Capitolo 1
Era
passato da un pezzo il tramonto quando Homura, una ragazza dai lunghi
capelli neri finemente acconciati e un elegante abito viola che ben
si abbinava alla maschera che le copriva il volto, entrò
lentamente
nell'enorme sala da ballo del palazzo reale cercando invano di non
mostrare un eccessivo stupore di fronte a tanta magnificenza.
Probabilmente esso era più che normale per chiunque la prima
volta,
ma il suo era comunque un caso a parte. Pur essendosi presentata
all'ingresso come la figlia di un ricco nobile per portare a termine
la missione a cui aveva dedicato la vita, infatti, era comunque
cresciuta in uno sperduto paesino di campagna che non aveva nulla in
comune con quell'ambiente tanto lussuoso, e per quanto le costasse
ammetterlo, il contrasto con ciò che conosceva era davvero
troppo
grande perché il rancore e la diffidenza accumulati negli
anni
le
impedissero di
ammirarlo con gli occhi sgranati e la bocca semi aperta a proprio
rischio e pericolo.
Nonostante
la difficoltà nel tornare presente a se stessa,
però, nel giro di
poco si costrinse a concentrarsi invece sui motivi
che l'avevano costretta a infiltrarsi nel palazzo, e sull'onda
di quei pensieri, le sfuggì quasi un istintivo
gesto di
stizza e disgusto per il falso splendore che si trovava davanti,
ma per fortuna riuscì a trattenersi all'ultimo
istante
ripetendosi mentalmente, per l'ennesima volta, il suo piano d'azione
e le raccomandazioni ricevute.
Senza curarsi degli sguardi
meravigliati e dei sussurri che la seguivano in quel mare di abiti
colorati e maschere di Carnevale, procedette quindi con studiata
lentezza verso il tavolo del buffet intorno a cui si era già
riunita
la maggior parte degli invitati, accennando di tanto in tanto dei
piccoli sorrisi e lievi cenni di saluto per salvare le apparenze.
Sapeva bene che nessuna di quelle persone avrebbe potuto
riconoscerla, e che quindi difficilmente qualcuno avrebbe ricambiato,
ma si augurava che nessuno sospettasse di avere davanti un'intrusa
prima del tempo. Era fondamentale che quella recita andasse bene
perché difficilmente avrebbe avuto un'altra occasione.
Stando attenta a non lasciar
trapelare le forti emozioni che le si agitavano dentro, prese infine
uno degli eleganti piatti d'oro che si trovavano sul tavolo accanto a
lei e cominciò a servirsi educatamente per poi sistemarsi in
un
angolino a osservare in silenzio l'ambiente che la circondava,
rimanendo del tutto indifferente ai pettegolezzi e alle sterili
conversazioni di circostanza che intrattenevano gli altri. La
ragazza infatti, pur tenendoci a confondersi il più
possibile con
gli invitati e già in possesso in realtà di idee
piuttosto precise
su quella stanza meravigliosa grazie ai racconti della madre,
preferiva studiarne di persona fin dall'inizio la struttura e
qualunque elemento utile ad un'eventuale fuga. Per il
momento
tutto procedeva secondo i piani, ma in caso di guai era meglio sapere
subito dove dirigersi in modo da non perdere del tempo prezioso.
Di tanto in tanto qualcuno
le rivolgeva la parola presentandosi e augurandole buona fortuna per
il suo ingresso in società, mettendo davvero a dura prova la
sua
pazienza. Sapeva che sarebbe successo, presto o tardi, visto che
quella era la prassi per qualunque ragazza di buona famiglia che
avesse avuto accesso per la prima volta ad una serata di gala, ma le
attenzioni di quelle persone la infastidivano comunque. In
realtà non avrebbe avuto il diritto di lamentarsi della
falsità che
trapelava fin troppo spesso dal loro modo di fare, visto che lei
stava nascondendo pensieri e secondi fini decisamente peggiori, ma
l'unica cosa che desiderava da quando era entrata era essere lasciata
in pace fino al momento di entrare in azione.
