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Autore: clairemonchelepausini    11/04/2020    0 recensioni
Una serata con gli amici, qualche bicchiere di troppo ed eccolo... il famoso Niall Horan coinvolto in un scommessa che non avrebbe mai fatto e che di certo non intendeva perdere, anche se tutto era contro di lui.
Ed è così che entra in gioco Emma Williams, una giovane donna che ama la vita, il pizzo, i vestiti; una stilista in grado di farsi ricordare con le sue meravigliose creazioni.
Due opposti che si attraggono, due mondi e due persone completamente diverse che il destino farà incontrare e... Un'avvincente storia d'amore.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel mattino non ci fu bisogno della sveglia, nemmeno di una canzone che accompagnasse il suo risveglio, Emma si alzò alle sei del mattino. Era una novità persino per lei, amava dormire e quel suo cambio di orario la scombussolò, ma sapeva che c'era un motivo. Aprì gli occhi e osservò la finestra notando che l'alba stava per arrivare mentre nella stanza regnava ancora l'oscurità, tranne che per un piccolo spiraglio di luce che giungeva dal sole che s'innalzava.

"Ma che mi succede?" si domandò, portando le mani tra i capelli e sbuffando sonoramente.
"Come se non lo sapessi" rispose la sua parte sentimentale, sentendo poco dopo i borbottii di quella razionale.

Era strano, l'atmosfera che regnava la fece sorridere perché non era mai stata un tipo mattiniero e non si sentiva sveglia se non dopo una tazza fumante di caffè e la sua amata colazione, eppure quel mattino sentiva una carica super esplosiva. S'impedì di prendere il telefono, scivolò dal letto, infilò i piedi nelle sue morbide pantofole, dette da mangiare a Jhonny e corse sotto la doccia.
Il profumo di cocco aleggiava in tutto il bagno, ispirò e chiuse gli occhi per imprimere quella sensazione e poi passò ad asciugarsi i capelli che richiedevano una certa cura.
La tentazione era stata più forte, così appena ritornò in camera prese il telefono tra le sue mani e controllò twitter speranzosa di un messaggio, una risposta o qualsiasi segno che le facesse capire che Niall aveva letto i suoi tweet. Nulla, c'era la calma più totale ma non se ne preoccupò, pensò che non avesse ancora letto e non c'era motivo di entrare già nel panico.
La sua routine iniziò, come spesso succedeva quando aveva il turno di pomeriggio, con il dedicarsi alle sue creazioni, ma non prima di aver messo un po' di musica a rompere il silenzio.

"Lo stai facendo davvero?" si domandò prima di aprire il computer, collegare le casse e schiacciare play.

