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Autore: Dida77    01/04/2020    3 recensioni
Questa sarà una raccolta di storie nate così, un po' per caso, tra le pagine del gruppo Facebook
"Chris&Seb... Stucky is the way!" e pubblicate a gentile richiesta.
Sono storie senza un filo comune, ma scritte seguendo l'ispirazione del momento.
Avete presente quando una storia picchia in testa e non vi lascia in pace fino a quando non l'avete scritta?
Ecco... proprio quella cosa lì.
Enjoy it.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ti seguo da giorni e giorni.
 
Eri la mia missione.
Dovevo ucciderti. Questi erano gli ordini.
Ma qualcosa si è rotto.
Qualcosa dentro mi ha detto che non potevo farlo... non potevo ucciderti.
E non l'ho fatto.
Ho perso tutto. Tutto.
Ho perso loro.
Ho perso uno scopo.
Ho perso tutto.
 
Solo tu mi sei rimasto.
Ma chi sei?
Il tuo volto lo conosco.
Ma non so chi sei.
 
Chi sei?
 
Ti ho trovato. In questa città immensa, brulicante di persone.
Ti ho trovato e ti ho seguito tra la gente.
Ti ho seguito per giorni.
 
So dove abiti.
So quando vai a comprare il pane. Dove.
So che orari fai a lavoro.
So che ti piace mangiare pizza a cena il giovedì e, non so perché, ho l'impressione che dovrebbe ricordarmi qualcosa.
So un sacco di cose su di te.
Ma non capisco perché questo debba interessarmi tanto.
Proprio non capisco.
Sei solo una missione.
 
O no?
 
Ho bisogno di risposte.
Non posso più andare avanti così.
Non ne posso più.
 
L'unico in grado di darmi queste risposte sei tu, quindi racimolo tutto il coraggio di cui sono capace e decido che è giunto il momento di bussare alla tua porta.
Speriamo che non sia una cazzata.
Speriamo.
 
Mi alzo prima dell'alba.
Da quando ho preso la decisione non sono più riuscito a dormire.
Inutile stare in questo letto pulcioso. Tanto vale alzarsi.
Mi vesto ed esco di casa (sempre che si possa chiamare casa) ben prima che la maggior parte delle persone scenda per strada.
 
Il mercato però già brulica ti vita e ci passo in mezzo, attraversando una normalità altrui che non fa più parte della mia vita.
Passo davanti a un banco di frutta e verdura e d'istinto mi blocco.
Non so perché, non capisco, ma qualcosa mi blocca davanti a questo banco e mi spinge a comprare un sacchetto di prugne.
Sono bellissime, viola, succose, mi viene voglia di mangiarne un paio e cedo alla tentazione.
In fondo ho usato tutti i soldi che avevo per comprarle, non so quando potrò comprarmi qualcos'altro da mangiare...
 
Arrivo davanti alla porta del tuo palazzo e riesco ad entrare indisturbato.
Sono bravo in questo.
Maledettamente bravo.
Arrivo davanti alla porta del tuo appartamento e per un attimo mi fermo con il cuore che batte forte, il sangue che scorre veloce nelle vene e un sacchetto di prugne in mano.
 
Ormai e' tardi per tornare indietro.
Suono il campanello e aspetto.
Per una manciata di secondi, infiniti, nessun rumore.
 
Poi un "Arrivo" urlato dall'altra stanza mi fa capire che ormai è tardi per tornare indietro.
Tanto, in fondo, non ho niente da perdere.
Assolutamente niente.
 
Quando apri hai i capelli scarmigliati e gli occhi appannati da un sonno interrotto a metà.
Una cascata di ricordi mi si riversa addosso, mentre guardo i tuoi occhi che sono identici a occhi di settanta anni prima che pensavo di aver dimenticato.
 
"Bucky" soffi fuori senza respiro. Perché anche a te si è fermato il fiato nei polmoni.
 
E ci guardiamo senza respirare. Fino a quando i tuoi occhi cadono sul sacchetto che tengo davanti a me come uno scudo e poi si alzano di nuovo, guardandomi negli occhi, interrogativi.
 
"Prugne." dico soltanto, mentre i tuoi occhi si riempiono di lacrime, e non so perché.
 
E i miei occhi si riempiono di lacrime, e non so perché.
 
Non dici niente, non parli.
Ma fai un passo verso di me e mi abbracci come se fosse l'ultima cosa che vuoi fare prima di morire.
 
Per un attimo non so cosa fare.
Scappare?
Proteggersi?
 
Poi le braccia decidono di muoversi indipendenti dalla mia volontà, seguendo un istinto che non pensavo nemmeno di avere.
Il sacchetto di prugne cade a terra e prima di aver udito il plonf del suo impatto sul terreno, le mie braccia sono artigliate attorno alle tue spalle.
 
"Bucky. Bucky. Bucky..." ripeti come una litania, mentre affondo la faccia nel tuo collo ed e' come tornare a casa.
 
Mi trascini dentro e il tempo si ferma, mentre mi riapproprio di ricordi persi e di una vita che non mi ricordavo di avere. Mentre tu non riesci a staccarti da me e a smettere di ripetere il mio nome.
 
"Come mai le prugne, Steve?" ti chiedo ore dopo sdraiato addosso a te su questo divano che e' la cosa più vicina al paradiso che conosca.
 
"Adoro le prugne. Trovavi sempre il modo di comprarmele quando stavo male o giù di corda. In qualunque stagione dell'anno. Non ho mai saputo come tu riuscissi a farlo..."
 
"Ti piacciono ancora le prugne?" chiedo titubante.
 
"Non sono più riuscito a mangiare prugne da quando sei caduto da quel treno Buck." mi dici con aria improvvisamente triste.
 
"Oh..." Rispondo triste, consapevole di aver gettato al vento i miei ultimi risparmi.
 
"Ma credo sia arrivato il momento di ricominciare." continui con un sorriso luminoso, mentre mi stringi forte a te e la vita torna a scorrere nelle nostre vene.
   
 
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