Con un impercettibile
sospiro di sollievo vide infine allontanarsi l'ultima donna che aveva
deciso di importunarla e i suoi pensieri tornarono di nuovo alla
defunta madre per amor della quale stava affrontando una prova tra le
più difficili della sua vita. Chi avrebbe mai immaginato che
i
sontuosi banchetti a cui la maggior parte delle ragazze sognavano di
partecipare fossero in realtà tanto noiosi? Senza contare
poi il
dolore ai piedi dovuto alle scarpe e il senso di soffocamento
causatole da quel meraviglioso abito che le era costato anni di
sacrifici, ma per nulla al mondo avrebbe rinunciato al suo obiettivo
proprio adesso che vi era così vicina. Aveva fatto una
promessa e
l'avrebbe mantenuta ad ogni costo.
Era
ormai buio quando una bambina terrorizzata osò mettere il
naso fuori
dal proprio nascondiglio in un inquietante silenzio. Senza quasi
vedere nulla, la piccola si mosse a tentoni verso il centro della
stanza chiamando la madre con la voce rotta dal pianto. Aveva appena
vissuto il più orribile degli incubi e mai come in quel
momento
avrebbe voluto sentire delle braccia amorevoli stringersi affettuose
intorno a lei. C'era ancora qualcuno tra quelle mura, ora
così
fredde e minacciose?
Dopo
quelle che le parvero ore, inciampò in qualcosa che emise un
rumore
a malapena percettibile e la bambina, sforzando il più
possibile la
vista nell'oscurità crescente con il cuore che batteva
più forte
che mai, si affrettò a raggiungere il punto in cui supponeva
si
trovasse il viso che stava cercando.
“Mamma...”
provò a chiamare in lacrime.
“Mi
dispiace, tesoro” sussurrò a quel punto una voce
terribilmente
affaticata che la piccola avrebbe però riconosciuto tra
mille e in
quel momento una mano stranamente fredda le accarezzò lenta
una
guancia.
“Non
mi lasciare, mamma! Perché quegli uomini...”
“Non
lo so ma ora scappa, Homura, e ricordati ciò che ti ho
insegnato”
la esortò la donna, sempre più debole, con un
lieve gemito.
“Voglio
restare con te! Avevi detto che l'avremmo fatto insieme!”
“Io
sarò sempre al tuo fianco, Homura, te lo prometto, ma ora
vattene”
la supplicò questa dolcemente mentre la figlia, disperata,
le si
aggrappava stretta al braccio, promettendole che sarebbe guarita.
Le
ferite sul suo corpo però erano troppo gravi e ben presto
gli unici
rumori furono le urla e i singhiozzi della bambina rimasta sola
finché una vicina, impietosita, venne a prenderla per
portarla via
da quella casa che non l'avrebbe mai più ospitata.
La
ragazza avvertì una
fitta di odio e dolore a quel ricordo così vivido del suo
passato
che puntualmente tornava a tormentarla e per l'ennesima volta promise
che un'azione tanto vile non sarebbe rimasta impunita. Allora era
troppo piccola per poter fare qualcosa ma aveva riconosciuto subito
il vessillo del re Ziggy sugli scudi dei soldati che quella sera si
erano recati nel suo villaggio per uccidere sua madre e una volta
compreso che questa non avrebbe più riaperto gli occhi,
aveva
giurato di vendicarla a qualunque costo. In fondo Valkyrie, fino a
pochi anni prima valoroso capitano delle guardie al servizio di Sua
Maestà, le aveva insegnato a combattere fin da piccolissima
proprio
perché un giorno, almeno lei, recuperasse il posto che le
spettava
per diritto di nascita. La donna non aveva mai saputo per quale
motivo fosse stata improvvisamente rimossa dal suo incarico e
costretta alla fuga per salvare se stessa e la figlia appena nata, ma
ci teneva comunque a riscattare il buon nome di una famiglia che da
molte generazioni forniva al regno di Granbell le più abili
combattenti e l'allora bambina, da sempre fiera di appartenervi, era
stata più che d'accordo.
