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Autore: Mari Lace    21/02/2020    1 recensioni
{Pandora Hearts!AU; Artemis/Spinella}
«Formiamo proprio una bella squadra, non credi?»
Spinella si acciglia. Vorrebbe contraddire Artemis, ma semplicemente non può. Non mente, Spinella. Riportando lo sguardo davanti a sé, sbuffa.
«Non montarti la testa adesso, umano» avvisa, senza tuttavia suonare troppo convincente. Certo il ricordo di lui che le salva la vita, riemerso per qualche motivo proprio ora, non l’aiuta. [...]
Un passo dopo l’altro, si lascia guidare attraverso la sala. La musica si ferma, e così anche loro – per pochi istanti.

[Prima classificata al contest 'In Every Other Universe' indetto da Fiore di Cenere sul forum di EFP]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Artemis Fowl, Domovoi Leale, Grana Algonzo, Spinella Tappo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Tempo di Valzer

Il tempo di un valzer


 

«Posso avere l’onore di questo ballo?»

Spinella si volta – nonostante la maschera, non ha dubbi: è lui. Increspa le labbra. La sua presenza qui è pura follia: per assurdo, non la stupisce tanto quanto dovrebbe. Forse, sotto la valanga di dubbi con cui ha lottato negli ultimi mesi, ha sempre saputo che sarebbe successo.

Accetta – in fondo questo è il suo ultimo ballo, no?

Uno, due, tre.

«Suppongo tu non voglia considerare una resa pacifica?»

Spinella si volta verso il ragazzo dalla voce gelida, pronta a combattere. Le restano ben poche energie, ma ritiene di essere comunque in netto vantaggio. Il giovane umano non ha idea della situazione in cui si è cacciato.

«Sembra di no».

«Non sai con chi hai a che fare» dichiara sprezzante, esaminandolo. Nessuno stemma significativo sui suoi abiti – almeno nessuno che riesca a scorgere con il solo aiuto della luce lunare –, ma ciò che la stupisce davvero è che il suo “assalitore” non sembra affatto in grado di combattere: è così scarno che si domanda come faccia a tenersi in piedi. C’è qualcosa che non va, perché appare così sicuro di sé?

«Temo che sia vero l’esatto contrario, Spinella Baskerville» replica lui con un ghigno – sa chi è? Lo stupore non può lasciare il posto al panico, perché proprio in quel momento un dardo soporifero penetra le sue vesti all’altezza della spalla destra. Spinella si maledice, realizzando che – è ovvio – il ragazzo ha un complice.

Uno, due, tre – giro.

Spinella freme di rabbia. Per il momento la vittoria è sua, del ragazzino che ha detto di chiamarsi Artemis, lei non può far altro che andarsene sconfitta. Gli ordini sono ordini – ne ha già discussi abbastanza, Julius non la perdonerebbe ancora.

«A proposito del tuo chain».

Spinella squadra torva l’umano. «Cosa?» domanda, sulla difensiva. Non commetterà più l’errore di sottovalutarlo.

«Avrei una richiesta» dichiara Artemis, dopo un solo attimo di esitazione.

Spinella lo scruta, incuriosita dal cambiamento. «Ascolterò la tua offerta», concede suo malgrado. Dovrebbe allontanarsi da lì il prima possibile, ma forse così riuscirà a recuperare parte dell’oro.

Un, due, tre, un, due, tre – più di un paio d’occhi è puntato su di loro, ne è conscia, ma finge di non notarlo mentre si lascia guidare nella danza.

Chiude gli occhi, tornando a farsi assorbire dai ricordi – ha l’impressione che il tempo si sia mosso a una velocità incredibile, dal rapimento, per poi mutarsi nella lenta agonia dell’ultimo anno. Le sue lancette hanno appena ricominciato a muoversi, intende godersi questi attimi di felicità incosciente.

Chassé.

