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Autore: Sherry    02/03/2020    1 recensioni
“Mari! Che ti succede?” le chiese preoccupata.
“Niente Alya, non ti preoccupare, credo di stare covando l’influenza.”

Piccola one-shot su una Marinette che cova l'influenza...e Adrien che si prende cura di lei.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era un giorno come tanti a Parigi, e per Marinette la giornata non era incominciata particolarmente bene. Si era svegliata in ritardo, come sempre, ma sentiva che stavolta c’era qualcosa di diverso. Aveva la testa pesante, faceva fatica a tenere gli occhi aperti, aveva anche qualche brivido… ma non poteva rimanere a casa, non oggi. Oggi c’era la verifica di moda e a seconda del voto che avrebbe preso avrebbe potuto partecipare al concorso indetto da Gabriel Agreste in persona.
Cercò di tirarsi su, si fece i codini e mise una fetta biscottata in bocca, pronta per correre a scuola.
La corsa, però, non fu mai così faticosa. All’arrivo a scuola aveva la fronte imperlata di sudore e un gran fiatone, che non la faceva respirare. Fortunatamente vide Alya in lontananza, così – con un ultimo sforzo – la raggiunse e si accasciò sulle sue spalle.
“Mari! Che ti succede?” le chiese preoccupata.
“Niente Alya, non ti preoccupare, credo di stare covando l’influenza.”
Entrarono in classe e si misero sedute ai loro soliti posti. Alya era molto preoccupata per Marinette, non si era nemmeno persa una volta a fantasticare su Adrien, e questo era davvero strano. Stava evidentemente molto male.
Adrien si girò un paio di volte ad osservare la sua amica, si era accorto anche lui che qualcosa non andava. Aveva gli occhi lucidi e le guance leggermente arrossate, che spiccavano sulla pelle del viso incredibilmente pallida. Era bellissima, nonostante tutto.
Adrien scosse la testa e si rigirò. Ultimamente faceva spesso di quei pensieri sulla sua amica Marinette, e non ne riusciva a capire il motivo. Lui sapeva che il suo cuore era tutto per Ladybug, ma Marinette non gli era indifferente, e ogni giorno che la conosceva di più sentiva il desiderio di averla sempre più presente nella sua vita e, sotto sotto, nutriva la speranza vana che fosse proprio lei la sua Ladybug. Ma non poteva essere così fortunato, no. Questo era decisamente impossibile.
La tragedia avvenne quando la professoressa Bustier chiamò Marinette alla lavagna per aiutarla a distribuire i testi delle verifiche. Marinette, che non voleva fare brutte figure davanti ai compagni e sembrare scortese, accettò, ma appena si alzò in piedi si rese conto di quanto male avesse fatto a prendere quella decisione. La testa le girava vorticosamente, e il solo muovere un passo le aveva richiesto un enorme dispendio di energie. Ne mosse un altro, ma la testa girava sempre più forte e, all’improvviso, vide tutto nero.
Adrien si accorse subito che qualcosa non andava e, grazie ai suoi riflessi felini, riuscì a prendere Marinette subito prima che si schiantasse a terra con un trauma cerebrale.
La strinse tra le braccia qualche frazione di secondo, tirando un sospiro di sollievo nell’accertarsi che non avesse sbattuto da nessuna parte, poi tenendola tra le braccia, si guardò intorno. I suoi compagni di classe stavano trattenendo il fiato, l’unica non preoccupata ma, piuttosto, invidiosa sembrava Chloe.
“Professoressa, credo che Marinette abbia la febbre alta. Le dispiace se la porto in infermeria?”
Era così preoccupato per la sua amica che non si accorse nemmeno del suono della fotocamera di un cellulare che immortalava la dolcezza con cui lui si stava occupando di lei.
Una volta in infermeria, la dottoressa della scuola lo tranquillizzò: la ragazza era soltanto svenuta a causa della febbre alta, e si sarebbe ripresa a momenti.
“Posso…posso aspettare che si svegli?” chiese Adrien mormorando. La dottoressa gli sorrise, e gli disse che avrebbe parlato lei con il preside e che non si doveva preoccupare di saltare le successive lezioni della giornata.
