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Autore: Sabriel Schermann    11/03/2020    3 recensioni
[Scritta in memoria di tutte le vittime del terremoto e maremoto della regione di Tōhoku, in Giappone, del 2011]
Ero sul punto di pranzare quando la terra improvvisamente si mosse, come animata da un'entità maligna.
Strinsi la mano di mia sorella, poi quella di mia madre; vidi che stava piangendo; non capivo che cosa stesse succedendo.
Dopo sette anni passati al mondo, avevo capito che, nel mio Paese, doveva essere normale sentire la terra tremare, di tanto in tanto.
[Storia partecipante alla challenge "Infinity Prompt Challenge" indetta da HarrietStrimell sul forum di EFP]
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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3.11

 

 

 

 

 

 

 

 

Era uno di quei giorni di marzo in cui il sole splende caldo e il vento soffia freddo:
quando è estate nella luce e inverno nell'ombra.

(Charles Dickens)

 

 

 

 

 

 

Ero sul punto di pranzare quando la terra improvvisamente si mosse, come animata da un'entità maligna.
La mamma aveva già poggiato il riso sul tavolo, invitandomi a sfamarmi; mia sorella aveva appena afferrato le bacchette, quando il lampadario che giaceva sopra le nostre teste, grosso e vetroso, si staccò dal soffitto, precipitando sulla mia ciotola.
Mio padre non era in casa e la mamma si spaventò a tal punto da correre in strada, per vedere se i vicini erano feriti, portandoci con sé.
Facemmo appena in tempo a varcare la soglia, quando la credenza con i cristalli colpì il pavimento in un tonfo con tanti echi.
La strada, però, era vuota. Solo l'acqua ne era divenuta la totale padrona.
Strinsi la mano di mia sorella, poi quella di mia madre; vidi che stava piangendo, ma non lasciò la presa nemmeno per asciugarsi il volto.
Non capivo che cosa stesse succedendo, ma vedere la mamma singhiozzare mi faceva stare male.
Dopo sette anni passati al mondo, avevo capito che, nel mio Paese, doveva essere normale sentire la terra tremare, di tanto in tanto.
Eppure, quel pomeriggio doveva star accadendo qualcosa di terribile perché, ad un tratto, l'acqua mi portò via con sé. Mi strappò violentemente dalla mia famiglia, sbattendomi contro qualcosa di indefinito; non avevo più appiglio, l'acqua mi aveva sommerso e anche il respiro, improvvisamente, si mozzò.
Ora, però, giaccio in un luogo in cui le onde non mi soffocano più: mi sento al sicuro e il mio respiro è finalmente tornato regolare.
Devo trovarmi su di un ponte, se l'intuito non m'inganna, perché dall'altra parte vedo la mamma e la mia sorellina Hanako salutarmi con gioia, pronte ad accogliermi in un nuovo mondo.


   
 
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