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Autore: funny1723    31/03/2020    0 recensioni
Dal testo:
"Alcune mattine capitava che Piper si svegliasse senza ricordarsi di tutto ciò che di orribile era accaduto nella sua vita. Si svegliava e per una brevissima frazione di secondi si sentiva felice."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Piper Halliwell
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LEAVERS




 




Che tipo di esperienza è l’abbandono?
È lo sradicamento, il vuoto, la solitudine.
Dolore e cieca disperazione.









Alcune mattine capitava che Piper si svegliasse senza ricordarsi di tutto ciò che di orribile era accaduto nella sua vita. Si svegliava e per una brevissima frazione di secondi si sentiva felice.
Questo, ovviamente, prima che la consapevolezza facesse capolino nella sua mente e il dolore tornasse prepotente ad impossessarsi di lei. Dopo di che, c’era solo Prue.
Ogni cosa facesse, ogni discorso, ogni sorriso ai suoi figli, ogni battibecco con le sue sorelle, ogni bacio con Leo non facevano che ricordarle che Prue non era più lì, che a fine giornata non sarebbe potuta sgattaiolare in camera sua per raccontarle quello che aveva fatto nelle ultime ventiquattro ore o per farsi pettinare i capelli o anche solo per dirsi qualche innocente cattiveria su Phoebe.
Piper era sola adesso.
Certo, aveva ancora Leo e Phoebe e anche Paige, ma sapeva che la sua vita non sarebbe mai più stata la stessa, che il dolore che provava ogni singolo giorno della sua vita non sarebbe mai sparito.
A volte, quando era sola, si ritrovava costretta ad appoggiarsi al muro per evitare che il senso di solitudine che le opprimeva il petto la facesse svenire. A volte anche solo alzarsi dal letto le costava più energie di una qualsiasi lotta contro le forze del male.
Quando quella mattina si svegliò però, il ricordo della morte di Prue fu la prima cosa a cui pensò. Niente secondi di felicità. Non aveva neanche ancora aperto gli occhi che l’immagine di sua sorella riversa per terra –  lo sguardo fisso, il corpo rigido – si era già impressa nel suo cervello.
Per tutta la mattina cercò di ignorare l’opprimente senso di nausea che le attanagliava la gola, ma invano. Non riusciva a smettere di pensare a quanto Prue si dovesse essere sentita spaventata prima che tutto finisse, a quanto doveva essersi sentita inerme, intrappolata, indifesa. Sola.
Piper si asciugò una lacrima con rabbia. Non era giusto. Non sarebbe mai dovuta finire così, non per lei, non per Prue. La Morte non aveva il diritto di prendersi anche sua sorella. Aveva già avuto sua nonna e sua madre. Un giorno avrebbe avuto lei. Ma non Prue, non era giusto che si fosse presa anche Prue. 
Si diresse verso la veranda barcollando. Le mani e le gambe le tremavano mentre si sedeva sul divanetto di vimini.
Aveva solo trentuno anni.
Aveva un lavoro che adorava, un ragazzo che l’amava alla follia e un giorno avrebbe potuto avere il mondo intero ai suoi piedi. Era bella, intelligente, divertente. E soprattutto era sua sorella.
E aveva solo trentuno anni.
Piper si guardò il dorso delle mani con gli occhi pieni di lacrime; piccole rughe le increspavano la pelle. Prue non avrebbe mai avuto rughe, non sarebbe mai invecchiata, non avrebbe mai avuto figli o un marito o i capelli bianchi. Non avrebbe mai conosciuto i suoi nipoti.
Piper si sentì mancare il fiato quando si rese conto di essere più vecchia di quanto sua sorella non sarebbe mai stata.
Chiuse gli occhi.
Phoebe sarebbe dovuta essere lì con lei da ore. Era diventata una specie di abitudine per loro quella; il giorno dell’anniversario della morte di Prue si sedevano in veranda insieme ed aspettavano. Non parlavano quasi mai, né si stringevano la mano o altro, semplicemente aspettavano che la vita tornasse ad avere un senso. A volte, scioccamente, Piper si ritrovava a sperare che la porta di casa si aprisse e Prue le comparisse davanti con le braccia incrociate davanti al petto e un sorriso beffardo in volto a domandarle cosa stesse facendo seduta lì al freddo come un’idiota. Ma non succedeva mai.
Con amarezza si rese conto che Phoebe non sarebbe venuta. Da quando aveva iniziato a lavorare al giornale era costantemente presa da qualcosa.
Piper sorrise di un sorriso assente, quasi meccanico.
“A quanto pare, dopo tutti questi anni sono l’unica a ricordarsi dell’anniversario della tua morte, Prue.”
Le labbra iniziarono a tremarle.
Non aveva potuto dirle addio, non aveva potuto dirle che le voleva bene e non avrebbe potuto farlo mai più. Piper era sola. Prue l’aveva lasciata sola.
E non era giusto.     
 
   
 
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