L'album di Niall Horan inondava la stanza, riempiva di allegria e dolcezza quell'ambiente di pura creatività e, mentre le parole e la musica si diffondevano, Emma aveva già preso in mano la matita e un foglio bianco per creare il suo primo bozzetto. Dopotutto doveva creare un abito da sposa che non fosse neanche comunemente uguale a quello di qualcun altro.
Aveva appena disegnato il corpetto, stretto ma elegante allo stesso tempo, lasciando sulla parte superiore alcune decorazioni che sarebbero state composte con del pizzo, fino ad arrivare delicatamente in vita. La prima linea della gonna era stata inserita, ma Emma sbuffando dovette poggiare la penna, fermare la musica e rispondere al telefono che non smetteva di suonare.
Era infastidita da quell'interruzione, ma quando lesse il nome sul display, le sue labbra accennarono un sorriso a trentadue denti. Di solito si arrabbiava se era disturbata, poche persone potevano farlo e una di loro era sua nonna Anne, la donna che dopo sua madre amava di più al mondo.
«Nonna» rispose subito dopo il quarto squillo con voce elettrizzata, tanto che la sentì sogghignare per quel tono elevato, non molto da Emma.
«Piccolina che combini?»
Sì, beh, pur se la nipote aveva ormai superato i venticinque anni, l'anziana continuava a chiamarla con quell'appellativo a cui ormai si era abituata. Così, facendo finta di nulla, rispose raccontandole le ultime novità.
«Oggi, sono andata a trovare i tuoi genitori al cimitero e...»
«Nonna! Almeno ti sei lasciata accompagnare da zia Carla?» e quando la donna non rispose subito, Emma capì che aveva percorso tutta quella strada da sola.
Nonna era ancora giovane, ma non riusciva bene a camminare e quindi il fatto che dovesse prendere l'autobus e poi camminare per dieci minuti, di certo non la tranquillizzavano.
«Per favore, non iniziare anche tu che già mia figlia...», ma lasciò la frase a metà per paura di ferire la nipote.
Carla era la persona più vicina ad Alice, due sorelle che avevano condiviso tanto, difatti quando Emma andava in Italia amava passare il tempo a casa della zia.
«Stai bene? Come mai hai chiamato così presto?» si trovò a dire, ma quando alzò gli occhi verso l'orologio appeso alla parete, si accorse che erano già le undici.
Il tempo era volato e a malincuore pensò all'assenza di notifiche sul suo telefono; forse doveva iniziare a preoccuparsi, ma la nonna non le diede il tempo.
«Sì, si nipotina. Ti stavo dicendo, oggi sono andata a trovare i tuoi e... non lo so, ho sentito come una presenza. D'un tratto ho sentito l'urgenza di chiamarti, di sapere come stessi e...»
«Nonna cosa stai dicendo?»
«Emma... è assurdo lo so, non ci credo neanche io, ma... te lo giuro, era come se li sentissi vicino a me. Mi ha ricordato tanto il momento in cui mi vennero a dire dell'incidente e quando salì da te in camera, ho avuto la stessa sensazione anche quella volta» più continuava, più Emma alzava gli occhi al cielo.
Era impossibile. Credeva al destino, ma non tanto da pensare che i suoi genitori stessero comunicando con sua nonna. Forse era solo un po' confusa.
«Io... Penso che tu abbia bisogno di stenderti un po', magari il sole ti ha dato alla testa. Nonna, non esistono i fantasmi e...»
«Non essere impertinente con me signorinella» la rimproverò facendola sorridere e in quel momento ripensò a tutti i guai che le aveva fatto passare.
Era una piccola peste che sua nonna non aveva mai smesso di amare e proteggere.
«Mi sono ricordata, non chiedermi come, di una frase che tua madre mi ripeteva spesso» ed Emma aspettò, attese quelle parole che sembravano bruciarle dentro, l'ansia s'impossessò del suo corpo e inavvertitamente strinse il telefono tra le sue dita tanto da far diventare bianche le nocche della mano.
«La vita è amore, sorridere è amore, vivere è amore. Io allora non lo capivo e le chiedevo sempre cosa volesse dire mentre lei rispondeva che l'amore era proprio questo. Lasciare libere le persone, anche con la paura che poi non tornino più. Io la guardavo e pensavo che fosse matta; pochi mesi dopo mi disse di essersi innamorata e... beh, poi conosci la storia» confessò l'anziana lasciando la nipote senza parole, mentre delle lacrime bagnavano il suo viso.
Non avrebbe voluto piangere, ma sentire parlare dei suoi genitori, riviverli attraverso le parole di sua nonna, erano situazioni in cui non poteva costringersi a ricacciare indietro le lacrime.
«Nonna, ma...» farfugliò appena, ma cosa poteva dirle che non sapesse già?
Si chiese per tutta la mattina perché la nonna l'avesse chiamata, che importanza potesse avere ciò che aveva raccontato e quando lasciò cadere l'occhio sul telefono, sembrò proprio che i pezzi del puzzle andassero ognuno al proprio posto. Era già tardi, non aveva fatto la spesa e il frigo era quasi vuoto, non le rimase che cambiarsi ed uscire. Non c'era nulla di meglio che alleggerire un cuore pensieroso con del buon cibo italiano e l'unico in grado di regalarle vere emozioni era Pippo. Prima di uscire prese gli occhiali da sole, indossò una sciarpa che fungeva anche da giacca e prendendo le chiavi della macchina si chiuse la porta alle spalle.