A dispetto dei consigli e
delle suppliche della madre adottiva che la notte della tragedia
l'aveva presa con sé, aveva quindi continuato ad allenarsi
con
costanza e determinazione al solo scopo di potersi un giorno
avvicinare tanto al re da fargli pagare con la vita il torto subito
da entrambe. Non gli era bastato
infatti
togliere loro tutto da un istante all'altro, aveva anche inviato un
drappello di uomini per uccidere una donna indifesa che fino a pochi
anni prima era stata la sua guerriera più fedele e valorosa,
lasciata infine agonizzante sul pavimento di casa dopo uno scontro
impari. E come se questo non bastasse, benché gli adulti le
avessero
impedito di vederne il corpo prima che fosse seppellito, da una
conversazione che aveva udito per caso una sera qualche tempo dopo
aveva comunque saputo che i soldati dovevano aver infierito parecchio
su di lei prima di decidersi ad andarsene, e quel pensiero la faceva
impazzire da allora.
“Non
avrò pace finché non l'avrò ripagato
con la stessa moneta!”
aveva deciso quella notte in preda alla rabbia, immaginando suo
malgrado l'orribile scena di quel corpo martoriato, e quella promessa
era stata il suo sostegno per lunghi anni di allenamenti di ogni
genere.
Purtroppo
Ziggy, gravemente ammalatosi a distanza di alcuni mesi, era morto
molto prima che riuscisse a metterli in pratica, ma la ragazza, ben
sapendo dai racconti della madre che questi doveva avere un nipote
all'incirca della sua età, non se ne era preoccupata
più di tanto.
Una parte di lei era
consapevole che non
era giusto vendicarsi su qualcuno che di certo allora non c'entrava
nulla con le decisioni del nonno ma il rancore accumulato era davvero
troppo per permettergli di morire insieme al vero colpevole, senza
contare che per anni aveva visto i nobili spadroneggiare in ogni modo
possibile sulla povera gente in nome di un re indifferente alle
svariate proteste che si erano succedute, e non c'era motivo di
pensare che il giovane Shiki, ormai arrivato all'età giusta
per
sedere veramente sul trono e prendere di persona tutte le decisioni,
avrebbe fatto qualcosa per migliorare la situazione. In fondo,
coloro che di fatto amministravano i diversi territori avevano
comunque contribuito a regalargli la splendida vita che fino a quel
momento era stato evidentemente ben felice di godersi senza mai
preoccuparsi di verificare cosa succedesse nei paesi, quindi Homura
non aveva dubbi che avrebbe continuato su quella strada,
arricchendosi ulteriormente a loro spese.
Eliminandolo
subito avrebbe sicuramente evitato ulteriori danni all'intera
popolazione, permettendo inoltre a sua madre e alle altre vittime di
riposare finalmente in pace.
Dopo un tempo che le parve
infinito, il cerimoniere annunciò l'ingresso del sovrano
e la giovane si riscosse di colpo, cominciando a seguire con
interesse ogni suo movimento mentre cercava di decidere come agire.
La parte più difficile in realtà iniziava adesso,
visto che non
sapeva bene come approcciarlo. Per attuare la sua vendetta avrebbe
infatti dovuto convincerlo a rimanere da solo con lei anche solo per
pochi attimi, in modo da poterlo colpire con l'arma che teneva
nascosta nel vestito e dileguarsi rapida nella notte, ma non era
sicura che una del suo rango potesse aspirare a tanto. In ogni caso,
doveva sbrigarsi a inventarsi qualcosa.
Mentre teneva d'occhio la
sua preda valutando intanto le varie possibilità, un
terribile
imprevisto le complicò ulteriormente le cose.
