Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Sky Reiner    30/03/2020    2 recensioni
Reiner è alla ricerca di un coinquilino, quando al suo annuncio risponde Bertholdt, un ragazzo all'apparenza impacciato e dall'aspetto gentile. Un susseguirsi di eventi nati dalla loro convivenza li porterà ad avvicinarsi sempre di più, e a scontrarsi con sentimenti ed emozioni contrastanti.
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Berthold Huber, Jean Kirshtein, Marco Bodt, Reiner Braun
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Reiner si sbatté la porta alle spalle e si tolse gli stivali, gettandoli poi con noncuranza nel porta scarpe. Recuperò i vestiti -che aveva preparato quella mattina- appoggiati sul divano e si diresse con passo deciso in bagno, desideroso di lasciare che il getto d’acqua bollente della doccia lavasse via i suoi pensieri e le sue fatiche –non prima di aver gettato sul tavolo della cucina cellulare e portafogli-.
Accese l’acqua e si tolse la cintura prima di tutto il resto, scaraventando anche questa in un angolo remoto della stanza; poi fu il turno di pantaloni, calze e boxer, che ebbe la decenza di appoggiare sopra alla lavatrice, e infine si sfilò la maglietta e la camicia, entrambe intenzionalmente troppo strette per lui, così che tutti potessero ammirare il risultato di tutti quegli anni spesi a frequentare abitualmente la palestra.
Fece per aprire la porta scorrevole della doccia quando un suono proveniente dalla cucina catturò la sua attenzione; lo squillo assordante del suo cellulare gli fece ricordare di un avvenimento risalente a quella mattina.
Fece appena in tempo a scendere dalla macchina prima che l’aggeggio nella tasca laterale dei suoi jeans smettesse di squillare;
“Sì, pronto? Stavo guidando,” nel frattempo chiuse la macchina e si avviò di tutta fretta verso alla via in cui si trovava il bar in cui lavorava.
“Ehm, ah… scusa, chiamo perché sono interessato a condividere l’appartamento, spero di non disturbare…” rispose una voce alquanto bassa e tremante. Reiner si bloccò sui suoi passi e per poco non andò a sbattere contro a un lampione della luce. Pochi giorni prima aveva postato un annuncio in cui aveva scritto di essere in cerca di un coinquilino, ma impegnato com’era, tra lavoro, studi e palestra, se n’era completamente dimenticato.
“Ahah ma certo, senti, ti offendi se ti dico che mi stai disturbando? Sto andando al lavoro e non posso stare al telefono.”
Il ragazzo dall’altra parte della linea sussultò e Reiner quasi si sentì in colpa.
“Ah, mi dispiace! Quando puoi parlare? Così magari ti richiamo,” Reiner non stette a rifletterci per più di un paio di secondi, essendo già in ritardo.
“Esco alle cinque quindi chiamami a quell’ora; scusa ancora eh,”
“Non fa niente, scusami tu, buona giornata…”
Ma perché era così sbadato di quei tempi? Maledì sé stesso per non essersi fatto un promemoria si catapultò in cucina, senza nemmeno degnarsi di mettersi qualcosa addosso –tanto viveva da solo-. Accettò la chiamata e si portò il telefono all’orecchio.
“Pronto!” forse aveva usato un tono di voce troppo entusiasmato.
“Mh, chiamo per l’appartamento… ti ricordi di stamattina?”
“Certo che mi ricordo, allora mi dicevi di essere interessato?” il biondo prese a giocherellare con gli oggetti appoggiati sul tavolo: un orologio, una matita, dei post-it;  avrebbe dovuto mettere un po’ a posto prima dell’inevitabile visita di…
“Esatto, mi chiamo Bertholdt Hoover, ho 21 anni… ho visto che cercavi un coinquilino intorno alla tua età, insomma… spero vada bene.”
“Ma dai, abbiamo la stessa età! Senti, ti andrebbe di passare domani, che ho il giorno libero? E poi devo mettere in ordine perché è un casino in giro per casa,” ridacchiò Reiner, già escogitando un piano per rimettere a posto tutto nel giro di qualche ora.
