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Autore: espositosuarez    20/03/2020    1 recensioni
(AU)
Lexa sà che non sta vivendo la vita che vorrebbe. Soffre di insonnia e quelle poche volte che riesce a cadere tra le braccia di Morfeo, si sveglia in preda ad attacchi di panico o peggio, con la brutta sensazione di aver dimenticato qualcosa.
Una Dea degli Inferi decide di stravolgere la sua vita.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

Lexa camminava lungo un viale costeggiato da grandi alberi, ormai quasi spogli, per la sua passeggiata serale. C’era un caldo insolito per quel periodo. In cielo non vi era neanche una nuvola, la luna era nella sua fase calante e mai come quella sera le stelle luminose facevano impallidire le luci dei lampioni, rendendoli superflui. Un leggero venticello colpì la figura della ragazza scompigliandole i capelli castani, che si beò di quella sensazione.
 Almeno qualcosa si muoveva lì fuori. Almeno qualcosa viveva.
I giorni sembravano tutti uguali. Tutto era  così piatto. Aveva solo ventitré anni, ma non capiva perché tutto aveva iniziato a stancarla così velocemente. Quei momenti all’aria aperta che si concedeva, erano gli unici a donarle un po’ di sollievo dalle sue notti insonne.
Da quanto tempo non dormiva decentemente?
Quando ci provava, finiva per svegliarsi in preda ad attacchi di panico. Ma peggiore era quando sognava una persona di cui non conosceva il nome e riusciva a sentire tutte le sensazioni sulla propria pelle. Era tutto così dannatamente vero.
Non si accorse di essere arrivata all’incrocio con tre vie, quindi come suo solito si voltò per tornare indietro.
Non sapeva perché, ma non imboccava mai una delle strade, era come se qualcosa la bloccasse.
Ti spaventa l’ignoto?
“No” rispose. La gola le era diventata tutto ad un tratto secca
Si voltò confusa. Aveva sentito una voce, ma non c’era nessuno lì. Scrollò le spalle e fece per andarsene quando si sentì picchiettare la spalla
“Passeggiata breve?”
Difronte a lei vi era una donna alta, sulla cinquantina forse, con un’espressione indecifrabile sul volto segnato da qualche ruga, accompagnata da un pitbull nero. I capelli neri erano raccolti in una crocchia, qualche boccolo sfuggiva finendo per contornare i lati del viso.
“Ci conosciamo?” rispose fredda la ragazza, muovendo la testa in cerca di un po’ d’acqua.  
Aveva la bocca impastata dannazione!
La donna sorrise “Hai ragione. Volevo solo scambiare due chiacchiere, scusami”
“Non sono la persona adatta” rispose sbrigativa Lexa.
Ogni parola che pronunciava era come una lama che le tagliava la gola.
“E che persona saresti allora?” il tono della donna cambiò, diventando drasticamente serio.
Questo stranì Lexa, ma fu un attimo. La donna cacciò una bottiglietta d’acqua e si stampò in viso un sorriso gentile
“Ti vedo assetata cara, ne vuoi un po’?” disse, agitandola un po’.
La ragazza ringraziò velocemente e si fiondò sull’oggetto di plastica finendone il contenuto tutto d’un sorso.  Si pulì la bocca con il dorso della mano e restituì la bottiglietta alla proprietaria
“Mi dispiace, l’ho finita tutta”
“Non fa niente, ne avevi più bisogno tu”

Vi era un’ atmosfera strana: tutto le sembrava così a rallentatore, le luci fioche e tremanti sembravano distorcere la realtà, il pitbull che fino ad allora era rimasto quieto, iniziò a fissarla come se stesse aspettando una sola parola dalla padrona per agire. Iniziava a sentire un grande peso nel petto, sarebbe stato meglio andarsene al più presto.
“Sarà meglio che vada” disse la ragazza, balbettando subito dopo dei saluti frettolosi e allontanandosi da lì senza aspettare una risposta
“A presto Alexandria”  disse la donna si dissolvendosi nel nulla, come carta che brucia.