«Troverò l’uomo che cercate. Ma in cambio…»

Spinella trattiene il fiato. Julius ha deciso di venire a patti con Artemis, ma lei non è affatto certa che sia una buona idea. L’umano è imprevedibile, infido—

«…voglio il vostro aiuto per salvare una persona. Mio padre, precisamente».

Per un attimo dimentica il risentimento; sembra sincero. Può darsi che menta, sicuramente, ma… in effetti, l’unica debolezza che le ha mostrato finora è stata chiederle di usare i poteri di Mock Turtle, il suo chain, per guarire sua madre. Ha rinunciato a metà del suo riscatto per questo.

“D’accordo,” decide mentalmente, leggendo sul volto di Julius la stessa risoluzione, “per stavolta ti concederò il beneficio del dubbio”.

Compiendo il giro incrocia lo sguardo accigliato di Grana. L’ignora e chiude l’ennesimo quadrato immaginario. Un, due, tre – quanti secondi ancora prima che il mondo precipiti loro addosso?

«Formiamo proprio una bella squadra, non credi?»

Spinella si acciglia. Vorrebbe contraddire Artemis, ma semplicemente non può. Non mente, Spinella. Riportando lo sguardo davanti a sé, sbuffa.

«Non montarti la testa adesso, umano» avvisa, senza tuttavia suonare troppo convincente. Certo il ricordo di lui che le salva la vita, riemerso per qualche motivo proprio ora, non l’aiuta. Se solo pochi mesi prima le avessero predetto la sua collaborazione con un umano – con quello che ha osato rapirla due anni prima, nientemeno – avrebbe riso loro in faccia. I Baskerville risolvono da soli i propri problemi, non si affidano ad esterni.

Non di norma, almeno.

Un passo dopo l’altro, si lascia guidare attraverso la sala. La musica si ferma, e così anche loro – per pochi istanti.

Istintivamente, solleva lo sguardo sulla parete accanto a loro. L’opera lì appesa compie il miracolo: Spinella sorride. «Hai un piano, suppongo» mormora, fingendo di osservare il quadro sopra le loro teste. Come se ne avesse bisogno; conosce a memoria ogni singolo tratto del Magico ladro, dal neonato nella culla all’essere inquietante, eppure dotato di un suo certo fascino, che esita sulla finestra pronto a rapirlo. Un pezzo veramente unico – non c’era certo da stupirsi se aveva attirato persino l’interesse di Artemis.

«Sei completamente impazzito? Cosa pensi di star facendo?»

«Spinella». La voce di Artemis, un tempo così fredda, ora suona vivace. È… divertito? «Mi hai colto sul fatto – impressionante».

«Allontanati dal dipinto, Fowl. Non esiterò a costringerti».

Artemis si volta sorridente a fronteggiarla. «Mi spiace, Baskerville – temo di non poterti accontentare. Vedi, l’ho scelto come regalo per una persona speciale».

Prima che riesca a intervenire, del fumo blu riempie la stanza. Confusa, si slancia in avanti, decisa a non lasciarsi giocare dai trucchetti dell’umano più pieno di risorse che abbia mai conosciuto. Non serve a niente – è già sparito, e non da solo.

Spinella trova il quadro nella sua stanza la mattina seguente, insieme a un biglietto.

Non riesce neanche a odiarsi per il sorriso che la lettura di quelle brevi frasi le suscita. Scuote la testa; se continui a giocare con il fuoco, prima o poi rimarrai scottato.

«Naturalmente, ma prima dovrai concedermi il bis» mormora la figura mascherata accanto a lei, stringendole la mano mentre la musica riprende.

Una melodia nuova, più lenta della precedente.

«Bel lavoro».

Spinella sorride soddisfatta ricevendo la lode di Polledro. China la testa, pronta a lasciare la stanza, ma gela sul posto quando a parlare è Julius.

«Un’ultima cosa, Spinella. Spero tu non ti stia affezionando all’umano».

