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Autore: Shainareth    15/02/2020    3 recensioni
Marinette accennò un sorriso. Era tesa e imbarazzata, si sentiva persino goffa in quel suo abito pomposo. Le mancava l’aria e no, non soltanto per lo spazio esiguo che si trovava a condividere con lui.
Lui, Adrien, senza saperlo a causa dell’oscurità del luogo, ricambiò il sorriso, sentendosi impacciato allo stesso modo, soprattutto perché non aveva idea di come tirarsi fuori da lì. Non che la compagnia gli fosse sgradita, anzi.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CLOSER




Marinette accennò un sorriso. Era tesa e imbarazzata, si sentiva persino goffa in quel suo abito pomposo. Le mancava l’aria e no, non soltanto per lo spazio esiguo che si trovava a condividere con lui.
   Lui, Adrien, senza saperlo a causa dell’oscurità del luogo, ricambiò il sorriso, sentendosi impacciato allo stesso modo, soprattutto perché non aveva idea di come tirarsi fuori da lì. Non che la compagnia gli fosse sgradita, anzi.
   Dall’altro lato della lamiera udirono dei passi nella stanza e trattennero il fiato. Poi la voce di Sabrina, poco più lontana, li raggiunse. «Chloé, mi hanno detto di averlo visto dirigersi verso l’esterno!»
   «Non può essere già tornato a casa», la contraddisse lei, seguendola comunque fuori da lì.
   Adrien tirò un sospiro di sollievo che fece sorridere di nuovo l’amica, questa volta in modo più rilassato. «Che ne dici, via libera?» gli domandò Marinette.
   Il ragazzo fece per rispondere, ma fu distratto dal cellulare, che sentì vibrare nella tasca dei jeans. Lo prese e la luce del display illuminò i loro volti nel buio dell’armadietto in cui avevano trovato riparo. Lo sguardo di Marinette cadde istintivamente sul nome impresso sullo smartphone. Si rabbuiò, sebbene se lo fosse aspettato: era San Valentino ed era legittimo che Kagami volesse passare del tempo con lui.
   Adrien esitò, fissando il display con aria incerta fino a che il telefono non smise di vibrare. Aveva deliberatamente ignorato la chiamata, osservò Marinette, stupita. «Tutto… bene?» azzardò, non del tutto sicura che fosse giusto ficcare il naso nella faccenda.
   L’altro fece una piccola smorfia. «Sì, è solo che ogni San Valentino le mie fan si fanno sempre più insistenti», spiegò, risultando forse un po’ ingiusto nei confronti di Kagami, che a conti fatti non era una semplice fan, ma qualcuno a cui lui comunque teneva in modo particolare. «Non ho molta voglia di stare in giro.»
   Marinette abbassò lo sguardo. «Sicuramente dev’essere un bel problema», commentò, capendo perfettamente il suo stato d’animo. Appena l’anno prima lei era stata una di quelle fan, benché con tutta probabilità i suoi sentimenti per Adrien fossero molto più profondi e sinceri rispetto a quelli delle altre. Non si sentiva di rimproverarlo, soprattutto perché lei stessa aveva lasciato di proposito il cellulare nello zaino, per di più senza suoneria. Temeva che Luka la cercasse e lei preferiva ignorare quell’eventualità anziché rispondergli. Lo avrebbe contattato dopo, con calma, quando sarebbe stato troppo tardi per organizzare un qualsivoglia incontro. E gli avrebbe detto che aveva lasciato il cellulare a casa. Conoscendo quanto fosse sbadata, Luka non avrebbe fatto fatica a crederle. Avrebbe dovuto sentirsi in colpa, Marinette, perché non era psicologicamente pronta per ricevere una nuova dichiarazione d’amore da parte di chicchessia? Non era neanche quello, il problema, quanto la consapevolezza che prima o poi avrebbe dovuto dargli una risposta che ancora non conosceva neanche lei.
