Il tempo di un valzer
«Posso avere l’onore di questo ballo?»
Spinella si volta – nonostante la maschera, non ha
dubbi: è lui. Increspa le labbra. La sua presenza qui è pura follia: per
assurdo, non la stupisce tanto quanto dovrebbe. Forse, sotto la valanga di
dubbi con cui ha lottato negli ultimi mesi, ha sempre saputo che sarebbe
successo.
Accetta – in fondo questo è il suo ultimo ballo,
no?
Uno, due, tre.
«Suppongo tu non voglia considerare una resa pacifica?»
Spinella si volta verso il ragazzo dalla voce gelida,
pronta a combattere. Le restano ben poche energie, ma ritiene di essere
comunque in netto vantaggio. Il giovane umano non ha idea della situazione in
cui si è cacciato.
«Sembra di no».
«Non sai con chi hai a che fare» dichiara sprezzante,
esaminandolo. Nessuno stemma significativo sui suoi abiti – almeno nessuno che
riesca a scorgere con il solo aiuto della luce lunare –, ma ciò che la stupisce
davvero è che il suo “assalitore” non sembra affatto in grado di combattere: è
così scarno che si domanda come faccia a tenersi in piedi. C’è qualcosa che non
va, perché appare così sicuro di sé?
«Temo che sia vero l’esatto contrario, Spinella
Baskerville» replica lui con un ghigno – sa chi è? Lo stupore non può lasciare
il posto al panico, perché proprio in quel momento un dardo soporifero penetra
le sue vesti all’altezza della spalla destra. Spinella si maledice, realizzando
che – è ovvio – il ragazzo ha un complice.
Uno, due, tre – giro.
Spinella freme di rabbia. Per il momento la vittoria è
sua, del ragazzino che ha detto di chiamarsi Artemis, lei non può far altro che andarsene sconfitta. Gli ordini sono
ordini – ne ha già discussi abbastanza, Julius non la perdonerebbe ancora.
«A proposito del tuo chain».
Spinella squadra torva l’umano. «Cosa?» domanda, sulla
difensiva. Non commetterà più l’errore di sottovalutarlo.
«Avrei una richiesta» dichiara Artemis, dopo un solo
attimo di esitazione.
Spinella lo scruta, incuriosita dal cambiamento. «Ascolterò
la tua offerta», concede suo malgrado. Dovrebbe allontanarsi da lì il prima
possibile, ma forse così riuscirà a recuperare parte dell’oro.
Un, due, tre, un, due, tre – più di un paio d’occhi è
puntato su di loro, ne è conscia, ma finge di non notarlo mentre si lascia
guidare nella danza.
Chiude gli occhi, tornando a farsi assorbire dai
ricordi – ha l’impressione che il tempo si sia mosso a una velocità
incredibile, dal rapimento, per poi mutarsi nella lenta agonia dell’ultimo
anno. Le sue lancette hanno appena ricominciato a muoversi, intende godersi questi
attimi di felicità incosciente.
Chassé.
«Troverò l’uomo che cercate. Ma in cambio…»
Spinella trattiene il fiato. Julius ha deciso di venire
a patti con Artemis, ma lei non è affatto certa che sia una buona idea. L’umano
è imprevedibile, infido—
«…voglio il vostro aiuto per salvare una persona. Mio
padre, precisamente».
Per un attimo dimentica il risentimento; sembra
sincero. Può darsi che menta, sicuramente, ma… in effetti, l’unica debolezza
che le ha mostrato finora è stata chiederle di usare i poteri di Mock Turtle,
il suo chain, per guarire sua madre. Ha rinunciato a metà del suo riscatto per
questo.
“D’accordo,” decide mentalmente, leggendo sul volto di
Julius la stessa risoluzione, “per stavolta ti concederò il beneficio del
dubbio”.
Compiendo il giro incrocia lo sguardo accigliato di
Grana. L’ignora e chiude l’ennesimo quadrato immaginario. Un, due, tre – quanti
secondi ancora prima che il mondo precipiti loro addosso?
«Formiamo proprio una bella squadra, non credi?»
Spinella si acciglia. Vorrebbe contraddire Artemis, ma
semplicemente non può. Non mente, Spinella. Riportando lo sguardo davanti a sé,
sbuffa.