Deglutisce, ritrovandosi la gola improvvisamente secca. «Naturalmente no, signore».

«Bene».

Spinella non si volta, uscendo dalla stanza con più di uno sguardo puntato addosso.

~

Paura – è questo a invaderla, un terrore pungente di non poter rivedere mai più l’umano a cui, nonostante tutto, ha finito per affezionarsi.

Non provava niente di simile da quella che sembra una vita – ricorda ancora le parole di sua madre, la voce debilitata dalla malattia, parole che non hanno fermato le sue lacrime ma le hanno insegnato una lezione importante.

“«Abbiamo paura perché teniamo alle cose, Spinella. È normale. Abbiamo paura di perdere le persone perché le amiamo, paura di morire perché diamo valore alla vita». Le carezzò il viso, scostandole una ciocca di capelli dall’occhio destro. «Non augurarti di non avere mai paura di nulla, tesoro mio. Vorrebbe solo dire che non stai sentendo nulla. L’amore può procurarci ferite terribili, a volte, ma una vita priva d’amore è solo una lentissima morte. Lo capisci?»”

Arriva al balcone senza comprendere bene il come. Respira affannosa.

«Buonasera, fatina».

Sussulta – solo lui la chiama così. Ma non dovrebbe trovarsi lì.

«Sai che non puoi stare qui, Artemis».

Lui scrolla le spalle, avvicinandosi con un sorrisetto sulle labbra. «Non è certo la prima volta che— ma cos’hai, Spinella?» cambia tono a metà frase, notando il tremolio che le scuote le mani. «Non pensavo ti preoccupassi così tanto per me» aggiunge, cercando di sdrammatizzare. Non funziona.

Il silenzio si dilata tra loro – dopo attimi eterni, Artemis le sfiora il viso per portare su di sé il suo sguardo. «Vuoi che ti legga nella mente?» propone, studiandola.

«Devi andare via da qui» si costringe a dire allora, senza fuggirne lo sguardo. «Vogliono— ti cancelleranno la memoria con il chain di Polledro. Sgrunt» pronuncia il nome caricandolo di disprezzo «ti ritiene pericoloso, dice che sai troppe cose su di noi. Cose che nessuno di esterno ai Baskerville ha saputo prima, sull’Abisso». Lo dice tutto d’un fiato, cercando di non pensare a quel che sta facendo. Non solo sta tradendo i suoi compagni, la famiglia che ha trovato dopo la morte di sua madre, ma sta suggerendo di fuggire all’unica persona che non vorrebbe mai lasciar sparire dalla sua vita.

«Capisco» mormora Artemis, stranamente calmo, assorbendo le informazioni. «Dovevo aspettarmi che Sgrunt avrebbe cambiato politica nei miei confronti, rispetto a Julius. Curioso, però – cancellarmi la memoria, hai detto? Mi sarei aspettato che volesse spedirmi nell’Abisso, ora che può farlo».

Spinella è sconvolta dall’atteggiamento del ragazzo. D’accordo, non si aspettava crisi isteriche, ma magari un accenno di tristezza sì. Possibile che non gli importi di non poterla rivedere mai più? Stringe i pugni, sente la rabbia salire.

«Ho interceduto per te, chiesto di risparmiarti. Polledro mi ha appoggiata» spiega rapida. «Che importanza ha? Non è molto meglio».

Artemis le sorride malizioso. «Non mi lascerò prendere, naturalmente».

Il sollievo che le procurano quelle parole è diminuito dalle verità che portano con sé: fuggendo, Artemis diventerà ufficialmente – di nuovo – nemico dei Baskerville. Non si vedranno più; forse dovrà addirittura dargli la caccia, ma dubita che Sgrunt si fiderebbe mai ad assegnarle l’incarico. Avrebbe ragione a non farlo.

