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Autore: Star_Rover    22/02/2020    4 recensioni
Un valoroso soldato nella sua impeccabile divisa che marcia con orgoglio a testa alta. Una figura imponente, un volto severo e due iridi smeraldo che caratterizzano uno sguardo intenso e impenetrabile.
Il detective Eric Dalton ricorda così il maggiore Patrick O’ Donnell. Era soltanto un ragazzino quando aveva assistito ai festeggiamenti per la fine della guerra civile, al tempo quell'uomo era apparso ai suoi occhi come l’incarnazione dell’eroe invincibile e incorruttibile.
Nell’autunno del 1936, tredici anni dopo quel primo e fatidico incontro, Patrick O’ Donnell ricompare nella vita del giovane investigatore in un modo del tutto inaspettato. Infatti è proprio il suo nome ad apparire tra le pagine di un pericoloso fascicolo.
Eric accetta il caso, ma è intenzionato ad indagare a fondo prima di portare a termine l’incarico più difficile della sua carriera, ovvero condannare l’eroe di una Nazione.
Genere: Drammatico, Storico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Il Novecento
Capitoli:
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Eric rimase paralizzato, per qualche istante il suo sguardo restò fisso sull’uomo che aveva appena varcato la soglia. Faticava ancora a credere di trovarsi realmente di fronte a Patrick O’ Donnell.
Egli non era cambiato molto dal loro primo incontro. Il suo aspetto era rimasto prevalentemente immutato nel tempo, solo qualche ruga in più gli solcava il viso mentre i primi riflessi argentei risaltavano tra la chioma bionda.
Dalton avvertì una strana sensazione, non poté evitare di provare una certa emozione, in fondo si trovava sempre davanti all’uomo che aveva condizionato in modo irreversibile la sua intera esistenza.
«Buongiorno, signor detective» esordì il padrone di casa con estrema tranquillità.
Dalton esitò prima di stringere la sua mano.
Patrick non sembrava particolarmente turbato da quella situazione, il suo viso non manifestava alcun segno di preoccupazione.
«Credo che lei mi debba almeno una spiegazione, per quale motivo la polizia di Dublino è venuta a cercarmi?»
Eric era certo che O’ Donnell conoscesse perfettamente la risposta a quella domanda, ma decise comunque di assecondarlo.
«E’ una lunga storia, se mi concede il tempo vorrei spiegarle tutto con calma»
O’ Donnell si posizionò comodamente sulla poltrona ed invitò l’ospite ad accomodarsi. Eric prese una sedia e la posizionò di fronte all’indiziato.
«Probabilmente non si ricorda di me, ma noi ci siamo già incontrati»
Patrick squadrò il detective con maggior attenzione: «penso proprio di non riconoscerla»
«Be’, in effetti è passato un po’ di tempo. Allora avevo solo quindici anni, ero semplicemente un ragazzino, ma quell’incontro ha veramente cambiato la mia vita»
O’ Donnell sorrise: «deve essere stato davvero un momento importante per lei»
«Fu durante i festeggiamenti per la fine della guerra. La ricordo marciare nella sua bella uniforme da ufficiale»
Egli abbassò lo sguardo: «fu tanto tempo fa…sono cambiate tante cose da allora»
«Già, ma il passato non dimentica. E’ per questo che sono qui»
Patrick gli rivolse un’occhiata perplessa.
«Si tratta di un vecchio caso, una questione rimasta in sospeso...»
Il suo interlocutore non lasciò trasparire alcuna emozione: «temo ancora di non capire»
Dalton dovette riconoscere che O’ Donnell era diventato davvero bravo a recitare la sua parte.
«Si ricorda di Damien O’ Neil?»
Patrick finse di riflettere con aria pensierosa, alla fine scosse la testa.
«No, mi dispiace. Quel nome non mi dice assolutamente nulla»
Il detective iniziò a spazientirsi: «davvero? Non si ricorda nemmeno del sergente McCarthy?»
A quel punto O’ Donnell reagì con un lieve sussulto.
«Egli decise di ritirare la sua denuncia, ma qualcuno ha conservato la sua testimonianza per tutto questo tempo. Il fascicolo è giunto nelle mie mani ed è per questo che il caso O’ Donnell è stato riaperto…»
«Lei sta soltanto perdendo il suo tempo, il sovrintendente Neligan non le permetterà di diffondere certe informazioni»
Eric sospirò: «ne sono consapevole, ma non importa. Ho il dovere concludere il mio lavoro»
«Che cosa ha intenzione di fare?»
Dalton prese in mano il suo taccuino: «iniziare l’interrogatorio»
«Questa situazione è assurda…»
«Voglio solo conoscere la sua versione dei fatti per porre fine alle mie indagini»
«Per quale motivo è così ostinato a portare a termine la sua inchiesta?»
«Perché un giorno qualcuno mi disse di non aver mai paura di lottare per ciò in cui credevo. Ed io ho sempre creduto nella verità»
Patrick parve riconoscere le sue stesse parole.
«Ammiro la sua determinazione, ma ho già rivelato tutto alla corte marziale, non ho altro da dire a riguardo»
«Adesso basta con questa farsa, io sono a conoscenza di tutto signor O’ Donnell. Sto indagando su di lei da diverso tempo, so che uccise un uomo per la prima volta durante la Rivolta del 1916, si trattò di una guardia britannica a Phoenix Park che venne picchiata a morte da lei e i suoi compagni. Sono a conoscenza del suo ruolo nella Squadra di Collins e della sua prigionia nel campo di internamento di Ballykinlar. Mi hanno riferito dei suoi atti di eroismo durante la battaglia di Dublino, poi ho scoperto l’esistenza del Comitato di visita, un’organizzazione segreta del National Army il cui scopo era arrestare e torturare informatori e repubblicani. So che lei era al comando di uno squadrone di assassini: una vita per una vita. Mi hanno raccontato di ciò che ha fatto al comandante Sean Lehane, infine so che lei fu responsabile per la morte dei prigionieri di Fenit, tra cui anche Damien O’ Neil. Ora che le ho rinfrescato la memoria si ricorda di lui?»