«Non montarti la testa adesso, umano» avvisa, senza
tuttavia suonare troppo convincente. Certo il ricordo di lui che le salva la
vita, riemerso per qualche motivo proprio
ora, non l’aiuta. Se solo pochi mesi prima le avessero predetto la sua
collaborazione con un umano – con quello che ha osato rapirla due anni prima,
nientemeno – avrebbe riso loro in faccia. I Baskerville risolvono da soli i
propri problemi, non si affidano ad esterni.
Non di norma, almeno.
Un passo dopo l’altro, si lascia guidare attraverso la
sala. La musica si ferma, e così anche loro – per pochi istanti.
Istintivamente, solleva lo sguardo sulla parete
accanto a loro. L’opera lì appesa compie il miracolo: Spinella sorride. «Hai un
piano, suppongo» mormora, fingendo di osservare il quadro sopra le loro teste. Come
se ne avesse bisogno; conosce a memoria ogni singolo tratto del Magico ladro,
dal neonato nella culla all’essere inquietante, eppure dotato di un suo certo
fascino, che esita sulla finestra pronto a rapirlo. Un pezzo veramente
unico – non c’era certo da stupirsi se aveva attirato persino l’interesse di
Artemis.
«Sei completamente impazzito? Cosa pensi di star
facendo?»
«Spinella». La voce di Artemis, un tempo così fredda, ora
suona vivace. È… divertito? «Mi hai colto sul fatto – impressionante».
«Allontanati dal dipinto, Fowl. Non esiterò a costringerti».
Artemis si volta sorridente a fronteggiarla. «Mi
spiace, Baskerville – temo di non poterti accontentare. Vedi, l’ho scelto come
regalo per una persona speciale».
Prima che riesca a intervenire, del fumo blu riempie
la stanza. Confusa, si slancia in avanti, decisa a non lasciarsi giocare dai
trucchetti dell’umano più pieno di risorse che abbia mai conosciuto. Non serve
a niente – è già sparito, e non da solo.
Spinella trova il quadro nella sua stanza la mattina
seguente, insieme a un biglietto.
Non riesce neanche a odiarsi per il sorriso che la
lettura di quelle brevi frasi le suscita. Scuote la testa; se continui a giocare con il fuoco, prima o poi rimarrai
scottato.
«Naturalmente, ma prima dovrai concedermi il bis» mormora
la figura mascherata accanto a lei, stringendole la mano mentre la musica
riprende.
Una melodia nuova, più lenta della precedente.
«Bel lavoro».
Spinella sorride soddisfatta ricevendo la lode di
Polledro. China la testa, pronta a lasciare la stanza, ma gela sul posto quando
a parlare è Julius.
«Un’ultima cosa, Spinella. Spero tu non ti stia
affezionando all’umano».
Deglutisce, ritrovandosi la gola improvvisamente
secca. «Naturalmente no, signore».
«Bene».
Spinella non si volta, uscendo dalla stanza con più di
uno sguardo puntato addosso.
~
Paura – è questo a invaderla, un terrore pungente di
non poter rivedere mai più l’umano a cui, nonostante tutto, ha finito per
affezionarsi.
Non provava niente di simile da quella che sembra una
vita – ricorda ancora le parole di sua madre, la voce debilitata dalla malattia,
parole che non hanno fermato le sue lacrime ma le hanno insegnato una lezione
importante.
“«Abbiamo paura perché teniamo alle cose, Spinella. È
normale. Abbiamo paura di perdere le persone perché le amiamo, paura di morire
perché diamo valore alla vita». Le carezzò il viso, scostandole una ciocca di
capelli dall’occhio destro. «Non augurarti di non avere mai paura di nulla, tesoro
mio. Vorrebbe solo dire che non stai sentendo nulla. L’amore può procurarci
ferite terribili, a volte, ma una vita priva d’amore è solo una lentissima
morte. Lo capisci?»”
Arriva al balcone senza comprendere bene il come.
Respira affannosa.
«Buonasera, fatina».
Sussulta – solo lui la chiama così. Ma non dovrebbe trovarsi lì.
«Sai che non puoi stare qui, Artemis».
Lui scrolla le spalle, avvicinandosi con un sorrisetto
sulle labbra. «Non è certo la prima volta che— ma cos’hai, Spinella?» cambia
tono a metà frase, notando il tremolio che le scuote le mani. «Non pensavo ti
preoccupassi così tanto per me» aggiunge, cercando di sdrammatizzare. Non
funziona.