Fissa il ragazzo davanti a sé, chiedendosi come siano potuti arrivare fino a quel punto. Il sapore del loro bacio le danza ancora sulle labbra, se chiude gli occhi – un gusto proibito che si è permessa di assaggiare durante l’ultima missione insieme, in un impeto incontrollato di gioia per essere riuscita a salvarlo. Vorrebbe dare la colpa per ciò che prova adesso a quel bacio rubato, ma sa bene che la caduta precipitosa nel vuoto rappresentato da Artemis Fowl è iniziata molto prima.

Respira a fondo – sa che quella è l’unica soluzione possibile. L’idea di fuggire con lui l’ha sfiorata, ma sa che facendolo azzererebbe le loro possibilità di farcela. Se Artemis fugge da solo verrà cercato, ma limitatamente. Se portasse con sé una Baskerville – immagina fin troppo facilmente volare le accuse di “secondo rapimento” – non lo lascerebbero mai andare, lo sa. Senza contare che non vorrebbe ferire i suoi amici andandosene così, senza dir loro niente. Il suo destino è a Sablier, al servizio del capofamiglia – anche se si trova ben poco d’accordo con le opinioni del nuovo Glen.

Annuisce, ritrovando la propria determinazione.

«Non hai intenzione di venire con me, immagino».

Spinella incrocia il suo sguardo – è tristezza ciò che vi legge? Si dà della sciocca per averlo giudicato così prontamente, poco prima.

«I tuoi giorni da bacia-Baskerville sono finiti, temo» scherza, cercando di esorcizzare lo spiacevole nodo che ancora può avvertire allo stomaco. Non vuole che il suo ultimo incontro con Artemis assuma toni tragici, non più di quanto non abbia già fatto comunque.

«Capisco».

Il tono riflessivo, giocoso quasi, del ragazzo la coglie alla sprovvista. «Dico sul serio, Artemis. È finita – non è una sfida che puoi vincere, questa».

«Lo so». Si avvicina, lasciando solo pochi centimetri tra i rispettivi volti. «Posso reclamare almeno un bacio d’addio?»

Ma prima che possa rispondere, la voce minacciosa di Grana risuona dal basso, intimando loro di non muoversi. «Non so cosa tu faccia qui, umano, ma per la prima volta in vita tua capiti a proposito».

«Tu invece dovresti proprio lavorare sul tempismo» replica freddo Artemis, senza scomporsi. Si allontana da Spinella, che non muove un muscolo per fermarlo.

Una nuvola di fumo previene nuovi sbraiti di Grana, che quando l’aria torna pulita può solo constatare con rabbia la sparizione del ragazzo.

«Sai che dovrò riferirlo, Spinella» le annuncia, lapidario ma palesemente scontento.

Le prende la mano e la fa girare, sorreggendola poi gentilmente nel casquè conclusivo.

La musica si ferma.

Sono al centro della sala ora. Intorno a loro, gli altri invitati – no, non è esatto. Le basta un’occhiata per comprendere che gli altri nobili sono stati evacuati: tutte le persone accanto a loro sono Baskerville, la sua famiglia – le persone pronte a condannarla il giorno successivo. Forse è per questo che hanno aspettato tanto:  hanno voluto assicurarsi di mandar via qualsiasi estraneo, prima di compiere qualsiasi azione.

«Ti fidi di me, Spinella?» le domanda il compagno mentre lei si raddrizza. Non può vederlo, ma visualizza ugualmente bene a mente il sorriso che, ne è certa, in quel momento adorna il suo viso.

«Non chiedermelo, Artemis – di solito non mi piace quel che segue».

Le stringe la mano. «Ti fidi di me?»

Lei sospira, rintracciando lo sguardo preoccupato di Grana tra la folla. Infine arriva Sgrunt, facendosi largo a spintoni. «Traditrice» la chiama, puntando il dito verso di lei. Il disgusto nella sua voce è palpabile.

