Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: mattmary15    18/03/2020    0 recensioni
Karen Miller è una brillante scienziata che lavora per lo Shield.
Lo è fino al giorno in cui rimane coinvolta nella distruzione dei laboratori Stark di Shangai per mano di Ultron.
Steve Rogers non sa darsi pace, la sua più cara amica non avrebbe dovuto essere là.
E' un miracolo il fatto che sia viva e Thor crede crede che, in quel miracolo, ci sia lo zampino di Loki.
La 'vera' storia degli Avengers. Vera quanto può esserlo la versione di Loki.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 6
Confronti 


Bruce si è preso cura di Loki. Certo, non sa come reagirà il corpo di un dio agli antibiotici, ma ha fatto del suo meglio per medicare la ferita che Loki si è procurato durante la battaglia sull’Himalaya. Lascia la stanza asettica allestita per curarlo e raggiunge gli altri nel salotto attiguo.

Il più impaziente di tutti è Thor. Jane ha provato a calmarlo senza riuscire. L’asgardiano ha continuato a sbraitare per l’assurdità di quella situazione tutto il tempo. Poi ci sono Tony e Steve che, dopo aver liberato Jarvis dalla camera di contenimento, si sono fatti raccontare la storia.

“Mi dispiace, signore, ma si è sostituito a me sin dal principio. Non è mai entrato nella camera di contenimento. Ancora non capisco come abbia fatto. Chiedo scusa, anche se devo ammettere che io non avrei saputo far funzionare il tesseract. Credo che gli dobbiate la vita.”

Queste parole hanno colpito soprattutto Steve e Clint ma anche Karen. La dottoressa non ha più proferito parola da quando Loki è stato sedato e ricoverato.

“Chissà cosa aveva in mente stavolta!” All’esclamazione di Nat, è scattata in piedi e ha lasciato la stanza. Jane l’ha seguita.

“Karen, Karen, fermati.”

“Jane, per favore, lasciami sola.”

“No. Parla con me.”

“Di cosa? Del fatto che sono sconvolta perché ho passato gli ultimi due giorni con Loki senza accorgermi che era lui? Oppure per il fatto che si è comportato in quel modo inspiegabile e che adesso è in coma? O magari del fatto che la metà di quelli che sono in quella stanza si augurano che muoia?”

“Nessuno si augura che muoia!” Jane scrolla le spalle “Beh, forse Selvig e Clint ma loro hanno un conto in sospeso con Loki.”

“Perché io no?” Urla Karen e Jane sorride bonariamente.

“Credo che sia questo il problema. Forse adesso avrai modo di saldarlo e chiudere il cerchio. Sono certa che stavolta Loki non avesse cattive intenzioni. Quasi certa.”

“Io non posso.” E’ la risposta schietta della dottoressa.

“Non puoi fare cosa?”

“Perdonarlo.”

“Perdonarlo per averti mandata a morire a Shangai o per aver rischiato la vita per salvarti a questo giro? Perché, diciamocelo, non credo che Loki si sia esposto a tutti questi rischi per dare una mano a Thor. L’ha mai fatto prima?”

“Sì, quando hanno liberato te dall’aether.” Jane accusa il colpo e mette le mani sulle spalle di Karen.

“Non credo che Loki si aspetti di essere perdonato. Forse vuole solo saldare i conti in sospeso anche lui. Se non lo affronti non sistemerai mai le cose.”

“Ti ricordo che è in coma.” Karen si allontana.

“Qualcosa mi dice che è duro a morire.”

“Tu non hai visto com’era ridotto.”

“Ci tieni proprio a lui.” Jane lo dice a voce alta stavolta.

“Mi hai ascoltata? Io non posso perdonarlo.”

“Ma non puoi neppure ignorarlo. Ho ignorato Thor per due anni e quando l’ho rivisto era come se mi avesse lasciata un minuto prima.”

“Thor non è un criminale internazionale.”

“Già, e Loki non è uno stinco di santo. Però non gli ho mai visto fare la cosa giusta. Mai. Fino a stanotte.” Jane si volta e lascia Karen nel corridoio. Lei raggiunge invece la stanza di Loki. Entra e rimane vicino alla porta, incapace di fare un altro passo.

Nella sua testa, l’immagine di Jarvis che legge un libro davanti al camino è sostituita da quella di Loki. Come diavolo ha fatto a non capirlo? Recitava poesie, parlava di magia, preparava il tea. La sua mano fredda sul collo solo qualche ora prima non avrebbe dovuto risvegliare in lei la consapevolezza che era Loki a toccarla? Come ha fatto a non capire? Si decide ad avvicinarsi. Lo guarda.