   Sentendosi entrambi a disagio con loro stessi, rimasero in silenzio per un po’. Poi Adrien, facendosi coraggio, domandò: «E tu? Non hai impegni, per oggi?»
   «Li sto evitando anch’io», fu l’onesta risposta che gli diede la ragazza.
   Stupito, lui non si trattenne dal chiedere: «Come mai?»
   «Bella domanda…» mormorò Marinette, reclinando la testa all’indietro e poggiando la nuca contro il fondo dell’armadio in cui si erano nascosti insieme, quando Adrien l’aveva sorpresa nell’aula d’arte e le aveva chiesto aiuto per seminare Chloé.
   Il giovane non volle insistere, intuendo che lei avesse le sue motivazioni. «Prima non ho avuto modo di dirtelo, ma il tuo costume è meraviglioso», disse invece, decidendo di cambiare argomento per risollevarle il morale. «Ti sta davvero bene, come tutto quello che indossi.»
   Si rese conto del complimento azzardato solo quando la sentì muoversi con fare goffo e balbettare qualcosa di poco intelligibile. «È… per Carnevale, giusto?»
   «S-Sì, esatto…»
   «Sei brava. Dico sul serio.»
   «G-Grazie.»
   «So che dieci giorni di preavviso sono davvero ridicoli, ma… Ti andrebbe di farne uno anche per me?» le domandò dopo alcuni istanti.
   «Sul serio?» rispose Marinette, incredula per quella richiesta. Se solo avesse voluto, Adrien avrebbe potuto chiedere a suo padre o comprarne uno nuovo di zecca.
   «Ti pagherei per il disturbo, si intende.»
   «Stai scherzando? Ho l’occasione di vestire Adrien Agreste e vuoi anche pagarmi?» stentò a crederci lei, senza pensare minimamente a quanto potessero risultare fraintendibili le sue parole.
   Il giovane si limitò a sorridere. «Insisto.»
   «Quindi… verrai alla festa della scuola?»
   «Farò di tutto per esserci.» Anche perché si sarebbe svolta durante l’orario scolastico per varie ragioni, e perciò era assai difficile che potessero prendervi parte studenti di altri istituti. La cosa lo aveva rallegrato. Voleva bene a Kagami, gli piaceva, ma c’erano delle volte in cui risultava troppo opprimente, come se non considerasse minimamente il suo bisogno di fermarsi a riflettere su se stesso o anche solo di respirare.
   Con Luka, invece, Marinette aveva il problema inverso e da un certo punto di vista gliene era anche grata. Non era insistente, non prendeva mai l’iniziativa, non dava nemmeno segni d’impazienza. Marinette non riusciva a capire se lui avesse paura che i suoi pensieri fossero perennemente rivolti ad Adrien o se piuttosto mancasse del tutto di amor proprio, limitandosi perciò ad assecondare ogni suo sbalzo d’umore senza mostrare fastidi di sorta. Gli mancava quel pizzico di verve che invece lei adorava sia in Adrien che, soprattutto, in Chat Noir. Quest’ultimo pensiero l’aveva sorpresa e confusa in più di un’occasione, perché non riusciva in alcun modo a capire come potesse associare il suo compagno di classe al suo partner di battaglia.
   «Ti spiace se mi rifugio da te?»
   Marinette credette di aver capito male. «Da me?»
   Adrien si strinse nelle spalle. «Sì, beh… non so fino a quanto ci convenga rimanere qui dentro. Prima o poi Chloé ci troverà. E se non lo farà lei, lo farà qualcun altro», sospirò rassegnato.
   «Hai ragione, ma… non hai fatto un grande affare», rispose la ragazza, abbassando di nuovo lo sguardo e prendendosi in giro da sola. «Scappi dalle tue fan per rifugiarti da una di loro.»
   «C’è una bella differenza», ribatté il giovane, convinto di ciò che diceva. «Loro sono assillanti, tu sei Marinette», precisò con fare ovvio.