«Sì» sussurra lei sicura, in modo che solo il ragazzo al suo fianco possa sentirla. «Mi fido di te più che di chiunque altro».

«Giù la maschera, Fowl. Pensavi davvero di passare inosservato, venendo qui a ballare con lei?»

Artemis non si lascia intimidire ma porta la mano sulla maschera, staccandola. Lentamente, la abbassa – con la coda dell’occhio Spinella ne scorge il ghigno che in un’altra situazione troverebbe irritante. Ora vederlo così sicuro di sé la conforta, invece. Non sono messi proprio benissimo.

«Inosservato? Non direi. È una festa d’addio, sono venuto a porgere i miei omaggi».

«Oh, certo. Magari pensi anche che ti lasceremo andar via come se niente fosse?» domanda Sgrunt con un sorriso cattivo. «Hai fatto bene a venire qui, comunque. Farai compagnia alla tua amica al processo di domani».

«Ne dubito» ribatte tranquillo Artemis, portando la mano destra sulla spalla di Spinella. «Domani saremo ben lontani da qui».

«Continua pure a illuderti». A un suo cenno, i chain dei Baskerville si materializzano uno dopo l’altro.

«Non renderlo più difficile di quanto non sia già, Spinella» l’esorta Grana, avvicinandosi preceduto da Leon, il suo chain. «Devi arrenderti».

Arrendersi. Quanto spesso si è ripetuta questa stessa parola, nell’ultimo anno?

Percorre freneticamente il perimetro circolare della torre, da ore. Non sente la stanchezza, o meglio: la ignora. Se si fermasse, inizierebbe a pensare. E lei non lo vuole.

Sono passati due mesi dalla sparizione di Artemis. Due mesi in cui è stata confinata nella torre, senza sapere più nulla del ragazzo. La parte più logica di sé le dice che è normale, che non potrebbe essere diversamente, ma un pensiero subdolo è riuscito a penetrare le sue incertezze: se volesse, riuscirebbe certamente a mettersi in contatto con lei. È una sciocchezza, sa che lo è, ma rimanendo bloccati nello stesso posto per due mesi con praticamente niente da fare e nessuna compagnia capita di pensarne molte. La sua attesa si concluderà presto, comunque: Grana entrerà di lì a poco a consegnarle il verdetto del nuovo Glen. O almeno, questo è ciò che si ripete da ormai due ore.

Ne passa un’altra prima che il Baskerville arrivi da lei. È cupo in volto. Non si perde in chiacchiere, è diretto ma sfugge il suo sguardo – non ricorda un’altra volta in cui sia successo. «Sei stata dichiarata colpevole – di tradimento».

Morte, dunque – sarà scagliata nell’Abisso. La realizzazione non la sconvolge quanto avrebbe creduto, ma ottiene l’effetto di fermarla. Grana se ne va, lasciandola sola nella torre a fissare il vuoto.

È sola – Artemis non tornerà.

I Baskerville tengono molto alle loro tradizioni. La sua esecuzione non avverrà prima del mese rituale: ha ancora nove mesi.

Rinchiusa, da sola, in una torre.

Le lacrime scendono silenziose, mentre si dice che forse quella sera di due mesi prima ha compiuto la scelta sbagliata.

«No» afferma Artemis con convinzione, senza spostarsi di un solo centimetro. «È stata una bella rimpatriata, ma è arrivata l’ora di togliere il disturbo».

«Non pensarci nemmeno, Fowl! Non ti è bastato trascinarla nel fango?» esclama Grana furioso; Leon salta in avanti, gli artigli diretti al volto ora scoperto del ragazzo.

Prima che possa avvicinarsi realmente, un inquietante occhio rosso si materializza di fronte ad Artemis. L’occhio è circondato da un mantello nero in pessime condizioni ed è sovrastato da un cappello a tuba – respinge l’attacco di Leon con facilità.

Tetra incredulità assale tutti i presenti.