“Domani…verso le 3 del pomeriggio? Andrebbe bene?”
Finirono la telefonata mettendosi d’accordo sull’orario- si sarebbero visti, appunto, alle 3. Reiner riuscì finalmente ad entrare in doccia e quando ebbe finito indossò la tuta più comoda che possedeva, pronto a spostare mobili per fare la polvere e a cambiare lenzuola che erano rimaste le stesse per mesi.
 
 
Bertholdt si guardò allo specchio per l’ennesima volta, alzò la testa, raddrizzò la schiena, controllò che la cerniera dei pantaloni non fosse abbassata e che i risvoltini fossero alla stessa altezza. Meno male che si era svegliato con i capelli in ordine, erano più morbidi del solito.
Cacciò uno sguardo all’orologio e si decise ad uscire dalla porta una volta per tutte; recuperò il portafogli –che non gli sarebbe servito-, i documenti, una bottiglietta d’acqua, il cellulare carico al 100%, il caricatore del cellulare e le chiavi della macchina, e uscì di casa, pronto ad affrontare il pomeriggio.
Mentre metteva in moto la macchina ripensò all’annuncio trovato grazie al prezioso aiuto del suo amico Marco, che pareva essere in grado di risolvere qualunque problema con una calma e una precisione quasi disumane. Gli tornarono in mente le sue parole, pronunciate con un sorriso;
“Vedrai che sarete molto più che coinquilini.”
Ah no, quelle erano le parole di Jean, onnipresente quando si trattava del suo fidanzato Marco. Probabilmente doveva essere un riferimento a come i due si misero insieme una volta andati a convivere essendo entrambi studenti fuori sede.
E allora che cosa gli aveva detto Marco? Non aveva tempo per pensarci; uscì dal viale di casa sua con le mani strette al volante e la fronte già sudaticcia per l’agitazione: sarebbe stata una lunga giornata.
 
Reiner sistemò il cesto della frutta perfettamente al centro della tavola; era stato su fino all’una di notte per far sì che tutto fosse perfettamente in ordine e che non ci fosse nemmeno un granello di polvere in tutto l’appartamento, lasciando per la mattina soltanto camera sua, pur dubitando che Bertholdt l’avrebbe vista.
Ovviamente ci aveva messo così tanto anche perché scoprì di non essere in grado di pulire per più di un’ora di fila, infatti dopo ogni 40 minuti di duro lavoro lo aspettavano una ciotola di patatine e un episodio a caso di qualche serie, sempre a caso, che stavano dando in tv.
Si sistemò la camicia infilandosela nei pantaloni e si sedette sul divano, in attesa che il suo forse-futuro coinquilino suonasse il campanello. Per l’occasione aveva anche tolto il copri divano e aspirato le eventuali briciole che erano rimaste incastrate tra le sedute.
Che cos’è che gli aveva detto Ymir la sera prima in videochiamata?
“Non importunarlo!”
Ah…no, quello glielo aveva detto Historia. Proprio lei, la ragazza di cui era perdutamente innamorato, peccato però che tutti i suoi piani di confessarsi a lei andarono in fumo quando scoprì che lei e Ymir si erano messe insieme. A proposito di Ymir, cosa gli aveva detto?
 I suoi pensieri furono interrotti dal suono del campanello e da quello delle campane della chiesa: questo Bertholdt doveva essere davvero puntuale… corse ad aprire e pochi istanti dopo le porte dell’ascensore del palazzo si spalancarono, rivelando la figura alta e atletica di un ragazzo che doveva trattarsi del fantomatico Bertholdt.
Reiner non poté fare a meno di notare il contrasto tra il corpo ben modellato e l’espressione gentile e nervosa del ragazzo, il quale si fece avanti di qualche passo e gli porse la mano grande e tremante. Reiner batté le ciglia e gliela strinse:
“Piacere, Bertholdt, sono il ragazzo di ieri,”
“Reiner! Vieni dentro, mica ti mangio,”
Il corvino ridacchiò nervosamente e si lasciò guidare da Reiner, che lo condusse in salotto e lo fece accomodare sul divano in pelle color sabbia. Notò con piacere che l’appartamento pareva pulito e ordinato.