La sua pelle sta lentamente voltando da un pallido blu ad un bianco latte. Sta guarendo? Improvvisamente si ricorda di essere un medico. Gli prende un polso e gli tasta la vena che pulsa appena sotto pelle. Il battito è lento ma stabile. Se avesse di fronte un essere umano, direbbe che il suo fisico si sta riprendendo dalla fatica accumulata e cerca di reagire ma che ne sa di come batte il cuore di un dio?

Solleva il lenzuolo ed esamina la fasciatura sul petto. E’ tinta di scuro, la ferita è ancora aperta ma non sanguina più. Gli tocca la fronte. E’ fredda. Non ha febbre e quindi infezioni ma è normale che sia così gelato? Si rende conto che la pelle dove lo ha toccato ha ripreso rapidamente colore. Gli tocca una guancia e poi le labbra che si allargano appena in un sorriso.

Karen tira indietro la mano.

“Non ci posso credere, tu sei sveglio! Stai solo facendo finta!” Sente la rabbia montarle in petto. Lui tiene ancora gli occhi chiusi ma risponde.

“Sto riposando. Che in definitiva è quello che mi si chiede dato che sono stato sottoposto ad un trattamento farmacologico terrestre avente lo scopo di farmi dormire.” Eccola, la lingua sapiente di Loki. Le era mancata?

“Stai facendo morire di preoccupazione tuo fratello!” Karen è indecisa se correre fuori ad avvisare gli altri che Loki è sveglio o continuare quella surreale conversazione.

“Mio fratello è duro a morire. Figuriamoci se può ucciderlo la preoccupazione.” Loki apre i suoi occhi e il verde smeraldo che le palpebre liberano dà un capogiro a Karen.

“Tuo fratello è duro a morire? Non è niente in confronto a te!”

“Vuoi aggiungerti alla lista di quelli che vogliono vedere rotolare la mia testa? Accomodati tesoro, ma sappi che è una lunga lista. Dovrai avere molta pazienza per arrivare al tuo turno.” Karen ricorda di aver usato l’espressione ‘veder rotolare la sua testa’ quando ha parlato con Thor al laboratorio di Bruce. Che mister tutto muscoli e poco cervello glielo abbia riferito?

“Puoi darmi torto? Alla fine chi è riuscito a far ammazzare l’altro tra noi, sei tu!” Cos’è quell’improvviso baleno negli occhi di Loki? Rabbia, vergogna o dispiacere?

“Te ne do atto. Ma mi sembra di avere anche rimediato.” Stavolta Karen lascia libera tutta la sua rabbia.

“Rimediato? Tu avresti rimediato? E di grazia, come pensi di aver rimediato?”

“Sei viva o sbaglio?” Loki fa uno sforzo e si tira su, sui gomiti.

“Viva è un eufemismo. Sono un corpo vuoto che si muove. Incapace di provare qualunque sentimento che non sia rabbia!”

“Questo non è vero.” Loki parla lentamente ma il suo tono non è più quello calmo e mellifluo adoperato fino a poco prima. “Alla baita sembravi felice.”

“Felice? Ah! Tu non mi hai davvero mai vista felice, Loki! E se ti sono sembrata tale, sappi che era perché pensavo di avere a che fare con Jarvis!”

“Bugiarda.” Karen ride e allarga le braccia.

“Detto da te, è un gran complimento! Sappi comunque che non voglio avere più niente a che fare con te. Mi rimane solo una domanda da farti.”

“Prego, fa pure.”

“Puoi togliermi questa cosa da dentro?” Loki abbassa per un momento lo sguardo poi, con tono di nuovo conciliante, risponde.

“Sì. Ma tu moriresti.” Karen non attende oltre. Si volta e lascia la stanza. Se quello doveva essere l’incontro per chiudere tutti i conti come aveva suggerito Jane, beh, aveva fatto schifo.

Loki sente la porta chiudersi e si lascia ricadere sul letto.

 

Non passa molto prima che la sua stanza si riempia di, come definirla, gente?

Loki vorrebbe urlare a tutti di sparire ma le mani bruciano ancora per l’uso del tesseract e sono l’unica parte del suo corpo a non essere tornata esattamente del colore normale e la ferita che lo attraversa da parte a parte è ancora aperta. In più c’è un fastidioso cerchio alla testa che sta lentamente portandolo all’esasperazione.

Thor non gli toglie gli occhi di dosso. E lo stesso fa Fury. Immagina che vogliano tutti una spiegazione.

“Non immaginavo che foste tutti così in ansia per le mie condizioni.” Dice sorridendo maliziosamente.

“Hai violato gli accordi. E non ne sono neppure stupito.” Le parole di Fury vorrebbero essere taglienti ma le ferite di Loki fanno più male.

“Voi mortali conoscete solo una lingua.”

“Loki, ti prego!” Inizia Thor.

“No, Thor, lascialo dire.” Interviene Steve. “Voglio davvero sapere qual è la scusa stavolta.”