Il silenzio si dilata tra loro – dopo attimi eterni,
Artemis le sfiora il viso per portare su di sé il suo sguardo. «Vuoi che ti
legga nella mente?» propone, studiandola.
«Devi andare via da qui» si costringe a dire allora, senza
fuggirne lo sguardo. «Vogliono— ti cancelleranno la memoria con il chain di
Polledro. Sgrunt» pronuncia il nome caricandolo di disprezzo «ti ritiene pericoloso,
dice che sai troppe cose su di noi. Cose che nessuno di esterno ai Baskerville
ha saputo prima, sull’Abisso». Lo dice tutto d’un fiato, cercando di non pensare
a quel che sta facendo. Non solo sta tradendo i suoi compagni, la famiglia che ha trovato dopo la morte di sua madre, ma sta
suggerendo di fuggire all’unica persona che non vorrebbe mai lasciar sparire
dalla sua vita.
«Capisco» mormora Artemis, stranamente calmo,
assorbendo le informazioni. «Dovevo aspettarmi che Sgrunt avrebbe cambiato
politica nei miei confronti, rispetto a Julius. Curioso, però – cancellarmi la
memoria, hai detto? Mi sarei aspettato che volesse spedirmi nell’Abisso, ora
che può farlo».
Spinella è sconvolta dall’atteggiamento del ragazzo. D’accordo,
non si aspettava crisi isteriche, ma magari un accenno di tristezza sì.
Possibile che non gli importi di non poterla rivedere mai più? Stringe i pugni,
sente la rabbia salire.
«Ho interceduto per te, chiesto di risparmiarti.
Polledro mi ha appoggiata» spiega rapida. «Che importanza ha? Non è molto
meglio».
Artemis le sorride malizioso. «Non mi lascerò
prendere, naturalmente».
Il sollievo che le procurano quelle parole è diminuito
dalle verità che portano con sé: fuggendo, Artemis diventerà ufficialmente – di nuovo – nemico dei Baskerville. Non si vedranno
più; forse dovrà addirittura dargli la caccia, ma dubita che Sgrunt si
fiderebbe mai ad assegnarle l’incarico. Avrebbe ragione a non farlo.
Fissa il ragazzo davanti a sé, chiedendosi come siano
potuti arrivare fino a quel punto. Il sapore del loro bacio le danza ancora
sulle labbra, se chiude gli occhi – un gusto proibito che si è permessa di assaggiare
durante l’ultima missione insieme, in un impeto incontrollato di gioia per
essere riuscita a salvarlo. Vorrebbe dare la colpa per ciò che prova adesso a
quel bacio rubato, ma sa bene che la caduta precipitosa nel vuoto rappresentato
da Artemis Fowl è iniziata molto prima.
Respira a fondo – sa che quella è l’unica soluzione
possibile. L’idea di fuggire con lui l’ha sfiorata, ma sa che facendolo azzererebbe
le loro possibilità di farcela. Se Artemis fugge da solo verrà cercato, ma
limitatamente. Se portasse con sé una Baskerville – immagina fin troppo
facilmente volare le accuse di “secondo rapimento” – non lo lascerebbero mai andare, lo sa. Senza contare che non vorrebbe
ferire i suoi amici andandosene così, senza dir loro niente. Il suo destino è a
Sablier, al servizio del capofamiglia – anche se si trova ben poco d’accordo
con le opinioni del nuovo Glen.
Annuisce, ritrovando la propria determinazione.
«Non hai intenzione di venire con me, immagino».
Spinella incrocia il suo sguardo – è tristezza ciò che
vi legge? Si dà della sciocca per averlo giudicato così prontamente, poco
prima.
«I tuoi giorni da bacia-Baskerville sono finiti, temo»
scherza, cercando di esorcizzare lo spiacevole nodo che ancora può avvertire
allo stomaco. Non vuole che il suo ultimo incontro con Artemis assuma toni
tragici, non più di quanto non abbia già fatto comunque.
«Capisco».
Il tono riflessivo, giocoso quasi, del ragazzo la
coglie alla sprovvista. «Dico sul serio, Artemis. È finita – non è una sfida
che puoi vincere, questa».
«Lo so». Si avvicina, lasciando solo pochi centimetri tra
i rispettivi volti. «Posso reclamare almeno un bacio d’addio?»
Ma prima che possa rispondere, la voce minacciosa di
Grana risuona dal basso, intimando loro di non muoversi. «Non so cosa tu faccia
qui, umano, ma per la prima volta in vita tua capiti a proposito».
