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Autore: miss_MZ93    13/02/2020    2 recensioni
Marinette ed Adrien hanno ormai diciotto anni. Le loro vite continuano ad essere minacciate dalla presenza di Papillon ma qualcosa sta per cambiare. Gli anni iniziano a farsi sentire e gli equilibri fragili che esistevano tra i due ragazzi iniziano a spezzarsi. Tra Adrien e Marinette qualcosa cambierà radicalmente, lasciando uno spiraglio per qualcuno che, in segreto, non ha mai smesso di provare grandi sentimenti per Marinette.
Tra dolci e sensuali drammi, i nostri protagonisti dovranno affrontare anche un nuovo pericolo per Ladybug.
Ho iniziato a scrivere la storia prima dell'uscita della terza stagione, quindi mancheranno alcuni personaggi o dettagli particolari.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Luka Couffaine, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I giorni trascorrono veloci mentre io tento di capire quanti e quali sentimenti riesce ad evocare in me il  modello biondo. Il nostro rapporto è tornato normale, per quanto balbettare continuamente in sua presenza possa esserlo. Non abbiamo più toccato l’argomento “Ladybug e Chat Noir” e forse è meglio così. Negli ultimi giorni non abbiamo avuto molto tempo da passare assieme, un po’ perché lui era sempre impegnato con sfilate e set fotografici, un po’ perché Papillon sembrava aver più fretta del solito di impadronirsi dei Miraculous.
"My Lady, scusa il ritardo"
"Non ti preoccupare, gattino. L’importante è che adesso tu possa aiutarmi"
Chat Noir balza accanto a me afferrando un lembo della coperta che tengo in mano. Il mio Lucky Charm a volte sa essere davvero divertente. I piccoli pupazzi di neve che l’akumizzato crea vengono sciolti dal calore prodotto dalla lana ed in pochi istanti anche lui si trova a diventare poco più che acqua rivelando un piccolo ciondolo a forma di cristallo di neve. Una volta purificato, il ragazzo torna alla sua vita normale, senza nemmeno ringraziarci. Io e Chat ci dirigiamo in pasticceria e poi sulla torre, pronti a gustarci qualche altra leccornia.
"Posso farti una domanda?"
Mi volto verso di lui cercando distrattamente un pasticcino alla crema da mangiare. Nonostante io sia una supereroina da molto tempo, negli ultimi anni ho capito che il potere di Ladybug non deriva solamente da Tikki ma anche dalla mia forma fisica. Una volta neutralizzato un nemico, ho bisogno di ricaricare le batterie ad entrambe.
"Certo, dimmi pure"
"Sei poi riuscita a risolvere la situazione con quel ragazzo?"
Rimango qualche minuto a pensare alla domanda di Chat Noir.
"Direi di sì"
"Sono contento per te, Ladybug"
"Davvero?"
Chat è una persona meravigliosa. Non so se riuscirei ad essere felice sapendo che Adrien ama un’altra persona. Quando siamo andati a pattinare non penso di essere riuscita a nascondere bene la mia tristezza e gelosia nei confronti del modello. Chat Noir invece sembra essere davvero felice. Sotto quella maschera deve nascondersi un ragazzo dolce e premuroso e non solo un gatto spavaldo e dongiovanni.
"Certo. Mi sarei sentito molto in colpa se, a causa di una mia stupidata, ti avessi resa triste"
"Grazie, Chat"
È innegabile la dolcezza di questo gatto nero. Se solo non fossi innamorata di Adrien, forse avrei potuto vedere in lui il ragazzo dei miei sogni. Il pensiero del modello biondo mi tormenta giorno e notte da anni e, benché lui non si accorga nemmeno dei miei sentimenti, continuo ad amarlo.
La mia situazione purtroppo ricorda in maniera impressionante quella di Chat Noir. Sono a conoscenza da molto tempo ormai dei suoi sentimenti eppure non riesco a ricambiare ciò che prova. Lui ama me, io amo Adrien, quanto può essere crudele il destino.
Io e Chat trascorriamo i pochi minuti rimasti a ridere e scherzare, finché non arriva il momento di salutarci e tornare ognuno alla propria vita. Uscendo da un vicolo nascosto, non mi accorgo delle persone che si affrettano a lasciare la zona dove abbiamo appena sconfitto l’akuma. Senza rendermene conto, finisco a terra trascinando con me la persona in cui sono inciampata. Non penso possa esserci ragazza più sbadata e maldestra di me e questo non sono io a dirlo ma i miei amici, che non fanno che ricordarmi quanto sia goffa. Alzo il volto incontrando quei capelli neri sfumati di azzurro che riconoscerei ovunque.