   Lei tornò a fissarlo, sconvolta, proprio mentre il display del cellulare di Adrien si illuminava ancora per una nuova chiamata di Kagami. Era assillante anche lei? Lo vide spegnere lo smartphone senza indugio e un attimo dopo si sentì prendere per mano. «Vieni, credo che ormai la via sia libera.» Adrien aprì l’armadio con prudenza e batté le palpebre più volte per la luce esterna che investì crudelmente i loro occhi. Si tirò dietro Marinette, che a causa dell’abito lungo perse l’equilibrio. «Scusa», le disse, reggendola appena in tempo. «Aspetta, ti aiuto a toglierlo, così starai più comoda.»
   Senza neanche darle il tempo di reagire, si portò alle sue spalle e iniziò a sbottonarle la chiusura. Troppo rigida per opporsi, lei lo lasciò fare, il cuore che batteva forte in petto e la mente che continuava a domandarsi per quale dannata ragione il destino continuasse a torturarla in quel modo proprio adesso che aveva deciso di mettersi l’animo in pace. Rabbrividì quando le dita di Adrien le sfiorarono il collo e il suo respiro le solleticò la pelle nuda.
   Quando l’abito ricadde attorno alle sue caviglie, sollevò un piede e poi l’altro, liberandosi del tutto da quel voluminoso ammasso di stoffa rosa. Il giovane si chinò per raccoglierlo con cura fra le braccia e fece per andare a sistemarlo su uno dei manichini presenti nell’aula, dando modo all’amica di riassettarsi i vestiti che indossava. «Aspetta», disse Marinette, infilandosi in fretta la giacca che aveva lasciato da parte e recuperando subito una borsa piuttosto capiente. «Preferirei non lasciarlo qui.»
   «Hai paura che qualcuno possa rovinarlo?» comprese al volo l’altro, rendendosi conto che, sebbene ormai l’edificio fosse quasi deserto, c’era davvero il rischio che accadesse – specie con Lila e Chloé a piede libero. Lo sistemarono allora dentro la borsa, nella quale Marinette mise anche il set da cucito. «Sono certo che farai un figurone, alla festa.» Sorrise imbarazzata e Adrien continuò: «Ti va di andarci insieme? In coppia, dico.»
   Quella proposta, sicuramente priva di malizia, ebbe il potere di far di nuovo battere il suo cuore come un tamburo. Nonostante questo, Marinette cercò ancora una volta di aggrapparsi con invidiabile stoicismo alla realtà. «Mi piacerebbe molto», ammise con voce salda. Si complimentò con se stessa, stava facendo passi da gigante.
   La voce di Chloé tornò a infastidire loro le orecchie e Adrien spinse prontamente l’amica dietro l’armadio, sperando che tanto bastasse per non essere visti. «Sono certa che Adrien sia ancora qui», stava dicendo la loro compagna di classe, mentre si avvicinava di nuovo all’aula.
   «Sarà con Marinette», affermò inaspettatamente la voce di Luka. Cosa ci faceva nella loro scuola?! Entrambi si irrigidirono e Marinette si aggrappò d’istinto alla maglia di Adrien. Lui la fissò, sorprendendosi nel constatare che l’amica non avesse alcuna voglia di vedere il ragazzo che la stava cercando. «Juleka ha detto che lo zaino di Marinette è rimasto qui.»
   «E allora?» domandò Chloé in tono provocatorio, fermandosi proprio davanti all’uscio. Adrien spinse maggiormente Marinette contro l’angolo fra l’armadio e il muro, sperando che lei lo perdonasse per quel contatto forse troppo intimo. «Per quale ragione Adrien dovrebbe essere con lei?»
   Luka non rispose. Conosceva solo di fama la figlia del sindaco, ma quella era la prima volta che ci aveva a che fare di persona e non sapeva se lei fosse a conoscenza o meno del delicato rapporto fra Adrien e Marinette. «Credo sia inutile continuare a cercarli, se non vogliono essere trovati», disse quindi, precedendola lungo il corridoio.