“Posso offrirti qualcosa? Sai, lavoro in un bar, quindi sono specializzato in caffè e cappuccini.”
“N-No grazie,” Bertholdt scosse la testa, e Reiner si sedette dall’altra parte del divano, “Ma devo dire che questa zona è davvero bella, in più è vicina all’università che frequento,”
“Ah sì? Beh, è un buon inizio direi. Che studi?”
“Scienze Motorie e Sportive.”
Reiner cominciò a capire il perché di quel fisico scolpito, doveva essere una persona sportiva come lui. Magari questa sarebbe stata la volta buona per prendere qualche attrezzo che non fosse un peso troppo piccolo o una banalissima corda per saltare.
“Grande! Anche a me piace lo sport; faccio palestra,”
Durante la conversazione al corvino balenarono in testa svariate domande: quando mi fa fare il giro della casa? Avrei dovuto accettare il caffè? Magari si è offeso… lavora in un bar… ho caldo. Sto arrossendo? Perché?!
Notò con orrore che i loro sguardi si erano incrociati per un istante; distolse immediatamente il suo e sentì le sue guance diventare calde come una fornace.
Reiner era un bel ragazzo; poco più basso di lui, aveva i capelli corti e biondi platino, la faccia squadrata e due zigomi scolpiti come quelli che lui pensava possedessero soltanto le celebrità. I suoi occhi erano color ambra e sottili, le sue sopracciglia sottili e dritte si alzavano ad ogni suo ampio e gioioso sorriso.
Il suo viso dai tratti decisi addizionato al corpo atletico lo rendevano, almeno agli occhi di Bertholdt, attraente. Ma non voleva dire niente, vero? Il fatto che lui lo trovasse affascinante? Reiner si alzò e lui fu costretto a rivolgergli nuovamente lo sguardo.
“Vieni, ti faccio fare un tour dell’appartamento. Ma non aspettarti chissà cosa, anche nella descrizione ho scritto che è piccolo.”
Aprì per prima la porta che conduceva alla cucina, poco più avanti dall’entrata e sulla sinistra, piccola ma ordinata e illuminata. A sinistra del salotto –la stanza più spaziosa e curata dell’appartamento- vi era un piccolo corridoio con delle porte che conducevano alle camere da letto e al bagno.
Reiner si posizionò davanti a una di queste e sorrise;
“Questa è la camera degli ospiti, ma se deciderai di venire ad abitare qui diventerà la tua. È un po’ spoglia,” aprì la porta e condusse Bertholdt al suo interno.
“Wow, è davvero bella,” commentò il corvino, notando come la stanza pareva essere più lunga che larga. Per un instante mise da parte i pensieri che si era fatto su Reiner ed ammirò la camera che avrebbe potuto arredare a modo suo, avesse deciso di trasferirsi lì.
“Ma dimmi, quanto ci metti per venire all’università?”
Bertholdt distolse lo sguardo dal letto perfettamente rifatto alla sua destra;
“Un’ora… più o meno. Da qui mi ci vorrebbero al massimo dieci minuti, e in più mi piace veramente questo posto. Sicuramente più di quello in cui abito adesso.”
“Beh, se lo vuoi è tuo. E poi sono abbastanza sicuro che andremo d’accordo!”
Bertholdt annuì senza esitazione; Reiner pareva essere una persona carismatica e amichevole e l’appartamento si era rivelato più accomodante di quanto se lo fosse aspettato. Inoltre aveva un disperato bisogno di essere più vicino all’università, sentiva che se avesse preso anche solo una volta di più il treno e la metro per arrivarci avrebbe avuto una crisi di nervi.
 
 
Passarono un po’ di giorni; Reiner si occupò di avvisare il proprietario del complesso in cui viveva che da lì a poco un altro ragazzo sarebbe andato a vivere insieme a lui, e tutti i documenti necessari per il trasloco vennero firmati.
Reiner scattò in piedi al suono assordante del campanello, che servì anche come sveglia dato che evidentemente non si accorse delle tre che aveva puntato la notte prima per svegliarsi prima del solito.