 

*******************************

 

Niall si svegliò indolenzito, la mano gli doleva per tutto il tempo che aveva passato tra scrivere e comporre musica, eppure non si era pentito nemmeno di un minuto.
Finalmente poteva dire di avere iniziato davvero la stesura del suo secondo album e se parte del merito spettava a quella ragazza dagli occhi verdi che l'aveva conquistato e che gli faceva mettere in discussione ogni aspetto della sua vita, l'altra parte era senza dubbio merito della sua energia creativa.
Si stiracchiò nel letto, lasciò che la maglietta si sollevasse scoprendo gli addominali che lentamente aveva rinforzato, mentre il lenzuolo che teneva ai piedi si arrotolò senza che l'irlandese facesse una piega.
Ecco, quella era una di quelle rare mattine che potevano considerarsi positive.
Il Niall Horan perennemente ansioso aveva lasciato spazio al Niall terribilmente soddisfatto che sembrava fluttuare in quelle stanze della sua casa. Era una visione buffa, ma rispecchiava perfettamente il suo umore.
Il cantante lasciò il caldo del letto per fare il caffè e mangiare qualcosa al volo mentre la sua mente si illuminò nel pensare a quelle piccole conquiste.
Sentì qualche notizia che il telegiornale passava, ma ascoltò ben poco e solo quando notò che il canale stava trasmettendo i risultati dei People Choice Awards alzò il volume.
«E adesso passiamo alla prossima categoria, Style Star del 2018 è...» Niall fissò lo schermò con intensità, tanto che poteva quasi vedere di quanti pixel era composta quella foto.
Il suo migliore amico gareggiava e, seppure non potesse essere presente, di certo non avrebbe perso quel momento. La suspense era stata creata, la busta aperta e l'attesa colmava lo studio.
«Harry Syles» affermò con orgoglio la presentatrice alzando il premio per lui che quella sera non era presente. Il moro sorrise contento alla notizia e stava per chiamare l'amico quando ricordò che Harry in quel periodo era più assente che presente.
Il riccio non era raggiungibile e Niall passò a scrivergli un messaggio che avrebbe letto quando poteva, poco prima di lasciare il telefono sul tavolo della cucina, abbandonato così. Avrebbe voluto farlo? No, ma si era imposto di non stare perennemente con gli occhi sullo schermo; se Emma avesse voluto sapeva dove trovarlo e detto ciò, prese la tazza con caffè fumante e s'incamminò nella sua stanza della musica.

"Davvero farai così tutto il tempo?" la vocina nella sua testa fu costretta a dire, ma Niall non la ascoltò.
"E' passato quanto? Cinque – sei giorni? E... tu ancora..."
"Io cosa?" urlò con se stesso, ma poi si ricordo che era sempre lui a parlare e lasciò cadere le mani sui fianchi.
"Se n'è andata, ok, ma non sai le motivazioni, poteva..."
"Lasciare un messaggio?" pur se la parte sentimentale voleva prevalere, quella razionale la zittì.

Le sue mani si posarono sul pianoforte, gli occhi sullo spartito e iniziò a circondarsi della magia che nei giorni precedenti aveva creato. Le sue mani si muovevano veloci, l'armonia stava iniziando a diffondersi quando di colpo si bloccò.
Il suo insegnante di musica glielo ripeteva spesso: "se non controlli la mente, nemmeno la musica può essere controllata". E così ricordando quelle parole decise di fermarsi.
Lo aveva promesso a se stesso, ma cos'erano le promesse se non venivano infrante?
Si trovò a fare vari giri sui social, controllò la sua pagina facebook, instagram e infine - sì, lo lasciò per ultimo- aprì twitter. Era preparato a tutto, ma non a quello.
Emma Williams aveva scritto dei post sul proprio profilo giorni prima e si maledì per essere stato assente tutto quel tempo.
Cliccò sul suo profilo e iniziò a leggere.
«"Se volete nascondere il vostro carattere, non giocate a golf" Percy Boomer» e rimase con la bocca spalancata e gli occhi sbarrati.
Non era possibile. Si stava riferendo a lui?