   «Cosa vorresti insinuare?!» pretese di sapere Chloé, indignata. «Ehi, strano ragazzo blu! Rispondimi immediatamente!» esclamò, seguendolo a passo di carica.
   Quando furono certi che si fossero allontanati, Adrien finalmente si rilassò e si scostò dall’amica, che se ne stava dritta immobile e rossa come un pomodoro a fissare un punto imprecisato davanti a sé. «Scusa…» balbettò lui, massaggiandosi la nuca.
   «Fi-Figurati», tartagliò lei, sforzandosi di sorridere.
   Il giovane avrebbe voluto chiederle quale fosse il suo problema con Luka, ma non volle apparire invadente. «Vogliamo andare?» le domandò.
   Marinette si mosse appena, riscuotendosi dalla rigidità dovuta a quella insperata vicinanza. «Da me?» Non era sicura che fosse una buona idea passare il giorno di San Valentino proprio con colui che avrebbe dovuto dimenticare.
   «Se non hai altri impegni…» fu la vaga risposta di Adrien, che di colpo si rese conto di sentirsi quasi risollevato. Eppure avrebbe dovuto rimproverarsi per quella mancanza di sensibilità, perché neanche per un momento aveva preso in considerazione l’ipotesi che Marinette potesse avere appuntamento con qualcuno proprio quel giorno. Quel qualcuno che però era andato via senza che lei facesse qualcosa per fermarlo.
   D’improvviso, senza che potesse evitarlo, gli tornò alla mente il biglietto di San Valentino che aveva ricevuto l’anno addietro, quello a forma di cuore che sulle prime aveva attribuito erroneamente a Ladybug. Era davvero di Marinette, come sosteneva Plagg? A lei non piaceva Luka? Però lo aveva appena evitato, lo aveva visto lui stesso. Il fratello di Juleka gli era sempre sembrato un ragazzo in gamba, tranquillo e rispettoso. Perché mai Marinette…?
   Chat Noir, concluse fra sé Adrien. È ancora innamorata di lui.
   Quella considerazione lo commosse e lui le sorrise con tenerezza. «Non ti ruberò altro tempo», la rassicurò. «Tanto più che stasera ho un impegno importante.»
   Fu come una stilettata in pieno petto. Era stupido rimanerci male, Marinette ne era consapevole. Era ovvio che Adrien avrebbe visto Kagami, quella sera. Magari erano pronti per dichiararsi davvero, forse persino per scambiarsi il primo bacio – ammesso che non lo avessero già fatto.
   Quel pensiero le tolse il fiato: dov’erano finiti tutti i suoi buoni propositi? A che serviva continuare a piangere per un amore che non sarebbe mai stato ricambiato?
   A darle forza fu l’improvviso ricordo del cellulare che Adrien aveva spento dopo aver ignorato le telefonate di Kagami. Forse, in effetti, il suo impegno serale non aveva niente a che vedere con lei.
   «Ti offro un bacio», le uscì spontaneo dalle labbra, la voce forte e i tratti del viso decisi.
   «Un bacio?» ripeté il giovane, del tutto impreparato a quella proposta inaspettata. Fu solo quando Marinette arrossì di nuovo e iniziò a farfugliare in modo insensato che comprese di aver frainteso. «Intendi un cioccolatino?» domandò allora, quasi ridendo.
   Lei mosse su e giù la testa più volte, prima di riuscire a spiccicare parola. «Mio padre ne ha fatti molti, oggi, perciò… se ti va…»
   «E me lo chiedi?» accettò subito lui, ricordando bene quelli che Marinette aveva già offerto a tutta la classe quella stessa mattina.
   Si avviarono perciò insieme verso il corridoio, guardandosi attorno con circospezione e stando ben attenti a non essere visti da nessuno. Proprio quando ormai erano a pochi passi dall’uscita dell’edificio, Adrien si fermò bruscamente alla vista di un’auto che sostava davanti ai gradini d’ingresso della scuola. La riconobbe subito e agguantò Marinette per un gomito, trascinandola di nuovo via con sé. «Non è Kagami, quella?» domandò lei, confusa, seguendolo verso gli spogliatoi.
