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Autore: NoahOfTheAshes    30/03/2020    1 recensioni
E lei tua, tua soltanto. Sola, ma tua, era solita accontentarsi di quel poco tepore che restava, come guardare le ultime braci di un fuoco tingersi di nero per poi spegnersi lentamente.
Perchè se il bianco è la somma di tutti i colori, il nero ne è la completa assenza.
Flashfic, parole: 266
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Garuda Aiacos, Violate
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ricordavo nemmeno come si formattasse un testo html, rendiamoci conto. Un po' mi sento vecchia. 
Il periodo non è dei più rosei, se possibile si lavora da casa, dalla quale comunque si esce solo per stretta necessità. Facendo quelle pulizie che solo il tempo infinito della quarantena ci concede di fare, ho ritrovato e rispolverato questo pezzo. Se fosse parte di qualcosa più grande, non so dirlo. Ma ho
pensato di condividerlo qui, dove potrà raggiungere chi passerà di qua spinto dalla noia o dal bisogno. 


Una coppia che ho scoperto troppo tardi, ma che ho amato intensamente. Troppe parole risulterebbero inutili, quindi lascio a voi il giudizio. 
Un grazie di cuore a tutti, anche a coloro che sbirceranno solamente.


Un abbraccio, 

Noah.



Embers
 
Lei era ombra. Tutto di lei lo era.
 
Ombra erano i suoi sguardi, i suoi respiri, le sue mani. Ombra erano le sue labbra febbrili contro le tue, era il pensiero della sua pelle sotto i tuoi palmi, e il ricordo dello sfarfallio agitato del suo cuore, ali instancabili e frenetiche contro la gabbia d'alabastro dei suoi seni.
Avresti voluto strapparglielo dal petto quel cuore, vivo e pulsante. Avresti voluto vedere, tu che nutrivi il tuo, arso d'orgoglio e indurito dall'odio, con il caldo zampillare del terrore.
 
Avresti voluto fosse tua.
 
Tua come lo era tutto ciò che toccava il tuo sguardo, così come Re Mida tramutava in oro tutto ciò che con palmo sfiorava, prezioso orpello d'ossidiana lucente incastonato nelle tue vestigia infernali. 

Re Garuda non donava, concedeva.
 
E tu le concedevi braci d'amore all'ombra delle tue stesse illusioni. Ceneri di un amore carbonizzato, che si sgretola e si sfalda, uno di quelli che ti imbratta il viso e ti soffoca i polmoni, che lascia la gola riarsa, e le parole sporche, e le lacrime amare.
 
Re Garuda non amava, bramava.
 
Anelava.
 
Ma era proprio lo stesso amore che a te stesso negavi, che ti consumava come il più peggiore dei cancri. Che marciva il tuo animo già consunto dal tempo, e che ti lasciava arrancare fra le sabbie cocenti del desiderio così come un rammingo anela l'acqua nel deserto. E lei tua, tua soltanto. Sola, ma tua, era solita accontentarsi di quel poco tepore che restava, come guardare le ultime braci di un fuoco tingersi di nero per poi spegnersi lentamente.
  
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