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Autore: D a k o t a    29/03/2020    4 recensioni
[SPOILER 3x10 - Randolph!centric - slight Randolph/Kit - song-fic Un medico di De André]
Di Randolph, delle sue riflessioni dopo aver dato le dimissioni, di quel qualcosa che manca.
"Tuttavia, Randolph non si era mai spiegato davvero quella nostalgia. Non l’aveva mai spiegata a nessun altro perché era difficile da spiegare, fino a quel momento."
[Scritta per Lock DEown Event del gruppo "We are out for prompt]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kit Voss, Randolph Bell
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Non per un dio ma nemmeno per gioco

 

Da bambino volevo guarire I ciliegi
Quando rossi di frutti li credevo feriti
La salute per me li aveva lasciati
Coi fiori di neve che avevan perduti

Un sogno, fu un sogno ma non durò poco
Per questo giurai che avrei fatto il dottore
E non per un dio ma nemmeno per gioco
Perché i ciliegi tornassero in fiore

[Un medico, De André]

 

 

Quale sarebbe stato il suo lascito come direttore sanitario, se quella era davvero la fine?

Randolph Bell era il tipo di persona – quasi si vergognava a dirlo – capace di andare a lavoro il lunedì mattina con un sorriso stampato sulla faccia – c’era pur sempre una ragione per cui Conrad gli aveva consigliato di fare il dottore in tv, e lo specializzando non sbagliava: Randolph sapeva che la vita alla fine è come una commedia, importa solo come è recitata.

Ed era così sorridente e affabile anche di martedì, di mercoledì, e giù fino al weekend, senza che qualcuno riuscisse mai a capacitarsene.

Si rischiava di rimanere abbagliati dalla sua presenza, se non si stava attenti.

E poi il suo camice era sempre stirato a dovere, la piega dei pantaloni perfettamente allineata e il viso rasato con cura.

Insomma, era sicuro che se l’avessero ammazzato, i giornali – beh, non il personale del Chastain, che doveva persino avergli lanciato qualche accidente – l’avrebbero celebrato come un grande medico, come un buon uomo. Forse persino gli infermieri e i dottori del Chastain l’avrebbero rimpianto come direttore sanitario, dopo essere caduti dalla padella alla brace.

Però ecco, quando qualcuno voleva ferirlo, allora gli diceva quella frase. Randolph se l’era sentita dire poche volte e quasi sempre dal più impertinente e dotato dei suoi specializzandi, ma gli era rimasta incisa come un fastidioso promemoria.

Salvo lievi variazioni fra un episodio o l’altro, la frase recitava “Lei è più interessato al denaro che ai suoi pazienti”.

Faceva male non tanto per la sottile e sadica vena di sarcasmo che Conrad si preoccupava a malapena di mascherare con un sorriso tagliente, ma per la consapevolezza che, seppur in minima parte, avevano ragione.

Chiariamo una cosa: Randolph Bell non aveva mai dubitato di essere stato creato appositamente per la Medicina.

Da quando, a diciotto anni, aveva sfiorato un bisturi per la prima volta durante una lezione universitaria, non aveva più smesso di vivere per quella sensazione.

Aveva fatto della sala operatoria il suo habitat naturale. Aveva fatto della Medicina prima il suo lavoro, poi tutta la sua vita.

Eppure, e questo Randolph lo sapeva bene, gli mancava qualcosa.

Non è che ci pensasse sempre, o che non lo lasciasse dormire la notte, ma ogni tanto, quando pensava alla propria carriera, veniva assalito da una cocente nostalgia. Scacciava via quel pensiero dicendosi che era colpa di Conrad, che Conrad era giovane e idealista e amava ancora l’attrito (perché la medicina non è un mestiere che si svolge nel vuoto pneumatico, ma nella realtà e quindi fa attrito) che ogni battaglia comportava e che lui portava avanti come se fosse la sua vita a dipenderne, non quella dei suoi pazienti – forse era diventato troppo vecchio e cinico per ricordare quella sensazione.