“Oddio, oddio, arrivo!” annunciò a nessuno in particolare mentre si dirigeva verso la porta. Aprì il cancelletto e non si preoccupò neanche di mettersi addosso qualcosa per apparire presentabile, tanto Bertholdt lo avrebbe visto in pigiama per uno o due anni come minimo.
Spalancò la porta quando udì il familiare rumore delle porte automatiche dell’ascensore e si ritrovò davanti il suo nuovo coinquilino con le mani occupate da due scatoloni all’apparenza pesanti.
“Scusa, ti ho svegliato?”
“Sì ma avrei voluto svegliarmi prima, dammi che ti aiuto,”
I due trasferirono tutte le cose di Bertholdt dalla macchina alla sua nuova camera, che cominciava già ad apparire più piena. Su ogni scatolone c’erano scritte le cose che conteneva, il corvino rivolse lo sguardo a quello denominato ‘Vestiti’.
“Uhm, se vuoi lavarti e vestirti io intanto comincio a svuotare quello e a mettere le cose nell’armadio,”
Reiner lo fissò con un’espressione indescrivibile stampata in volto prima di ridacchiare e avvicinarsi a lui, che fece un passo indietro e si maledisse internamente quando avvertì una familiare sensazione di calore cospargersi dalla punta delle orecchie fino alle guance.
“C-Cosa? Che ho detto?”
“Ahah, niente, sei solo divertente. Non credo di avere voglia di vestirmi, tanto oggi devo solo passare in palestra alle sei. Quindi fino ad allora volevo aiutarti a mettere in ordine,”
Bertholdt sospirò alla vista del biondo già intento ad aprire lo scatolone senza neanche fare uso di una forbice.
“…Graz-“
“O magari non vuoi che io veda la tua collezione di perizomi?”
Bertholdt per poco non si strozzò con la sua stessa saliva; come se possedesse qualcosa di simile! Rivolse a Reiner uno sguardo che, se non fosse stato per il rossore in viso, sarebbe stato fulminante.
“Svuota pure tutti gli scatoloni, ti assicuro che non troverai niente,”
“Sì, sì, stavo solo scherzando! Ammettilo che sono una persona divertente,” Bertholdt sbuffò, ma si lasciò sfuggire una risata ed il biondo non fece finta di niente, “Ecco, infatti.”
La mattinata passò più in fretta del previsto; insieme riuscirono a mettere tutto al proprio posto in un paio d’ore e cambiarono anche la disposizione dei mobili; spostarono la scrivania vicino alla porta finestra che dava sul balcone mentre il letto venne trasferito alla sinistra della porta, così da venire parzialmente coperto dall’armadio in legno di ciliegio.
Reiner notò con piacere che pur avendo una personalità e dei gusti diversi da quelli del suo nuovo coinquilino, parevano avere qualcosa in comune: svuotando uno degli scatoloni più pesanti si ritrovò davanti un vecchio giradischi ed una collezione di dischi in vinile, cosa che lui non si era mai potuto permettere.
“Ti piacciono i Metallica? E gli Oasis?” chiese, pur aspettandosi già un ‘sì’ come risposta. A Bertholdt si illuminarono letteralmente gli occhi:
“Sì, e amo collezionare dischi, quindi se trovi altro che ti piace e vuoi ascoltare le canzoni fai pure,”
“A proposito…dove lo metto il giradischi?”
Il ragazzo dagli occhi verdi fece per indicare la scrivania alle sue spalle ma si fermò e parve avere una specie di illuminazione; si avvicinò al biondo e lo aiutò a sollevarlo.
“Visto che ci piacciono più o meno le stesse cose… ti andrebbe bene metterlo in salotto?”
“E perché no? Però mi aspetto delle serate karaoke, non pensare di lasciarlo lì solo di bellezza,”
Dopo aver fatto spazio al giradischi Reiner annunciò che era ormai l’ora di pranzare; Bertholdt osservò curiosamente dal tavolo della cucina il biondo alla presa con i fornelli. La scena del suo coinquilino con indosso solo una maglietta grigia e un paio di pantaloni della tuta neri, intento a girare la frittata così che non si bruciasse da nessuno dei due lati, lo aiutò a sentirsi un po’ più a suo agio in quell’appartamento che non considerava ancora suo.