Dopo un breve discorso,
infatti, vennero aperte le danze, e con suo sommo orrore, il ragazzo
si diresse subito verso una fanciulla
con i capelli di un biondo chiarissimo, che evidentemente
già
conosceva, invitandola a ballare, e nello stesso istante Homura
sentì qualcuno accanto a sé commentare, con
malcelata invidia, il
suo probabile fidanzamento con Lady Rebecca. E adesso come avrebbe
fatto, dal momento che fin dall'inizio, per quanto le dispiacesse,
aveva puntato soprattutto sulla sua innegabile bellezza per fare
colpo sul sovrano?
“Mi
concedereste l'onore di questo ballo?” disse in quel momento
una
voce maschile vicino a lei e Homura,
girandosi, vide un ragazzo
biondo con gli occhi azzurri che le tendeva una mano. Indossava
l'uniforme di gala dei soldati del regno e la fanciulla,
con un impercettibile brivido, si rese conto che doveva essere
qualcuno di importante nell'esercito. Fortunatamente era troppo
giovane per poter essere implicato di persona nell'assassinio di sua
madre, ma per quanto riguardava i suoi parenti, non era sicura di
voler conoscere la risposta. Stava già per respingerlo
astiosamente
quando si rese conto che insospettire un soldato avrebbe potuto
esserle fatale e si costrinse quindi ad accettare a malincuore,
inchinandosi e sorridendo come imponeva l'etichetta. Non doveva
dimenticare quale fosse il suo ruolo in quel momento e tutto sommato
forse le avrebbe fatto bene distrarsi per un po' dai dolorosi
ricordi.
Con la
sgradevole sensazione di star tradendo sua madre, gli permise di
guidarla nella danza, sforzandosi di sembrare rilassata e
perfettamente a proprio agio. Non
poteva rischiare che percepisse la sua tensione e le rivolgesse
domande a cui non avrebbe saputo come rispondere, facendosi
immancabilmente scoprire, motivo per cui decise di provare a
concentrarsi unicamente sul presente, ma in
realtà anche
l'idea del suo primo ballo era una fonte di agitazione non da poco, e
nonostante sapesse di essersi impegnata come sempre in vista di un
eventuale invito, le pareva che tutti la fissassero, riconoscendola
all'istante come l'intrusa che era. Si trattava dei molti anni di
pratica in meno rispetto alle tante ragazze che affollavano la sala o
la rabbia e il disgusto che aveva dentro erano talmente visibili da
risultare palesi a chiunque?
Mentre
era immersa in questi pensieri che la facevano sentire a un passo
dalla cattura, avvertì le braccia del suo cavaliere
stringerla
maggiormente a sé senza però bloccarla o farle
del male e il suo
cuore, già agitato, aumentò ancora sgradevolmente
i suoi battiti
quando di colpo realizzò, in mezzo a tanta paura e
confusione,
quanto fossero vicini i loro corpi. Nessuno si era mai preso una
simile confidenza con lei e quella nuova sensazione la
lasciò un
attimo interdetta.
“Non
abbiate paura, siete bravissima” la rassicurò
intanto il ragazzo,
evidentemente lontanissimo dal pensare, come chiunque altro in quella
sala, che alla festa ci fosse un'infiltrata con delle pessime
intenzioni e la giovane, nonostante l'imbarazzo e il calore sulle
guance, si sentì invadere dal sollievo alla confortante
conferma che
non tutto era ancora perduto, accorgendosi solo in quel momento,
quasi per caso, della dolcezza del suo tocco. Era forse questa la
reale attrattiva dei tanto decantati balli?