«Fowl, razza di pazzo, hai osato stipulare un contratto illegale?» sibilano mille voci, quella di Sgrunt su tutte.

Artemis ride. «Tengo abbastanza alla mia vita da non farlo» dichiara.

Spinella non crede ai suoi occhi: non solo Artemis, un non-Baskerville, ha evocato un chain. Quel chain è Mad Hatter, l’unico in grado di ferire le creature legate all’Abisso, Baskerville inclusi.

Inizia a pensare che possano farcela, quantomeno a lasciare la Villa.

«Vi consiglio di non compiere mosse avventate» scandisce Artemis, impassibile. Giurerebbe che si stia godendo la scena di fronte ai suoi occhi. Lo osserva sbottonare i primi bottoni della camicia, gesto che calamita l’attenzione di tutti i presenti.

Sul suo petto non c’è assolutamente nulla, nessun segno del contratto stretto con un chain. Eppure non c’è dubbio che Mad Hatter risponda a lui.

«Ho trovato un modo per aggirare le regole. Il mio tempo non sarà scandito da una lancetta mortale» asserisce orgoglioso, portando finalmente l’attenzione su di lei. Le sorride. «Ora siamo pari, fatina».

Spinella ricambia incredula il sorriso – il blu dei suoi occhi è forse ciò che le è mancato di più, durante la sua assenza che ha creduto infinita. Lo colpisce sulla spalla con un pugno leggero, mentre bolle di felicità la riempiono scacciando la preoccupazione. Tra le varie cose che l’arrivo di Artemis le ha restituito ci sono fiducia e speranza, il che è già un miracolo di per sé – sarebbe davvero così assurdo credere in un altro?

«Non fare tanto lo spavaldo, Fowl» esplode Grana alla fine. «Siete pur sempre in due contro decine. Non potete sconfiggerci tutti, neanche con quel chain. Inventati un altro trucco».

«Attento a ciò che desideri, capitano – potrebbe avverarsi».

In quel momento, un’esplosione risuona alle loro spalle. La stretta di Artemis sulla spalla di Spinella si allenta, le sembra di sentirlo sospirare di sollievo.

Nel caos provocato dalla distruzione della parete, nessuno si frappone tra la figura a cavallo che ne spunta e i due obiettivi del momento.

«Iniziavo a temere che qualcosa fosse andato storto» lo accoglie Artemis, indicando a Spinella di salire in groppa dietro al nuovo arrivato. Il cavallo sembra fatto d’ombra: un altro chain, constata con stupore. Sensazione che può solo crescere quando realizza che Artemis non l’ha seguita. Intorno a loro, i Baskerville si sono ripresi e hanno dato il via agli attacchi, momentaneamente contenuti da Mad Hatter.

«Va’, Leale» mormora lui, un brillio malizioso negli occhi. Conosce quello sguardo, sa che non può derivarne nulla di buono.

«Non essere assurdo, Artemis» mormora, il terrore che torna strisciante ad assalirla. Ha creduto davvero in un lieto fine, ha sperato – perché vuole strapparglielo di nuovo?

«Vi raggiungerò» assicura lui, senza però incrociare il suo sguardo. «Va’, Leale».

Il cavallo d’ombra nitrisce, Spinella tende una mano verso Artemis per afferrarlo ma può solo sfiorarne la manica prima che il chain sparisca – nella sua stessa ombra, realizza – conducendoli via di lì, in un giardino chissà dove. Quando si riprende dallo sfasamento provocatole dall’insolito viaggio, Spinella mette a fuoco una ragazza bionda che carezza la sfuggente criniera del chain.

L’uomo – Leale – la fa scendere, ma le gambe le tremano. Artemis non è con loro – l’ha perso di nuovo.

«Non l’avrei lasciato lì se non fossi convinto che tornerà» spiega Leale, sostenendola. «Fidati di lui».

Fidati di lui, tre parole che inizia subito a ripetersi.