Conrad era il contrario di stupido, era brillante – l’avrebbe buttato fuori per molto meno delle sue continue intemperanze, se non lo fosse stato -; ma era arrogante, giovane e idealista. L’idealismo, è risaputo, si perde quando si invecchia, quando adattarsi e arrendersi al sistema diventa l’unico mezzo per arrivare a domani. Quindi sì, ecco: Conrad era giovane. O forse era lui stesso, Randolph Bell, ad aver davvero tradito il bambino per l’uomo.

Tuttavia, Randolph non si era mai spiegato davvero quella nostalgia. Non l’aveva mai spiegata a nessun altro perché era difficile da spiegare, fino a quel momento.

Aveva ignorato i saggi consigli di Conrad ed era tornato al lavoro.

“Randolph, ho sentito la notizia. Stai bene?” aveva sorriso Kit, nascondendo un velo di preoccupazione.

“Non lascerò il Chastain, ma ritorno verso il mio primo amore. Dove ho la più possibilità di vederlo ricambiato.” aveva detto, e al diavolo Conrad: mentre guardava la sala operatoria al di là del vetro, lo intendeva davvero.

Di amore aveva sempre capito poco: con due divorzi alle spalle, si era rassegnato all’idea che persino dopo aver visto un muscolo cardiaco pulsare fra le sue dita, il cuore sarebbe sempre rimasto un mistero per lui.

“Non possono licenziarmi, mi dovrebbero dare una discreta somma” aveva aggiunto, come sovrappensiero.

“Ma licenzieranno me” aveva ribattuto la donna.

Randolph aveva sorriso fra sé e sé.

Kit non è una specializzanda, ma quell’attrito lo ha ancora tutto negli occhi. E’ un uomo di scienza, lui: non crede nelle magie e nelle scintille, ma nelle pulsazione nervose e negli istinti psichici. Eppure, quell’attrito nei suoi occhi, quel fuoco è una magia ancora tutta da scoprire.

“Hai presente come scende la pressione prima di una tempesta, e non ne sei per nulla consapevole, ma sai che qualcosa sta cambiando?” le aveva chiesto, spostando lo sguardo su di lei. “Ho finalizzato i tuoi documenti ieri sera. Hai un contratto di cinque anni, inattaccabile”

E finalmente, guardando i suoi occhi, desiderò per un istante di guarire nuovamente i ciliegi.

In quel momento capì.

Aveva trovato il suo pezzo mancante.

 

 

"E I colleghi d'accordo, i colleghi contenti
Nel leggermi in cuore tanta voglia d'amare
Mi spedirono il meglio dei loro clienti
Con la diagnosi in faccia e per tutti era uguale
Ammalato di fame incapace a pagare

E allora capii fui costretto a capire
Che fare il dottore è soltanto un mestiere
Che la scienza non puoi regalarla alla gente
Se non vuoi ammalarti dell'identico male 
Se non vuoi che il sistema ti pigli per fame"

[Un medico, De André]

NDA

Questa fic è stata scritta per il Lock DeOWN Event del gruppo We are out for prompt. Il prompt di Katya Ferrante era La vita è come una commedia, non importa quanto è lunga, ma come è recitata." Randolph è il mio secondo (o terzo, diciamo che se la gioca con Devon per il secondo posto) personaggio preferito, un personaggio per cui le strofe della canzone “Un medico” di De André calzano perfettamente, un personaggio che forse ha davvero tradito il bambino per l’uomo e che secondo me, rispetto a Conrad, è solo l’altra faccia della medaglia, solo l’altro lato – è nelle prime stagioni un medico che dimentica il giuramento di Ippocrate e che appunto finisce per accusare di idealismo Conrad, avendo dimenticato quel qualcosa, quel brio nel fare Medicina, essendosi arreso al sistema. Ecco, credo che Kit, quasi sua coetanea, sia stata decisiva per farglielo riscoprire. La OS non è particolarmente originale e il dialogo è fedelmente ripreso dal telefilm, ma volevo concentrarmi sui suoi sentimenti dopo aver dato le dimissioni.

E poi, al di là del papiro filosofico e del quesito centrico che per me è l’essenza del suo personaggio – chi è davvero Randolph Bell? Un medico senza scrupoli interessato solo al denaro o un Conrad che si è arreso ai limiti del sistema? – Kit e Randolph sono la mia seconda ship preferita nel telefilm.

   
 
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