O’ Donnell non si scompose minimamente di fronte a quelle accuse.
«Complimenti signor detective, non deve essere stato semplice trovare prove e testimoni dopo tutto questo tempo»
Eric cominciò ad irritarsi: «lei mi deve delle risposte signor O’ Donnell»
Patrick si rialzò avvicinandosi con calma alla finestra, rimase qualche istante in silenzio ad osservare i bambini che giocavano nel giardino.
«Lei ha figli signor detective?»
Eric rimase sorpreso da quella domanda inaspettata.
«Diventerò padre tra pochi mesi»
«Con i bambini cambiano tante cose…anche le certezze non rimangono più le stesse, l’unica priorità per un genitore è proteggere la prole e pensare al suo bene. Per questo quando scoppiò la guerra civile decisi di tornare a combattere, desideravo soltanto la pace per poter garantire un futuro migliore a mio figlio»
«Posso comprendere le motivazioni che la portarono ad arruolarsi nel National Army»
«Da quel momento in poi non ho fatto altro che eseguire il mio dovere»
«Lei aveva un’ottima reputazione, era tornato dalle prigioni di Ballykinlar come un eroe. Durante la battaglia di Dublino diede prova di essere un ufficiale competente, i suoi uomini la rispettavano. Fino a quel momento era rimasto un uomo leale e onesto, che cosa è cambiato nel Kerry?»
Patrick prese un profondo respiro: «la guerra è la guerra, nelle campagne del Kerry si combatteva senza regole e senza pietà»
Dalton aveva già sentito quelle parole, in ogni caso apprezzò la sincerità.
«Come nacque il Comitato di visita
«L’agente Neligan e il Generale Mulcahy decisero di instaurare una collaborazione tra l’esercito e i servizi segreti per sconfiggere i ribelli»
«E a quel punto entrò in gioco lei: un ufficiale con esperienza e che conosceva bene l’IRA, era l’uomo giusto per prendere il comando della squadra»
«Per me fu un onore accettare quell’incarico. Ero disposto a fare tutto il necessario per porre fine alla guerra»
«Anche sparare a sangue freddo ai tre militanti di Cahirciveen fu necessario?» domandò Eric con tono accusatorio.
«La legge marziale permetteva all’esercito di giustiziare chiunque fosse coinvolto con l’IRA»
«Nonostante ciò molte di quelle esecuzioni furono irregolari»
«Le dirò una triste verità signor detective. In guerra non ci sono regole, sono i vincitori a dettare la legge»
Dalton si sforzò di guardare il suo interlocutore negli occhi, non c’era traccia di pentimento nel suo sguardo severo.
«Ho letto attentamente la testimonianza di McCarthy. Dopo il suo interrogatorio il prigioniero Lehane non era nemmeno in grado di camminare, aveva il volto tumefatto, il corpo cosparso di lividi, le unghie strappate e una mano fratturata» continuò il detective.
«Durante il conflitto gli inglesi divennero nostri alleati, per noi fu semplice decidere di adottare i loro metodi. Io stesso provai tutte quelle atrocità sulla mia pelle durante la mia prigionia»
«Così ebbe l’occasione di passare da vittima a carnefice»
«Se vuole vederla in questo modo…»
Eric avvertì un’intensa sensazione di nausea, fu sempre più difficile nascondere il suo disprezzo.
«Davvero non si ritiene colpevole per quel che ha fatto?»
«Il mio processo si è concluso tredici anni fa e la corte marziale non ha esitato a riconoscere la mia innocenza»
«Lo so, il commissario Delaney mi ha raccontato tutto. L’unico testimone venne considerato come un menomato mentale, il che fu davvero conveniente per la sua condizione»
O’ Donnell si spazientì: «questa chiacchierata è durata anche troppo a lungo, non crede?»
Il detective non insistette oltre, era deluso e indignato, ma aveva trovato le risposte a tutte le sue domande.
Prima di abbandonare la stanza si fermò davanti a O’ Donnell, ripensò al momento in cui quell’uomo si era chinato accanto a un ragazzino intimorito per incoraggiarlo a credere nei propri ideali.
«Io la stimavo davvero molto, lei è sempre stato il mio eroe» ammise tristemente.
Patrick rispose freddamente: «suppongo che da ora non sarà più così»
Il detective riprese il suo discorso: «non ho dimenticato ciò che mi disse tredici anni fa: ricordati che finché il tuo cuore continuerà a battere per Amore e Lealtà il tuo animo rimarrà puro. Al tempo non compresi a pieno il valore di quelle frasi, ma ora che conosco la verità tutto è più chiaro. Aveva bisogno di qualcosa in cui credere per giustificare le crudeltà della guerra»
«Probabilmente si aspetta una mia redenzione, ma la verità è che non sono pentito per quello che ho fatto. Ho svolto il mio dovere, in una guerra così crudele e spietata non c’erano regole da rispettare. Dovevamo vincere ad ogni costo, ed è ciò che abbiamo fatto per riportare la pace nel nostro Paese»
Dalton percepì un profondo dolore in quelle parole ormai vuote e prive di significato.
«Già, lei ha vinto signor O’ Donnell. E’ riuscito a sfuggire alla sua condanna e a salvare la sua reputazione» concluse Eric con amarezza.
 
