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Autore: Laviestar    14/02/2020    1 recensioni
È il giorno di San Valentino e Adrien e Marinette sono in rotta da mesi.
Determinate rivelazioni possono sconvolgere equilibri fragili e precari, far crollare una persona e far credere che non ci sia una soluzione, arrivando a credere che tutto andrà sempre peggio;
ci si impegna sempre a pensare alla più grandiosa delle soluzioni, quando poi la risposta la si può trovare semplicemente nelle cose più comuni. Come in un pezzo di carta.
#MiraculousDilloConUnBacio
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Chloè, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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San Valentino.
Un'esplosione di rosso, di cuori e di cioccolatini.
​Un giorno in cui le persone erano solite sbandierare al mondo i propri sentimenti, come se essi non potessero essere dichiarati in altri giorni oltre a quello.

Nonostante Marinette pensasse che ogni giorno poteva essere quello giusto per iniziare a vivere un San Valentino che durasse 365 giorni all'anno, amava da impazzire quel giorno. 
O forse avrebbe dovuto dire che c'era stato un tempo in cui lo amava.
Era da sempre stata una romantica senza speranza, con l'innata vocazione di riuscire a sognare ad occhi aperti in qualsiasi situazione.
Come poteva dimenticare le innumerevoli volte in cui aveva sognato Adrien, una villa con giardino, tre figli e un criceto?

Com'era iniziato il tutto?
Aveva iniziato mandando al diavolo ogni convinzione, dopo aver perso Master Fu aveva improvvisamente capito che la vita poteva cambiare da un momento all'altro, e in seguito a quel cambiamento, si era lasciata andare, arrivando al punto di provare qualcosa per quel ragazzo che aveva sempre cercato di classificare prima come un collega, poi come un amico.

Decise che non avrebbe mai più scisso la sua personalità da civile da quella della supereroina che rappresentava. 
Chat Noir, sin da subito, era stato in grado di toccare determinate corde all'interno della sua anima e a quel punto era arrivata a porsi la più semplice delle domande: perché non darsi una possibilità di essere felice?
Nell'istante in cui aveva creduto di potersi lasciare alle spalle l'amore che aveva sempre provato per Adrien Agreste, lo sconvolgente momento della rivelazione era arrivato e l'aveva messa davanti alla più cruda delle verità.
Si era sentita una stupida.

Dandosi uno schiaffo metaforico però, si impose di non perdersi più nulla.
Lui era la persona che, inconsciamente, l'aveva fatta stare male, lo sapeva, ma era sempre lui la persona che l'aveva fatta stare bene quando stava male.
In un modo o nell'altro c'era stato per lei. Con o senza maschera. 
Si erano rincorsi per anni incapaci di vedere oltre alle maschere e a quel punto la risposta era una, Adrien la amava e lei pure. 
Il cerchio si era chiuso, perfetto, nella magica coincidenza dell'inizio con la fine.
Ne erano usciti abbattendo l'una le barriere dell'altro.

Sorrise amaramente pensando a quei momenti.
La vita le aveva dato tanto negli ultimi anni ma altrettanto poi le aveva tolto, arrivando al punto di chiedersi perché tutto ciò che aveva ottenuto con fatica, si stesse pian piano dissolvendo.
Negli ultimi mesi era stata costretta a rivedere tutta quella che era sempre stata la sua idea riguardo l'amore e ciò che aveva sempre sognato.
Lei e Adrien erano in rotta da mesi e l'unico pensiero che continuava a tenerla viva era che un giorno sarebbe tornato tutto come prima.

«Fino a quando intendi farti del male in questo modo?» Domandò rivolta verso Adrien ridotto ad essere ormai l'ombra di se stesso.

«Sto bene» tagliò corto lui.

«Perchè non vuoi reagire?» Chiese con rammarico «Tu sei più di questo».
Faticava davvero a vedere il suo Adrien negli occhi del ragazzo che aveva davanti.

«Non ho voglia di parlarne ora Marinette» disse alzandosi per poi prendere la giacca sull'appendiabiti e uscire «Ci vediamo dopo» la salutò frettolosamente prima di chiudersi la porta alle spalle.