Homura
sorrise suo malgrado mentre realizzava anche, con un leggero
turbamento, che il biondo in fondo non era poi così male,
con quella
maschera che ne copriva parzialmente i lineamenti, donandogli un'aria
misteriosa, e soprattutto quell'insolita premura che in condizioni
normali non le avrebbe mai riservato, e improvvisamente si
ritrovò a
chiedersi, incuriosita, chi mai potesse essere. Negli anni aveva
finito per convincersi che tutti i soldati del regno fossero dei
mostri capaci solo di compiere i peggiori reati contro le donne e la
popolazione indifesa, ma per qualche strana ragione non riusciva a
considerare allo stesso modo il giovane uomo che la stava facendo
danzare. Se questi avesse avuto anche solo il minimo sospetto sulle
sue reali intenzioni sarebbe stato sicuramente molto meno gentile nei
suoi confronti, ma per il momento la sua presa forte e delicata
insieme la faceva sentire stranamente al sicuro persino dai ricordi,
al punto che per qualche minuto riuscì a concentrarsi
davvero
soltanto sul ballo. Gli oscuri pensieri che la agitavano non erano
certo svaniti, ma almeno adesso riusciva anche a sentire la musica e
i suoi occhi si permettevano di vagare un po' più
liberamente sulle
luci e i colori dell'enorme sala, posandosi poi, di tanto in tanto,
anche sul suo cavaliere, che da parte sua la guardava con un lieve
sorriso.
Dopo un tempo indefinito, le
ultime note si dispersero nell'aria e i due giovani si avvicinarono
di nuovo al tavolo prendendo ciascuno un calice contenente, secondo
il ragazzo, il miglior vino del regno.
Homura, incapace di
giudicare e con le guance bollenti ora che tutto era tornato alla
normalità, ricordandole la realtà dei fatti, si
limitò ad un
neutro commento e un educato sorriso cercando intanto di rimettere
ordine nei propri pensieri. Una parte di lei avrebbe desiderato
ballare ancora più e più volte, ora che aveva
provato l'ebbrezza di
essere accompagnata in quei movimenti che da sola aveva sempre
trovato complicatissimi, ma era anche ben consapevole di avere cose
decisamente più importanti da fare, maledicendosi quindi per
quell'attimo di debolezza.
Piuttosto seccata con se
stessa, riprese di nuovo a guardarsi in giro evitando lo sguardo
azzurro del ragazzo e sussultando leggermente quando questi
tornò a
prestarle attenzione rivolgendole la parola.
“Non
ci siamo ancora
presentati, credo. Il mio nome è Weisz Steiner, capitano
dell'esercito reale di Granbell” le disse con un inchino,
baciandole galantemente una mano.
“Io
sono Lady Julia
Nightingale della contea di Norma” rispose lei sorridendo e
inchinandosi a sua volta, cercando intanto di non pensare alla fugace
sensazione delle sue labbra sulla sua pelle.
“Norma,
eh? Che strana
coincidenza, anche la mia famiglia è originaria di
lì” la informò
lui sorpreso.
“Curioso
davvero”
commentò pacata la ragazza con un lieve sorriso, sforzandosi
di
mantenere un tono leggero mentre in realtà stava sudando
freddo. Ma
di tutti i giovani che affollavano la sala, proprio l'unico che
poteva avere conoscenze nel suo paese doveva mostrarsi tanto
interessato a lei?
Fortunatamente
Weisz si limitò a chiedere notizie del conte, che credeva
fosse suo
padre, senza soffermarsi troppo sull'argomento prima di intavolare
una piacevole conversazione sugli splendidi luoghi ricchi di animali
e legname pregiato per cui la contea era famosa. Purtroppo
però, a
un certo punto, il discorso si spostò chissà come
sul probabile e
misterioso assassinio, avvenuto anni prima in circostanze poco
chiare, di un'ex ufficiale dell'esercito molto cara al precedente
sovrano, che aveva sperato fino all'ultimo di ritrovarla viva, e
Homura, capendo che si stava riferendo a sua madre, si sentì
ribollire il sangue dalla rabbia faticando terribilmente a mantenere
il controllo. Come osava tentare di convincerla che al re importasse
qualcosa della sfortunata Valkyrie e che la corte non sapesse nulla
di quel vile omicidio di cui era stata suo malgrado testimone? Il
giovane ufficiale non poteva ovviamente sapere chi aveva di fronte ma
evitare di tradirsi con particolari compromettenti diventava sempre
più difficile ad ogni parola che aggiungeva e probabilmente
qualcosa
del suo turbamento, alla fine, dovette trasparire dal suo sguardo
perché Weisz, tornando a osservarla, si affrettò
a scusarsi.