“Vi ho chiesto di ascoltarmi. Di lasciarmi parlare con i giganti di ghiaccio. La vostra risposta?” Loki sorride “Avete deciso di rinchiudermi. Con tutto il rispetto, signori, avevate torto.”

“Ci hai usato! Hai usato Karen al solo scopo di tornare in possesso del tesseract!” Gli urla Steve in faccia a denti stretti.

“Non mi sembra di averlo usato contro di voi.” Gli risponde altrettanto velenosamente Loki. “La magia è la mia arma migliore e il tesseract era il modo più efficace di rispedire i giganti di ghiaccio su Jothuneim. Se vi avessi chiesto con gentilezza di darmelo per utilizzare il suo potere, lo avreste fatto? Forse adesso che avete visto che so quel che dico mi ascolterete.”

“Che stai insinuando?” Tony è rimasto in un angolo fino a quel momento perché trova molto divertente il modo in cui Capitan America perde la testa con il fratello malefico di Thor ma ora qualcosa ha attirato la sua attenzione.

“Che non è finita. Forse ci vorrà un po’ più di tempo ma torneranno.”

“Questa volta li affronteremo come si deve.” Fa Steve. Loki ride di gusto.

“Avete una sola chance di chiudere questa cosa per sempre e senza danni: me.”

“E’ fuori questione.” Steve è categorico.

“Lasciatelo finire.” Tony è curioso.

“I giganti di ghiaccio non hanno più una guida. Si muovono in preda all’istinto primordiale che gli appartiene e che porta distruzione ovunque essi vadano. Ma non sono arrivati qui da soli. Li ha guidati qualcuno. Qualcuno che ha dato loro la nave da battaglia che abbiamo visto sull’Himalaya.”

“Sembrava una di quelle navi che appartengono ai Chitauri.” Insiste Tony.

“Esatto. Diciamo che ho un conto in sospeso con i Chitauri.”

“Anche con loro?” Clint non si nota fino a che non vuole farsi notare.

“Sì. Ricordate lo scettro che mi avete portato via? Beh, era un regalo costoso!” Jarvis si tocca la fronte.

“E’ con questa che mi hai generato l’illusione che mi ha impedito di chiedere aiuto per tutto il tempo in cui ti sei sostituito a me?” chiede la Visione. Loki annuisce e continua.

“Io però posso convincere i giganti di ghiaccio ad abbandonare la guida dei Chitauri.”

“E come, fratello?”

“Vedi, Thor, anche se adesso non lo considerano, i giganti di ghiaccio hanno un re.” Fury ride.

“Vuoi che ti aiutiamo a issarti sul trono di Jothuneim? Scordatelo.”

“Che vi piaccia o no, io sono il re di Jothuneim.” Loki non ride più. “Sotto la mia guida, il mio popolo non attaccherà più la Terra.”

“La tua parola non vale niente.” Steve non sa più come denigrare Loki. Il dio degli inganni lo guarda con risentimento adesso.

“Bene. Come volete. Siete di nuovo al punto di partenza. Dategli il tesseract allora! O Karen. Se gli date Karen con un po’ di fortuna si distruggeranno da soli!” Steve gli è addosso e lo colpisce al viso. Tony e Thor o trattengono.

“Basta Steve!” urla Stark “Non fai che cedere a tutte le sue provocazioni!” Bruce interviene.

“Uscite da qui, andate a parlarne da un’altra parte. Gli do un altro sedativo e vi raggiungo. Tranquillo Thor, se la caverà.” Quando sono usciti tutti Bruce si rivolge a Loki.

“Non so se le tue intenzioni sono quelle che hai manifestato. Quasi certamente no. Però credevo che Karen t’interessasse.”

“Come un bambino s’interessa dei suoi giocattoli!” E’ la risposta cinica di Loki. Bruce sorride mentre inietta nella flebo un’altra fiala di sedativo. “Che hai da ridere, dottore?”

“Nulla. E’ che riconosco quel modo di fare. Lo utilizzo anche io quando voglio nascondere ciò che realmente m’interessa. Karen è stata molto male dopo Shangai.” L’espressione di Loki si fa seria.

“Non ho mai pensato che sarebbe stato facile per lei. Non avevo alternative.” Loki parla mentre il siero gli entra in corpo e gli fa sentire le membra pesanti. “Heimdall non mi toglieva gli occhi di dosso. Ho provato a convincere Ultron a non far esplodere l’edificio. Ho usato tutta la mia malia ma non è servito. Con il mio solo corpo astrale non potevo proteggerla fisicamente. Non avevo altra possibilità.”

“Potevi accettare la sua morte.” Ora Loki sente la voce di Bruce come una eco lontana.

“E convivere con essa? Impossibile.” Loki si lascia andare all’oblio del sonno e Bruce lo guarda rilassarsi per qualche istante prima di raggiungere gli avengers.