Le ripete una, due, tre volte – ancora e ancora e ancora.

Le ripete per tre anni interi.

Tre anni dopo

 

La donna sdraiata sul tavolo di fronte a lei ha un brutto graffio sul braccio. La lama non è andata troppo a fondo, ma teme che la ferita si sia infettata. Con pochi, rapidi gesti ormai abituali va al banco e prepara un impasto d’erbe in cui, senza che alcuno degli ignari presenti lo noti, infonde un po’ del potere di Mock Turtle. Torna al tavolo e lo applica sulla ferita, rassicurando con un sorriso la figlia della vittima. «Si riprenderà» dichiara convinta.

La giovane le sorride grata, tornando poi a concentrarsi sulla madre.

Spinella la lascia fare, lasciando la stanza – le labbra tornano immediatamente a stendersi nella solita espressione neutra. Si è abituata alla routine del villaggio, tra i suoi pazienti e i pasti consumati con Juliet e Leale. Si è abituata, ma non ha più riso genuinamente come le accadeva un tempo – aspetta, Spinella, aspetta ancora e nonostante tutto. Ha dubbi ogni singolo giorno, ma ripete le sue tre parole. Vuole crederci almeno finché lo farà Leale, nonostante le insidie cui la sottopone la sua stessa mente.

Artemis ha promesso.

Il primo anno si aspettava che entrasse dalla porta principale da un momento all’altro: gli sarebbe corsa incontro e gli avrebbe assestato un ben meritato pugno per averla fatta preoccupare e averci messo così tanto. Ma subito dopo l’avrebbe abbracciato, forse spargendo persino qualche lacrima di gioia.

Durante il secondo ha iniziato ad aspettarselo meno, immaginando il suo arrivo nei posti più inaspettati.

Passato il terzo, conduce la sua vita tre parole alla volta, ma il fantasma del ragazzo le appare sempre più raramente. Eppure in fondo al suo cuore crede che lo rivedrà, prima o poi – in questa vita o in un’altra. Dovesse aspettarlo cento anni.

Vedendo Juliet alle prese con la preparazione del pranzo, decide di aiutarla. Per questa mattina ha finito presto con le visite.

Leale rientra più tardi, dei ciocchi di legno sotto il braccio. Li poggia accanto al camino.

«Novità?» domanda Spinella, più per abitudine che per altro.

«Sembra che ci sia un nuovo Glen» risponde l’omone, distaccato. «Sgrunt è stato accusato di intessere rapporti non appropriati con i rappresentanti di una nazione straniera».

Digerisce l’informazione senza provare niente in particolare. Dovrebbe interessarle, dovrebbe davvero, ma semplicemente non è così. È e rimarrà sempre una Baskerville, ma la sua vita con loro le sembra talmente persa nel passato ormai – passato cui la lega un solo pensiero.

Si alza, determinata a fare un giro prima di mangiare. I pensieri nella sua testa iniziano a farsi pesanti, un po’ d’aria l’aiuterà a sfoltirli.

Fuori, si lascia guidare dall’istinto su un sentiero mai esplorato prima. Non presta molta attenzione alla strada, finché il filo dei suoi ragionamenti non si spezza e la vista del campo davanti ai suoi occhi non le mozza il fiato. È la prima volta che vede dei fiori così belli.

«Ti piacciono?» domanda una voce alle sue spalle, prendendola alla sprovvista.

Il cuore in gola, si volta, preda di un’emozione indefinita.

A tre passi da lei c’è un giovane uomo con in mano una rosa arancione, simile a tutte le altre che adornano il prato intorno a loro. Non presta attenzione alla tozza figura che si mantiene qualche metro indietro.

Si chiede se non sia un altro scherzo giocatole dal cervello, mentre accetta la rosa. Artemis è identico a come l’ha lasciato tre anni prima, possibile che sia solo l’ennesimo fantasma?