A quel punto Marinette si lasciò cadere sul divano della stanza di Adrien, stremata.

«Buon San Valentino anche a te...» sospirò rivolta verso quelle quattro mura di villa Agreste.

Quel trasloco improvvisato a casa di Adrien iniziava a diventare doloroso da sopportare.
Lei che era Ladybug, l'eroina che aiutava un'intera città, questa volta non era in grado di aiutare la persona che più amava. 
Adrien si stava lentamente disintegrando e Marinette non riusciva a raccoglierne i pezzi.




 

Sconfiggere Papillon, quel Papillon, aveva spezzato Adrien e nonostante l'amore che provava per Marinette non era riuscito ad uscire fuori dal loop di disperazione nel quale era caduto dopo aver scoperto che il nemico che per tanti anni aveva combattuto, altri non era che suo padre.
Gabriel Agreste si era rivelato essere un uomo egoista, un uomo che pur di ottenere ciò che più desiderava non aveva guardato in faccia nessuno, nemmeno suo figlio.
Quella situazione lo aveva ferito più di quanto fosse lecito ferire una persona nell'arco di un'intera esistenza.

Per quanto Adrien avesse sempre cercato la perfezione in qualsiasi cosa, per quanto avesse cercato di compiacerlo in ogni situazione, per suo padre, probabilmente, non era mai stato abbastanza. 
Come figlio non era stato abbastanza per colmare il vuoto che Emilie gli aveva lasciato dentro. 
Adrien in passato aveva colmato i suoi vuoti con la musica, con lo sport e con l'eccellere in qualsiasi cosa facesse pur di non pensare al fatto che potesse non essere abbastanza per le persone che più amava. 

Nel suo periodo più buio era poi arrivato quell'amore platonico per la ragazza mascherata più bella di Parigi e quel sentimento gli aveva dato quel senso di speranza che più volte aveva rischiato di perdere. 
Infine, come nel più bello dei sogni, quell'amore era diventato reale, concreto.
La ragazza che aveva sempre amato era la stessa che amava lui, da sempre.
Erano riusciti a trovarsi nonostante le difficoltà; 
si erano presi per mano e avevano combattuto insieme nonostante il loro essere poco più che due bambini con enormi responsabilità sulle spalle, e quando finalmente era arrivato il suo momento per essere davvero felice, il suo mondo si era sgretolato.
Nessuno, al momento, era in grado di riempire quel vuoto che Adrien Agreste sentiva dentro.

Rialzarsi questa volta era più difficile che mai.

***

«Tutto questo è assolutamente ridicolo!!» Sentì urlare mentre attraversava Pont Des Arts.
Non poteva assolutamente sbagliarsi, quella era proprio la voce di Chloè Bourgeois.
L'aveva sentita, insistentemente, per troppi anni per non poterla riconoscere al primo ascolto.

«Ma hanno perso il mio bagaglio!» Inveì ancora contro il suo stesso smartphone.

La vide ascoltare le parole del suo interlocutore in religioso silenzio e da quello, Adrien, riuscì ad intuire con chi stesse parlando.
Esisteva solo una persona che era in grado di zittirla per più di tre minuti.

Dopo quei minuti di calma apparente la vide arrossire per poi sbottare: «Luka, non so nemmeno cosa sia il modulo PIR!!»

Roteò gli occhi al cielo pensando che per quanto fossero cresciuti in quei sei anni,  alcune cose erano rimaste esattamente le stesse.
Rimase ancora in silenzio senza farsi notare, la curiosità nel seguire l'emozionante faccenda del bagaglio avrebbe finito per uccidere il gatto, già lo sapeva.
Proprio in quel momento l'espressione del viso della ragazza si fece meno tesa e la vide sorridere timidamente mentre iniziava a ripetere in prima persona le parole che il ragazzo dall'altro capo le stava dicendo: «Avrò il mio vestito per il ballo in maschera di domani sera, sarò bellissima e sarò una regina, la tua regina». 