***

Il tenente McGowan si accese una sigaretta e si poggiò al muretto del molo.  In abiti civili era quasi irriconoscibile, i vestiti laceri del suo travestimento sembravano rappresentare a pieno il suo umore mesto.
Dopo un lungo silenzio si decise finalmente ad esprimere il proprio pentimento.
«Mi dispiace per averti tradito, ma se ti avessi lasciato agire di testa tua ti saresti ritrovato sicuramente con una pallottola nel cranio»
Eric si limitò ad accettare le sue scuse: «probabilmente hai ragione, il caso O’ Donnell mi ha davvero fatto perdere il senno»
«Ho dovuto fermarti in tempo, avevo promesso ad Aileen di proteggerti»
Il detective fu sorpreso da quella rivelazione: «davvero mia moglie ti ha chiesto questo?»
«Lei si è sempre preoccupata per te»
Dalton esternò la propria frustrazione: «avrei dovuto pensare al bene della mia famiglia, invece guarda in che casino sono finito!»
«In effetti ti sei comportato in modo alquanto irresponsabile, ma tutto questo può servirti da lezione»
«Ammetto di aver commesso i miei errori, spero solo che non sia troppo tardi per rimediare»
«Aileen ti ama davvero, sono certo che potrà perdonarti»
I due ripresero a camminare lungo il porto, Colbert osservò l’espressione affranta sul viso del suo compagno: «devo dedurre che il tuo incontro con l’indiziato non sia andato molto bene…»
«O’ Donnell è da sempre stato un rifermento nella mia vita, è stato difficile accettare la realtà»
«Be’, quell’uomo non è un vero eroe, ma gli ideali che ti ha trasmesso non sono menzogne»
«Suppongo che per l’Irlanda sia finito il tempo degli eroi»
McGowan poggiò una mano sulla sua spalla: «dovresti vedere il lato positivo, alla fine sei comunque riuscito a scoprire la verità sul caso O’ Donnell»
«Già, ma presto sarò costretto a rinunciare alla giustizia»
«A volte è necessario sacrificare la nostra integrità per qualcosa di più grande»
Eric rispose con una smorfia: «mi sembra di sentir parlare l’agente Beckett…»
«In effetti è stato lui a dirmi questa frase, ma suppongo che in parte abbia ragione. Non tutti possono cambiare il mondo. Quando questa storia sarà finita potrai tornare a casa con la consapevolezza di aver fatto il tuo dovere»
Dalton si rassegnò, con aria afflitta si voltò verso la costa. Il mare era calmo, l’immensa distesa d’acqua rifletteva gli ultimi raggi del giorno. Egli ammirò il tramonto provando una piacevole sensazione di pace e tranquillità.
 
