Le sue dita avevano sfiorato le orecchie di lei.
Si bloccò immediatamente, senza riuscire a dire nemmeno più una parola. E come se non fosse già imbarazzato abbastanza, il suo rossore crebbe ancora di più. Se avesse accettato di indossare il cerchietto senza tante storie, sicuramente non si starebbe facendo mille problemi per averle solamente sfiorato le orecchie. Era così abile nel mettersi in imbarazzo da solo...
Maledizione! Ovviamente si perse, ancora, nel suo viso che non aveva cessato di sorridere. E anzi, la sua risata provocava dei leggeri movimenti alle molle, gli elfi seguivano la sua risata.
Ed era forse la cosa più bella, vederla ridere di gusto.


Non avrebbe desiderato altro. Wataru si era perso ancora nei suoi occhi, nonostante avesse cercato di avere la meglio mettendole il cerchietto in testa per ripicca. «Non vorrei rovinare il tuo momento di vittoria...»
Aveva ancora un sacchettino in mano, e lo aprì appena si era assicurata che Takagi stesse seguendo ogni suo movimento. «Ma ne ho comprati due!» Rimosse il sacchettino, rivelando un secondo cerchietto, questa volta con due Babbi Natale attaccati sulle molle.


Non ci voleva credere. Si era tolto il cerchietto con gli elfi per metterlo in testa a Miwako, ma non era servito a nulla, perché in un modo o nell’altro lo avrebbe comunque dovuto indossare assieme a lei. La guardò: era ancora più soddisfatta di prima. Le piaceva proprio vederlo contrariato.
Avrebbe voluto far finta di rimanere impassibile alla vista del secondo cerchietto, ma non ne fu per nulla capace. Ne risultò che i suoi occhi erano confusi, le sue gote non ne volevano sapere di tornare normali, cercava di distogliere lo sguardo da lei e dal suo cerchietto, ma era una sfida a sé stesso. Lo sguardo rimbalzava da terra verso di lei.
Non sapeva veramente più cosa doveva esprimere.


L'espressione di Wataru era così buffa che Miwako scoppiò definitivamente in una fragorosa risata. Era così divertente vederlo totalmente perso e confuso.
Non si sarebbe mai dimenticata della volta in cui lo spaventò nei parcheggi della centrale. Era riuscita a farsi seguire da un Wataru preoccupatissimo, e appena lui aprì la portiera della macchina rossa, lo sorprese con un pupazzo a molla. Non si sarebbe mai dimenticata della sua faccia, inizialmente spaventata e poi veramente confusa su ciò che era successo. Quel ricordo non l’aiutò a smettere di ridere, anzi le provocò l’effetto contrario.


«S-Sato-san...!» Se fosse possibile morire davvero per l’imbarazzo, sarebbe già sepolto da un pezzo. Non poteva negare però che la sua risata era quasi contagiosa. Nonostante l’imbarazzo che stava provando in quel momento, era felice di vederla sorridente, di vedere gli elfi attaccati alle molle del cerchietto che indossava, muoversi traducendo visivamente la sua risata.


Alzò lo sguardo su Wataru, che era indeciso se ridere anche lui o essere ancora confuso. Gli porse, cercando di calmarsi dalle risate, il cerchietto con i Babbi Natale, invitando anche lui a indossarlo. Era titubante se prenderlo in mano, i suoi occhi sembravano chiederle: «Devo davvero indossarlo?». Gli prese una mano e glielo mise tra le dita. «Sì, per davvero.» Sato rispose alle domande che Takagi non era riuscito nemmeno a esternare, ma che gli si leggevano chiaramente in faccia.
Nonostante lo avesse spronato ad indossarlo, non sembrava ancora minimamente intenzionato a metterselo da solo. «Takagi-kun. Puoi scegliere tra tre opzioni.» Sato sfoderò uno dei suoi migliori sorrisi, proprio uno di quelli che sapeva avrebbe mandato in totale confusione il suo adorabile ragazzo. Poteva ora leggere la preoccupazione che si era impadronita dei suoi occhi.

«Uno. Indossare il cerchietto da solo e senza storie.» Lo vide iniziare a riflettere. Sperava forse che le opzioni seguenti fossero migliori? Lo avrebbe di certo accontentato.

«Due. Te lo metto io.» Era così divertente vederlo arrossire ricordandosi della scena vissuta pochi attimi prima, forse non era molto invitante la seconda opzione, se non voleva morire, ancora, dall’imbarazzo.