Si rese conto di aver avuto paura per niente; e si perse pure nei suoi pensieri, il che fece sorridere Reiner, che lo chiamò una seconda volta quando si accorse che il corvino era troppo assorto da qualunque cosa avesse in testa in quel momento.
Bertholdt alzò lo sguardo, leggermente scosso, e si scusò, al che Reiner esordì con un ‘Stavi pensando a che sex club ci sono in zona?’ prima di porgergli con una nonchalance indescrivibile un piatto di frittata e verdure scongelate.
 
 
Reiner si infilò un paio di scarpe da ginnastica particolarmente rovinate;
“Dovrei tornare tra un’oretta o due, tu sei libero di fare quello che vuoi. Divertiti da solo,” sorrise maliziosamente e prima che il corvino potesse replicare si chiuse la porta alle spalle.
Quest’ultimo sbuffò e scosse la testa, e dopo qualche istante di riflessione decise che quello sarebbe stato il momento giusto per fare una videochiamata con i suoi amici, a cui aveva promesso di raccontare tutto nei minimi dettagli.
Si recò in camera sua ed accese il portatile, ritenendolo più facile e pratico da usare per questo genere di cose. Gli altri non ci misero molto ad accettare la chiamata; dopo pochi secondi le facce di Jean, Marco e Armin fecero la loro comparsa sullo schermo.
“Ciao Bert, ciao anche a voi ragazzi,” Marco rivolse a tutti un sorriso più dolce di un cucchiaino di miele e zucchero. Armin ricambiò il sorriso e Jean fece un occhiolino, civettuolo come sempre.
“Jean, ma dai,” Armin storse il naso; aveva ancora indosso gli occhiali e i suoi capelli, solitamente pettinati e ordinati, erano raccolti in uno chignon alto e spettinato.
“Va bene, ho capito. Ma a parte questo, ce lo racconti o no com’è andata col tuo nuovo coinquilino?”
Bertholdt sorrise all’atteggiamento dei suoi amici ed annuì, procurandosi un ‘alleluja’ da parte di Jean.
“Si chiama Reiner, è biondo, adesso è andato in palestra e torna tra una o due ore…” provò a ricordarsi altro, alla fine avevano solo messo a posto la sua camera, quindi non c’era niente di così interessante di cui parlare. Ma Jean pareva più interessato del dovuto;
“Quand’è il matrimonio?”
“Jean! Non lo conosco da neanche un giorno, smettila,”
“Sei sempre il solito,” sbuffò Armin, senza distogliere lo sguardo dal libro che aveva davanti, “Ma mi pare di capire che ti ci trovi bene per adesso?”
“Beh… non posso dire di trovarmici male. È un tipo abbastanza estroverso e gli piacciono anche gli stessi gruppi che piacciono a me,”
“Sono felice che tu ti stia trovando bene,” intervenne Marco con il suo solito sorriso, “Avevo paura di averti fatto scegliere la persona sbagliata ma sembra che andiate già d’accordo. Che ne dici di presentarcelo prima o poi?”
Non riuscì a comprenderne bene il motivo, ma Bertholdt di punto in bianco arrossì. Evidentemente non così tanto dato che nessuno dei suoi amici parve notarlo e nemmeno Jean menzionò nulla a riguardo, ma sentì le sue guance scaldarsi. Forse era per come gli era stata posta la domanda, in modo che sembrasse che stessero parlando della sua ragazza o… del suo ragazzo.
“Ah, io sono impegnatissimo con lo studio. Non credo di poter uscire…”
“Armin, non fare il solito. Guarda che i corsi non devi frequentarli per forza,” precisò Jean alzando gli occhi al cielo.
“E poi è da un po’ che non ci vediamo tutti insieme, a me sembra una bella idea,” Marco recuperò il suo cellulare e digitò qualcosa su Google, “Magari c’è qualche posto carino per trovarci da quelle parti?”
“Reiner lavora in un bar quindi magari potremmo vederci lì?” suggerì Bertholdt, che si rese conto di non avergli mai chiesto in quale bar lavorasse. Tutti sembrarono essere d’accordo con lui, persino Armin, che pareva aver rinunciato all’idea di starsene a casa come al solito.