«Tu invece dovresti proprio lavorare sul tempismo» replica
freddo Artemis, senza scomporsi. Si allontana da Spinella, che non muove un
muscolo per fermarlo.
Una nuvola di fumo previene nuovi sbraiti di Grana,
che quando l’aria torna pulita può solo constatare con rabbia la sparizione del
ragazzo.
«Sai che dovrò riferirlo, Spinella» le annuncia,
lapidario ma palesemente scontento.
Le prende la mano e la fa girare, sorreggendola poi
gentilmente nel casquè conclusivo.
La musica si ferma.
Sono al centro della sala ora. Intorno a loro, gli
altri invitati – no, non è esatto. Le basta un’occhiata per comprendere che gli
altri nobili sono stati evacuati: tutte le persone accanto a loro sono
Baskerville, la sua famiglia – le persone pronte a condannarla il giorno
successivo. Forse
è per questo che hanno aspettato tanto: hanno voluto
assicurarsi di mandar via qualsiasi estraneo, prima di compiere
qualsiasi azione.
«Ti fidi di me, Spinella?» le domanda il compagno mentre
lei si raddrizza. Non può vederlo, ma visualizza ugualmente bene a mente il
sorriso che, ne è certa, in quel momento adorna il suo viso.
«Non chiedermelo, Artemis – di solito non mi piace
quel che segue».
Le stringe la mano. «Ti fidi di me?»
Lei sospira, rintracciando lo sguardo preoccupato di
Grana tra la folla. Infine arriva Sgrunt, facendosi largo a spintoni.
«Traditrice» la chiama, puntando il dito verso di lei. Il disgusto nella sua
voce è palpabile.
«Sì» sussurra lei sicura, in modo che solo il ragazzo
al suo fianco possa sentirla. «Mi fido di te più che di chiunque altro».
«Giù la maschera, Fowl. Pensavi davvero di passare
inosservato, venendo qui a ballare con lei?»
Artemis non si lascia intimidire ma porta la mano sulla
maschera, staccandola. Lentamente, la abbassa – con la coda dell’occhio
Spinella ne scorge il ghigno che in un’altra situazione troverebbe irritante. Ora
vederlo così sicuro di sé la conforta, invece. Non sono messi proprio benissimo.
«Inosservato? Non direi. È una festa d’addio, sono
venuto a porgere i miei omaggi».
«Oh, certo. Magari pensi anche che ti lasceremo andar
via come se niente fosse?» domanda Sgrunt con un sorriso cattivo. «Hai fatto
bene a venire qui, comunque. Farai compagnia alla tua amica al processo di
domani».
«Ne dubito» ribatte tranquillo Artemis, portando la
mano destra sulla spalla di Spinella. «Domani saremo ben lontani da qui».
«Continua pure a illuderti». A un suo cenno, i chain
dei Baskerville si materializzano uno dopo l’altro.
«Non renderlo più difficile di quanto non sia già,
Spinella» l’esorta Grana, avvicinandosi preceduto da Leon, il suo chain. «Devi
arrenderti».
Arrendersi.
Quanto spesso si è ripetuta questa stessa parola, nell’ultimo anno?
Percorre freneticamente il perimetro circolare della
torre, da ore. Non sente la stanchezza, o meglio: la ignora. Se si fermasse,
inizierebbe a pensare. E lei non lo vuole.
Sono passati due mesi dalla sparizione di Artemis. Due
mesi in cui è stata confinata nella torre, senza sapere più nulla del ragazzo. La
parte più logica di sé le dice che è normale, che non potrebbe essere diversamente,
ma un pensiero subdolo è riuscito a penetrare le sue incertezze: se volesse, riuscirebbe
certamente a mettersi in contatto con lei. È una sciocchezza, sa che lo è, ma rimanendo
bloccati nello stesso posto per due mesi con praticamente niente da fare e
nessuna compagnia capita di pensarne molte. La sua attesa si concluderà presto,
comunque: Grana entrerà di lì a poco a consegnarle il verdetto del nuovo Glen.
O almeno, questo è ciò che si ripete da ormai due ore.
Ne passa un’altra prima che il Baskerville arrivi da
lei. È cupo in volto. Non si perde in chiacchiere, è diretto ma sfugge il suo
sguardo – non ricorda un’altra volta in cui sia successo. «Sei stata dichiarata
colpevole – di tradimento».