 

Karen guarda le stelle. Sul tetto della base, in un angolo, ci sono due bottiglie di birra vuote, segno questo che quello è il posto in cui qualcun altro, come lei, va a rimuginare su qualcosa. La voce di Steve non la stupisce quando la sente chiamare il suo nome.

“Anche tu in cerca di risposte dentro te stessa?” Karen sorride.

“Direi più in attesa che un meteorite caschi e mi prenda in pieno.”

“Addirittura!” Karen ride e Steve si riconcilia col mondo per un istante.

“Così ho scoperto il posto dove vieni ad ubriacarti!” Fa lei indicando le bottiglie vuote nell’angolo.

“Se ne vuoi una, non devi fare tutte queste storie. Basta chiedere!” Fa Steve porgendole una birra. Karen l’afferra e brinda.

“Alla nostra!”

“Già!” Ma Steve non sembra convinto.

“Che c’è?”

“C’è davvero bisogno che ti dica cosa c’è che non va?”

“Te lo sto chiedendo.”

“Ora dovremmo aiutare Loki a diventare il gran signore dell’universo? Non mi sono unito agli avengers per questo.”

“Che diavolo stai dicendo?” Steve non si fa pregare e racconta tutta la storia. Karen beve e scuote la testa. E fa fuori diverse bottiglie.

“Non stai esagerando?” Steve le toglie l’ennesima birra dalle mani.

“Non credo proprio, Rogers!” Esclama lei brilla. “Ce ne vogliono di bottiglie per dimenticare una storia simile!”

“E la cosa peggiore è che qualcuno prende in considerazione la sua idea.”

“Certo che sì! Loki fa questo con le parole. Sono come una magia. Te la butta addosso e non te ne liberi più!”

“Sei ubriaca Karen. Dovresti andare a dormire.”

“Non dirmi quello che devo fare!” Grida lei alzandosi.

“Voglio solo aiutare.”

“No, Steve, vuoi controllarmi. Esattamente come Loki!” Steve lancia una bottiglia di birra contro la parete opposta.

“Non farlo, Karen! Non paragonarmi a quel pezzo di merda!” Lei alza le mani.

“Lo vedi, Steve? Ormai siamo incompatibili!” Si volta e si allontana.  La porta del terrazzo sbatte e Steve maledice se stesso.

 

Karen segue la parete del corridoio tenendosi con una mano. Non l’ha voluto ammettere con Steve ma è ubriaca. E la colpa è di Loki. Ha litigato con Steve per colpa di Loki. Steve è buono. Steve è gentile ed è affezionato a lei. Forse questo non è vero. E’ affezionato alla Karen che ha conosciuto sei mesi prima. Prima che lei si avvicinasse a Loki, prima che lei morisse. Per colpa di Loki. Per come la vede Karen è tutta colpa di Loki. Probabilmente è per questo che ha camminato, arrancato, fino alla stanza in cui lui sta dormendo.

Lui dorme. Ignaro di tutto quello che si agita in lei.

Con un gesto istintivo, apre la porta. Loki è disteso sul letto. Il suo volto è bianco come quello di un cadavere ma, seppure impercettibilmente, il suo diaframma si alza e si abbassa. Si avvicina lentamente al punto da distinguere le ciglia nere e le vene sul collo. I capelli neri sono rivoltati all’indietro e cosparsi sul cuscino. Solo un ciuffo gli cade lungo la tempia destra, disubbidiente.

Solleva una mano e glielo accomoda indietro lasciando che le dita passino tra i capelli.

“Credevo che non avrei più sentito le tue dita sul mio viso.” La voce è bassa, esce a fatica e sa di nostalgia.

“Sei sveglio. Di nuovo.”  Le labbra sottili si allargano in un sorriso, gli occhi si aprono.

“Ti sei avvicinata di soppiatto. Di nuovo.”

“Non dormi mai?”

“E tu bevi da sola a quest’ora?”

“Chi ti dice che fossi sola?” Lei si dondola.

“Steve Rogers.” Fa lui e le sue labbra si piegano adesso in un ghigno.

“Perché quella faccia?”

“Credevo fossi io la cattiva compagnia.”

“Lo sei, infatti.”

“Sei ubriaca.”

“Mi giudichi anche tu?”

“Non ti ho mai giudicata e non comincerò a farlo adesso.” Lei sbuffa e raggiunge la porta poi, in un impeto di rabbia forse, torna indietro.

“Tu non giudichi, vero? Perché dovresti farlo? Perché dovresti perdere tempo a giudicare qualcuno? A giudicare me?” Si volta ancora ma non riesce ad allontanarsi.

“Che ti hanno detto? Perché sei così arrabbiata con me?”

“Mi hai usata. Per tutto il fottuto tempo in cui sei stato con me. Al laboratorio, a Shangai, persino alla baita sull’Himalaya.” Le parole escono velenose.