“Vi
chiedo perdono, questi
non sono certo argomenti da trattare con una splendida fanciulla come
voi, ma negli ultimi tempi abbiamo ripreso le indagini per cercare di
capire cosa sia accaduto quel giorno e sentendo che siete della zona,
mi è venuto naturale parlarvene. Spero vogliate scusarmi,
milady”
le disse con calma e la ragazza, sforzandosi di reprimere le parole
cariche di rabbia e dolore che avrebbero tanto voluto uscirle dalla
gola, si affrettò a cercare una risposta adatta.
“Non
vi preoccupate, capisco che per voi sia un grave problema e vorrei
davvero poter fare qualcosa per aiutarvi, ma
temo proprio di non esserne in grado. Vi auguro di
trovare
presto le risposte che cercate, capitano”
pronunciò a fatica, nel
tono più pacato che le riuscì di utilizzare.
“Siete
molto gentile e chissà che il vostro augurio non porti
presto ai
risultati sperati” la ringraziò il giovane e
Homura gli sorrise di
nuovo sospirando impercettibilmente di sollievo per essere riuscita a
controllarsi.
Doveva
però essere destino che parlare con lui le
portasse guai a non finire, perché poco dopo Weisz,
accennando alle “inspiegabili” rivolte che
ultimamente agitavano
la ricca contea di Norma, rischiò di far precipitare di
nuovo una
situazione già fin troppo delicata.
“A
me risulta invece che la popolazione, soprattutto nelle campagne, sia
ridotta alla fame” si lasciò sfuggire senza
pensarci, mordendosi
la lingua subito dopo appena si accorse che il ragazzo aveva cambiato
di colpo espressione. Aveva forse usato un tono troppo astioso senza
rendersene conto?
“Come
avete detto, milady?” domandò confuso, guardandola
con gli occhi
sgranati.
“Ho
detto che la popolazione è ridotta alla fame”
ripeté lei più
piano, aspettandosi tutta una serie di domande scomode una dopo
l'altra ma non osando voltarsi e correre via, né cercare di
ritrattare in qualche modo.
“È
molto strano” mormorò l'ufficiale pensieroso.
“Ne siete sicura?”
“S-sì.
Ho visto con i miei occhi la gente affamata in condizioni
disperate”
rispose Homura con più sicurezza, colta da un'improvvisa
illuminazione, parlandogli brevemente delle scene di miseria che
aveva visto “dalla carrozza” negli ultimi tempi.
Il
giovane la ascoltava attento con un'espressione indecifrabile,
rimanendo in silenzio anche quando la voce le morì in gola
alla
vista del re e della sua fidanzata a pochi passi da loro in mezzo
alla folla. Già infuriata com'era per quei ricordi dolorosi,
senza
neanche rendersene conto, strinse rabbiosamente gli occhi per un
attimo, insieme alla presa sul calice che teneva ancora in mano, in
una maniera rischiosissima per la buona riuscita della missione
finché, in un lampo di lucidità, non si
ricordò del ragazzo che
aveva di fianco, augurandosi quindi con tutto il cuore che stesse
guardando da un'altra parte. Non sarebbe sicuramente riuscita a
trattenersi se le avesse chiesto spiegazioni in proposito e si
rimproverò mentalmente per quell'errore tanto sciocco che
sarebbe
potuto costarle molto caro.
Purtroppo,
rialzando lo sguardo, lo vide far segno a qualcuno di avvicinarsi e
il respiro le si mozzò in gola per la paura. Era stata
scoperta!