Parlarono ancora per un po’ di tempo, nessuno di loro controllò che ora fosse ma Bertholdt giunse alla conclusione che fosse abbastanza tardi quando sentì la porta d’ingresso aprirsi a chiudersi, e poi due giri di chiave nella serratura.
“Ahm, adesso io stacco… scusate, ma Reiner è tornato e dobbiamo cenare tra poco.” Annunciò, già pronto a spegnere la videochiamata.
“Fai la brava moglie e cucinagli qualcosa,” fu il commento irrichiesto di Jean.
 
Bertholdt rimase fermo ad ascoltare lo scoppiettare dell’olio sulla piastra, controllando di tanto in tanto che gli hamburger non stessero bruciando. Forse avrebbe dovuto cominciare a cucinare prima che Reiner arrivasse, ma a quanto pare le sue docce duravano una quarantina di minuti quindi ebbe tutto il tempo di cercare gli ingredienti e preparare qualcosa.
Una volta che gli hamburger furono pronti li posizionò accuratamente su due piatti di ceramica, vicino a qualche foglia di insalata condita con sale e olio –si limitò a quello dato che non sapeva se a Reiner piacesse l’aceto- e dei pomodori.
Proprio nel momento in cui appoggiò i piatti sul tavolo Reiner uscì dalla doccia, accompagnato da una nuvola di vapore che donò alla scena un aspetto alquanto drammatico. Sbuffò e si asciugò la fronte con la mano;
“Uff, mi ci voleva proprio… ma cos’è questo profumo di cibo?”
Si incamminò in cucina e notò con piacere che la tavola era già stata apparecchiata, ed il cibo era già stato servito. Bertholdt abbassò lo sguardo;
“Ho pensato di cucinare io visto che tu devi essere stanco dopo la palestra. Spero sia di tuo gradimento.”
Reiner non aspettò neanche un minuto di più e si sedette a tavola, affamato e impaziente di divorare quella cena dato che, se fosse stato per lui, si sarebbe accontentato di un piatto di pasta al sugo finto con un misero cucchiaio di grana sopra.
“Bertholdt, scherzi? Godo solo a guardarlo quell’hamburger.” Bertholdt lo prese come un complimento –abbastanza originale, ma era pur sempre un complimento- e si sedette a sua volta, pensando a che cosa dire per iniziare una conversazione.
“Com’è andata in palestra? Sei stato fuori un bel po’.” Si portò la forchetta alla bocca per assaggiare l’hamburger. Non si definiva sicuramente uno chef, ma i suoi piatti erano mangiabili e Armin gli aveva anche insegnato a fare delle composizioni esteticamente gradevoli con il cibo.
“Bene, ahah, c’era questo mio amico… Connie… si è iscritto da poco e-“ fece una pausa per ingoiare un pomodoro, “-e si è dimenticato di portarsi la salvietta da usare per gli esercizi. Ha sempre la testa pelata tra le nuvole.”
“E quindi…che ha fatto? Ti ha guardato mentre facevi gli addominali?”
“No no, gliene ho prestata una io. Sono un uomo preparato io,” alzò gli occhi  dalla sua cena per rivolgergli un sorriso malizioso, “Piuttosto, tu come stai messo? Non mi sembri esattamente uno pantofolaio.” A Bertholdt venne d’istinto darsi un’occhiata;
“Oh, facevo palestra ma ho smesso, adesso mi alleno per conto mio.”
“Dovresti fare un salto a quella che frequento io, lì ci sono un sacco di belle ragazze che apprezzerebbero sicuramente la tua presenza.”
 
 
Il biondo spense la luce dell’Abat-jour e tirò indietro le lenzuola, pronto per andare a dormire, svegliarsi alle 8 come al solito e farsi le sue nove ore di lavoro per portare a casa qualcosa. Aveva dato la buonanotte al suo coinquilino –a cui aveva anche riso dietro per i suoi gusti stilistici; invece che una collezione di perizomi Bertholdt sembrava averne una di pigiami brutti- e poi si era dileguato in camera sua, essendo già abbastanza tardi.