«Tre. Nessun cerchietto ma cammineremo tenendoci per mano.» Definitivamente questa opzione l’aveva completamente gettato nella più totale confusione.


Cosa doveva scegliere? Era chiaro che l’opzione migliore a quel punto era la prima. Anche se indossare il cerchietto non era per nulla il massimo. E inoltre le altre due opzioni avrebbero sicuramente scaturito un nuovo stato di imbarazzo.
Aveva quasi deciso di portarsi il cerchietto alla testa, escludendo così le altre opzioni, quando Sato gli si avvicinò terribilmente verso l’orecchio per sussurrargli: «Hai ancora cinque secondi per decidere.»

Cinque. Cosa?

Quattro. Si era avvicinata così tanto al suo orecchio... Le sue gote si tinsero ancora.

Tre. Inoltre lei sapeva benissimo che sussurrargli cosi vicino all’orecchio, gli avrebbe procurato il solletico.

Due. Diamine, le sue braccia erano completamente paralizzate. Non ne voleva sapere di reagire, non finché lei si sarebbe allontanata dal suo viso.

Uno. Doveva essere un totale fallimento. Cercare anche solo di avere quel briciolo di coraggio in più. Quello stesso coraggio che lo aveva portato a passeggiare con lei tra le luci di Natale.

Zero. Quello stesso coraggio che lo aveva ormai abbandonato alla sola vista del suo viso.

«Tempo scaduto!»

Maledizione, cinque secondi erano troppo pochi per prendere una decisione! Anche se aveva già deciso prima di indossarlo. Ma averla così vicino mentre gli sussurrava nell’orecchio provocò un semplice cortocircuito nella sua testa, non riuscendo più a muovere un singolo muscoletto. «Decido io quale delle tre opzioni.» Ottimo. Così facendo era stato catturato e messo al muro da lei.
Era abbastanza sicuro che non avrebbe scelto l’opzione uno. Quale avrebbe scelto tra la due e la tre? Non aveva proprio idea di cosa avesse in mente Miwako. Era sempre così enigmatica. I suoi sorrisi sempre così ambigui.
Wataru si considerava decisamente svantaggiato. Lei poteva sapere tutto di lui grazie alla sua abilità nel comunicare i propri pensieri solo con le espressioni del volto.


«Scelgo la... Uno.» Gli sorrise. Lo aveva già messo fin troppo alla prova. Nonostante le facesse molto piacere vederlo arrossire e non capire più niente ad ogni contatto, aveva deciso di dargli un attimo di tregua, per il momento. E nonostante avesse scelto l’opzione uno, Wataru era completamente stupito.
Veramente si aspettava che scegliesse una delle altre due opzioni? Non che le sarebbero dispiaciute, anzi. Avrebbe sicuramente potuto torturarlo ancora un pochino. E sicuramente camminare mano nella mano... Non sapeva nemmeno perché avesse proposto una cosa simile!
Lo prendeva in giro per il suo rossore, ma non che lei fosse da meno. Pensare anche solo di camminare per mano, sarebbe stato troppo anche per lei. Le guance di Miwako si tinsero di un leggero rosso.
Lo vide titubante, come se si aspettasse che quella scelta fosse una trappola. Indossò comunque il cerchietto con i Babbi Natale. Solo in quel momento Miwako si rese conto che stava fissando ogni angolo del viso di Wataru, a non molti centimetri di distanza.
Era rimasta intrappolata... tra i suoi occhi che chiedevano spiegazioni sulla sua scelta; tra le sue labbra che volevano anche loro pronunciare delle parole; tra le guance arrossate; tra il suo viso dannatamente adorabile.


In quel momento non stava capendo più nulla. Indossava anche lui il cerchietto abbinato a quello che indossava Miwako, quello che fino pochi attimi prima non voleva restare fermo continuando a molleggiare per la sua risata.
Notò che le guance di Miwako erano più rosee del solito. A cosa stava pensando mentre lo scrutava con uno dei suoi sguardi enigmatici? Che avesse scelto la uno per... evitare le altre due opzioni? Che stesse arrossendo per la situazione che lei stessa aveva creato?
In quel momento... non era il suo solito sguardo enigmatico. Riusciva a intuire i suoi pensieri. Poteva sfiorare il suo leggero imbarazzo nell’essergli così vicino. Poteva scrutare i suoi occhi osservare più parti del suo viso. Poteva constatare che si era totalmente persa a osservarlo. Poteva notare che il suo sguardo fermo si era sbriciolato, rivelando uno sguardo femminile, ancora più attraente di quello che aveva sempre addosso. Lo sguardo che riservava solamente a lui, quando si trovavano da soli.
Sì, perché in quel momento nonostante fossero in una via commerciale immersi nel chiasso natalizio, era come se fossero solamente loro due. Isolati da tutto il resto che li circondava. Tutta quella situazione gli stava facendo accelerare i battiti del cuore. Il solo pensiero di volerla baciare, bastò per sentirsi agitato.
Ma era lui a dover portare avanti questo appuntamento. Se lo era promesso. Dunque, avrebbe ripreso le redini. La guardò ancora, così bella quella sera. Così femminile. Così com’era quando erano soli. Così dannatamente attraente. Solo un pazzo avrebbe distolto gli occhi da lei.
Le si avvicinò ancora di più al viso, ormai distante una manciata di millimetri. Poteva sentire il suo respiro. Poteva sentire la calma che si era ripristinata tra loro.