“Alla baita?” Loki sembra confuso.

“Volevi il tesseract, no?” Loki la lascia andare.

“No.” Il dio distende la testa sul cuscino e chiude gli occhi. Karen lascia la stanza. Le fa male la testa e, anche se si ostina a dire che prova solo rabbia, lacrime calde le rigano il viso.

 

Tony Stark è un uomo pratico. E’ un uomo pratico che ieri sera ha visto un’astronave dei Chitauri piena di giganti di ghiaccio apparire dal nulla e sparire nel buco nero aperto. Proprio perché è un uomo pratico sa che anche se Loki è un nemico, la sua momentanea collaborazione li ha salvati. Tutti, non solo Karen.

Perché Karen, ovviamente, è una cosa a parte per Loki. Quando Fury gliel’ha messa addosso, non immaginava certo che tra loro sarebbe nato un feeling particolare. Voleva informazioni e Karen gli sembrava la persona giusta a dargliele. L’intelligente e curiosa, Karen avrebbe ottenuto da Loki qualunque informazione di tipo scientifico. Tony ha aiutato Fury perché anche lui voleva informazioni. Eppure, quando Loki cominciava a trattare argomenti, come dire, sensibili come le gemme dell’infinito, Fury ha deciso che allo Shield non interessava più andare oltre.

A quanto pare però, per Loki la faccenda era diversa. Ha continuato a osservare Karen da lontano, a cercarla fino al punto da ottenere il suo aiuto. Siccome è un uomo pratico, dovrebbe dire il suo sacrificio.

Sorseggia una tazza di caffè. Certo, Loki ha messo una pezza al suo errore. Una pezza enorme. Peccato che Karen non apprezzi il potere della gemma dell’infinito. Delle infinite possibilità che riserva. Applicazioni pratiche in realtà.

Il caffè americano fa schifo quando si fredda. Non è come la miscela morbida e concentrata che servono in Italia.

La domanda di un uomo pratico è: Loki prova un reale interesse per Karen. 

No, la domanda di un uomo pratico è: perché Fury diventa isterico ogni volta che Loki nomina le gemme dell’infinito? Esatto.

Per scoprirlo ha due alternative. Collaborare con Loki oppure rispolverare una vecchia amicizia. Non è una scelta difficile.

Rimane un unico problema. Come si può scongiurare la guerra con Jothuneim?

Jarvis entra nella stanza.

“Mi cercava, signore?”

“Loki ti piace, giusto?”

“Non è corretto. Ho fatto una valutazione dell’extraterrestre chiamato Loki e ho dedotto che le probabilità che una tregua con Jothuneim si realizzi sono maggiori se a condurre le trattative è uno di loro.”

“Parteggi per lui, quindi.”

“Corretto.”

“E come convinciamo Fury?”

“Facendogli credere che fa tutto parte di un suo piano?” Tony lascia che la sua bocca si spalanchi come in preda ad un grande stupore.

“Jarvis, sei infido!” La Visione sorride.

“Ho imparato dai migliori! Lei e Loki, signore, avete un grande senso pratico in comune.” Tony ride.

“Muoviamoci, Jarvis, abbiamo un milione di cose da fare.”

 

La ferita è ben lontana dall’essere rimarginata ma il professor Banner ritiene che possa alzarsi e lasciare l’infermeria dato che tutti – come li ha chiamati?- i parametri vitali sono in ordine.

Ovviamente è stato affidato alla sorveglianza di Thor e non può lasciare il piano della base Shield in cui si trova.

Thor gli ha fatto trovare degli abiti su una sedia dell’infermeria. Un paio di pantaloni verde militare e una maglia nera. Non sono nel suo stile ma è troppo debole per usare la magia e cambiare il loro aspetto.

Raggiunge la sala colazione e ci entra con la solita espressione sfrontata. Lo sforzo non serve, la stanza è vuota.

Su un tavolo, all’angolo vicino alla finestra, ci sono dei giornali. Loki si siede e, facendo attenzione a non farsi riaprire i punti, si appoggia allo schienale. Legge. Leggere è l’unica cosa che lo assorbe completamente e non gli fa pensare alla ridicola situazione in cui si è messo. Lui, il dio degli inganni, capace di attraversare i mondi, prigioniero di un gruppo di midgardiani e per lo più volontariamente. Lo sta facendo per riavere il controllo su Jothuneim? Magari per sfuggire alla minaccia dei Chitauri che si divertirebbero davvero tanto a fargli provare il tanto minacciato dolore dei tempi dell’attacco a New York. Per riavere Karen?

La prima pagina del giornale parla del rischio terrorismo a Manhattan. Sorride e l’addome gli duole.

La porta si apre e Jarvis entra nella stanza.

“Oh! Salve signore. Già in piedi?”