«Grazie Luka, a dopo» sussurrò chiudendo la chiamata per poi accorgersi della presenza di Adrien a pochi metri da lei, «Adrikins!!» Esclamò correndo verso di lui.

«Ciao anche a te Chloè» la salutò mentre la sua amica di infanzia si era già appesa al suo collo in uno slancio di affetto «È bello rivederti in città».

L'ex ragazza più viziata di Parigi, insieme al musicista dei suoi sogni, negli ultimi anni aveva viaggiato molto tra la sua città natale e New York.

«Siamo rientrati a Parigi ieri sera» confidò all'amico «Domani sera parteciperemo al ballo in maschera organizzato dalla giunta comunale, ma in aeroporto hanno perso il bagaglio con dentro il mio costume, riesci a capire la gravità della cosa??» Chiese con un tono che non ammetteva nessun tipo di replica.

Non ci volle molto ad immaginare cosa potesse essere accaduto al Charles De Gaulle nell'esatto momento in cui Chloè Bourgeois aveva appreso della triste fine del suo bagaglio.
Chiudendo gli occhi riusciva persino a vedere il povero Luka fare da mediatore tra la bionda e gli addetti dell'aeroporto per evitare di essere messi per sempre nella No Fly List. 
Avrebbe voluto dirle che mal che andava avrebbe potuto chiedere aiuto a Pollen e vestirsi da Queen Bee per il ballo in maschera, ma non lo fece e si ritrovò ad annuire dandole ragione: «Una catastrofe» aggiunse con una nota di ironia.

«È ridicolo!Dovrebbero abolire il carnevale solo per questo». 

Annuì un'altra volta, ritrovandosi a darle ragione senza nemmeno volerlo e prima che potesse effettivamente risponderle, la ragazza aggiunse seria: «Anche per me è bello rivederti comunque. Parlare con te ormai sembra una missione impossibile».

Negli ultimi tempi non era stato molto di compagnia e lo sapeva bene.
Il ragazzo che per un'intera vita aveva odiato la solitudine più di ogni altra cosa, in quel momento della sua esistenza non chiedeva altro che del tempo per stare da solo.
Tempo per tormentarsi.
Tempo per chiedersi per quanto ancora sarebbe andato avanti ad annaspare in quel modo.

«S-sono stato molto impegnato, il lavoro» si giustificò immediatamente «Devo proprio andare ora, salutami Luka» disse cercando di uscire da quella situazione che improvvisamente era diventata scomoda.

«Come stai Adrien?» Gli chiese lei, ignorando totalmente il suo saluto.

Stava bene? Si domandò.
Suo padre era in prigione e ce lo aveva mandato lui.
Stava facendo di tutto per allontanare i suoi amici perché non riusciva a gestire il carico di emozioni derivante dall'intera faccenda legata a Papillon, e come se tutto ciò non fosse stato abbastanza, stava gradualmente allontanando Marinette nonostante fosse la cosa più preziosa che avesse.

«Bene» mentì.
No, non stava bene, per niente.

«Ma chi vuoi prendere in giro?» Domandò lei prendendo la balla al balzo.

Aveva rimosso quanto potesse essere invadente Chloè in determinate situazioni, e aveva totalmente ignorato che quella ragazza, dopo Marinette, era una delle persone che più lo conosceva per ciò che era realmente.

«Allora diciamo che ho visto tempi migliori» snocciolò sincero.

Quel pensiero era un paradosso.
Aveva passato gran parte della sua vita lottando per una libertà che non aveva mai avuto e ora riusciva a dire di aver visto tempi migliori?

«È ridicolo!» Sentenziò «Fino a quando avrai intenzione di piangerti addosso?» Continuò sapendo di toccare un tasto dolente per Adrien.

«Chloè, non ho voglia di discutere» cercò di mediare. 
Non voleva litigare con la sua vecchia amica d'infanzia, non lo voleva davvero.

«Papillon non definisce chi sei tu, tu non sei tuo padre» centrò il punto Chloè 

«Facile parlare di un passato che non ti appartiene» 

«Senza il tuo passato non saresti mai potuto arrivare... qui».