"Luka?"
Lo vedo osservarmi attentamente per poi alzarsi velocemente e sorridermi. Mi tende una mano che accetto volentieri.
"Ciao Marinette"
Rimango qualche istante di troppo ad osservarlo mentre lui inizia a ridere della mia espressione buffa. Non so come sia possibile ma i suoi occhi azzurri sono sempre stati fonte di imbarazzo per me, già dal primo giorno in cui li ho visti. La sua risata mi risveglia dai miei pensieri e solo in quel momento mi accorgo di aver posato le mie mani sulla sua maglietta. Mi allontano velocemente, in cerca della mia dignità evaporata.
"S-scusa Luka. C-che ci fai da q-queste parti?"
Mi sorride gentile sistemandosi meglio la custodia della chitarra sulle spalle. Non mi ero nemmeno accorta della sua presenza.
"Devo insegnare a suonare la chitarra ad un bambino"
"Davvero?"
Il mio tono sembra talmente sorpreso da farmi immaginare gli scenari peggiori.
"Insomma, n-non che tu non possa, volevo dire che, e-ecco, non sapevo che tu in-segnassi a suonare. Non intendevo d-dire che tu non sia bravo, anzi, solo che…"
Luka riprende a ridere del mio imbarazzo ed io torno la ragazza maledettamente triste ed insicura che sono. Tutte le persone che mi conoscono non fanno che prendermi in giro, è una situazione davvero snervante. Il suo sguardo si incupisce mentre vedo i suoi pensieri diversificarsi.
"Scusa, Marinette, non volevo ridere di te"
"Sì, invece. Tutti ridono di me, la gente non fa che prendermi in giro. Non saresti il primo né l’ultimo"
"Non ti stavo deridendo"
I suoi occhi sembrano sinceri e sul suo volto nasce un sorriso meraviglioso.
"Trovo che tu sia molto carina quando sei imbarazzata"
Sento il mio volto prendere fuoco sotto quello sguardo azzurro, così simile al mio. Nonostante l’imbarazzo, non riesco a distogliere gli occhi da quel ragazzo. Mi sembra di essere attratta da lui come una falena lo è dal fuoco. La sua mano si posa sulla mia testa accarezzandomi i capelli dolcemente per poi immettersi nuovamente per le strade di Parigi.
"A presto, Marinette"
Non riesco a pronunciare nemmeno un flebile “ciao” che Tikki inizia a muoversi nella borsa, in cerca dei suoi biscotti, risvegliandomi da quella strana magia che mi lega a Luka. Vedo la testolina rossa del Kwami sorridermi innocentemente mentre lascia che una risata la scuota. Scottata da quello sguardo, mi dirigo velocemente verso casa, conscia del rossore che ancora mi invade.
Mia madre non presta nemmeno più attenzione al mio imbarazzo, tanto abituata a sentirmi balbettare quando parlo di Adrien o di qualche sua sfilata.
Arrivo in camera mia lasciandomi cadere sul letto, distrutta per la battaglia appena combattuta e per il continuo batticuore che le persone accanto a me riescono a suscitarmi.
 
La mattina seguente cerco di evitare ogni tipologia di pensiero ma l’impresa sembra degna di una divinità greca. Appena entrata in classe, Adrien si volta nella mia direzione sorridendomi. Il mio cuore perde un battito vedendolo seguirmi con lo sguardo fino al mio banco. Nino ed Alya stanno parlando tranquillamente mentre Adrien cerca di intavolare una conversazione civile con me. Il mio volto assume varie tonalità di rosso fino a concentrarsi su una sfumatura più accesa quando vedo Juleka avvicinarsi e parlare con Adrien di un nuovo concerto che lei e suo fratello Luka vorrebbero tenere a giugno, per festeggiare la fine delle lezioni. Come se non fosse sufficiente, Alya mostra a tutti l’ultimo aggiornamento sul suo blog in cui chiede ai lettori una loro opinione sul rapporto tra Ladybug e Chat Noir.