Lexa aprì di botto la porta di casa facendola sbattere vicino alla parete e la richiuse di fretta e in furia. Il rumore rieccheggiò sulle pareti, riempendo quella casa vuota. Non riusciva a scrollarsi di dosso quella brutta sensazione che aveva provato durante l’incontro con quella donna. La testa le doleva in un modo non indifferente, come se avesse dei martelli pneumatici in testa. Tutto iniziò a vorticare. Il salone, con un divano a penisola color grigio chiaro, il tavolino di vetro su cui erano poggiati dei libri, la tv a schermo piatto e addirittura le vetrate da cui Lexa passava le nottate ad osservare il panorama, iniziarono ad essere risucchiate. Il pavimento in parquet da fermo e solido, iniziò a diventare molle e instabile ad ogni passo che la ragazza compieva per arrivare nella sua camera. A quest’ultima ci arrivò barcollando e si lanciò sul letto rischiando di mancarlo, sperando di trovare un po’ di sollievo.  
Mi fossi scolata litri d’alcol sarebbe stato meglio
Tutto iniziò ad essere così ovattato, così lontano. Chiuse gli occhi e cadde in un sonno profondo.
Si sentiva cadere sempre più in basso, si sarebbe schiantata prima o poi, lo sentiva.
Poi ancora quella voce.
Che cosa vedi?
Intorno a te tutto è così nero, solo buio.
Buio ovunque. Buio che entra nelle ossa,
nell’anima.
Un silenzio che ti uccide
non riesci a risalire
tenti con tutte le tue forze
ti dimeni
ma tutto è inutile
silenzio
ormai sei in un’altra dimensione,
persa nell’oblio di te stessa.

Lexa aprì gli occhi verdi.
Era vero, tutto quello che la circondava era solo buio, una dimensione astratta  e lei ci stava fluttuando.
“Niente di diverso dalla tua solita vita no?”  ancora quella voce.
A fare la sua comparsa fu una ragazza della sua età. Era bellissima non poteva negarlo: fisico slanciato fasciato da un lungo vestito nero stile greco, lunghi capelli neri ondulati, labbra piene, occhi grigi. Portava in una mano una torcia dalla fiamma blu, unica fonte di luce lì in mezzo. Dubitava potesse spegnersi, ardeva con passione e determinazione nonostante il colore freddo.  Si avvicinò con sguardo serio, con tutta la calma del mondo, ma fu un attimo. La mano libera si trasformò in lunghi e affilati artigli e trapassò il corpo di Lexa. Ella spalancò gli occhi per la sorpresa e per il dolore, il respiro le si era mozzato. Si sentì strappare via l’anima, nel vero senso della parola. La sconosciuta estrasse un coltello con il manico dalla forma di testa di serpente e disse
“Ora separerò il legame tra il tuo corpo e il tuo spirito” e così fece. Tirò l’anima della ragazza e tagliò lì nel punto che univa corpo e spirito.
Lexa chiuse chi occhi d’istinto e il dolore non tardò ad arrivare, ancora più violento rispetto a prima. Questo però durò poco, venendo sostituito da un senso di leggerezza.
“Ma tu chi diavolo sei?” riuscì a dire la castana.
“Chi sono io lo scoprirai molto presto. E’ qui che inizia il tuo viaggio Alexandria”
“Alexandria?” disse confusa Lexa “Hai sbagliato persona, non sono io”
La ragazza dagli occhi grigi non rispose, schioccò solamente le dita e una forte luce accecante investì in pieno Lexa


Sai chi sei?


ANGOLO AUTRICE
Se siete arrivati fin qui vi ringrazio, significa che avete letto tutto il capitolo, anche se corto ma serve da incipit. Ritorno con questo esperimento uscito fuori durante questo periodo di quarantena. Anticipo che sarà un vero e proprio viaggio, tra ricordi e mitologia. Bisogna solo vedere ora se iniziarlo tutti insieme o meno! 
Fatemi sapere le vostre supposizioni e cosa ne pensate in generale, ogni critica è ben accetta.
Alla prossima.
  
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