Mentre
valutava in fretta in quale direzione tentare una fuga disperata,
però, vide che a raggiungerli a fatica pochi istanti dopo
non furono
le guardie ma il suo obiettivo con Lady Rebecca.
“Qualcosa
non va, Weisz?”
domandò il sovrano preoccupato mentre la ragazza al suo
fianco la
scrutava per un attimo con una strana espressione che Homura non
riuscì a identificare.
“No,
anzi. Volevo solo presentarti Lady Julia Nightingale della contea di
Norma. Mi ha appena raccontato qualcosa che penso dovresti
sapere”
gli rispose Weisz mentre i due nuovi arrivati posavano gli occhi su
di lei.
“Molto
piacere” disse sorpreso il sovrano porgendole la mano e a
quel
punto la mora, dopo le dovute presentazioni, fu costretta a ripetere
di nuovo la storia appena inventata, pregando tra sé
chiunque la
stesse ascoltando di aiutarla a non commettere pazzie prima del
tempo. Il suo corpo tremava impercettibilmente di rabbia e tutto
avrebbe voluto tranne che parlare in modo civile con quel ragazzo
dall'espressione buona e quasi infantile che insieme al suo degno
compare cercava di convincerla della propria innocenza. Doveva
riconoscere che erano degli ottimi attori, ma non sarebbero riusciti
a ingannare proprio lei. L'unica cosa che non capiva era il motivo
del loro atteggiamento di fronte a una nobile di rango minore che,
per quanto ne sapevano, non avrebbe potuto accusarli di nulla, ma in
quel momento era troppo impegnata a non cedere all'istinto per
rifletterci troppo.
“È
davvero strano, ma una simile situazione spiegherebbe quelle continue
rivolte nella zona” commentò alla fine Shiki
pensieroso.
“È
quello che ho pensato anch'io, ma è troppo pericoloso
parlarne qui”
disse piano Weisz, guardandosi intorno e accennando con lo sguardo a
un gruppetto di uomini che conversavano tra loro a poca distanza.
Il
sovrano lanciò a sua volta una rapida occhiata da quella
parte e
annuì con una strana espressione, prima di concentrarsi di
nuovo su
Homura.
“Sono
desolato di chiedervelo così all'improvviso, Lady Julia, ma
vorrei
che ritardaste la vostra partenza per Norma di un paio di giorni, per
poterne parlare più tranquillamente una volta terminati i
festeggiamenti” le disse serio, guardandola negli occhi.
A
quelle parole la giovane rimase interdetta, ma si affrettò a
dare la
propria disponibilità, e di colpo l'atmosfera
sembrò distendersi.
Per quanto la riguardava, Homura non sapeva bene cosa pensare al
riguardo, ma forse l'imprevisto avrebbe potuto esserle d'aiuto. Certo
avrebbe di gran lunga preferito uccidere il re di lì a poco
nella
confusione della festa, sfruttando poi il buio per far perdere le
proprie tracce, ma se non altro era riuscita ad avvicinarlo e a
trasmettergli il messaggio che il popolo non ne poteva più
dei suoi
soprusi. Chissà se una singola nobile, sebbene appartenente
a un
rango minore, sarebbe stata ascoltata più di migliaia di
contadini
ridotti alla fame? Il pensiero la faceva sentire male, in
realtà, ma
l'idea che ben presto avrebbe fatto giustizia era un grosso aiuto.
Leggermente
rincuorata, si sforzò di riportare battito e respiro a ritmi
normali, pregando la madre di darle la forza di resistere a una
simile pressione mentre il gruppetto improvvisava una normale
conversazione che la ragazza seguì a malapena
finché, a un certo
punto, Lady Rebecca non ebbe un lieve giramento di testa.
Il
sovrano si affrettò a sorreggerla, offrendosi poi di
accompagnarla
in giardino a prendere una boccata d'aria fresca mentre Homura
fremeva d'impazienza. Quella sarebbe stata un'occasione perfetta per
colpire, ma come avrebbe fatto a seguire la giovane coppia senza
destare i sospetti di Weisz?