Durante la cena era riuscito a scoprire che Bertholdt era single, e trovargli una ragazza era diventato il suo obbiettivo numero uno in quel momento. Si sdraiò sul letto e cominciò a scorrere la sua lista dei contatti, cercando delle possibili candidate tra le sue conoscenti e amiche.
Christa…no, spettava a lui conquistarla. E poi era fidanzata con Ymir…ma quello era solo un dettaglio irrilevante. E Ymir era con Christa, in più aveva come l’impressione che lei e Bertholdt non sarebbero andati d’accordo.
Sasha era innamorata di Connie e il suo unico scopo nella vita era quello di diventare pasticcera per ingozzarsi dei suoi stessi dolci. Ok, forse non era interamente vero, ma una relazione tra i due non gli sembrava fattibile.
Mikasa aveva un’inquietante ossessione verso Eren e poi non la conosceva abbastanza bene per dare una valutazione finale. Avrebbe dovuto vedersi con lei per analizzare il suo carattere in modo più profondo…
E infine c’era Annie. Annie era solitaria e riservata, ma come loro due amava lo sport e per questo era abbastanza in forma. Aveva anche un lato dolce. Non che lui lo avesse mai visto, anzi, non si erano mai parlati… ma era sicuro che ci fosse e che Bertholdt sarebbe riuscito a tirarglielo fuori. E in più frequentava la sua stessa palestra! Era ovvio che i due fossero anime gemelle.
Come aveva ottenuto il suo numero? Tramite qualche malcapitato della palestra che pareva conoscerla, ovviamente.
Avrebbe organizzato un incontro tra loro tre per farli conoscere. Si addormentò con un sorriso determinato stampato in volto.
 
Bertholdt non riusciva a dormire: non sapeva esattamente quale fosse l’origine di questa sua insonnia improvvisa. Forse si trattava del materasso troppo duro, oppure del fatto che la stanza non era quella in cui era abituato a dormire.
Si rigirò per l’ennesima volta e sospirò; stava per alzarsi e andare a prepararsi una tazza di latte quando il suo telefono vibrò. Chi poteva essere a quell’ora della notte?
Un nuovo messaggio da: Annie lesse, la luminosità troppo alta per quell’ora della notte per poco non lo accecò.
“Com’è andata oggi?” diceva il messaggio. Lui ed Annie erano diventati amici alle superiori ed essendo le persone più taciturne della classe avevano legato particolarmente nel corso degli anni. Se c’era una persona a cui avrebbe potuto parlare sinceramente di quella giornata, quella persona era lei. E forse anche Marco… ma con Annie era amico da più tempo.
“Bene, mi sa che starà già pensando a un piano per farmi rimorchiare. Non che la cosa mi renda felice.”
“E diglielo che non ti fa piacere. Cerca un lavoro invece di cercare ragazze.”
“Infatti è quello che sto facendo. E poi sembra che si diverta a importunare la gente.”
“Quindi ti piace quel tipo di ragazzo? Nascondi un lato oscuro e ne vengo a conoscenza solo adesso.”
Bertholdt fissò quel messaggio per un minuto buono, incerto su cosa rispondere. Gli piaceva quel tipo di ragazzo… ragazzo. Nella sua vita se lo era chiesto tante volte; negli spogliatoi a scuola, davanti a riviste con immagini particolarmente provocanti di uomini, quando Jean gli rivelò di aver finalmente trovato se stesso e con quello anche la sua dolce metà, ossia Marco.
Magari era solo attrazione fisica; doveva esserlo, lui e Reiner si conoscevano appena, ma una cosa era certa: non era mai arrossito così tanto in presenza di una ragazza, o almeno non era arrossito per un’affermazione maliziosa da parte di lei o simili.
Trovò il coraggio di rispondere a Annie;
“Non ne ero a conoscenza neanche io.”
 
N/A: Ciao a tutti, questa è la mia prima pubblicazione e spero che l’inizio della mia storia vi piaccia ;) Se vi va potete lasciarmi una recensione per farmi sapere cosa ne pensate… A presto!
   
 
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