Miwako era definitivamente arrossita. Inoltre non si aspettava di certo che, quando le loro labbra erano ormai quasi unite, Wataru la stringesse più vicino al suo corpo. Quel tocco l’aveva colta di sorpresa.
Le mani di Miwako si mossero di conseguenza verso il viso di lui. Voleva che anche lui sapesse che in quel momento non desiderava altro se non stargli il più accanto possibile.
Gli sfiorò gli zigomi, per poi scendere sulle guance. Ogni parte di lui era così accessibile. Forse... le loro labbra si distanziavano solamente di cinque millimetri. Chiuse gli occhi per fare spazio agli altri sensi.

L’udito; poteva ascoltare il chiasso della via commerciale, era ormai più come uno sfondo. Era rumoroso ma al tempo stesso silenzioso.
Silenzioso come le parole non dette tra loro. Quelle parole che nessuno dei due avrebbe saputo pronunciare. «Ti amo.» Quelle parole che avrebbero voluto sicuramente uscire; ma che non arrivarono, provocando solamente un gran rumore nelle sue orecchie. Era arrossita ancora, e quello che sentiva erano le pulsazioni che si facevano più insistenti, oltre al respiro di Wataru.

Il tatto; poteva toccare il viso di lui, facendo scivolare le sue dita lentamente, assicurandosi di esplorarlo tutto. Scendere verso le guance non le sarebbe bastato. Continuò, le dita accarezzarono i lobi delle orecchie, e ancora qualche dita scese verso il collo, fermandosi a metà strada.
L’aveva sentito, un movimento quasi impercettibile. La stringeva a sé ma per pochi millesimi di secondo aveva sentito decisamente mollare la presa. Come se preso alla sprovvista. Come se non si aspettasse che scendesse così in basso. O che semplicemente fosse uno dei suoi punti deboli.
Ma fu solo un attimo, poiché sentì la sua presa farsi ancora più decisa.

L’olfatto; poteva immergersi ormai tra il suo profumo. Quello stesso profumo che le mancava ogni mattina che si svegliava senza di lui. Quello stesso profumo che le mancava ogni sera che si addormentava senza di lui. Se solo...
Avvampò ancora di più ai suoi pensieri incompiuti. Sapeva benissimo cosa avrebbe voluto pensare. Era certa che anche lui desiderasse la stessa cosa. Però... Avrebbe aspettato per lui. Avrebbe aspettato che arrivasse da lui. Quella proposta a cui sicuramente avrebbe risposto «Sì!».

E poi nuovamente il tatto; poteva assaporare ora le sue labbra. Per la precisione, il suo labbro inferiore.
Era interessante esplorare anche ogni millimetro delle sue labbra, in quanto per la timidezza del ragazzo non capitava spesso di poterle assaporare in quel modo e nemmeno così a lungo. Poteva sentire il suo labbro superiore intrappolato tra quelle di Wataru: anche quella parte di lui era un libro aperto, poteva intuire i suoi pensieri anche ad occhi chiusi, solo comunicando attraverso quel bacio. Semplicemente lui non avrebbe voluto abbandonare quella sensazione piacevole.

Era un bacio diverso da quelli che si erano dati precedentemente. L’avrebbe definito forse più romantico, forse più passionale. Era un bacio che desiderava sapere qualcosa in più l’uno dell’altro. Era un bacio che descriveva quanto fossero uniti. Entrambi sapevano che nulla li avrebbe separati, che i loro desideri combaciavano.
Prese fiato lasciando libere le sue labbra per pochi millimetri, quasi le dispiaceva staccarsi per riprendere fiato. Le avrebbe riprese tra sé sicuramente a breve.