Fortunatamente,
mentre era immersa in quei pensieri, un uomo gli si avvicinò
chiedendogli del nonno a quanto pareva indisposto, e la ragazza ne
approfittò subito per allontanarsi con discrezione,
ringraziando il
cielo per quei doni inaspettati. Non era sicura, in realtà,
di far
bene a tendere un agguato al sovrano nel giardino del palazzo, dal
momento che quel posto, a detta della madre, doveva essere un vero
labirinto, ma la cosa avrebbe anche potuto volgere a suo favore.
Ringraziando re Ziggy, non conosceva abbastanza il palazzo da poter
sperare di fuggire incolume di lì a un paio di giorni dopo
averlo
ucciso a tradimento, e dubitava di poter mantenere quella farsa per
un tempo tanto lungo.
Sperando
di non destare sospetti, si diresse da sola verso l'enorme
portafinestra che dava sull'esterno, augurandosi di ritrovare presto
i due piccioncini. Le dispiaceva un po' per Lady Rebecca, che
sembrava davvero molto innamorata, ma di lì a poco il suo
fidanzato
avrebbe raggiunto il nonno nell'inferno che sperava li avrebbe
ospitati per l'eternità...
Angolo
autrice:
Ciao
a tutti e grazie di cuore per essere arrivati qui! Spero che il primo
capitolo vi sia piaciuto e di essermi spiegata bene, rendendo
al meglio i sentimenti di Homura e le diverse scene (a proposito,
scusate per i feels della morte di Valkyrie, ma purtroppo non potevo
fare altrimenti T-T). Se qualcosa non vi fosse chiaro,
chiedete pure e fatemi notare per favore gli eventuali errori, visto
che a forza di riscrivere pezzi non ci capivo più niente. XD
Immagino
che certi particolari vi saranno sembrati parecchio strani, ma l'idea
di base della storia è nata ormai più di un anno
fa, quando ancora
non sapevamo nemmeno che aspetto avesse Valkyrie e tante altre cose
(sappiate che mi è quasi venuto un colpo quando, poco dopo
aver
iniziato a scrivere, sembrava che effettivamente Homura aspettasse
solo l'occasione buona per tradire i suoi compagni! O.O XD). So bene
che attualmente, almeno per quanto ne sappiamo, la nostra spadaccina
non cercherebbe mai di uccidere Shiki, ma una fic così mi
ispirava
troppo per rinunciarci e spero di poterla gestire al meglio,
nonostante i molti particolari che, ovviamente, non coincideranno con
il manga. Fatemi sapere che ne pensate di questo primo capitolo, se
vi va, e grazie di cuore a tutti coloro che mi hanno dedicato un po'
del loro tempo anche solo leggendo. :)
Come
ho accennato nell'introduzione, la storia è nata grazie
all'iniziativa di Carnevale dell'anno scorso del gruppo facebook
“Naruto Fanfiction Italia” e la maschera all'inizio
del capitolo
(che ho subito immaginato su Homura durante la festa) era quella
abbinata al prompt “Ballo”.
Se a
qualcuno interessasse, vi informo di aver fondato tempo fa un gruppo
fb principalmente su Fairy Tail ed Edens Zero, ma anche sugli anime e
manga in generale. Per il momento siamo ancora in pochi, ma saremo
felicissimi di accogliervi a questo indirizzo:
https://www.facebook.com/groups/1510227842609212/?ref=bookmarks.
Vi aspettiamo numerosi! :)
Non
so bene quando riuscirò a pubblicare il prossimo capitolo,
ma farò
il possibile per non farvi aspettare troppo. Come ho detto, fatemi
sapere le vostre opinioni su questo che va sempre bene, se vi va, e a
presto, spero! <3
Buona
serata e buonanotte per dopo,
Ellygattina