Non riuscendo a nascondere il mio rossore a nessuno, decido di lasciarmi avvolgere dalle braccia appoggiate sul bancone. Nessuno sembra curarsi troppo del mio stato emotivo e finalmente posso cercare di isolare ognuno di quei nomi che sembrano colpirmi al cuore. Quei ragazzi mi faranno impazzire. Ognuno di loro riesce a sconvolgere la mia vita con semplici gesti, lasciandomi indifesa ed impreparata ai miei sentimenti.
Quando la professoressa entra in classe, decido di concentrarmi sulle lezioni, ignorando i volti dei ragazzi che occupano i miei pensieri. Mi accorgo distrattamente di Adrien che sembra fissarmi curioso ma mi impongo di non ricambiare il suo sguardo, lo devo alla tranquillità che ho appena riguadagnato.
 
Durante l’intervallo, mi rifugio in bagno, sicura di non poter essere disturbata da nessuno. Cerco di calmarmi chiudendo gli occhi ed ignorando le risate di Tikki che sembra prendermi in giro per la confusione che regna nella mia mente. Da una parte l’amore che provo per Adrien mi sta lentamente consumando, lasciando in me la consapevolezza di non suscitare in lui il minimo interesse. Dall’altra Chat Noir inizia a confondermi. Il suo comportamento negli ultimi giorni è cambiato, da sbruffone, arrogante e presuntuoso qual era, è diventato più dolce e premuroso, dimostrando quando tenga a me ed ai miei sentimenti. I miei pensieri non sono però rivolti solo ai due biondi dagli occhi incredibilmente verdi ma anche a Luka. Lo conosco poco, nonostante sia il fratello di Juleka ma quando lo incontro non riesco a provare nulla che non sia un sentimento di attrazione nei suoi confronti. La mia mente è più confusa che mai.
Mancano pochi minuti alla fine dell’intervallo e purtroppo sono obbligata ad alzarmi dal mio nascondiglio. Mi sciacquo velocemente il volto cercando sollievo dal calore che ha preso vita sulle mie guance e, dopo essermi asciugata, mi dirigo alla porta del bagno. Prima di varcare la soglia però alcune voci mi bloccano sul posto, impedendo ai miei piedi di uscire.
"Alya, cos’ha Marinette?"
"Marinette?"
"Mi è sembrata molto strana oggi"
"Marinette è sempre strana. In un modo molto dolce e tenero ma lo è sempre"
Sento Adrien sospirare e posso immaginare di vederlo passarsi una mano tra i capelli biondi.
"Intendo dire che sembrava più strana del solito"
Sono bloccata dietro la porta del bagno, incredula. Ho sempre saputo di non riuscire a comportarmi normalmente davanti ad Adrien ma sentirlo definirmi così, mi lascia l’amaro in bocca. È una sensazione fastidiosa, un blocco all’altezza dello stomaco che mi paralizza.
"Forse è solo l’effetto che le fai"
Mentalmente maledico Alya. È la mia più cara amica e sa benissimo quanto l’argomento “Adrien” per me sia delicato. Ho paura di quello che potrebbe dire adesso.
"Cosa intendi dire?"
La ragazza sbuffa ed io con lei. Ho un terribile presentimento.
"Che lei è innamorata persa di te, Adrien"
Non credo alle mie orecchie. Alya non avrebbe mai dovuto rivelare i miei sentimenti. Non è così che volevo che lui scoprisse che lo amo, non è lei che doveva dirglielo, non è questo il momento o il luogo più adatto. Sento Adrien sbuffare, quasi annoiato da quella conversazione, da quell’argomento, dai miei sentimenti.
"Ancora con questa storia?"
I miei pensieri iniziano a vorticare senza freni. Cosa significa la frase che ho appena sentito? Lui sapeva tutto? Conosceva già i miei sentimenti? Come? Chi? Soprattutto, perché non mi ha mai detto nulla?
"Non credi sia il caso di parlarle?"
"Per dirle cosa?"
"Che sai quello che prova per te"
Il silenzio sembra avvolgere Alya ed Adrien lasciandomi in preda ai miei sentimenti. Affetto, rimorso, tristezza e dolore sono le sensazioni che affollano la mia anima.
"Non saprei come affrontare l’argomento"
"Hai avuto anni per prepararti a questa conversazione. Se non la ami devi dirglielo… O forse…"
"È proprio questo il punto. Non provo né ho mai provato nulla per lei. Per me è solo un’amica, una compagna di classe come te, come Juleka e le altre ragazze. Nel mio cuore c’è un’altra persona ma non voglio vederla soffrire. Pensavo che con il tempo avrebbe smesso di provare certi sentimenti, lo speravo davvero"
Il rumore che sento può essere solo quello del mio cuore che si spezza.
