Il tempo della pace, della serenità e della dolcezza della vita coniugale era terminato presto. Troppo presto.
Troia reclamava il suo eroe più valoroso a difesa delle mura erette dal dio Apollo.
Ettore era intento ad indossare la propria armatura quando vide, riflessa nell’elmo, la figura della sua sposa.
Si voltò, mise da parte l’oggetto e si avvicinò a lei, che senza proferire parola si abbandonò tra le braccia di lui, posando il capo sul suo petto, ascoltando attentamente ogni singolo battito del cuore dell’uomo che amava.
-Troia ha bisogno di te- disse la donna.
-Troia ha bisogno di me- confermò il guerriero.
Andromaca replicò con un sospiro rassegnato.
Lui le sollevò il volto con due dita. Cercò di imprimere per bene quei tratti nella memoria, per rivederli un’ultima volta se le Parche avessero tagliato il filo della sua esistenza quel giorno.
-Sei bella, anche quando sei preoccupata per me-
L’altra accennò un sorriso malinconico.
Anche lei avrebbe fatto la sua parte, donando alla città ciò che di più caro aveva.