Morte, dunque – sarà scagliata nell’Abisso. La
realizzazione non la sconvolge quanto avrebbe creduto, ma ottiene l’effetto di
fermarla. Grana se ne va, lasciandola sola nella torre a fissare il vuoto.
È sola – Artemis non tornerà.
I Baskerville tengono molto alle loro tradizioni. La sua
esecuzione non avverrà prima del mese rituale: ha ancora nove mesi.
Rinchiusa, da sola, in una torre.
Le lacrime scendono silenziose, mentre si dice che forse quella sera di due mesi prima ha compiuto la
scelta sbagliata.
«No» afferma Artemis con convinzione, senza spostarsi
di un solo centimetro. «È stata una bella rimpatriata, ma è arrivata l’ora di
togliere il disturbo».
«Non pensarci nemmeno, Fowl! Non ti è bastato trascinarla
nel fango?» esclama Grana furioso; Leon salta in avanti, gli artigli diretti
al volto ora scoperto del ragazzo.
Prima che possa avvicinarsi realmente, un inquietante
occhio rosso si materializza di fronte ad Artemis. L’occhio è circondato da un mantello
nero in pessime condizioni ed è sovrastato da un cappello a tuba – respinge l’attacco
di Leon con facilità.
Tetra incredulità assale tutti i presenti.
«Fowl, razza di pazzo, hai osato stipulare un
contratto illegale?» sibilano mille voci, quella di Sgrunt su tutte.
Artemis ride. «Tengo abbastanza alla mia vita da non
farlo» dichiara.
Spinella non crede ai suoi occhi: non solo Artemis, un
non-Baskerville, ha evocato un chain. Quel chain è Mad Hatter, l’unico in
grado di ferire le creature legate all’Abisso, Baskerville inclusi.
Inizia a pensare che possano farcela, quantomeno a
lasciare la Villa.
«Vi consiglio di non compiere mosse avventate»
scandisce Artemis, impassibile. Giurerebbe che si stia godendo la scena di
fronte ai suoi occhi. Lo osserva sbottonare i primi bottoni della camicia, gesto
che calamita l’attenzione di tutti i presenti.
Sul suo petto non c’è assolutamente nulla,
nessun segno del contratto stretto con un chain. Eppure non c’è dubbio che Mad Hatter
risponda a lui.
«Ho trovato un modo per aggirare le regole. Il mio
tempo non sarà scandito da una lancetta mortale» asserisce orgoglioso, portando
finalmente l’attenzione su di lei. Le sorride. «Ora siamo pari, fatina».
Spinella ricambia incredula il sorriso – il blu dei
suoi occhi è forse ciò che le è mancato di più, durante la sua assenza che ha
creduto infinita. Lo colpisce sulla spalla con un pugno leggero, mentre bolle
di felicità la riempiono scacciando la preoccupazione. Tra le varie cose che l’arrivo
di Artemis le ha restituito ci sono fiducia e speranza, il che è già un
miracolo di per sé – sarebbe davvero così assurdo credere in un altro?
«Non fare tanto lo spavaldo, Fowl» esplode Grana alla fine.
«Siete pur sempre in due contro decine. Non potete sconfiggerci tutti, neanche
con quel chain. Inventati un altro trucco».
«Attento a ciò che desideri, capitano – potrebbe avversarsi».
In quel momento, un’esplosione risuona alle loro
spalle. La stretta di Artemis sulla spalla di Spinella si allenta, le sembra di
sentirlo sospirare di sollievo.
Nel caos provocato dalla distruzione della parete,
nessuno si frappone tra la figura a cavallo che ne spunta e i due obiettivi del
momento.
«Iniziavo a temere che qualcosa fosse andato storto»
lo accoglie Artemis, indicando a Spinella di salire in groppa dietro al nuovo
arrivato. Il cavallo sembra fatto d’ombra: un altro chain, constata con
stupore. Sensazione che può solo crescere quando realizza che Artemis non l’ha
seguita. Intorno a loro, i Baskerville si sono ripresi e hanno dato il via agli
attacchi, momentaneamente contenuti da Mad Hatter.
«Va’, Leale» mormora lui, un brillio malizioso negli
occhi. Conosce quello sguardo, sa che non può derivarne nulla di buono.
«Non essere assurdo, Artemis» mormora, il terrore che
torna strisciante ad assalirla. Ha creduto davvero in un lieto fine, ha sperato
– perché vuole strapparglielo di nuovo?