"Stiamo parlando di Marinette"
"Hai ragione. È una brava ragazza ma è molto ingenua. Non è mai riuscita a capire i sentimenti che la circondavano, ignorando Nino, Nathaniel o chiunque altro le si avvicinasse"
Una terza voce si aggiunge alla discussione, una voce acuta che potrei riconoscere ovunque. Mentre le lacrime ormai sgorgano velocemente dai miei occhi, mi trovo ancora dietro a questa porta, ad ascoltare le persone a cui più tengo mentre mi pugnalano.
"È ancora la ragazzina sciocca ed immatura che era anni fa. Non è mai cambiata e mai lo farà"
"Chloé, smettila"
Il fatto che Alya mi difenda non basta a farmi stare meglio. Sento le lacrime bagnare il mio volto lasciando solchi macchiati da matita e mascara.
"Non è forse vero? Continua ad indossare gli stessi completi, acconciare i capelli nei soliti due codini e si comporta nella stessa maniera. Ha diciotto anni ma ne dimostra appena quattordici! Non è mai riuscita a maturare abbastanza da capire che Adrien non ricambia i suoi sentimenti. Come potrebbe innamorarsi di una ragazzina?"
"Chloé!"
"Alya, Chloé non ha tutti i torti. L’ingenuità di Marinette è innegabile. Chiunque si sarebbe accorto che provo per lei gli stessi sentimenti che nutro per te, per Rose o qualunque altra amica"
"Marinette è una ragazzina ingenua ma è fatta così. Non puoi continuare ad ignorare i suoi sentimenti"
Poche lacrime continuano a sgorgare dai miei occhi ed io mi costringo ad asciugarle, cercando di mascherare il dolore che provo sotto strati di rabbia. So di essere la vittima perfetta di Papillon in questo momento ma non riesco a pensare positivamente. La testolina rossa di Tikki sbuca dalla borsetta ma non riesco nemmeno a guardarla negli occhi. Sono sicura che anche lei sia delusa da me, in questo momento. Non riesco a controllare i miei sentimenti, non riesco a controllare le mie emozioni e sicuramente non riesco a controllare le mie reazioni.
I miei piedi si muovono senza che io me ne renda conto e dopo aver spinto leggermente la porta, faccio il mio ingresso in quel circolo privato che si era formato fuori dal bagno. Posso vedere la faccia sconvolta di Alya che mi guarda dispiaciuta, quella soddisfatta di Chloé che trattiene a stento una risata malefica e il volto del modello. I suoi occhi sono tristi ma soprattutto increduli di fronte alla mia espressione di puro risentimento. Mi avvicino a loro lanciando ad ognuno uno sguardo indignato.
"Mi fa piacere che mi troviate strana, sciocca, infantile ed immatura"
"Marinette, io non volevo…"
"Cosa, Alya?"
"Io…"
Sventolo una mano davanti al mio volto, ignorando le lacrime che premono per uscire. Mi volto verso Chloé, non sapendo nemmeno io cosa dovrei dirle. La sua cattiveria non ha paragoni ma speravo che sentire su di sé le responsabilità di Queen Bee l’avrebbe aiutata a migliorarsi, prima o poi.
"Non dovresti prendere in giro le persone quando la prima a suscitare ilarità sei tu. Non saresti mai diventata una supereroina se Ladybug non avesse perso il Miraculous e questo perché nessuno crede in te, nessuno ti stima e soprattutto nessuno ti apprezza"
Lascio Chloé scontrarsi con il mio risentimento mentre mi rivolgo all’ultima persona a cui avrei voluto riservare quello sguardo arrabbiato. Adrien mi guarda colpevole, quegli occhi verdi che tanto amo sembrano velarsi di rimpianto anche se non riesco a capire il motivo di quel sentimento.
"Mi hai presa in giro per tutti questi anni"
"No, Marinette, io…"
"Ho passato gli ultimi anni ad amarti, ho trascorso notti intere a pensare a come superare il mio imbarazzo nei tuoi confronti"
Punto l’indice sul suo petto, imprimendo in quel gesto tutta l’indignazione di cui sono capace.