Ogni incertezza si frantuma quando il fantasma le tocca la guancia e le sussurra sulle labbra qualcosa che dapprima non comprende, chinandosi poi a rubarle un bacio.

«Ti sono mancato, fatina?»

Spinella interrompe il contatto, seriamente tentata di colpirlo. «Non farlo mai più» gli intima, perdendosi nei suoi occhi. Vorrebbe essere arrabbiata, ma è difficile. «Rimanere lì è stata una vera scemenza».

«Avevano qualcosa di mio» ribatte lui con semplicità; lei nota solo in quel momento che nell’altra mano ha stretto un tubo per tutto quel tempo. Esaminandolo meglio, capisce – è una tela.

«Stai scherzando».

Artemis sorride scaltro, posando il tubo a terra. Accenna un inchino e le porge la mano. «L’ultima volta ci hanno interrotti, se non sbaglio – bisogna rimediare» afferma. «Vorresti concedermi l’onore di un altro ballo, Spinella?»

La donna sbuffa – non riesce a credere a quanto normalmente si stia comportando Artemis. Sembra che per lui sia passato pochissimo, un paio di giorni al massimo: non vede l’ora di poterlo inondare di domande, ma può aspettare.

Ora lascia che l’euforia per il suo ritorno l’invada, riservandosi per un momento successivo il diritto di colpirlo.

«Sì» mormora, felice, accettando la sua mano tesa.

Un, due, tre.

Senza musica, si lascia guidare, intervenendo di quando in quando con l’imposizione di qualche mossa.

La nocciola si perde nel blu, nel ballo che sancisce una nuova vita.

 

 

 

 

 

NdA

Ehm! Vorrei dire mille cose, ma il tempo corre.

Non ho fatto troppa chiarezza sulla vicenda “Glen”, nella storia, per vari motivi tra cui l’assunzione del punto di vista di Spinella.

Ciò che ho immaginato è che il legittimo Glen fosse Julius, che poi però muore prematuramente per cause innaturali (coff, Opal, coff) ed è temporaneamente sostituito da Sgrunt, eletto probabilmente per anzianità. Le accuse cui si riferisce Leale alla fine sono in realtà solo parte del motivo per cui viene poi destituito, mentre la ragione principale è la nomina di un nuovo legittimo Glen.

[Tra l’altro, all’inizio nell’immaginare la storia Spinella doveva essere nientemeno che la vittima sacrificale per la nomina a Glen. Poi ho cambiato idea.]

Non si sa di gerarchie all’interno dei Baskerville, Glen escluso ovviamente, ma mi piaceva che Artemis chiamasse Grana “capitano”. A voi decidere se si tratta di un soprannome ironico o se effettivamente esista qualche sorta di ruolo nel Clan.

Spero che si sia capito, ma ho immaginato che qui – ben prima di Pandora – sia Artemis a inventare/scoprire un modo per stipulare contratti legali pur non essendo Baskerville.

Per quanto riguarda i Chain, l'unico di mia invenzione è Mock Turtle (oltre all'eventuale chain senza nome di Bombarda), il chain di Spinella a cui ho attribuito poteri curativi.

Per quanto riguarda il modo in cui Artemis si sottrae ai Baskerville, nella mia testa c’entra Bombarda  “tozza figura” – e una sua capacità di viaggiare attraverso l’Abisso (anche perché VIAGGI NEL TEMPO am I right), ma tutto sommato non è strettamente necessario spiegarlo – ovviamente sarà la prima cosa che Artemis racconterà, una volta tornato con Spinella alla base, ma mi piaceva di più interrompere la narrazione dove l’ho fatto.

Per il resto spero vivamente che sia tutto chiaro.

Questa storia è stata una bella sfida, non ho neanche il tempo di revisionarla come si deve. Spero che la lettura sia stata piacevole, se avete critiche (costruttive) da fare accomodatevi.

Alla prossima!

  
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