***

Quella sera O’ Donnell osservò la fotografia che lo ritraeva in divisa da ufficiale. Aveva cercato di dimenticare il passato, ma in realtà i suoi demoni non l’avevano mai abbandonato. Pur essendo convinto di aver sempre agito per il bene della sua Nazione non poté evitare di pensare agli orrori della guerra. Le accuse del detective non l’avevano lasciato indifferente, ma ormai da tempo aveva scelto consapevolmente di non provare pietà o rimorso per ciò che aveva fatto. Aveva combattuto ardentemente per la pace e alla fine del conflitto aveva semplicemente voltato pagina. Aveva lasciato alle sue spalle le sofferenze, i dolori e i peccati...o almeno così credeva di aver fatto.
In quel momento avvertì l’eco di alcuni passi, sua moglie lo raggiunse mostrandosi particolarmente apprensiva.
«Che cosa voleva quel detective?» chiese con titubanza.
Patrick tentò di rassicurarla: «nulla di importante, si trattava solo di una vecchia storia»
Elizabeth non credette a quelle parole.
«Riguarda ancora il tuo processo, vero?»
«Non dovresti preoccuparti, ormai la questione è stata risolta da molto tempo»
La donna rimase in silenzio, suo marito non aveva mai voluto parlare della guerra e lei non aveva mai voluto conoscere la verità. Si era innamorata di Patrick quando entrambi erano poco più che ragazzi, e da allora quel sentimento non era mai cambiato. Aveva atteso il suo ritorno durante il conflitto, e quando tutto era tornato alla normalità aveva deciso di dimenticare quel dolore. Patrick non era stato più lo stesso dopo la guerra, ma aveva sempre cercato di fare del suo meglio come marito e come padre.
Elizabeth prese il viso del coniuge tra le mani accarezzandolo con dolcezza.
«Hai sempre fatto tutto il necessario per il bene della tua famiglia. In ogni caso voglio che tu sappia che ti amo»
O’ Donnell la strinse a sé, si domandò come avrebbe reagito se avesse conosciuto la verità. In quel caso avrebbe smesso di amarlo?
Ripensò alle parole del detective, era vero: egli aveva vinto, a costo di ridurre la sua vita ad una miserabile menzogna.
 
***

Robert e i suoi compagni si rifugiarono in una vecchia locanda ritenuta un nascondiglio sicuro.
In realtà O’ Neil non conosceva molto a riguardo degli altri due militanti, Dan era un giovane ribelle del Cork mentre Eddie aveva una buona esperienza come spia.
Robert caricò la pistola, la maneggiò con cura facendola scivolare tra le dita, poi la poggiò sul comodino e si avvicinò alla finestra. Il molo era illuminato dalla tenue luce del crepuscolo, all’orizzonte si intravedevano le sagome delle imbarcazioni a largo della costa.
Dan notò la sua preoccupazione: «qualcosa non va?»
Egli scosse la testa: «no, sono pronto a fare il mio dovere»
L’altro gli rivolse uno sguardo severo: «ricordi bene ogni fase del piano?»
Robert annuì: «certo, attenderemo O’ Donnell all’uscita del commissariato e lo seguiremo fino al passaggio sul fiume Vartry. Agiremo sul ponte, tu resterai indietro mentre Eddie controllerà il lato opposto, nel caso in cui dovessi fallire il nostro obiettivo non avrà scampo»
Il compagno parve soddisfatto: «bene, siamo certi che non fallirai, ma dobbiamo essere pronti ad ogni evenienza»
A quel punto anche Eddie si avvicinò: «ricordati, se mostrerò il segnale la missione verrà abortita all’istante. Se uno di noi commetterà un errore saremo tutti in pericolo, quindi cerca di non rovinare tutto!»
Robert deglutì a vuoto provando a nascondere il nervosismo.
Dan tentò di rassicurarlo: «Eddie fatica ancora a fidarsi di un poliziotto, ma O’ Ryan ci ha assicurato che sei affidabile. Non preoccuparti, se seguirai il piano andrà tutto bene»
Il giovane strinse l’arma tra le mani, inevitabilmente pensò a suo padre. Doveva portare a termine quella missione ad ogni costo, per ottenere la sua vendetta e rispettare la sua promessa.
 