"Razza d'idiota, quante persone pensi conosca che giocano a golf?" il suo io affermò con molta dolcezza, tanto che l'irlandese pensò che tutta quell'arroganza prima o poi gli si sarebbe ritorta contro.

Non lo nascose, sorrise per quella frase, ma ancora non riusciva a capire. Pensò che stesse facendo solo del sarcasmo, ma sfogliando il profilo la sua attenzione si concentrò su un altro post.
«La cosa che mi spaventa di più di Halloween è che il giorno dopo s'inizierà a parlare del Natale» eppure, quando lesse tutta d'un fiato quella frase se dapprima stava sorridendo un attimo dopo si rattristò.
Magari non si conoscevano da tanto, avevano molto da imparare, ma una cosa Niall l'aveva capita: il Natale per Emma sarebbe stato sempre un giorno importante che non avrebbe potuto condividere con i suoi genitori.
Si ritrovò a sorridere e nonostante attorno a lui aleggiasse ancora il dolore del mattino in cui si era svegliato da solo, con una parte di letto vuota e fredda, lui sorrise ancora.

"Come si fa a..." stava pensando, ma un attimo dopo fu interrotto da se stesso.
"Sì fa se quella ragazza è quella giusta, se è lei che ti fa battere il cuore, se..."
"E se fosse quella che mi spezzerà il cuore?" dovette domandarsi, ma persino lui sapeva che c'erano buone possibilità che non fosse così, ma quell'incertezza e quell'incognita erano difficili da mandare giù.

Nascose la sua espressione dietro la mano che teneva sul viso, lasciò che il suo cuore battesse per lei, prima di farsi altre domande, prima di ogni cosa si godette quell'unico momento di pace.
Avrebbe voluto fare tantissime cose, voleva rischiare, ma la paura di star male lo annientava e... se solo si soffermava a pensare alla scommessa sentiva lo stomaco sottosopra.
«La vita non è un cartone animato in cui canti una canzoncina e i tuoi futili sogni per magia diventano realtà. (Zootropolis)»
Beh, ed ecco che Emma tornò a essere la persona che lui conosceva, la ragazza che aveva paura, che prima di aprirsi davvero aveva avuto bisogno di un'intera bottiglia di vino.
A volte tutto ciò che si nasconde dietro un bel viso è la storia che esso vuole raccontare ed Emma... lei era quella ragazza. Nessuno mai aveva capito che persona si nascondesse dietro i capelli castani, gli occhi verdi e un corpo favoloso, tutti si fermavano all'apparenza, nessuno andava oltre. C'erano così tante sfaccettature che tuttora nemmeno lei era riuscita a capire. Era facile usare un filtro, una maschera, ma la difficoltà nasceva nell'essere se stessi e apprezzarsi come tale.
Niall quella sera aveva compreso molte più cose di quanto sembrava e forse non era del tutto vero, ma in quel momento capì di aver sbagliato ad arrabbiarsi tanto, a non chiedere spiegazioni; il suo essere famoso lo metteva sempre in guardia ed Emma... lei era una bomba ad orologeria.
«Ci si nasconde dietro un bel viso, un sorriso o dietro ad un "è tutto perfetto". Quante bugie dietro una semplice frase. A volte bisogna sola avere una buona compagnia, qualcuno che è pronto ad ascoltarti, a ridere con te; qualcuno che ti lasci indossare delle buffe pantofole mentre sorseggiate un bel bicchiere di vino o magari due. La vita è semplice, siamo noi a renderla complicata» e, quando Niall lesse ad alta voce quest'ultimo messaggio, i pezzi sembrarono incastrarsi con i suoi sentimenti, sentì il cuore esplodere, la testa pulsare e le sue mani tremare.
Non era possibile che avesse cercato quella ragazza per tutta la vita e ora, per una stupida scommessa, uno scontro al ristorante, l'aveva finalmente trovata.
Stava sognando? In quell'ultima ora si ritrovò a chiederselo più volte, lasciò che la sua mente fosse inondata di sensazioni che lasciavano spazio alla paura, all'ansia ma anche ad un pizzico di felicità.

