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Autore: Nexys    02/03/2020    3 recensioni
Spoiler per chi non ha seguito Aragoto.
Kugaha ci era riuscito. Kazuma aveva fallito. Quel che era rimasto di Bishamon, non erano che brandelli, nel senso più vero della parola. Non era riuscito a fermarla, a salvarla, proteggerla. Aveva fallito. O forse no.
[KazuBisha] [Angst]
Dal testo: "Se solo avesse saputo, Bishamon, la verità.
Se solo Kazuma fosse riuscito a dirglielo, rivolgendole uno sguardo ricolmo d’amore per l’ultima volta.
Se solo."
Genere: Angst, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bishamon, Kazuma
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Agghiacciante.

Ciò che stava sfilando dinanzi agli occhi di Kazuma, era quanto di più terribile avesse mai potuto vedere in tutta la sua esistenza. Aveva vissuto per secoli, oltre alla sua prima vita di cui serbava solo qualche sfocato e sgradevole ricordo, ma mai aveva provato un tale disgusto, una paura del genere, un senso di vuoto in grado di nausearlo così tanto.

Che fosse quella, la sua punizione divina? Che cosa poteva mai esserci di tanto divino, in una punizione così crudele?

Non era riuscito a proteggerla, guidarla, salvarla. 

Aveva fallito dal proprio primo gesto - quello di violare la tenera carne del suo lobo, da misero chiodo - fino all’ultimo, quello di tradirla proteggendo lo Strumento Divino del suo acerrimo nemico. Se solo avesse saputo, Bishamon, la verità. 

Se solo Kazuma fosse riuscito a dirglielo, rivolgendole uno sguardo ricolmo d’amore per l’ultima volta.

Se solo.

 

 

Una bambina. 

Una meravigliosa bambina dalla chioma color oro, dallo sguardo ametista, sedeva a terra in mezzo alle carni insanguinate della se stessa precedente. Kazuma aveva visto la sua Veena perire dopo un’indicibile sofferenza, corrotta fin nell’animo, divorata dall’interno da quella sua reincarnazione futura, apparentemente innocente, frutto dell’ingordigia di potere di Kugaha.

Lo Strumento Benedetto della Dea Bishamonten, non aveva mai sentito cosa fossero davvero l’odio e la disperazione, prima di quel momento. Quella bambina era splendida come lo era stata la sua incarnazione precedente, ma aveva qualcosa di sbagliato, di macabro, di truce. Proprio come la Dea Guerriera che gli esseri umani dell’antichità erano stati soliti pregare in tempi aspri di guerra. Lo sguardo della piccola non recava alcuna traccia di dolcezza, solo spietatezza, resa ancora più pregnante dal sangue che le macchiava il viso. 

Bishamon, la sua Veena, era morta divorata da un futuro imprevisto, dopo essere stata tradita, avvelenata, ferita, uccisa.

Kazuma si sentì crollare in ginocchio di fronte a lei, ma per la prima volta nella sua seconda esistenza, non per devozione. Per puro terrore, disperazione, come se improvvisamente la terra gli fosse mancata sotto ai piedi. Con le mani posate a terra, macchiate del Suo onorevole sangue, rabbrividì e desiderò ardentemente di togliersi la vita con le sue stesse mani. 

 

Che cosa ho fatto?

 

Non riusciva a pensare ad altro. Meritava una punizione peggiore della morte, dopo aver permesso a quel piccolo mostro, ed al suo nuovo tutore - Kugaha, medico menzognero assetato di potere - di sbranare l’amore della sua esistenza. Il ricordo della sua Divinità dilaniata dal dolore, in lacrime tra urla di dolore e singhiozzi, l’avrebbe tormentato per tutto il resto che gli sarebbe rimasto da vivere. Quella piccola creatura demoniaca si era fatta spazio nel corpo della sua amata tanto quando un parassita pronto ad abbandonare con disprezzo il corpo ospite, dopo aver preso tutto ciò che aveva da offrire, e averlo ridotto ad un guscio vuoto e privo di vita. 

In quel caso, non c’era più nulla che fosse possibile ricomporre. Lo scenario truculento che Kazuma aveva di fronte agli occhi, era di una crudeltà indicibile. Lo sterminio del Clan Ma, in confronto, era stata una festa tra amici.

 

Come ho potuto permettere una cosa del genere?

 

Kugaha rideva. 

Rideva dell’operato della nuova Vaisravana, futura Dea della Guerra e dello Sterminio e non più della Fortuna, come se avesse appena finito di compiere la più dolce e perfetta opera della sua esistenza. Rideva di lui, dell’ex Strumento Benedetto, che era finito in ginocchio a desiderare ardentemente la morte per non dover più ricordare nulla di tutto ciò. Quando a quel suono odioso si unì la risata cristallina di quella maledetta bambina, Kazuma credette di impazzire. Si prese il capo tra le mani, prima di cercare di strapparsi la carne della mano sulla quale era impresso il proprio nome, datogli dalla sua Veena.