«Vi raggiungerò» assicura lui, senza però incrociare
il suo sguardo. «Va’, Leale».
Il cavallo d’ombra nitrisce, Spinella tende una mano
verso Artemis per afferrarlo ma può solo sfiorarne la manica prima che il chain
sparisca – nella sua stessa ombra, realizza – conducendoli via di lì, in
un giardino chissà dove. Quando si riprende dallo sfasamento provocatole dall’insolito
viaggio, Spinella mette a fuoco una ragazza bionda che carezza la sfuggente
criniera del chain.
L’uomo – Leale – la fa scendere, ma le gambe le
tremano. Artemis non è con loro – l’ha perso di nuovo.
«Non l’avrei lasciato lì se non fossi convinto che
tornerà» spiega Leale, sostenendola. «Fidati di lui».
Fidati di lui,
tre parole che inizia subito a ripetersi.
Le ripete una, due, tre volte – ancora e ancora e
ancora.
Le ripete per tre anni interi.
Tre anni dopo
La donna sdraiata sul tavolo di fronte a lei ha un
brutto graffio sul braccio. La lama non è andata troppo a fondo, ma teme che la
ferita si sia infettata. Con pochi, rapidi gesti ormai abituali va al banco e
prepara un impasto d’erbe in cui, senza che alcuno degli ignari presenti lo
noti, infonde un po’ del potere di Mock Turtle. Torna al tavolo e lo applica sulla
ferita, rassicurando con un sorriso la figlia della vittima. «Si riprenderà» dichiara
convinta.
La giovane le sorride grata, tornando poi a concentrarsi
sulla madre.
Spinella la lascia fare, lasciando la stanza – le
labbra tornano immediatamente a stendersi nella solita espressione neutra.
Si è abituata alla routine del villaggio, tra i suoi pazienti e i pasti
consumati con Juliet e Leale. Si è abituata, ma non ha più riso genuinamente
come le accadeva un tempo – aspetta, Spinella, aspetta ancora e nonostante
tutto. Ha dubbi ogni singolo giorno, ma ripete le sue tre parole. Vuole
crederci almeno finché lo farà Leale, nonostante le insidie cui la sottopone la
sua stessa mente.
Artemis ha promesso.
Il primo anno si aspettava che entrasse dalla porta
principale da un momento all’altro: gli sarebbe corsa incontro e gli avrebbe
assestato un ben meritato pugno per averla fatta preoccupare e averci messo
così tanto. Ma subito dopo l’avrebbe abbracciato, forse spargendo persino
qualche lacrima di gioia.
Durante il secondo ha iniziato ad aspettarselo meno, immaginando
il suo arrivo nei posti più inaspettati.
Passato il terzo, conduce la sua vita tre parole
alla volta, ma il fantasma del ragazzo le appare sempre più raramente. Eppure
in fondo al suo cuore crede che lo rivedrà, prima o poi – in questa vita
o in un’altra. Dovesse aspettarlo cento anni.
Vedendo Juliet alle prese con la preparazione del
pranzo, decide di aiutarla. Per questa mattina ha finito presto con le visite.
Leale rientra più tardi, dei ciocchi di legno sotto il
braccio. Li poggia accanto al camino.
«Novità?» domanda Spinella, più per abitudine che per
altro.
«Sembra che ci sia un nuovo Glen» risponde l’omone,
distaccato. «Sgrunt è stato accusato di intessere rapporti non appropriati con i
rappresentanti di una nazione straniera».
Digerisce l’informazione senza provare niente in
particolare. Dovrebbe interessarle, dovrebbe davvero, ma semplicemente non è così.
È e rimarrà sempre una Baskerville, ma la sua vita con loro le sembra talmente
persa nel passato ormai – passato cui la lega un solo pensiero.
Si alza, determinata a fare un giro prima di mangiare.
I pensieri nella sua testa iniziano a farsi pesanti, un po’ d’aria l’aiuterà a sfoltirli.
Fuori, si lascia guidare dall’istinto su un sentiero
mai esplorato prima. Non presta molta attenzione alla strada, finché il filo
dei suoi ragionamenti non si spezza e la vista del campo davanti ai suoi occhi
non le mozza il fiato. È la prima volta che vede dei fiori così belli.
«Ti piacciono?» domanda una voce alle sue spalle,
prendendola alla sprovvista.
Il cuore in gola, si volta, preda di un’emozione
indefinita.