Senza il suo passato non sarebbe stato Chat Noir.
Senza il suo passato non avrebbe mai incontrato Ladybug.

Trasalì a quelle parole pronunciate da Chloè.
Cosa stava combinando?

«Non pensi sia arrivato anche per te il momento di essere felice?» Continuò non dandogli tempo di parlare «Felice felice, intendo» precisò.

La risposta non poteva che essere solo una: «Si».
Non aspettava altro che essere davvero felice.

«E sai anche che Marinette non merita di averti accanto in questo modo». 

Al liceo se solo avesse avuto la possibilità di strozzarla lo avrebbe fatto. 
Aveva sempre amato il suo alter ego, ma non lei.
In passato aveva creduto di odiarla con ogni briciolo del suo essere, quando invece segretamente l'aveva sempre ammirata per ciò che era.
Marinette ai suoi occhi sembrava essere quel tipo di persona che a differenza sua, il fondo non lo toccava mai.

«Che idiota...» disse rivolto a se stesso con un filo di voce.

«E comunque ti assicuro che, al mondo, non c'è niente di peggio che avere Audrey Bourgeois come madre» aggiunse con un pizzico di ironia.

Scosse la testa scoppiando a ridere.

«Vai da lei e sii un perfetto Valentin, per favore» lo supplicò Chloè facendo riferimento alla giornata di San Valentino.

Adrien l'abbracciò forte.
Stare con Luka l'aveva indubbiamente resa una persona migliore, il cambiamento di Chloè Bourgeois era tangibile.
Aver trovato quel ragazzo sulla sua strada era stata la cosa maledettamente migliore che le fosse mai capitata.

***

Aver parlato con Chloè, lo aveva fatto riprendere da quello stato di apatia nel quale era sprofondato.
Cosa diavolo gli aveva suggerito il cervello?
Era stato ad un soffio dal perdere tutto ciò che più contava solo perché incapace di gestire quella situazione, ma era sicuro che non avrebbe mai lasciato andare quella ragazza che nonostante tutto, era rimasta.

Corse fino a casa, salì le scale facendo un paio di gradini alla volta per accelerare il passo e infine si tuffò letteralmente all'interno della sua camera, con la certezza che avrebbe trovato la ragazza intenta a lavorare su qualche nuova creazione originale, ultimamente Marinette pur di non lasciarsi prendere dallo sconforto si era buttata a capofitto nel lavoro.

«Marinette!» La chiamò aprendo la porta della stanza e vedendola intenta a sistemare sul busto sartoriale una giacca sulla quale aveva appena finito di lavorare.

«Sono un idiota» esordì non appena agganciò al suo lo sguardo di lei «Scusami, scusami» aggiunse senza dare troppe spiegazioni, per poi stringerla forte tra le sue braccia.

Era bastato un attimo per rendersi conto che avrebbe potuto perderla per davvero.

«Adrien...» sospirò contro la sua spalla.

«Ti amo» sputò fuori all'improvviso staccandosi leggermente da quell'abbraccio per permettersi di guardare il volto della ragazza che amava «Ti amo dalla prima volta che i nostri occhi si sono incrociati, ti ho sempre amata e non ho mai smesso di farlo, sono stato uno stupido a non ripetertelo per tutto questo tempo.
Sei rimasta al mio fianco vedendo il peggio di me, sei rimasta anche quando i miei silenzi ti ferivano perché ero troppo occupato a pensare a quanto mi sentissi ferito io, non riuscendo a vedere che così facendo, stavo facendo del male anche a te.
Sei sempre rimasta al mio fianco, nonostante il mio pessimo umore di questi ultimi mesi, e ora Marinette, sono io che ti prometto di rimanere. Sempre, a discapito di qualsiasi cosa».

Sentì gli occhi riempirsi di lacrime.
Non riusciva a respirare. La vista le si annebbiò e dovette scuotere la testa per rimettere a fuoco Adrien «N-Non so cosa dire».
Marinette avrebbe voluto dire tante di quelle cose, ma nessuna parola di senso compiuto usciva dalla sua bocca.