Aprì gli occhi, per poterlo osservare. In quel momento aveva ancora gli occhi chiusi, ma che non tardò a riaprire per poterla osservare da così vicino. Vide che anche lui si allontanò, forse più per riprendersi da un bacio del genere. Le sue guance erano bollenti ed era decisamente rosso in viso. Non sarebbe mai cambiato.
Ma se quella sarebbe stata la reazione ad averla accanto, lo avrebbe baciato allora altre mille volte, solo per vederlo così. Un misto tra imbarazzo e... voglia di averla ancora intrappolata tra le sue labbra.
Non poteva guardarsi in viso ma era certa che anche i suoi occhi suscitavano queste emozioni, quasi come se in quel momento si stessero guardando allo specchio.
Mosse le dita che erano rimaste ancora sul suo viso, a metà tra il collo e l’orecchio. Lentamente le fece scivolare verso il mento, passando il mignolo a sfiorargli le labbra, proprio quelle che erano nuovamente distanti pochi millimetri. Lo vide cambiare espressione, ancora più imbarazzata e rigida. No, decisamente non sarebbe mai cambiato.
Gli sorrise. Forse, poteva avvicinarsi ancora per catturare di nuovo le sue labbra. O farsele intrappolare tra le sue.


Nell'allontanarsi da lei per riprendere fiato, sentì una strana presa sopra alla sua testa. Ma non fece nemmeno in tempo a realizzare quale fosse la causa perché Miwako gli sfiorò le labbra con le dita, mandandolo decisamente in confusione. Poteva capire esattamente le emozioni che la trascinavano, proprio perché anche per lui era lo stesso. Si sarebbe avvicinato ancora, unendosi alle labbra di lei, in momenti che sembravano interminabili, perché forse lo erano anche per davvero, interminabili. Ogni secondo era da assaporare, ogni tocco era una scossa che gli faceva ricordare quanto la desiderasse, ogni suo sguardo parlava.
Nonostante ciò, la presa che sentiva provenire al di sopra della sua nuca non lo abbandonò per nulla. Takagi alzò gli occhi per individuare la causa di questa sensazione. Gli costò molto distrarsi dal suo viso. Ma non riusciva a muoversi ulteriormente: i due cerchietti si erano incastrati tra loro durante il bacio. Era impossibile muoversi senza tirare uno dei due cerchietti e rischiare di farsi male.
Di certo il respiro non era nemmeno ancora del tutto regolare. «S-Sato-san. Ci siamo incastrati.»


Sato dissolse lo sguardo dal viso di Takagi, per capire cosa intendesse dire. Alzò la vista e li vide: i due cerchietti erano legati insieme. Ma decise di approfittare di quella situazione. «Allora, vorrà dire che non ci possiamo più separare.»
Anziché provare anche solo a liberare uno dei due cerchietti, si avvicinò ancora alle sue labbra senza potergli permettere di formulare una risposta. Lo vide agitarsi ancora.
Sorrise mentre intrappolava il suo sorriso tra le labbra di Wataru, il quale si lasciò completamente trasportare dal movimento delle loro labbra, rispondendole così al bacio. Appoggiò entrambe le mani sul viso di lui, le dita poco più sopra delle orecchie, che accarezzavano gli zigomi.


Sì, Miwako l’avrebbe fatto impazzire. Come resistere all’attrazione che sentiva verso di lei? Non si sarebbe sicuramente tirato indietro. Sarebbe rimasto unito in un bacio con lei ancora a lungo.
Questo bacio fu ancora più passionale del precedente. Le loro labbra erano perfettamente in sintonia. Assaporare così ogni angolo delle sue labbra, si sentiva quasi stregato da lei.
Abbandonò la presa delle mani che fino a quel momento aveva tenuto strette sulla sua vita. Le sentì quasi muoversi da sole, quasi come se non sapesse cosa stesse facendo, quasi come se non fosse lui a comandarle. Le mani salirono verso la nuca di lei. Voleva percepire tutto, ogni millimetro.
Intrecciò le dita tra i corti capelli che le scendevano sul collo, dietro le orecchie.

Le labbra regalavano emozioni uniche. Erano difficili da abbandonare, quasi come dei magneti che si attraggono.
Wataru sentì le dita di Miwako muovere la struttura del cerchietto. Sembrava che lo volesse sfilare, ma era impossibile sfilarne solo uno senza far male a chi indossava l’altro che ora era ancora più attorcigliato.
Mosse anche lui le sue dita raggiungendo il finale del cerchietto, proprio dietro le orecchie di Miwako. Lo fece scivolare verso l’alto, staccandolo così dalla sua testa. Anche lui si sentì liberare dal fascio che era rimasto finora appoggiato.
Ora erano entrambi liberi dal cerchietto di Natale. Liberi di muoversi senza essere costretti.