"Tu, invece… Tu sapevi tutto. Eri a conoscenza dei miei sentimenti verso di te, sapevi quanto mi sforzassi e non solo non mi hai mai detto nulla ma non facevi che ridere! Ridevi di me, di quanto fossi ingenua ed infantile nel non riuscire a pronunciare nemmeno il tuo nome, nel non accorgermi che non mi avresti mai ricambiata! Ti sei mai chiesto quanto fossi meschino in quei momenti?! Perché non mi hai mai detto nulla? Marinette, non ti amo, mi dispiace erano parole tanto difficili da dire?"
Alcune calde lacrime ricominciano a rigare il mio volto. Sospiro pesantemente fissando il soffitto dell’edificio cercando di fermare quel pianto silenzioso. Cerco di asciugare frettolosamente le guance e gli occhi per poi lanciare un’ultima occhiata ai miei tre carnefici ed andarmene, lasciandoli davanti alla porta del bagno con espressioni preoccupate.
Entro in classe solamente per raccogliere le mie cose ed ignorare i compagni che mi rivolgono domande sciocche. Poso i libri nel mio zaino e mi avvio verso la porta della classe, lasciando tutti senza parole e con mille dubbi. Esco dall’edificio e finalmente posso respirare a pieni polmoni mentre assaporo l’ossigeno che mi riscuote dal mio stato di paralisi.
Mille pensieri affiorano nella mia mente. A casa non poso tornare, i miei genitori mi farebbero troppe domande, a scuola non voglio rientrare, non saprei come affrontare gli sguardi dei miei compagni. Decido di fermarmi in un parco poco lontano dal centro e mi concedo un gelato. Chiedo alla commessa anche una piccola coppetta di gelato alla stracciatella che so piacere molto a Tikki e mi siedo ad una panchina. Nascondo il gelato dietro la borsetta, così che nessuno possa vedere il Kwami e mi lascio vincere da alcuni sospiri.
"Marinette, stai bene?"
La voce di Tikki mi riporta al presente, un presente che non è come vorrei. Getto la carta del gelato e prendo una salvietta per pulirmi le mani appiccicose. Non sono mai riuscita a mangiarlo senza sporcarmi ed ogni volta devo ricordarmi di comprare qualcosa con cui pulirmi, è snervante ma questo mi mostra senza ombra di dubbio quanto io sia davvero immatura. Sono così simile ad una bambina da non essermi accorta del parere delle persone che mi circondano.
"No, Tikki. Non sto affatto bene"
"Marinette, so che le parole di Alya ed Adrien ti hanno ferita ma ti prego, non farti vincere dai sentimenti cupi. Rischi di scatenare l’interesse di Papillon"
"Lo so, Tikki ma mi è difficile pensare positivamente in questo momento"
"Provaci, per favore. Non voglio vederti sotto l’effetto di qualche akuma"
"Non è semplice"
Il rumore di passi che si avvicinano è tutto ciò che mi è dato sentire mentre mi accorgo di aver chiuso gli occhi in cerca di un po’ di pace dalla realtà.
"Cosa non è semplice?"
Quella voce calda mi costringe a riaprire gli occhi, concentrandomi sulla figura che mi sovrasta. Gli occhi azzurri, i capelli tinti e l’inseparabile chitarra mi urlano a chiare lettere il nome del ragazzo che si sta sedendo accanto a me. Luka, con il suo innaturale tempismo, offusca ogni mio pensiero, lasciando solo lui al centro della mia mente.
"C-cosa?"
"Hai detto che non è semplice, cosa intendevi? Più che altro, con chi stavi parlando?"
Solo in quel momento mi volto verso la borsetta dove Tikki si è velocemente nascosta. Sospiro tranquillizzando il mio battito cardiaco che già aveva iniziato una personale marcia veloce. Torno a concentrarmi sul ragazzo al mio fianco e lo trovo intento a sorridermi. Quel suo sguardo riesce a disarmarmi. Ripenso alla sua domanda e non riesco a scegliere se confidargli ogni mio pensiero o nascondere i miei problemi godendomi la sua vicinanza. Alla fine, opto per una mezza verità, nella speranza che non indaghi troppo.