“Salve a te, Jarvis.” Loki si alza, la Visione gli piace.

“Prego, resta seduto. La ferita deve fare molto male.”

“No, è necessario. Credo che io ti debba delle scuse, mi sono appropriato della tua identità e ti ho fatto imprigionare al mio posto.”

“Un male necessario per la sicurezza della dottoressa Miller.” Loki fa un gesto col capo.

“Visione è il nome giusto per te.”

“Dio degli inganni è quello più adatto a te.”

“Ora che ci siamo scambiati i complimento di rito, possiamo parlare liberamente?”

“Prego.”

“Credi che la bizzarra combriccola di eroi di Fury riuscirà a fermare i giganti di ghiaccio?”

“Emotivamente, ammesso che le emozioni siano annoverabili tra ciò che sono in grado di provare, sono propenso a credere che sia così. Tuttavia non senza passare per uno scontro che potrebbe rivelarsi sanguinoso.”

“E razionalmente?”  Loki fa un passo verso Jarvis.

“Sarebbe meglio parlamentare.”

“E come intendi farglielo capire?” Loki sorride sornione.

“Credo che se ne occuperà il signor Stark.” Il fratello di Thor perde completamente il sorriso.

“Non abbiamo speranze allora!”

“Il signor Stark è pieno di risorse.”

“Già, questo è vero.” Loki si volta e torna al tavolo alla finestra. In quel momento la porta si apre e Steve entra sorridendo a Clint e Natasha che lo stanno prendendo in giro per il suo modo di parlare rimasto agli anni quaranta. Tutti e tre cambiano espressione nel vedere Loki, senza alcun genere di sorveglianza, libero di girare per la sala comune. Certo, a guardarlo in abiti civili, non sembra minaccioso come quando si è presentato con l’esercito dei Chitauri. Steve però non può accettare che indossi abiti militari, la stessa uniforme, seppure da addestramento, che hanno portato tanti soldati che hanno perso la vita combattendo contro Loki o quelli come lui. In pochi passi gli è di fronte.

“Buongiorno, Capitano! Un’altra giornata in cui sfoderare le nobili virtù proprie di un difensore della giustizia?” Loki gli sorride e gli porge una tazza di caffè. La tazza vola lontano e si va a schiantare contro la parete.

“Togliti subito quegli abiti!” Loki capisce subito a cosa si riferisca Steve.

“Non sono neppure di mio gradimento ma non vorremo fare scoppiare una lite per una divisa?”

“Sì, se è quella dei soldati che hai ammazzato!” ribatte Rogers. Loki si rabbuia e si porta sulla difensiva.

“L’uniforme non li ha protetti dalla furia dei Chitauri e neppure dal mio potere. Ti consiglio vivamente di non provocarmi. Il mio impegno a non entrare in conflitto con voi è verso Thor ma non posso garantirlo nel caso in cui qualcuno mi attacchi.”

“Avanti, Steve, lascia stare. Finirà col metterci contro Thor.” Riflette Clint a voce alta. Rogers si volta e va verso l’angolo cottura per prepararsi la colazione. Clint lo segue mentre Natasha si siede al tavolo di Loki.

“Ti rivelerò un segreto, Loki.” Lui la guarda e la invita a continuare con un cenno del capo. “Non sei simpatico a nessuno.”

“Questo non è un segreto, mia cara.” Nat sorride.

“Quello che hai fatto sull’Himalaya non è stato da poco, comunque. Volevo dirtelo.”

“Dirmi cosa, esattamente?”

“Avanti!” ghigna la donna. Loki solleva entrambe le mani dal tavolo come a farle intendere che deve spiegarsi meglio. “Grazie.” Solo allora Loki fa cenno d’aver compreso.

“Ti dirò un segreto anche io, allora.” Fa’ lui.

“Parla.”

“Non l’ho fatto per salvare voi. L’ho fatto per salvare lei. E forse Thor. E Jothuneim.”

“Jothuneim?”

“Per oggi il tempo delle rivelazioni è finito.”

“Allora lo è anche quello delle chiacchiere.” Dice Nat alzandosi e raggiungendo Clint.

 

Quando il telefono squilla, Stephen lo silenzia immediatamente. C’è una sola cosa che odia quando è concentrato nella lettura. Il suono del cellulare che squilla.

Sfoglia lentamente le pagine dell’antico tomo che sta leggendo da ore. Ogni parola, antica quanto e più del mondo, deve permeare nel suo inconscio più che nella sua mente altrimenti non riuscirà ad evocarla quando ne avrà bisogno. Dopo aver perduto ogni cosa per un assurdo incidente, ha deciso di prendere molto sul serio la decisione di fare da guardiano ai segreti degli zeloti.

Il telefono suona ancora.

Stephen stavolta alza lo sguardo dal libro e dà un’occhiata allo schermo del dispositivo. Alza gli occhi al cielo e prende il telefono.