Non avrebbe mai voluto essere lo Strumento di quella creatura dannata. Quella non era e mai sarebbe stata la sua Dea. Non lo era più. La sua amata Divinità era morta, a causa sua, e non c’era più spazio per altro, nella sua mente e nel suo cuore.

La nuova Bishamonten rideva, guardandosi le piccole mani sporche del proprio passato, quel sangue rosso vivo che si rifletteva nelle sue iridi violacee. C’era qualcosa di profondamente sbagliato in quello sguardo.

Non c’era più niente di ciò che era stata Bishamon, prima della sua disfatta. La dolcezza disarmante che aveva più volte spezzato e guarito il cuore di Kazuma, era sparita lasciando il posto ad una malignità indicibile. L’espressione dolce e gentile era scomparsa, e molto presto ne sarebbe scomparso anche il ricordo. La nuova Vaisravana avrebbe portato con sé morte e distruzione, guidata da uno Strumento Divino, che di divino non aveva nulla.

Il tempo pareva essersi fermato, mentre lui, mesmerizzato di fronte al suo fallimento, smetteva di lottare contro il dolore che gli stava lacerando il petto. Sentiva ancora addosso il bruciore incessante della corruzione che aveva contaminato la sua Lei, ed era l’ultimo ricordo al quale aggrapparsi in quel frangente di disperazione mortale. Il suo cuore si era spezzato a tal punto da ridurlo a chiedersi se ne avesse mai avuto uno, dopo averla tradita, abbandonata, ferita, delusa, uccisa.

 

L’hai uccisa.

 

Come far tacere la voce della verità? Una voce che aveva lo stesso tono di Kugaha, canzonatorio e incisivo, un intero braccio infilato in una piaga minuscola, a tal punto da lacerare qualsiasi cosa fosse rimasta. Kazuma si sentiva sanguinare da ogni poro, devastato dalla visione di quella bambina, la quale lo guardava con disprezzo, disgusto, odio, ed un sorriso sadico dipinto in viso, che si schiuse solo quando finalmente parlò.

Parlò con la voce della sua Veena, facendogli sbarrare gli occhi dall’orrore.

 

E’ colpa tua.

Mi hai uccisa tu.

 

Si sentì trafitto da mille spade, da ogni angolo, da ogni direzione, come se le sue parole fossero state armi. La piccola Divinità distruttrice gli si era avvicinata per toccargli il viso, ma anziché trasmettergli clemenza e infondergli calma, lo mandò nel panico e lo pietrificò sul posto. Il dolore che sentiva si fece lancinante abbastanza da fargli pensare solo più al motivo per cui ancora non avesse perso i sensi.

La fitta peggiore giunse improvvisa al cuore. Trattenne il fiato, l’ormai morente Kazuma, abbassando lo sguardo sul proprio torace, osservando la mano della bambina impugnare un cuore pulsante, appena strappato via.

Il suo, quello del suo Strumento Benedetto.

La Dea strinse le dita attorno al suo cuore, pronunciando una sentenza di morte.

 

 

-

 

 

“Kazuma-san! KAZUMA-SAN!”, urlava una voce femminile acuta, appartenente a quel qualcuno che lo doveva star scuotendo animatamente.

Sì destò con il fiato corto, di chi aveva urlato tutto il proprio dolore a pieni polmoni. Guardò la ragazza che aveva davanti con gli occhi sbarrati, riconoscendola dopo qualche istante. Hiyori Iki

Erano ancora nella cella, prigionieri, lontani dal campo di battaglia. 

Era stato solo un incubo. Il peggiore, il suo incubo personale.

Lontano da lui, Bishamon stava lottando per la propria vita senza nemmeno saperlo, cercando di evitare con tutte le proprie forze una Successione che si era annidata ormai dietro l’angolo.

Non tutto era perduto. Kazuma provò odio, rabbia, e per la prima vera volta da quando Bishamon l’aveva preso con sé, fu sicuro di star sentendo dentro al proprio cuore, tutto ciò che la sua Veena aveva provato in tutti quegli anni.

Scosso, tremante e devastato, si alzò in piedi, come se Hiyori non fosse mai esistita di fronte a lui. 

Avrebbe dovuto fare qualcosa. Aprire quella dannata porta e correre a salvare ciò che restava della sua Dea. Della sua unica ragione d’esistere.

Perché lui, non sarebbe mai potuto esistere senza Lei, e avrebbe preferito morirle accanto, piuttosto che per mano di una disgustosa copia di ciò che era sempre stata.

 

 

“Io ti salverò. O morirò con te.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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