Le labbra ancora unite, Miwako lasciò la presa sul cerchietto che gli aveva appena sfilato, intrecciato a quello che lui teneva in mano, quasi come se avesse voluto farlo cadere per terra per tornare a legarsi insieme, questa volta liberi di muoversi e liberi di scegliere di non separarsi più.
Gli sfiorò ancora il collo, proprio quel punto debole di Wataru. Infatti sentì le sue labbra farsi più rigide per qualche secondo, senza però staccarsi.
Decise di far scivolare le sue mani verso il colletto della sua camicia, sfiorandogli le clavicole, che, nonostante gli strati di tessuti indossati per resistere all’inverno, erano ben pronunciate. Più scendeva e più sentiva la reazione di lui tramite le sue labbra.
Non c’era bisogno di aprire gli occhi e guardarlo in viso. Era sicuramente arrossito, tremendamente imbarazzato e quasi sicuramente immobile, incapace di muovere qualsiasi muscolo. Anche le sue labbra non si muovevano più con così tanta scioltezza. Adorava questa parte di lui, ma decise, ancora una volta, di dargli tregua.
Si fermò all’altezza del secondo bottone della camicia. Aprì gli occhi e notò che i suoi erano già aperti e sgranati dall’imbarazzo, proprio come aveva immaginato. Allontanò le labbra e gli sorrise. Wataru teneva ancora in mano entrambi i cerchietti e probabilmente in quel momento un ramo gettato nel camino sarebbe stato più flessibile e decisamente più freddo di lui.
Forse aveva esagerato? Si era spinta troppo in là rispetto a ciò che Takagi avrebbe voluto? Notò che la stava osservando senza riuscire a dire nemmeno una parola. Si ricordò di avere le mani ancora appoggiate sul suo petto. Le riportò prontamente lungo i propri fianchi, indecisa su cosa dirgli.
Forse era stato troppo anche per lei? Eppure era stato un momento così speciale, così piacevole e così interminabile. Era certa che le stesse emozioni le aveva provate anche lui durante il bacio. Non riusciva a staccare lo sguardo dai suoi piccoli occhietti imbarazzati, nemmeno per battere le ciglia.


Dannazione, si rese conto di aver interrotto Miwako, irrigidendosi. Ma era impossibile non imbarazzarsi nemmeno un pochino a tutte quelle carezze. Doveva rimediare, non sopportava l’idea di non essere riuscito a lasciarsi andare, mentre lei lo avrebbe desiderato. Non sopportava l’idea che Miwako si era allontanata dalle sue labbra, e di aver ritirato le sue braccia velocemente appena si accorse che erano rimaste ancora appoggiate a lui. Quasi come se avesse il timore di aver sbagliato qualcosa. Ma lei non aveva sbagliato proprio nulla!
Si osservarono ancora un po’ nel più totale silenzio e prima che Wataru prese la parola sembrava fossero passati secondi interminabili. «Scusa, Sato-san. Avrei dovuto-»

«Lascia, ho esagerato io. Non hai nessuna colpa, non devi scusarti.» Si sentì interrompere da Miwako, che usò un tono che non ammetteva repliche, addolcendolo con uno dei suoi sorrisi.
Ma era convinto di dover rimediare alla situazione che aveva creato. Mosse la mano, quella libera dai cerchietti; perlomeno aveva ancora delle capacità motorie e non era del tutto pietrificato. Si avvicinò verso il braccio di lei e le sfiorò le dita. Determinato a volerle stare accanto, intrecciò le dita nelle sue, portandosi così di fianco a lei e non più di fronte.
La via addobbata dalle luminarie natalizie era ancora lunga, per permettere di stare insieme ancora un altro po’. «Andiamo, Miwa-chan?»


Camminarono tra le luci di Natale tenendosi per mano.
Nessuno dei due sembrava voler lasciare più la presa. Nessuno dei due interruppe il silenzio che si era creato. Nessuno dei due replicò alle dita che tra un passo e l’altro si cercavano tra di loro in carezze quasi millimetriche.
Si scambiarono soltanto uno sguardo, esattamente nello stesso momento.
Ed entrambi avevano le gote arrossate, certamente non per il freddo.
Anche i loro pensieri coincidevano.

Il rosso. Trovava che stesse particolarmente bene sulle sue guance.


   
 
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