"Che devo fare?" si domandò, anche se in cuor suo lo sapeva, ma era pronto a rischiare di nuovo?

Non era sicuro della risposta che voleva dare, ma nemmeno insicuro di quello che pensava, non ci stava capendo più nulla e l'unica cosa da fare in quel momento – visto che l'orologio alla parete segnava l'una- era mettere qualcosa sotto i denti. Niall però non aveva nessuna voglia di mettersi ai fornelli, così si sistemò i capelli, indossò la sciarpa, i suoi occhiali e dopo aver preso le chiavi di casa e della macchina uscì.

 

***************************

 

Emma era appena arrivata quando, ancor prima di solcare l'ingresso, si trovò Pippo davanti alla porta ad accoglierla con un abbraccio e in un caloroso italiano.
Ecco un altro motivo per cui andava spesso in quel ristorante: parlare la sua lingua madre e sentire anche a Londra una parte delle sue origini. Niente male considerando anche la cucina deliziosa che lei conosceva come le sue tasche, tanto che quando poteva si dilettava a preparare qualcosa di più particolare a casa. Non era bravissima come sua nonna o sua madre, ma di certo sapeva cucinare e le sue amiche potevano confermarlo, dato che l'ultima volta che l'aveva fatto era stata eletta la miglior cuoca del mondo con annesso regalo. Ebbene, Shay e Rose si superavano sempre, difatti poco dopo aver cenato Emma aveva scartato il suo regalo che comprendeva un bellissimo grembiule con la scritta "Cucino solo per le mie amiche" e sotto di essa una loro foto in cui si abbuffavano con una ricca tavola di pietanze.
«Emma, tesoro caro, come stai?» domandò Pippo, tenendo ancora il braccio intorno alle spalle della giovane mentre lentamente si avvicinavano all'ingresso.

«Avevo bisogno di staccare e quindi eccomi qui» confessò e il sorriso dell'uomo non poté che essere più esplicito.
Avrebbero voluto rimanere a chiacchierare ancora un po', ma lui aveva dei doveri da assolvere come capo e lei aveva una certa fame. Non appena entrati, fece segno a Lola di preparare un tavolo e prima di sparire per svolgere il suo compito le fece promettere di non scappare stavolta e di fermarsi anche dopo il caffè.

"E' un portento" ammise a se stessa sorridendo felice per averlo conosciuto e fatto entrare nella sua vita.

«Che cosa ti porto oggi Emma?» domandò Lola, mentre posava sul tavolo posate e bicchieri, osservandola attentamente, tanto da farla arrossire.
«Ti chiamo una volta che ho deciso» le disse e, ancora con il menù in mano attese che qualcosa quel giorno la ispirasse.
Niall parcheggiò la macchina vicino l'entrata e non si accorse che, non molto lontano da dov'era, c'era anche la macchina di Emma.
Coincidenze? Forse, la verità era che i due erano come due calamite che il destino aveva deciso di far incontrare.
Una volta sceso dalla Ranger Rover, la chiuse e infilò le chiavi nella tasca dei pantaloni, lisciò i jeans e sistemò la maglia. Era nervoso, sì, non l'avrebbe ammesso ma lo era. Quel posto gli portava alla mente un ricordo che difficilmente avrebbe dimenticato e, forse inconsciamente, sperava che si potesse ripetere.