A tre passi da lei c’è un giovane uomo con in mano una
rosa arancione, simile a tutte le altre che adornano il prato intorno a loro.
Non presta attenzione alla tozza figura che si mantiene qualche metro indietro.
Si chiede se non sia un altro scherzo giocatole dal
cervello, mentre accetta la rosa. Artemis è identico a come l’ha lasciato tre
anni prima, possibile che sia solo l’ennesimo fantasma?
Ogni incertezza si frantuma quando il fantasma
le tocca la guancia e le sussurra sulle labbra qualcosa che dapprima non
comprende, chinandosi poi a rubarle un bacio.
«Ti sono mancato, fatina?»
Spinella interrompe il contatto, seriamente tentata di
colpirlo. «Non farlo mai più» gli intima, perdendosi nei suoi occhi. Vorrebbe
essere arrabbiata, ma è difficile. «Rimanere lì è stata una vera scemenza».
«Avevano qualcosa di mio» ribatte lui con semplicità; lei
nota solo in quel momento che nell’altra mano ha stretto un tubo per tutto
quel tempo. Esaminandolo meglio, capisce – è una tela.
«Stai scherzando».
Artemis sorride scaltro, posando il tubo a terra.
Accenna un inchino e le porge la mano. «L’ultima volta ci hanno interrotti, se
non sbaglio – bisogna rimediare» afferma. «Vorresti concedermi l’onore di un
altro ballo, Spinella?»
La donna sbuffa – non riesce a credere a quanto normalmente
si stia comportando Artemis. Sembra che per lui sia passato pochissimo, un paio
di giorni al massimo: non vede l’ora di poterlo inondare di domande, ma può aspettare.
Ora lascia che l’euforia per il suo ritorno l’invada,
riservandosi per un momento successivo il diritto di colpirlo.
«Sì» mormora, felice, accettando la sua mano
tesa.
Un, due, tre.
Senza musica, si lascia guidare, intervenendo di
quando in quando con l’imposizione di qualche mossa.
La nocciola si perde nel blu, nel ballo che
sancisce una nuova vita.
NdA
Ehm! Vorrei dire mille cose, ma il tempo corre.
Non ho fatto troppa chiarezza sulla vicenda “Glen”,
nella storia, per vari motivi tra cui l’assunzione del punto di vista di
Spinella.
Ciò che ho immaginato è che il legittimo Glen fosse
Julius, che poi però muore prematuramente per cause innaturali (coff, Opal,
coff) ed è temporaneamente sostituito da Sgrunt, eletto probabilmente
per anzianità. Le accuse cui si riferisce Leale alla fine sono in realtà solo parte
del motivo per cui viene poi destituito, mentre la ragione principale è la
nomina di un nuovo legittimo Glen.
[Tra l’altro, all’inizio nell’immaginare la storia
Spinella doveva essere nientemeno che la vittima sacrificale per la nomina a
Glen. Poi ho cambiato idea.]
Non si sa di gerarchie all’interno dei Baskerville,
Glen escluso ovviamente, ma mi piaceva che Artemis chiamasse Grana “capitano”.
A voi decidere se si tratta di un soprannome ironico o se effettivamente esista
qualche sorta di ruolo nel Clan.
Spero che si sia capito, ma ho immaginato che qui –
ben prima di Pandora – sia Artemis a inventare/scoprire un modo per stipulare
contratti legali pur non essendo Baskerville.
Per quanto riguarda i Chain, l'unico di mia invenzione è Mock Turtle (oltre all'eventuale chain senza nome di Bombarda), il chain di Spinella a cui ho attribuito poteri curativi.
Per quanto riguarda il modo in cui Artemis si sottrae ai
Baskerville, nella mia testa c’entra Bombarda – “tozza figura” – e una sua capacità di viaggiare attraverso l’Abisso
(anche perché VIAGGI NEL TEMPO am I right), ma tutto sommato non è strettamente
necessario spiegarlo – ovviamente sarà la prima cosa che Artemis racconterà,
una volta tornato con Spinella alla base, ma mi piaceva di più interrompere la
narrazione dove l’ho fatto.
Per il resto spero vivamente che sia tutto chiaro.
Questa storia è stata una bella sfida, non ho neanche
il tempo di revisionarla come si deve. Spero che la lettura sia stata
piacevole, se avete critiche (costruttive) da fare accomodatevi.
Alla prossima!