Quanche minuto dopo, Marinette aprì gli occhi, confusa.
“A-adrien” mormorò. Cercò di tirarsi su dal lettino, ma senza riuscirci. Si mise una mano sulla fronte, scoprendola bollente. “Che è successo?”
“Stai tranquilla Mari, ti ho portato in infermeria. Sei svenuta per colpa della febbre.”
Lei sbattè le palpebre un paio di volte, arrossendo fino all’inverosimile. L’aveva portata? In braccio??
“Mi…mi dispiace…averti disturbato in questo modo”
“Non dirlo neanche per scherzo” rispose lui.
Poi, a Marinette venne un’illuminazione.
“Adrien? Dov’è la mia borsetta? Sai quella piccola, rosa, che porto sempre con me” iniziava ad agitarsi. Dove era finita Tikki? E se Papillon avesse deciso di attaccare Parigi? Lei come avrebbe fatto ad intervenire?
Fortunatamente, la dottoressa interruppe i suoi pensieri.
“Bene, vedo che ti sei svegliata. Sarà meglio che tu vada a casa signorina, per oggi niente scuola. Signor Agreste, mi farebbe la cortesia di accompagnarla a casa? So che la signorina Dupein-Cheng abita qui vicino, ma sarei più tranquilla se sapessi che non è sola durante il tragitto.”
Adrien annuì così velocemente che quasi si fece male al collo.
“Mari aspettami qui, vado a prenderti la borsa” le sussurrò. Pensò anche di lasciarle un veloce bacio sulla fronte, ma si trattenne dal fare pazzie.
Ci mise solo pochi attimi, ma al suo ritorno Marinette dormiva già. La guardò, incantato, per qualche secondo, scostandole una ciocca dal viso e notando solo in quel momento le delicate lentiggini che cospargevano il suo naso. Diavolo, era davvero bella. Si soffermò a guardarle le labbra, solitamente sempre sorridenti, in quel momento rilassate e comunque rosee e piene e pensò, solo per un secondo, che non ci sarebbe stato niente di male ad assaggiarle un attimo. Non lo avrebbe scoperto nessuno, di certo. Si era avvicinato così tanto da poter sentire il respiro caldo di Marinette contro il suo viso. Sarebbero bastati pochi millimetri, e quelle labbra così accattivanti sarebbero state finalmente sue.
Il trillo della campanella lo fece sobbalzare e allontanare con una velocità degna di un supereroe.
Marinette mugugnò qualcosa, e aprì gli occhi, con lo sguardo vacuo.
“Ehi principessa” sussurrò Adrien “ce la fai a camminare fino a casa?”
Ma Marinette, ancora in dormiveglia, non si era resa conto dove fosse, o con chi fosse.
“Tikki” mormorò stropicciandosi gli occhi. “Dove sei?”
Ad Adrien saltò un battito. Tikki? Quella Tikki? Certo, non potevano esserci molte persone ad avere il nome di un Kwami, e non di un Kwami qualsiasi… Allora era vero? Tikki era il Kwami di Marinette? Marinette era dunque davvero la sua Ladybug?
Si guardò intorno, freneticamente, poi in barba a tutti i suoi principi sulla privacy aprì la borsetta di Marinette, ed ebbe tutte le risposte che stava cercando.
“Ciao Adrien” mormorò la piccola Kwami. Anche Plagg si decise ad uscire. “Era ora che lo scoprissi, ragazzo, non ce la facevo più!”
Adrien si girò verso Marinette e notò che si era addormentata ancora, e allora decise che fosse il caso di portarla a casa in braccio. D'altronde, lei era davvero molto leggera, e lui stava sviluppando una muscolatura non indifferente, a fare il supereroe a tempo pieno. La prese delicatamente tra le braccia e si incamminò verso la pasticceria dei Dupein-Cheng.
Per parlare del fatto che lei era la sua Ladybug, ci sarebbe stato molto tempo, una volta che la ragazza si fosse ripresa.
 
Angolo dell’autrice:
Eccomi qui, con una scemenza scritta in dieci minuti. Amo alla follia Miracoulus Ladybug, e Marinette e Adrien sono diventati la mia ossessione. Potete immaginare come ho preso bene il finale della terza stagione… vabbè, detto questo, spero che questa storiella senza pretese vi sia piaciuta almeno un pochino, io passo molto tempo a fantasticare su come potrebbero scoprire le loro identità segrete e questa è una delle idee pazze che mi è venuta in mente. Se vi va, lasciate un piccolo commento!
  
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