"Sai che è una possibilità remota che tu..." affermò la voce nella tua testa, mentre Niall allungò i passi varcando l'ingresso. Avrebbe voluto non pensarci, ma era difficile non farlo.
"Sì, lo so... non ero molto bravo in matematica, ma so che la possibilità che io la incontri è pari a..."
"Amico, è pari allo zero" gli disse la sua parte razionale, mentre quella sentimentale lo incoraggiava a non disperare.

Desiderava davvero incontrarla? Beh, era la stessa domanda che si era posto dopo aver letto i suoi ultimi post. Non lo sapeva, non ancora.
«Salve, benvenuto al ristorante/ trattoria da Pippo» cordialmente una giovane ragazza lo accolse e, seppure non avesse voglia, dovette ammettere di cercare un tavolo per una sola persona.
«Non ho preferenze, mi va bene anche fuori» continuò lui, ma non appena notò il viso della ragazza rabbuiarsi, capì che quello non era il suo giorno fortunato, non ancora almeno.
«Mi spiace signore ma oggi siamo pieni e...»
«Non si preoccupi, capisco. Sarebbe gentile da dirmi quando si potrà liberare il prossimo tavolo?», ma Niall vide che era in difficoltà, non poteva fare delle previsioni e persino lui lo capiva.
Stava per andarsene – anche se era l'ultima cosa che voleva fare- quando si sentì chiamare e d'un tratto si ricordò quella voce. Difficile dimenticarla. La riconobbe subito e per un attimo un sospiro uscì dalle sue labbra, contento che era arrivato al momento giusto.
«Signor Horan, la prego venga» affermò Pippo con un enorme sorriso che sarebbe stato in grado di accecare chiunque; allargando le braccia gli chiese di seguirlo.
Era reticente, ma si disse che non ci sarebbe stato nulla di male. Certo, non amava ricevere qualcosa solo perché famoso, ma poi si tranquillizzò almeno fino a quando Pippo non si fermò di fronte ad un tavolo, lasciandolo senza parole.
«Emma» affermò sconvolto, sbarrando gli occhi e arrossendo leggermente.
«Ni- Niall» farfugliò la mora, lasciando cadere il telefono sul tavolo e alzando gli occhi per rimanere a fissarlo come una stupida.
«Bene, visto che le presentazioni sono state fatte, vi lascio. Ah, Emma non penso che ti dispiaccia fare posto al signor Horan» e poco prima di andarsene sogghignò e li guardò con gli occhi di chi sapeva cosa stava facendo. I due rimasero impalati, il cantante in piedi e la stilista seduta, mentre alle loro spalle Pippo sorrideva felice.
Stava giocando a fare da cupido, ma ci sarebbe riuscito?
E' possibile che quel ristorante sarebbe stato il loro posto?
I loro occhi si incontrarono e improvvisamente fu come tornare indietro, a quello scontro che aveva cambiato le loro vite.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio d'autrice:
 

 

Buona sera
Scusatemi tantissimo per questo enorme ritardo, ma sto preparando un esame, il lavoro, le puntate sempre arretrate, continuare a scrivere la storia e... Beh, la stanchezza hanno fatto sì che mi dimenticassi di aggiornare. Sì, ero convintissima di averlo fatto.
Perdonatemi...
Cosa vediamo?
Il bellissimo rapporto che lega nonna e nipote, Emma e nonna Anne alle prese con il presente e il passato.
Niall... beh, lui sta cercando di capire cosa fare e pensare dopo ciò che è successo tra lui ed Emma, nel frattempo prova a scrivere e sembra un bel momento.
Pippo... un proprietario del sud, un clima accogliente e un luogo che diventerà il "loro luogo", sarà quel luogo che i Nemma chiameranno casa, o meglio seconda casa.

Cosa accadrà tra i due?

Ci vediamo al prossimo capitolo, che dovrei aggiornare tra circa una settimana ;)
Baci e perdonatemi ancora
Claire

 

   
 
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