"Ho a-alcuni problemi a scuola che non mi è s-semplice risolvere. Speravo che qualche divinità potesse aiutarmi a capire come agire"
"Capisco. Non sono una divinità e non ambisco ad esserlo ma se vuoi posso cercare di aiutarti"
Di nuovo quel sorriso, di nuovo quello sguardo pieno di affetto. Il mio cuore prende vita decidendo di battere in maniera incredibilmente veloce mentre il mio volto si colora di un rosso acceso.
"N-non ti preoccupare, è una sciocchezza"
Nemmeno io riesco a credere alle parole che ho appena pronunciato. I miei sentimenti derisi da tutta la classe, la mia immaturità sbandierata ai quattro venti e la delusione che questo mi ha causato non possono essere ridotti ad un “è una sciocchezza” eppure Luka riesce sempre a far tornare il sereno nella mia mente. Mi accorgo di sorridere solo quando vedo il mio riflesso nei suoi occhi profondi. Una farfallina scura si avvicina a me per poi cambiare direzione e dirigersi verso il cielo azzurro. Papillon non avrà la mia mente al suo servizio facilmente ma mi rendo conto di aver rischiato davvero molto oggi.
"Non voglio obbligarti a confidarti ma se mai avessi bisogno di qualcuno con cui parlare, sai dove trovarmi"
"Sei un ragazzo davvero meraviglioso, Luka. Insomma, è meraviglioso quello che hai detto, non tu, cioè, non volevo dire che tu non sia meraviglioso solo che…"
La sua risata mi scioglie come neve al sole ed in quel momento capisco quanto il suo gesto sia colmo di divertimento senza accennare ad una presa in giro. È così diverso da chiunque mi sia stato accanto in questi anni che mi è difficile credere alla sua bontà.
"Sei davvero incredibile, Marinette"
La sua espressione cambia velocemente, passando dal divertimento al dubbio.
"Tu non dovresti essere a scuola?"
"Eh? Ah, sì"
Sento il rossore cogliere ogni mio tratto prima di nascondere il volto tra le mani.
"D-diciamo che ho saltato l-le ultime ore"
"Davvero?"
"S-sì"
"Sai, anche io ho fatto la stessa cosa qualche anno fa"
"Stai dicendo sul serio?"
"Sì. Non è una cosa poi così grave ma promettimi di non andartene in giro da sola. Parigi non è una città molto sicura"
"Promesso"
Lo vedo afferrarmi una mano mentre con l’altra cerca qualcosa all’interno del mio zaino. Una volta raggiunto l’astuccio, lo apre con un gesto secco e ne estrae una penna. Scrive un numero di telefono sul palmo della mia mano per poi lasciarmi la penna.
"È il mio numero. Se ti venisse voglia di sfogarti o di saltare altre lezioni, chiamami. Ti offrirò un gelato ed una buona spalla"
Prendo la penna e, con il volto di un rosso acceso, scrivo il mio numero sulla sua mano, ricambiando il suo gesto.
"G-grazie, Luka"
"Figurati"
Si alza dalla panchina offrendomi una mano da stringere. La sua vicinanza è un balsamo per le mie ferite ed io mi trovo a pensare a quanto inizio ad aver bisogno di quella cura, di quel sorriso che mi lascia felice, di quella risata che mi imbarazza e del suo dolce modo di preoccuparsi per me.
"Ti accompagno a casa"
Lungo il tragitto, parliamo del più e del meno. Scopro che dopo le superiori, è diventato insegnante di musica perché vuole aiutare ogni persona ad esprimere al meglio la propria personalità suonando. Una volta arrivati davanti all’entrata di casa, mi saluta lasciandomi un bacio sulla guancia e tornando nel traffico di Parigi.
Rimango imbambolata scuotendo la mano per raffreddare la temperatura che il mio volto ha raggiunto. È strano pensare a quanto io mi sia sempre sentita legata a Luka.
Mi volto verso l’ingresso di casa ma prima di poter entrare, una voce mi raggiunge.
"Marinette?"
Mi volto lentamente sapendo già chi mi sarei trovata davanti.

***

Eccomi puntuale con il secondo capitolo di questa storia! Cosa pensate di questo stravolgimento di equilibri? Adrien e Marinette riusciranno a ricucire un rapporto ormai incrinato? Che ruolo avrà Luka nei prossimi capitoli?
Giovedì prossimo leggerete un nuovo capitolo con una Marinette in preda a sentimenti contrastanti, vi aspetto!
Mi raccomando, se la storia vi sta piacendo, fatemelo sapere con un commento! :)
miss_MZ93
  
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