  Non finì di parlare che proprio in quel momento la porta in fondo si aprì, lasciando passare Chloé e Sabrina. «Il ragazzo blu aveva ragione, lo zaino della pasticcera è ancora qui», stava borbottando la prima. Con uno scarto, Adrien spinse Marinette verso le scale del cortile interno, trovando rifugio proprio lì sotto. Non era un posto sicuro, ma sperò lo stesso di tutto cuore che non li notassero.
   «È probabile che lo abbia dimenticato», suggerì Sabrina, aggiustandosi gli occhiali sul naso aquilino.
   «Già», convenne Chloé, fermandosi al centro del cortile e puntellandosi le nocche delle mani sui fianchi. «È un’ipotesi molto più plausibile di quella del ragazzo blu.»
   «Si chiama Luka.»
   «Cosa vuoi che mi importi?»
   «È il fratello di Juleka.»
   «Ah, sì? Allora la loro è proprio una famiglia di perdenti, visto come lui ha rinunciato subito a cercare Marinette. Mi chiedo poi cosa ci troverà in quella ragazzina pelle e ossa.» Marinette grugnì. «Forza, andiamo a vedere se Adrien è già tornato a casa.»
   Rimasero in attesa per circa un minuto, mentre le due attraversavano il cortile per dirigersi verso l’uscita. Non poterono però cantare vittoria, perché poco dopo la voce di Chloé tornò a farsi sentire più forte, nonostante lei fosse ormai lontana. «Contro chi starà starnazzando, ora?» si domandò Marinette a mezza voce, ancora nascosta sotto le scale con Adrien. Si ricordò di Kagami, ferma davanti alla scuola, e provò un’intima soddisfazione al pensiero che quelle due potessero scannarsi a vicenda.
   Si sentì tirare di nuovo per un braccio e alzò lo sguardo sul giovane che era con lei. «L’uscita è bloccata e ormai sono convinte che non siamo a scuola», disse Adrien. «Possiamo aspettare nello spogliatoio e rifugiarci nei bagni in caso dovessero tornare», suggerì.
   «Ottima idea. Il mio zaino è lì, forse è rimasto qualcuno dei cioccolatini che ho portato stamattina», lo tentò Marinette.
   «Tu sai come conquistare un uomo», commentò con innocente sadismo il giovane, precedendola e pregustando già il sapore dolce del cioccolato che si scioglieva in bocca. «Già che ci siamo, nell’attesa che l’ingresso si liberi, potremmo anche prendere le misure per il costume, che ne dici?»
   Seguendolo con serena rassegnazione, lei sorrise. Forse Adrien non era innamorato di lei, ma dal modo in cui la stava evitando, Marinette dedusse che neanche Kagami era la fortunata destinataria del suo amore. Allora chi era la ragazza di cui lui le aveva parlato tempo prima, quella che lo rimproverava di scherzare troppo spesso?
   Passarono parte del pomeriggio insieme, alla fine, ridendo e mangiando cioccolata. Ignorando i batticuori e mettendo a tacere quelle dannose speranze che l’avevano tormentata inutilmente più del dovuto, Marinette riuscì a mantenere una certa calma per quasi tutto il tempo. Andava bene così.
   Quella sera, seduta sul letto della sua camera, fissò a lungo il cellulare spento che, rientrando a casa, aveva posato sulle coperte. Si era scaricato durante la giornata, probabilmente a causa dei messaggi e delle telefonate ricevute. Da Luka? Forse in parte. Poteva immaginare la ragione per cui il giovane si era presentato persino a scuola e, a dispetto del vago senso di colpa che le rodeva la coscienza, Marinette non si sentiva ancora pronta a rispondergli. Era scorretta? Probabile. Ma come lui stesso aveva ipotizzato, Luka sapeva la verità.