“Sign. Stark. Quante volte le ho detto che non sono per niente interessato a lavorare per lei?” La voce al telefono è più squillante di quanto Stephen la ricordasse.

“Dottor Strange! Dopo il suo ultimo rifiuto, che per inciso è costato mesi di sofferenza ad un mio caro amico, credo di averla lasciata in pace per un tempo sufficiente.”

“Il tempo riservato alla pace non è mai, ritengo, sufficiente.”

“Concordo. Ed è proprio questo il motivo della mia telefonata.”

“Se concordasse non mi avrebbe telefonato, sign. Stark.”

“E invece, dottore, converrà con me che la mia telefonata non solo è opportuna ma necessaria.”

“Le concederò solo qualche minuto. Parli.”

“Quello che devo dirle riguarda un pericolo imminente che io e lei, insieme, credo potremo evitare ma solo incontrandoci di persona.”

“La fermo subito. Non sono interessato. Affronto quotidianamente un discreto numero di sedicenti pericoli e, per farlo, non necessito né del suo aiuto, né tantomeno di quello di Iron man se è dell’aiuto del suo alter ego che sta parlando.”

“Dottore, il pericolo di cui le parlo temo non potrà affrontarlo da solo né con il solo aiuto di Iron man.” Stephen ora è curioso ma non vuole farsi incastrare da Tony Stark in qualche strana bega pseudo militare.

“Le ripeto che non m’interessa.”

“Neppure se questo pericolo riguarda la dottoressa Karen Miller? Se non sbaglio è stato proprio lei a fare il nome della dottoressa allo Shield. Sbaglio?” Stephen chiude il libro.

“Ha la mia attenzione. Non ho più notizie di Karen dagli eventi di Socovia. Sta bene?” Gli da fastidio ammettere quanto ora parlare con Stark sia importante per lui, ma si tratta di Karen e la cosa non lo lascia affatto indifferente. Tony Stark non sbaglia. Quando mesi prima lo Shield lo ha contattato per un lavoro lui ha rifiutato ma ha fatto il nome di una sua collega che riteneva altrettanto brava. Una collega che aveva sempre trattato come un’amica ma per la quale aveva provato qualcosa prima che l’incidente cambiasse la sua vita. Attende la risposta di Stark accarezzando nervosamente la copertina del vecchio volume che ha davanti.

“Starà bene se lei vorrà aiutarla.”

“E’ lì con lei?”

“Sì.” La risposta di Tony è sufficiente.

“Sarò lì a momenti.”  Stephen si alza, richiama a sé il suo mantello e muove velocemente una mano. Una sorta di glifo arancione si allarga davanti a lui. Stephen l’attraversa con un passo e, quando alza lo sguardo, l’edificio dello Shield si staglia di fronte a lui.

 

Loki ha evitato accuratamente qualsiasi altro incontro dopo la colazione. E’ salito sulla torre di addestramento e, scavalcando la balaustra, si è arrampicato fino al tetto. Se fosse ancora nella sua prigione di Asgard, si perderebbe dentro uno dei suoi libri ma Midgard gli mette sempre addosso tanta irrequietezza. Si ferma ad osservare un gruppo di soldati che cerca di sistemare un qualche tipo di arma. Odino li troverebbe primitivi e rozzi. Anche Thor, prima di conoscere Jane, li aveva sempre considerati inferiori. A lui, invece, i midgariani piacciono. C’è una qualche sorta di forza in quel loro modo d’ingegnarsi per evolversi. Cambiare. A Loki piace tanto il cambiamento. Si chiede se non sia perché non è mai stato davvero felice. Forse però anche questa è una bugia, come tutte quelle che dice di solito. E’ stato felice ma quella felicità non gli è mai bastata. Nulla gli è mai bastato. E’ sempre stato insoddisfatto. Improvvisamente, qualcosa nella sua mente si accende, un brivido gli attraversa la schiena. Il potere dell’aether che si avvicina o, più ragionevolmente, il profumo della pelle di Karen lo mette in tensione. Raccoglie tutto l’autocontrollo di cui è dotato per non voltarsi.

“Sei venuto a rintanarti qua sopra? Mediti un piano di fuga?”

“Con te come carceriera dove potrei fuggire?”

Karen lo raggiunge e si siede poco lontano da lui.

“Non sono qui per sorvegliarti. Fuggi pure.”

“Sono scappato molte volte ma mai da te.” Lui ora la guarda senza timore negli occhi.

“Sono l’ultima persona al mondo cui potrai far bere le tue bugie.”

“Non ti ho mai mentito.”

“Bugiardo. Ormai dovresti essere consapevole di quanto le tue menzogne abbiano fatto soffrire chi ti sta intorno.”