«Non basterà una vita per farmi perdonare di non esserci stato, ma...aspetta un attimo!» Disse portando due mani avanti «Non muoverti»

Lo guardò andare verso la libreria spalancando gli occhi e non riuscendo a capire quale tipo di droga avesse assunto Adrien quel pomeriggio.
Marinette stava forse sognando?
Lo vide poi prendere tra le mani l'antico grimorio che era appartenuto a suo padre, lo appoggiò frettolosamente sulla scrivania e davanti ad una sconcertata Marinette lo aprì iniziando a scorrere rapidamente tra le pagine, come se ne stesse cercando una in particolare.

«Tutto bene?» Domandò titubante non capendo nulla di ciò che stava passando per la testa di Adrien.

«Trovata!!» Esultò strappando la pagina del grimorio mentre Marinette lo fissava basita.

La pagina era esattamente quella in cui veniva descritto l'immenso potere che poteva sprigionare l'unione del Miraculous della coccinella unito a quello del gatto nero.

«Ma che...cosa» provò a chiedere spiegazioni in merito, senza riuscirci.

Cercò di avvicinarsi al compagno, cercando di capire cosa stesse facendo con quel libro, ma lui la fermò dicendo: «Ho quasi finito, aspetta due secondi!».

«Cosa-stai-facendo» sillabò scioccata vedendo ciò che il portatore del Miraculous del gatto nero aveva appena fatto, aveva strappato la pagina più importante di un grimorio pieno di antichi segreti sui Miraculous.

«Spero tu abbia fatto delle foto a quella pagina» disse ignorando di proposito la sua domanda e iniziando ad arrotolare il foglio di carta tra le sue mani.

Passarono dei secondi interminabili fino a quando lo sentì esclamare: «Finito!»

«Cosa?» Chiese incredula.

Aveva strappato il grimorio.
Non riusciva a pensare a nient'altro che a questo. Adrien aveva strappato quel maledetto grimorio.

«Sposami Marinette Dupain-Cheng» le chiese mostrandole fiero ciò che aveva ottenuto da quella pagina.

Un anello di carta.

Batté le palpebre incredula per via delle parole che aveva appena sentito uscire dalla bocca di Adrien. «Non credo di aver capito. Potresti ripetere?» Mormorò con un filo di voce.

«Sposami Marinette Dupain-Cheng»

E glielo aveva appena chiesto dandole un anello di carta.

Di nuovo batté le palpebre, e questa volta sentì nuovamente gli occhi riempirsi di lacrime, proprio come era avvenuto qualche minuto prima sulla dichiarazione che Adrien le aveva fatto.

I loro sguardi s'incrociarono, e prima che potesse dargli una risposta concreta, lui, le prese la mano con dolcezza e le infilò l'anello sull'anulare della mano sinistra.
Dopo mesi passati a non capire più quale direzione avesse preso la loro storia, improvvisamente sentì come se fosse tornato quell'Adrien di cui tanto si era innamorata.

«Non me lo aspettavo così» confidò sincera.

Tutto avrebbe immaginato nella sua vita, ma non che Adrien le chiedesse di diventare sua moglie con un anello di carta ottenuto da un antico grimorio che in un modo o nell'altro parlava di loro e della loro storia.

«Ho sbagliato qualcosa?» 

«A parte strappare il grimorio?» Domandò ironica scuotendo leggermente il capo «No, è da quando mi hai dato quell'ombrello anni fa che speravo di arrivare qui, un giorno» riprese subito seria buttando le braccia al collo di Adrien.

Quell'anello di carta rappresentava tutto.
Rappresentava un nuovo capitolo, un nuovo inizio.

Quell'anello rappresentava il mezzo che li avrebbe aiutati ad essere forti anche nei momenti più duri, il mezzo che li avrebbe aiutati a credere sempre l'uno nell'altra.
Per quanto la vita potesse essere difficile, entrambi ci sarebbero stati.

***

   
 
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