   Sospirando e osservando Tikki che si era appisolata abbracciata a un biscotto mangiucchiato per metà, la ragazza sobbalzò quando udì un rumore sordo provenire dal balcone posto sopra la sua testa. Allungò le braccia verso l’alto e spinse la botola, sbirciando nella penombra. L’aria fresca di febbraio la fece rabbrividire, ma fu nulla in confronto a ciò che provò quando incrociò due grandi e vispi occhi verdi che ammiccavano nella sua direzione.
   «Buon San Valentino!» esclamò Chat Noir, allargando le braccia ai lati del corpo con fare allegro.
   «Che ci fai qui?!» trasecolò Marinette, mentre lui le afferrava una mano e la attirava verso di sé.
   «Non era questa la risposta che mi aspettavo», protestò l’eroe, mettendo il muso e aiutandola comunque ad alzarsi. «Volevo solo sapere se avevi passato una buona giornata.»
   «Oh», balbettò la ragazza, confusa. «Sì, sono stata bene, direi…»
   Lui le fece dono di un sorriso così dolce da provocarle un inaspettato, sospetto batticuore. «Sono felice di saperlo.»
   «E… E tu?» si preoccupò di chiedergli Marinette. Non si erano incontrati per tutto il giorno, perciò temeva che Chat Noir potesse esserci rimasto male per non aver avuto la possibilità di stare con Ladybug.
   «Molto bene, a dire il vero», rispose il giovane, stringendole con calore la mano che ancora teneva nella sua.
   Rendendosi conto di quanto le facesse male quella rivelazione, lei si dimenticò di ogni altra cosa, persino di aver trascorso l’intero pomeriggio in compagnia di Adrien. «Mi fa piacere saperlo», mentì, senza neanche saperne la ragione. O forse sì, e cercava soltanto di ignorare la consapevolezza che Chat Noir avesse trovato una ragazza che fosse finalmente in grado di dargli l’amore che meritava – e lui sì, dannazione, ne meritava tantissimo!
   «Vado via subito, ma prima… volevo chiederti di accettare questo», disse l’eroe, sporgendosi nella sua direzione e posando le labbra sulla sua fronte. Marinette rimase immobile, del tutto spiazzata da quel gesto inaspettato.
   Cosa…?! Come…?! Perché…?!
   Chat Noir tornò a guardarla negli occhi, un sorriso gentile a illuminargli il bel volto chiaro. «Grazie», mormorò soltanto, prima di lasciarle andare lentamente la mano e di fuggire via nella notte senza che lei potesse reagire in alcun modo.
   La ragazza lo seguì con lo sguardo, scombussolata, col viso accaldato e le guance in fiamme. Come mai era potuto accadere? Soprattutto, per quale ragione? Qualunque fosse la risposta alle tante, troppe domande che le affollavano la mente, Marinette si portò le mani al petto, avvertendo il cuore battere forte, proprio come faceva quando Adrien le era vicino più del dovuto.
   Fu allora che comprese di essere finita in grossi, grossissimi guai.












Secondo me, comunque, i due si rivedranno subito dopo, ché a San Valentino c'è sempre qualcuno col cuore spezzato e Papillon ne approfitterà sicuramente.
A parte ciò... salve! A volte ritornano, sì, perdonate l'assenza, ma come sapete sono molto impegnata con i contest organizzati dallo staff di Wattpad degli Ambrogisti Anonimi. A tal proposito, questa storia si rifà proprio all'ultimo, terminato ieri (e i cui risultati saranno resi pubblici il 25 di questo mese). Non era mia intenzione scriverci su, ma poi l'idea mi è venuta all'improvviso ed ecco cos'ho partorito. Ovviamente la presente non partecipa al concorso, anche perché sarebbe piuttosto ridicolo (oltre che scorretto) valutare da sola ciò che scrivo.
Spero in ogni caso di avervi regalato una piacevole lettura.
Alla prossima!
Shainareth
P.S. Un grazie di vero cuore a Florence Maxwell per il prezioso betaggio.





  
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