Scoprii per caso quella piccola porta nel reattore.Era stato chiamato da Hollander e da Hojo ‘Jenova Plant’.
Jenova. Madre. Loro sono indegni di chiamare una cosa col nome della Madre. Di mia madre.
Era il reattore Mako che mi era stato ordinato di distruggere, dovevo obbidere agli ordini. Devo obbedire.
Io, Sephiroth. Che strana sensazione. Freddo. Sento freddo, sento freddo in questo luogo segreto della ShinRa.
Non ho mai avuto freddo. Mai prima di ora. “Figlio mio?” Mi giro.
Non c’è nessuno. La mia veste striscia su quel pavimento grigio dalla polvere e ambrato dal metallo.
Dal rame freddo, come me. “Sephiroth?” Mi giro.
La vedo solo ora.
Il mio cuore batte.
Troppo, troppo forte.
Torno indietro con gli anni in una frazione di secondo.
Ero piccolo, tanti anni prima. Ogni giorno ero felice, perché c’era là con me la mia mamma.
Jenova.
“Madre?”
Torno al presente dieci volte più velocemente. Dieci volte più confuso. Mille volte più turbato.
È rimasta la stessa di venti anni fa.
I capelli lunghi, il camice bianco, il sorriso dolce sulle labbra rosee.
“Alla fine sei tornato a casa, piccolo mio.” “Ho smesso di essere piccolo tanto tempo fa, mamma”.
Le rispondo così di getto. Lei sorride, si avvicina e mi accarezza il volto.
“Ma sei sempre il piccolo di tua madre, vero?” “Madre. Dove eri finita?”
Non risponde, divaga. Vede la Masamune attaccata al fodero e sorride di nuovo.
“Sei diventato un soldatino, vero?” “Mi piacevano i soldatini da piccolo, mamma. Ora sono un eroe.”
Sono un SOLDIER. Ma questo non l’ho detto.

Ricordo degli amici, ricordo mia madre.
Mi siedo per terra e scrivo sulla polvere.
Sta… svanendo? Alzo gli occhi, in fretta, mi rialzo.
Cado, non demordo. “M…Madre?”
Un sibilo.
“Madre?” “Sephiroth, piccolo mio. Il mio tempo qui è finito.”
Piango per la seconda volta in tutta la mia vita mentre abbraccio l’ultima esalazione di mako di mia madre.


Verrà un tempo in cui ci incontreremo di nuovo.
Verrà il tempo di una nuova Reunion.