“Non sono le bugie a far soffrire la gente ma la verità. E’ la verità a far male.”

“Meglio una dura verità che una dolce bugia.” Loki sorride e Karen non riesce a distogliere lo sguardo come vorrebbe.

“Perché?” Lo chiede muovendo appena la testa e corrugando la fronte come se davvero non capisse.

“Come ‘perché’? Perché la verità è la verità. Può far male ma meglio sapere le cose come stanno che vivere camminando su un pavimento che si sgretolerà alla prima occasione!” Loki continua a fissarla poi, improvvisamente sospira e guarda di nuovo nel vuoto.

“Mio fratello soffre perché non può stare con la donna che ama. Dice che non può stare con lei per via dei suoi doveri. E’ una menzogna. Credi che sia questa bugia a farlo soffrire? No. Soffre perché la verità è che sa che finché lui desidererà far roteare quel suo martello più di quanto non voglia far girare la testa di Jane, lei lo guarderà e soffrirà.” Karen comprende immediatamente il punto di vista di Loki ma qualcosa dentro di lei, forse l’aether per quanto ne sappia, combatte.

“E’ un modo alquanto assurdo di vedere la cosa a mio avviso.” Loki sorride.

“Prendi il dottor Banner e la sua bella vedova nera. Credi che siano le menzogne a separarli?”

“Sì. Se si confessassero i loro veri sentimenti, sarebbero felici o almeno troverebbero pace.” Loki scuote il capo e strofina le mani.

“Le menzogne li proteggono. E’ la verità a ferirli. Sanno bene entrambi che non esiste alcun futuro radioso per loro. Non in questo mondo. E la stessa cosa vale per il tuo adorato capitano. Non sono le bugie che gli hanno raccontato al suo risveglio a farlo soffrire per la perdita di tutti quelli che conosceva. La verità che lo divora da dentro è che è stato lui a scegliere di sottoporsi al trattamento che lo ha trasformato in ciò che è e che ha determinato il suo destino. Con chi potrebbe prendersela? Vuoi che continui?”

“No. Sei stato sufficientemente chiaro. E’ un punto di vista. Se la verità è la causa del nostro dolore, che dovremmo fare? Vivere una menzogna per sempre.”

“Non si può vivere una menzogna per sempre. Te l’ho già detto, no? Le parole hanno potere. Se crediamo che siano la verità ne hanno ancora di più. Siamo sempre più inclini a dare peso alle parole che crediamo siano la verità.”

“Allora siamo destinati all’infelicità prima o poi.”

“No.” Ora Loki la guarda ancora negli occhi e a Karen sembra che quelle iridi verdi quasi splendano. “Quando non sei felice, cambia. Il cambiamento è buono.” Karen si rattrista.

“Io non posso più farlo.”

“Tu l’hai già fatto.” Karen si alza di scatto.

“Morire non lo definirei ‘cambiamento’!”

“Parli di verità ma non fai che mentire!” Stavolta anche Loki è alterato e la fronteggia.

“Non osare! Io sono morta e questa è la verità.”

“No. Tu sei viva. Quanto è vero che sei qui a ricordarmi i miei errori e le mie menzogne. Ho causato la tua morte? Sono l’artefice del tuo dolore? Sono anche quello che non ha voluto accettare la verità. Ho sovvertito le leggi dell’universo ma sei qui. Viva. Ho trasformato la tua morte in una menzogna e sono pronto ad accettarne le conseguenze.” Karen lo guarda parlare con determinazione e, improvvisamente, se ne accorge. Prova qualcosa. Rabbia? Consapevolezza? Passione? Qualunque cosa sia nasce e muore nelle parole di Loki.

“Non ci saranno conseguenze.” Fa lei voltandosi. Lui le afferra un braccio e la tira a sé.

“Oh sì che ci saranno.” Le passa un braccio dietro la schiena e la bacia. Karen sente nascere nel petto un forte calore che la scioglie tra le braccia di Loki. Lui la tiene stretta per un po’ poi, quasi temendo le conseguenze del distacco, lascia la presa lentamente.

“Questo dovrebbe cambiare le cose tra noi?” Chiede lei staccandosi un poco. Loki sorride malizioso.

“Ti prego, no.” Karen scoppia a ridere.

“Il cambiamento non è buono?”

“Sì. Ma sono stato questo Loki tanto a lungo. Ho bisogno di un po’ di tempo. Il cambiamento, spesso, necessita di tempo.”

“Non te lo concederanno. Forse già ora non ne abbiamo abbastanza.” Loki la guarda poi volge lo sguardo verso il basso. Un uomo vestito di nero cammina verso l’ingresso dello Shield.

“Forse. O forse qualcuno ne ha da vendere. Vedremo.” Karen non sa come ma quel senso di oppressione che l’aveva accompagnata dal suo risveglio, ora non c’è più.

 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: mattmary15