***

Per tre giorni i pedinamenti per sorvegliare O’ Donnell non portarono ad alcun risultato.
Dalton iniziò a pensare che i militanti avessero scoperto qualcosa, forse avevano intuito il pericolo decidendo di annullare la missione. Quello sarebbe stato un brutto fallimento.
Il detective era certo di non aver commesso errori, dunque decise di persistere ancora per un po’.
Le sue supposizioni si rivelarono esatte, il quarto giorno McGowan notò qualcosa di strano.
«Ei, hai visto quel tizio?»
Dalton gli rivolse un’occhiata interrogativa.
«Quell’uomo vestito di nero ha già attraversato il ponte tre volte…ricordo di averlo visto anche ieri»
«Forse sta solamente passeggiando» commentò Beckett con aria annoiata.
Eric controllò meglio il sospettato notando il rigonfiamento della giacca: «credo che McGowan abbia ragione, quell’uomo ha una pistola»
«Dovremmo andare a controllare…» disse Colbert con impazienza.
Dalton lo trattenne: «no, attendiamo ancora un po’, probabilmente non è solo»
 
Alla solita ora O’ Donnell uscì dalla centrale di polizia e si avviò verso la strada di casa.
Eric lo seguì camminando con discrezione a qualche passo di distanza, troppo lontano per essere notato e abbastanza vicino per poter controllare la situazione. Il tenente McGowan passeggiava accanto all’ex-maggiore, l’agente Beckett e altri due uomini invece erano appostati dall’altra parte del ponte e tenevano d’occhio il sospettato.
La strada era affollata, Dalton era certo che i militanti avrebbero agito a breve, probabilmente l’uomo sotto il controllo di Beckett era la sentinella, dunque qualcuno intorno a lui doveva essere il presunto assassino.
Il detective aveva intuito che i ribelli avevano intenzione di sparare a O’ Donnell sul ponte, per questo aveva ordinato al tenente di interferire con i loro piani. Infatti in quel momento McGowan si avvicinò a O’ Donnell, finse di chiedergli un fiammifero e scambiò qualche frase con lui. Poco dopo i due cambiarono direzione, abbandonarono la strada del ponte incamminandosi verso Main Street.
Eric non diede ancora il segnale a Beckett, prima di arrestare quell’uomo voleva provare a prendere anche i suoi compagni.
Proprio in quel momento qualcosa attirò la sua attenzione, una bicicletta sfrecciò a tutta rapidità lungo la strada per poi fermarsi con un acuto stridio di freni. Il ciclista abbandonò il veicolo accanto al ponte ed iniziò a correre tra la folla. Rapidamente Dalton si lanciò al suo inseguimento, poiché egli si trovava sulla sua traiettoria non fu particolarmente difficile raggiungerlo. Si fece strada tra i passanti e senza esitazione si gettò su di lui, il ragazzo tentò di divincolarsi, nella mano destra stringeva una Webley d’ordinanza.
Quando si voltò Eric sbiancò riconoscendo il suo viso: «Robert!»
O’ Neil guardò il detective dritto negli occhi, per un breve istante esitò, ma poi la rabbia e la frustrazione presero il sopravvento. Nonostante tutto anche Dalton era diventato un traditore, in quel momento nessuno poteva impedirgli di realizzare la sua vendetta, nemmeno l’unica persona che aveva davvero tentato di aiutarlo. 
Così sparò un colpo a bruciapelo, Eric avvertì un intenso bruciore al fianco destro. La sua presa si allentò, il giovane si liberò da quella stretta e si rialzò in piedi.
Steso a terra, ferito e sofferente, Dalton tentò un’ultima volta di fermarlo.
«Robert, no! Non farlo!»
Ormai era troppo tardi, il ragazzo ignorò le sue grida e scattò in avanti puntando la pistola di fronte a sé. Era determinato a portare a termine la sua missione, ma un altro sparo fu più rapido. Il proiettile raggiunse il petto di O’ Neil ed egli si accasciò agonizzante al suolo.
 
 
   
 
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